Oggi ho capito una cosa.

Oggi ho capito una cosa.

“I sogni dei grandi sognatori non si avverano mai. Vengono sempre superati”

Quando ho deciso di iniziare a scrivere (pubblicamente) nel 2015, ho scelto questa citazione per identificarmi, per darmi un senso, per racchiudere in una frase la mia filosofia.

Per fare in modo che chiunque aprisse la mia pagina, potesse in un attimo conoscermi.

Che potesse aver voglia di scoprire di più della mia testa, della mia scrittura e della mia voglia di comunicare.

Del mio bisogno direi.

A distanza di anni, oggi ho capito che non c’è nulla di più vero e che se non sogni, non vivi. Se non vivi, tutto diventa piatto, l’anima si ribella e il corpo teso diventa irrequieto, ingestibile, insaziabile.

Piccole o grandi forme d’ansia nascono nel cuore e nello stomaco, si prendono il più bello e si perdono nel profondo.

Si prendono il tuo sonno e il sorriso, il fiato e la voglia di parlare con le persone. Di crescere e di credere. Di cantare.

Si prendono la tua sicurezza, la tua voglia di farcela e di rivincita.

Tutto è fuori controllo.

A quel punto bisogna andare giù, non so dove. Non ci sono ancora arrivata.

Occorre armarsi di pazienza e determinazione per andare a estirpare quelle erbacce che rovinano il prato dell’anima.

Stronze.

È necessario amarsi profondamente, non solo a parole ma anche a fatti.

Serve avere voglia di imparare, di leggere la propria essenza come se fosse un libro.

E poi così…

Parola per parola, sillabare ogni espressione, ogni malessere e ogni sospiro.

Osservare ogni gioia, ogni RESPIRO.

Solo così, piano piano, senza fretta.

Oggi ho capito una cosa.

Ho capito che l’evoluzione del futuro, ma prima di tutto del domani, è alla base di quella personale.

La prospettiva del cambiamento, la curiosità di scoprire cosa succederà, la leggerezza di lasciarsi andare perché qualunque cosa accadrà, andrà tutto bene.

Questo è il motore.

Anzi.

Questa è la benzina che alimenta il motore dell’anima. Della contentezza.

In questi anni ho fatto fatica a trovare ispirazione, a sentire la mia voce o quantomeno a farla uscire.

Non so quale sia il preciso motivo ma ero muta e stavo ad osservare.

Non ero sicura di vedere, non volevo fidarmi, non potevo essere debole.

In questi anni ho costruito la mia casa, mi sono presa cura di un amore, ho coltivato i miei affetti e non avevo tempo per me (e quindi per voi).

Strano a dirsi eh?

Oggi ho capito una cosa.

La mia anima mi ha chiesto comprensione e dedizione, un turbinio di pensieri e insoddisfazioni ha fermato molto respiri. Il cuore affannato, la testa piena ma vuota.

Oggi ho capito che il cielo era di nuovo pieno e che avevo delle cose da dire, volevo comunicare senza più stare a guardare.

Il mio cuore è scoppiato! Ha fatto SBAM BAM!

Oggi ho capito una cosa.

Quando capisci che non sarà tutto uguale, che la vita ti sorprende e che solo tu puoi darle il permesso di sorprenderti, allora ti lasci andare. Ti senti in dovere di prendere in mano il timone, di guidare la tua nave e di puntare dritto dritto all’orizzonte. Qualunque cosa accada. Sei forte.

Capisci che chi ti ama da sempre ci sarà per sempre, che se ti fermi tu, tutto diventa pietra. Fredda.

Ti rilassi e parli, ridi senza motivo, ti impegni nel tuo lavoro e nessuno può entrare nella tua casa senza permesso.

Esatto.

Posso?

Ad un certo punto capisci che nel tuo prato hai coltivato i semi giusti, che i fiori nati sono stati selezionati e curati con dedizione e che, ad ogni buongiorno, sei pronto ad estirpare le erbacce e ad annaffiare il tuo orto. Il cielo è bello pieno.

Oggi ho capito una cosa.

Quando sei in equilibrio, tutto trova il suo spazio. 

