…vuole solo farsi vedere.

Siamo ad Albany e tra ieri ed oggi, questa cittadella mi ha fatto provare emozioni contrastanti. Sensazione di freddo e montagna e, al contrario, di estate piena e calda.

La costa va a formare un grande golfo che per un momento, mi è sembrato un lago. Il paesaggio è collinare e ci sono case costruite anche in pendenza. Questa è una novità.

Siamo arrivati ieri nel pomeriggio e dopo una breve perlustrazione del paese, abbiamo identificato il campeggio in cui dormire. Il freddo non ci lasciava e la pioggerella fastidiosa non ci dava possibilità di esplorare più di tanto. Scarpa da ginnastica, pantalone lungo, canottiera, golfino, felpa e sciarpa. Questo era l’abbigliamento necessario.

“A cipolla”.

🙂

Al nostro risveglio oggi, non sembrava che la situazione fosse cambiata ma, dopo una calda doccia rigenerante, ci siamo messi in moto. Abbiamo iniziato a percorrere la costa seguendo il prolungamento della striscia di terra che va a formare una penisola. Lungo la via, soprattutto nel caso in cui si costeggia l’oceano, si incontrano spesso punti in cui la vista è spettacolare e terrazze artificiali in legno permettono di scattare qualche fotografia o di sporgersi più di quel che i cespugli verdi permetterebbero.

A 16 chilometri da Albany, il cielo si è aperto, il caldo è tornato e un sentierino sabbioso lungo la strada, ci ha invitato a fermarci. La visuale era cristallina, laggiù c’era una spiaggia stile Indonesia e volevo andare lì.

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Improvvisamente la voglia di indossare un costume e distendermi nella bianca pace mi ha assalita, si trattava solo di trovare la via per arrivare lì sotto. La fortuna di viaggiare con Vando, rende ogni idea realizzabile, ogni fame saziabile e  se hai sonno puoi dormire, se hai sete puoi bere e se all’improvviso senti caldo, metti il costume e ti puoi tuffare.

Vi scrivo proprio da qui, dalla parte destra della baia vista dalla terrazza. Mi piace dividere sempre tutto in destra e sinistra, mi aiuta a spiegarvi meglio il mio punto di vista. Come nella vita, anche nella decisione della meta occorre scegliere se andare di qua o di là, e questo bivio cambia il destino.

Questa è libertà.

Per la prima volta, al tatto, la sabbia sembra fatta di zucchero. È morbida ma densa, è soffice ma pesante. Il fatto che sia ricoperta per gran parte da alghe secche e nere, la fa sembrare ancora più bianca e lo stesso vale per il colore dell’acqua. Sembra ancor più smeraldino grazie a questo contrasto con il nero.

Un vecchio e piccolo piccolo peschereccio si muove lentamente sulla superficie calma del golfo. Non vedo presenza umana a bordo ma sono sicura ci sia qualcuno.
Come al solito un gabbiano è venuto a farmi visita, forse è sempre lo stesso che mi sta seguendo.

Sarebbe una storia fantastica.

Riesco puntualmente a immortalarlo in ogni posto in cui mi trovo. Anche a Greens Pool, nonostante il tempaccio ne ho visto uno.

È bello vedere come mantengono sempre la loro calma ed eleganza, senza lasciarsi disturbare dalla pioggia o da un passante troppo invadente. In quel caso planano per qualche metro senza cambiare minimamente la loro espressione rilassata e strafottente.

Non c’è nessuno e in costume si sta bene. Dalla sciarpa, sono passata alla protezione trenta. Le alghe volano e solleticano le mie gambe, la sabbia si appiccica ma non è fastidiosa, il sole batte ma non troppo forte, il mare è silenzioso e non vuole farsi sentire ma è molto vanitoso…

…vuole solo farsi vedere.

Erica, anzi Atmosferica.

Non è un sogno.

Siamo in viaggio.

Vi scrivo dal sedile di sinistra, quello ricoperto da un asciugamano fantasioso mentre una pioggerella vaporosa si posa sulla grande finestra davanti a me. Piedi appoggiati sul cruscotto e, nonostante il brutto tempo, sento il mio corpo pieno di adrenalina. Il volume della musica è fissato come sempre sul 45 e anche se sono canzoni ascoltate fino alla nausea, oggi mi sembrano tutte nuove.

Guardando fuori da questa finestra che dà sul mondo, mi vengono in mente le parole di un personaggio che compare in “Waking Life”, guardato in campeggio con Matteo pochi giorni fa. Un film pieno di massime condivisibili, riflessioni importanti e assiomi di vita, che affronta il tema del Sogno. Quello che parlava era un uomo alla guida della sua macchina la quale aveva tutte le sembianze di una piccola barca a motore bianca e azzurra.
Da qui, mi sento un po’ quell’autista e anche se non sto guidando, la scena e i miei pensieri si avvicinano ai suoi e al sogno.

Vi trascrivo qui di seguito le sue parole, consigliandovi ovviamente la visione di questo film. Ormai lo sapete che mi piace darvi idee e spunti! Come dice Matteo, noi siamo la somma delle nostre esperienze e delle persone incontrate. Siamo una rete in continua espansione composta di emozioni altrui, consigli, suggerimenti e condizionamenti oltre che di tutto ciò che ci appartiene dalla nascita, dal sangue. Siamo un concentrato di quel che abbiamo visto, incontrato e vissuto e sarebbe bello, un giorno, unire tutte le nostre reti fino a formare un reticolato di condivisione che racchiuda il mondo intero.

“Io credo che il veicolo debba essere un estensione della propria personalità.

Questa è la mia finestra sul mondo, ogni istante è uno spettacolo diverso. Io magari non lo capisco, magari non sono neanche d’accordo con questo mondo, ma sai una cosa? Lo accetto e continuo a galleggiare.

Il viaggio non richiede una spiegazione, ma solo dei passeggeri.

È come arrivare su questo pianeta con una scatola di pastelli, c’è chi ha la scatola da otto pastelli e chi quella da sedici. Ma quello che conta è quello che fai, con i pastelli, con i colori che ti hanno dato. Non state a preoccuparvi di colorare fuori dai contorni, colorate fuori dai contorni, dico io, ma anche fuori dalla pagina! Non mettetevi limiti!”

Tratto dal film “Waking Life”

Mi rimarrà nel cuore Matteo insieme a tutti gli altri amici incontrati a Pemberton.

Triste ma magica Pemberton.

Ieri sera Stefania ha cucinato per tutti, era un mio grande desiderio. Lei ha un’attitudine particolare ai fornelli e quando la vedo concentrata, percepisco un talento innato. Penne con ragù (non mangiavo un piatto di pasta così buono da tre mesi) e patate bollite saltate in padella con sale e spezie. Ha cucinato per dodici persone ma non è stato un problema, è una grande.

Per chiudere in bellezza, ho deliziato gli altri con fragorose risate stando al gioco delle loro battute. Dovete sapere che ultimamente non ero più Erica ma…

…A SFERICAAAA…

😂

Vi garantisco che è stato un divertente pit-stop lungo tre settimane. Ognuno di loro mi ha lasciato qualcosa ampliando la mia rete e io spero di aver fatto lo stesso con loro.

GRAZIE SFERICIIII…

🙂

Intanto Vando corre, tra poco toccheremo la prima tappa. Solo due ore di strada, poco più di 200 chilometri tra folte foreste secche e poche distese aride popolate da mucche nere.

Null’altro fuori ma l’infinito dentro.

Erica, anzi A SFERICAAAA!!

Il giorno che segna la fine…

…e l’inizio, è arrivato!

Ci siamo!

È arrivato l’ultimo giorno di lavoro e l’ultimo Avocados è stato imballato. Le nostre facce esprimono soddisfazione e gratitudine verso questo posto che in fin dei conti ci ha dato il lavoro che cercavamo, i giusti soldini per continuare a viaggiare, un sacco di divertimento e quella stanchezza fisica che serviva.

Grazie alla fatica fatta apprezzeremo ogni singolo chilometro a bordo del nostro Vando, ogni pezzo di strada sarà una scoperta tanto attesa e gusteremo ancor di più queste miglia che ci attendono.

Stima e rispetto per chi questo genere di lavoro lo fa tutta la vita, chi per mantenere famiglia e affetti si spacca la schiena in quattro facendo lo stesso dannato movimento per lunghe ore ogni giorno. Il mio pensiero va ai più anziani che sicuramente, in gioventù, hanno dovuto accontentarsi per campare e per regalarsi un futuro migliore. Hanno fatto di tutto, lasciato la propria terra per cercare fortuna con al seguito una famiglia numerosa, correndo il rischio di fare la fame.