Quando senti che devi sognare, ti rendi conto che stai solo tornando a vivere e che forse era anche ora!

Erica, anzi Atmosferica.

Più di prima, super cazzuta.

Il vuoto e “La sera del ritorno”.

Ho altro da raccontare, altro che riguarda il mio ritorno. In questi giorni pieni di spostamenti, viaggi in treno e chilometri di cemento, sto cercando di ritrovare il mio posto nel mondo, in Italia.

Un angolo di pace che mi faccia sentire libera.

Continuo a pensare ad una bellissima serata trascorsa in compagnia di Zie e Amiche, qualche giorno fa. Ero tornata da forse 72 ore e una riunione di saluto e connessione nuova, è stata l’idea di Mamma. Un altro modo per darmi il benvenuto, un gesto amorevole per farmi sentire a casa.

Qualche pasticcino, una sana Macedonia e una bottiglia di prosecco per festeggiare. Questi erano i condimenti che rendevano il tutto più colorato e gustoso, frizzante e dolce. Il giardino di casa faceva da sfondo e delle candele colorate allontanavano le zanzare riscaldando l’Atmosfera.

Dopo i primi minuti di confusione e domande accavallate, il creativo Papà Elio è intervenuto con la sua idea. “Facciamo un gioco, mettiamoci in cerchio e ognuno farà una domanda quando sarà il proprio turno!”

Una risata generale è sfociata nell’accordo pieno, ha creato ordine e curiosità. Ero curiosa anche io, mi sentivo al centro dell’attenzione ma con molto piacere.

Il giro delle domande è partito subito in senso anti-orario. Di fianco a me, Papà osservava la scena dal mio stesso punto di vista. Forse accadeva per la prima volta. Guardavamo con gli stessi occhi, ascoltavamo con le stesse orecchie.

Vorrei condividere con te alcune domande e di seguito le mie risposte. Trovo giusto doverti rendere partecipe di una nostra serata, in cui meritavi di esistere anche tu.

“Hai mangiato qualcosa di particolare?”

Ho risposto che non ho mai assaggiato cibo che mi abbia fatto mancare il fiato. Nulla che mi abbia rapito le papille gustative. Certo, il cibo thailandese piccante mi ha tolto il respiro per ovvi motivi, ma per il resto non sono rimasta mai troppo stupita da quel che avevo nel piatto. In Australia sono arrivata a detestare frutta e verdura, avevano sapore e consistenza chimica e non sapevano di natura. Non troppo.
Non ho mai assaggiato la carne di canguro, non ce l’ho fatta. Per tutto il tempo del mio viaggio, ho mangiato solo carne bianca. Non mi sono mai imposta diete particolari, mangiavo quel che mi andava, quel che il corpo chiedeva.
In Thailandia, invece, mi sono depurata e purificata. Verdure cotte e crude, grandi insalate di frutta e riso ovunque. Una vera goduria per il mio palato.

“C’è mai stato un posto che hai chiamato ‘Casa’?”

No. Sydney mi ha cullata e coccolata, mi ha fatta sentire a casa ma non l’ho mai intesa come la mia città. Mi sentivo ad ogni modo ospite anche perché non ho mai pensato di non tornare in Italia.
Piazze, muretti e panchine, mi richiamavano nei momenti di solitudine in cui volevo sentirmi bene. Guardavo al cielo e vedevo le punte dei palazzi, possenti.
Mi piaceva ritornare nei miei angoli di pace, mi piaceva vedere Sydney in tutti i suoi specchi e colori, mi sentivo bene ma non a Casa. Sarà sempre nel mio cuore quella città, tanto cattiva all’inizio ma piena di amore alla fine.

“In un momento di tristezza hai mai pensato di tornare a casa?”

No. Ero sempre consapevole che ogni momento di tristezza e malinconia, era stato preceduto da un momento di benessere e sarebbe stato seguito da un’altro stato d’animo positivo. Credo che affrontare e superare negatività, sia sinonimo di maturità e voglia di conoscersi davvero. Bisogna essere in grado di guardare il proprio malessere dall’esterno cercando di non identificarsi in lui.
Io ci ho sempre provato, con la consapevolezza di voler tornare a casa per felicità.