Noi ce l’abbiamo messa tutta! Questi frutti verdi ci hanno insegnato un sacco di cose. Parlando della mia esperienza, vi dico che è stata assolutamente positiva. Ho pensato tanto, riso e cantato. Sono stata travolta da momenti alienanti e ho persino immaginato di avere tra le mani zucchine, fichi o pere.

Allucinanti allucinazioni!

I minuti antecedenti allo spegnimento della grande macchina dei rulli sono stati mozzafiato, una specie di conto alla rovescia. L’ultimo Avocados inscatolato ha segnato la fine di una storia e l’inizio di un’altra. L’ennesima partenza.

È stato bello scambiare sorrisi con i colleghi, se avessi liberato l’adrenalina, mi sarei messa a saltare, avrei abbracciato tutti come quando scatta la mezzanotte l’ultimo giorno dell’anno.
Diverse culture e diverse lingue si sono unite nella contentezza della fine e dell’inizio.

C’è chi cercherà un nuovo lavoro e chi, come Janko, partirà per un viaggio. Come ci ha raccontato, l’ultimo prima di rientrare in Germania dai suoi cari e dalla sua fidanzata. Lo incontreremo sicuramente “on the way” anche perché l’Australia è tanto grande ma la strada è UNA soprattutto se la direzione seguita è la stessa. Con la sua macchinina rossa partirà tra qualche giorno alla volta di Melbourne e lì, venderà il suo piccolo e buffo mezzo per navigare verso la Tasmania. Ci siamo scambiati i numeri di telefono e un “keep in touch” per i giorni che verranno.

Jenny, la nostra supervisor, ci ha ringraziato per il lavoro prestato definendoci un buon team. Siamo felici!

Felpe, magliette e fuseaux indossati sono talmente sporchi che andrebbero bruciati ma li terrò, non si sa mai. Un giorno potrei ritrovarmi di nuovo con le mani nella terra o tra pile di scatole e bancali. In quel caso avrò già la divisa da lavoro pronta all’uso e ritornerò nelle vesti di quella ragazza tanto carina disposta a sporcarsi le mani.

Stasera una cena con gli amici e domani una giornatona con alcuni di loro. La nostra prima tappa sarà Greens Pool, due ore di strada per ammirare uno spettacolo di acqua cristallina coccolata da scogli formando verdi piscine. Stefania, Paolo, Matteo e forse un altro paio di persone ci seguiranno fino a lì dove poi ci saluteremo.

Prima tappa per la notte di domani, quindi, Denmark. Cittadella poco fornita ma ottima per una prima sosta.

Sono carica, si sente?

Finalmente Pemberton ci lascia di nuovo VOLARE!

Erica, anzi Atmosferica.

Siamo agli sgoccioli!

Buongiorno!

Secondo giorno di riposo. Il tempo atmosferico di Pemberton, non è mai troppo simpatico. Sembra un po’ la Londra del Western Australia ma finché siamo qui per lavorare, può farci tutti gli scherzi che vuole.

Dovremmo essere agli sgoccioli. Ancora tre/quattro giorni e poi la stagione degli Avocados sarà ufficialmente conclusa. La raccolta è praticamente finita e di conseguenza, gli ultimi frutti stanno per essere imballati.

Tre settimane piene di lavoro, erano l’obiettivo che ci eravamo prefissati. Un buon guadagno, molte ore, stanchezza fisica ma soddisfazione. Contiamo di ripartire giovedì, al massimo venerdì e allora lì verrà il bello.

Ovviamente, placate ogni curiosità perché vi aggiornerò sui nostri spostamenti solo al momento opportuno. Vi posso dire che non vedo l’ora di continuare l’esplorazione e quando ci penso, mi emoziono!

Altra partenza, altro giro, altra corsa.

Ancora molti chilometri da macinare, paesaggi magnifici da gustare, profondi respiri, colorate fotografie, e poi le città, la costa est, l’estate che finirà ma il clima comunque caldo delizierà il nostro viaggio.

Mi sento fortunata, carica e curiosa.

Prima di concludere, vorrei dirvi che ho letto il mio articolo di ieri agli amici qui in campeggio. È stato davvero un momento carico di emozione, avevo il cuore in gola e non mi era mai successo. Un piccolo pubblico mi ha fatto sentire speciale, man mano che proseguivo nella lettura, interpretandola come meglio preferivo, sentivo il fiato che si accorciava e prendevo grandi respiri concedendomi piccole pause. È stato intenso e mi sono sentita ascoltata, capita e apprezzata.