“Qual è il tuo obiettivo ora? Dove vuoi andare?”

Il mio prossimo traguardo è quello di trovare pace nel niente. È difficile tornare in una realtà dove in ogni fase della vita si ha sempre avuto uno scopo, ma ora la sensazione di appartenenza non è più così forte. Il mio obiettivo è quello di trovare un equilibrio prima di agire per una costruzione, un progetto di lavoro.
Tutti si lamentano del fatto che si lavora troppo e che lo stress porta a correre continuamente, affaticando l’anima al pensiero del futuro.
Accade questo, sì, ma nel momento in cui non si ha nulla da fare, si entra facilmente in crisi, ci si sente persi senza una sfida giornaliera.
Di cosa ci si lamenta allora?
Voglio imparare a godermi un momento di vuoto senza dimenticare che ora sono piena di me, come è giusto che sia.
Da fine agosto, farò fruttare le mie energie e con la dovuta calma, penserò ai miei progetti.

“Chi è stata la persona che ti è rimasta nel cuore?”

Ilaria. Con lei ho avuto un bellissimo scambio di emozioni e insegnamenti. Lei mi ha insegnato una magica dolcezza fatta di fiori e conchiglie colorate, mi ha dimostrato che quel mondo ormai poco conosciuto ed esplorato esiste davvero, basta solo costruirlo giorno dopo giorno. Basta crederci.
Io a lei ho dato un pezzo della mia positività e della voglia di vedere sempre il bicchiere mezzo pieno, le ho voluto dire che “Tutto andrà bene!”.

“Sei rimasta in contatto con Mattia? L’Ingegnere…”

Certo, Mattia è tornato nella sua amata Brescia a Maggio. Una buona opportunità lavorativa lo ha fatto diventare Ingegnere a tutti gli effetti, è sereno.
Sicuramente andrò a respirare la sua realtà bresciana e sarò ben contenta di ospitarlo a Lecco, la mia cittadella sul Lago.

“Cosa ti ha segnato di più nel ritiro spirituale?”

Penso che la convivenza con la giungla sia stata per me la prova più snervate. Continuamente in tensione, cercavo di trovare pace anche se, puntualmente, saltavo in aria al minimo rumore o visione strana. Animali e umidità, caldo e temporali, buio e insetti.
La parte più difficile è stata questa. La giungla e il mistero del silenzio.

“Hai mai avuto paura?”

Sì. Quando abbiamo iniziato la traversata della spianata deserta in Australia, alla prima sosta siamo stati travolti da un temporale ventoso, persino le pentole perdevano il contatto con il suolo e Vando traballava e tremava come una foglia. Lì ho avuto paura, mi sono sentita piccola, indifesa ed impotente nei confronti dell’inaspettata forza della natura. Era appena iniziato un viaggio di migliaia di chilometri vuoti, lungo la costa sud dell’Australia. Si era appena aperta una scommessa e per un momento ho temuto di non essere pronta a vincere o comunque a combattere.
Dopo la tempesta è uscito il sole. I colori sono tornati accesi e le nuvole a fare da cornice.

Ecco queste sono alcune delle domande. Le più importanti. È stata un momento di condivisione emozionante che credo rimarrà tra i miei ricordi come “La sera del ritorno.”


Ora sto partendo di nuovo. Un aereo sta per decollare, il mio cuore sta per volare. Devo ancora abituarmi alla sensazione del vuoto, è vero. Forse è per questo motivo che non riesco ancora a fermarmi. Voglio sentire il petto schiacciato alla poltrona, voglio vedere le nuvole dall’alto. Sto seguendo il mio istinto che non vuole ancora frenare la corsa. Forse non sono fatta per rallentare o forse non è il momento.
Ora so che voglio scrivere e per farlo ho bisogno di stimoli giusti, voglio godermi il niente nei posti più belli, quelli che sono stati creati per me e per le mie storie.

E comunque,
il vuoto,
in cielo,
si sente meglio.

Erica, anzi Atmosferica.