Buona domenica e tanti auguri agli innamorati.

Erica, anzi Atmosferica.


Amo questa foto, Vando che segue le nuvole.

Verso l’infinito e oltre…

Immenso cielo.

Certo che dormire in Vando, è davvero un’esperienza che non dimenticherò per il resto della vita. Ormai da un mese, è il mio letto, la mia casa, la mia valigia e il mio compagno di viaggio. È un angolo di pace e di ispirazione, mi coccola e mi riscalda. Mi fa compagnia quando dormo e quando scrivo. È tanto comodo.

Oggi mi sono svegliata con il dolce rumore della pioggia che si infrangeva sul tetto e le goccioline sul vetro a dieci centimetri dal mio naso mi hanno dato il buongiorno insieme all’atmosfera uggiosa di questa giornata.

Ricordo quando dormivo nella mansarda di casa e mi svegliavo a causa dei lampi e dei tuoni, intensificati dalle travi in legno e dagli oblò vetrati sul soffitto in pendenza. Mi ricordo quanto mi piacesse ascoltare il rumore della pioggia, rimanendo immobile sul letto, godendomi ogni singola goccia. Mi lasciavo cullare la sera addormentandomi in pochi minuti e la mattina…

tic

tac

tac

tic

Che bel risveglio.

Pensavo alle quantità di acqua che il cielo stesse riversando e a quanto fosse triste o talmente felice al punto di piangere. Amavo dormire all’ultimo piano della casa, quello più alto e verso il cielo, e non mi alzavo dal letto senza prima averlo ascoltato.

Mi sento un po’ così anche qui. Appena apro gli occhi, il cielo mi sbatte la sua luce in viso e sto imparando ad avere un buon rapporto con lui, accettando ogni giorno i suoi capricci e le sue gioie.

Ho visto tanti cieli qui.

Spesso di un azzurro inteso, poche volte capriccioso come oggi. L’ho visto in tutto il suo splendore nelle notti stellate in campeggio dove, appena cala il sole, il buio fitto permette di captare i miliardi di punti luminosi che brillano più del solito. Un po’ come quando dicono che se vai nel deserto, vedi tutte le stelle più luminose.
Beh, nel deserto non ci sono ancora andata ma vi assicuro che la vista da qui, è spettacolare.

Ho visto nuvole immense correre insieme a noi nei nostri lunghi viaggi, ho dato a loro una forma, un nome e una vita. Qui il cielo è diverso, è più grande e più alto. I nuvoloni che coprirebbero un’intera città, qui sembrano piccoli, irrilevanti.

È proprio vero che la grandezza del contenuto dipende SEMPRE dal contenitore.

Mi è capitato di guardare all’orizzonte del mare e di fare un confronto tra la vastità dei due infiniti. Quante volte il cielo si superava, lo superava e lo schiacciava.

In Australia è tutto più grande e mi sento sempre piccolina ogni volta che mi concentro su quel che mi circonda. Distese di mare, di cielo, di sabbia o di erba secca portano i miei pensieri lontani vogliosi di raggiungere quella riga netta e orizzontale che mette fine alla mia corsa.

Ogni passo che fai, sposta la linea un passo più in là. Non ci sarà mai un modo per raggiungerla.

Il cielo non ha limiti, non conosce spazi e confini. È veloce ma anche molto lento e può riempirsi di un pianto che può durare giorni, come di una felicità ogni volta colorata.

Voglio assomigliare un po’ a lui, non voglio avere confini ma solo orizzonti irraggiungibili. Voglio conoscere la mia tristezza e farla sgorgare in un pianto, voglio essere radiosa come quel blu intenso e ricoperta di grandi nuvoloni che corrono via a velocità supersoniche.

Voglio cambiare ogni giorno, stupire chi mi guarda e regalare sorprese. Voglio essere immensa, alta e luminosa. Voglio colorarmi di blu, di bianco, di azzurro e di grigio. Voglio essere di un nero impenetrabile ma limpida e trasparente. Voglio vedere paesaggi magnifici e viaggiare sopra ogni bellezza del mondo. Voglio vedere, scrutare ed esaminare tutto dall’alto senza mai perdere la visione del tutto. Voglio volare insieme ai gabbiani e stare seduta su montagne di un soffice bianco. Voglio rotolare, riposare e cadere giù con la pioggia rimbalzando sopra a una nuvola di passaggio.

Voglio anche essere uggiosa e grigia perchè tanto poi…

…esce sempre il sole.

Erica, anzi Atmosferica.

Altro giro, altra corsa.

Un po’ come quando bisogna scegliere un ristorante per la cena, decidere se mangiare carne o pesce, assaporare un bicchiere di vino rosso o di vino bianco, ci siamo trovati stamattina a valutare se spostarci 200 chilometri verso nord-ovest (Margaret River) o se dirigerci 350 chilometri a sud-est (Albany).

Per noi è diventato normale dover macinare ogni giorno queste distanze.

Non l’avrei mai detto ma sì, lo sto dicendo.

Se penso a quante volte ho percorso centinaia di chilometri in Italia, mi rendo conto che è successo solo in occasione delle vacanze estive, oppure per fugaci week-end quando la voglia di toccare la costa ligure era tanto convinta da non badare allo stress del viaggio.

Qui invece solo pochi bivi fanno rallentare la corsa e lo stress non è un nostro problema. Una volta che ci mettiamo in strada, inizia ogni giorno un viaggio anche interiore continuamente stimolato dai paesaggi e dai testi di canzoni rappate o più tranquille.

Ieri siamo arrivati a toccare Manjimup, a sud di circa 150 chilometri da Donnybrook, la meta iniziale.

La grande perturbazione continua ad accompagnarci ed è strano anche questo.

Non credete?

Questo grande cielo, quando si arrabbia sembra ancora più grande. Mi viene inevitabilmente da pensare al tempo atmosferico in Italia. Quando in una città piove, capita che in un’altra distante anche solo 50 chilometri ci sia il sole.
Qui, il maltempo ci sta seguendo da due giorni, anzi no, sta semplicemente coprendo una vastissima area.

Piove, fa freddo e vi dirò che tra poco recupero un paio di calze.

Piedi freddi.

La giornata di ieri, è stata comunque una scoperta. Dalle porte di Donnybrook una Farm dietro l’altra. Ci siamo fermati alle prime due e le parole delle due bionde ragazze con cui abbiamo parlato, sono state chiare:

“La raccolta inizierà tra un paio di settimane.”

Piante di mele e pere disposte su lunghe file perfettamente allineate, vigneti immensi coprivano aree pianeggianti o piccole colline con terreno leggermente in pendenza. Ho visto campi di ulivi, prugneti, animali al pascolo come mucche marroni e maculate, pecore e cavalli.

Dicevo che sono state per noi scoperte, abbiamo finalmente visto con i nostri occhi come si presentano le tanto rinomate Farm. Molto semplicemente sono case, spesso belle case, che controllano piantagioni di diversi tipi, affiancate l’una all’altra. L’attività di ognuna era ferma.

Farm ferme.

🙂

Grandi cartelli scritti a mano, segnalano dalla strada la vendita di frutta per chi volesse fare rifornimento. Per noi sono stati solo segnali di un possibile lavoro.

Bene, dopo aver constatato che l’attività inizierà con l’arrivo di febbraio, abbiamo deciso di spostarci.

Margaret River è una meta turistica posizionata sulla costa a sud di Perth. Dalle previsioni meteo abbiamo visto che la perturbazione si spinge fino a lì e da guide informative, abbiamo letto che è il periodo per la raccolta dell’uva.

Se anche lì non troveremo fortuna, sfruttiamo comunque l’occasione di restarci qualche giorno per godere delle famose bellezze di quei posti.

Siamo tranquilli e pieni di ottimismo e pazienza cari amici lettori, grazie a Vando ci sentiamo invincibili.

Erica, anzi Atmosferica.

Ri-partiamo in due.

Buongiorno Amici.

Si aprirà da domani un altro capitolo di viaggio. Direi il terzo. Identifico il primo con l’arrivo e la permanenza a Perth, il secondo con il viaggio fino a Exmouth con Mattia e Francesca, e il terzo?

Domani si riparte, si ricomincia.

La voglia di esplorare e viaggiare, ci sta tirando verso sud. Partiremo da Perth in mattinata e dopo due tappe intermedie da turisti, procederemo alla ricerca di un lavoro nelle farm (aziende agricole).

Ri-partiamo in due. Francesca ha preso la decisione di fermarsi in città, dove vuole iniziare la “Sua esperienza australiana” senza nessun tipo di vincolo o legame. Inizierà da oggi a crearsi un suo percorso coraggioso e degno di stima, vuole mettersi alla prova e con grande determinazione ha avuto la prontezza di dire:

“Io mi fermo!”

Non è detto che il viaggio debba essere sinonimo di movimento. Io per prima, una volta arrivata in città, ho iniziato un lungo viaggio soprattutto dentro me stessa, che mi ha portato a navigare nella la mia anima sin dal primo giorno.

Ovviamente rispettiamo la sua grande scelta, augurandole fortuna e positivi traguardi.

Ri-partiamo, dicevo, in due.

Io e Mattia, ci troviamo ad oggi complici e compatibili nel guardare al nostro imminente futuro. Vogliamo affidarci alla forza di questo filo invisibile che ci tira verso sud e possiamo farlo grazie alla grande opportunità che abbiamo di scegliere liberamente.

Inizierà da domani una nuova esperienza, la voglia di volercela fare ci rende ottimisti lasciando poco spazio a piccole preoccupazioni o forze negative. L’ingegnere è molto preciso come vi avevo già detto e quando si tratta di perseguire obiettivi, lo vedo più motivato che mai.

Ci spalleggiamo, ci sosteniamo, ci divertiamo e partiamo. Lo facciamo con l’idea di non precluderci niente, cercando sempre di comunicare e ad ogni step di valutare. Non posso sapere ora che succederà.

Dopo due tappe di cui vi parlerò nei prossimi giorni, inizieremo la ricerca del lavoro. Abbiamo recuperato i nomi dei paesi più densi di farm, utilizzando il grande mezzo del web. È la stagione perfetta per la raccolta di mele, pere ed avocado e partendo da Donnybrook, i paesi papabili rimarranno Manjimup e Busselton dove a partire da fine Gennaio, la raccolta si intensifica.

Appena arrivata in Australia, l’idea delle farm non mi sfiorava minimamente. Per richiedere il prolungamento del visto per un secondo anno, è necessario lavorare nelle aree regionali per 88 giorni. Attenzione, non bisogna per forza andare a zappare la terra. Ci sono altre mansioni che rientrano tra le attività compatibili per richiedere il secondo visto.

Noi non andremo a lavorare con l’intenzione di pensare al secondo anno in Australia. È abbastanza spiccata e decisa la voglia di tornare in Italia.

Vogliamo, però, sfruttare questa opportunità per guadagnare bene e a contatto con la natura. Abbiamo voglia di metterci in gioco e continuare a correre insieme a Vando. Ci sporcheremo le mani, sarà faticoso e il caldo insopportabile.

Giorno per giorno vi saprò dire e raccontare le sensazioni da contadina, oppure chissà magari lavorerò in un’azienda che produce formaggio.

Mai dire mai.

Concluderei con una grande citazione, suggerita da Mattia:


Va e vinci Uomo!

La vita è tensione infinita.

È volere implacabile e tremendo.

La vita è inseguire un traguardo che si sposta sempre più avanti.

Chi sono questi vitalisti?

Questi randagi eterni?

Sono ricercatori, intemperanti,

concentrati sui misteri del mondo.

Non si accontentano, vogliono vedere cosa c’è al di là dell’Orizzonte.

Oltrepassano confini ma non sono turisti,

Sono scopritori di anime.

L’infinito come limite?

No, vogliamo di più.

Aldo Rock


No, vogliamo di più.

Erica, anzi Atmosferica.

L’insofferente attesa.

Sì, lo so, vi ho sempre detto che bisogna saper dare tempo al tempo, aspettare e non essere frettolosi nell’attendere che qualcosa accada.

Ieri non ce la facevo.

Ci siamo svegliati verso le 8, anche se la sveglia naturale non sarebbe stata molto più tardi. Dovevamo aspettare il meccanico che venisse a recuperare Vando per portarlo in officina. L’appuntamento era alle 8.30.
Siamo stati costretti a campeggiare tre giorni a Exmouth senza la possibilità di muoverci per un problema alla pompa della benzina.

Il mezzo non ne voleva sapere. Non si accendeva più.

Ci siamo affidati alle parole di quell’uomo dalla divisa blu e rossa. Sarebbe arrivato il lunedì mattina.

Va bene.

Mi sembrava il classico australiano che se la prende comoda, per nulla stressato e senza problemi.

Alle 8.40 lo abbiamo chiamato per sapere se stesse arrivando.

Si è presentato alle 10.30.

Il programma di ripartire in giornata, si stava già sgretolando. Una forte insofferenza mi ha assalito e non riuscivo a trovare un modo per impegnare la mente, sfogarmi, rilassarmi.

Il lavoro non sarebbe stato lungo, ce lo avrebbe consegnato per l’ora di pranzo.

Sì, sicuramente.

Ancora una volta non ci speravo per niente e facevo bene.

Abbiamo temporeggiato in campeggio. Il personale gentilissimo ci ha detto che non c’era nessun problema. Il check out lo avevamo fatto entro le 10 come da regola quindi nessuna preoccupazione.

NO WORRIES

Per combattere quel senso di impotenza davanti all’imprevisto, mi sono seduta al tavolo della cucina comune. Mattia mi faceva compagnia ma non trovavo un modo per avere pace.

Le ore passavano e la chiamata del meccanico non arrivava. Nella mia testa avevo accettato con relax la villeggiatura forzata per tutto il fine settimana ma, l’idea di buttare via la giornata di ieri mi rendeva impaziente, mi mandava fuori di testa.

Francesca è riuscita a trovare la sua dimensione andando a rilassarsi in piscina. Era tranquilla, si è fatta un tuffo, ha letto qualche pagina del suo libro.

Io del sole non ne volevo sapere, mettere piede fuori dalla cucina voleva dire morire di caldo. L’idea di fare una nuotata, una corsa o prendere a cazzotti qualcosa erano automaticamente eliminate. Ho bevuto una Coca-Cola che mi tirasse un po’ su. Sì esatto, continuavo a muovermi ma in realtà sentivo le energie a terra.

Non riuscivo a stare seduta, non riuscivo a stare ferma.

Mattia mi guardava cercando di trovare un modo per capirmi, seguirmi, assecondarmi.

“Forse devo scrivere, sì, no… Non ce la faccio.”

Camminavo cercando un punto di appiglio, mi stiracchiavo, respiravo.

Pensavo al mio papà quando mi dice di inspirare ed espirare in quattro tempi. Riempi i polmoni, gonfia il petto, sgonfia il petto, svuota i polmoni. Ho fatto l’esercizio sdraiandomi su una panca di legno, chiudevo gli occhi e cercavo di concentrarmi.

La calma e il sangue freddo di Mattia, mi hanno stupita per l’ennesima volta. Mi sono sempre reputata una persona in grado di affrontare imprevisti, di mantenere un forte autocontrollo.

Sì, generalmente sono così.

Sotto pressione do il meglio di me.

Generalmente.

Erano le 12, poi le 12.30, poi le 13.

Sono riuscita a farmi qualche risata. Mi sono riguardata ogni video che tengo con amore nel mio computer. Le mie amiche, quanti ricordi, minuti e minuti di risate, le mie sorelle, la mia mamma. Mi sono trovata a ripensare e a rivivere momenti indimenticabili.

La Costa Azzurra, la Costa Smeralda, i concerti con Alice, Ligabue a Campovolo con Marta, le mie sorelle che mi mancano un sacco. Il mio essere sempre scoppiettante, super euforica e a volte anche troppo. Mi sono riguardata, mi sono vista cambiata. La mia testa era finalmente impegnata e stupita! Spesso non mi riconoscevo, mi coprivo gli occhi, facevo fatica a guardarmi.

Mi stavo calmando, forse avevo trovato una giusta valvola di sfogo.

Erano le 15. Va bene, rimaniamo un’altra notte qui.

Ho richiamato il meccanico. Iniziavo a pensare che se la stesse prendendo davvero comoda. Volevo la mia casa, volevo sdraiarmi e dovevo accettare di passare un’altra notte lì.

Erica, arrenditi.

Mi ha risposto dicendomi che aveva quasi finito. Il classico australiano.

“No ma fai con comodo!”

Pensavo…

“Ci manca solo che alle 16 mi dici che non hai fatto in tempo a finire e mi tocca dormire senza la mia casa.”

Ovviamente in quel caso avremmo dormito in un letto, il campeggio era super fornito anche di stanze. Ci sarebbe stata una soluzione a tutto.

Finalmente arriva la chiamata. Vando era pronto e di nuovo super energico.

Ho tirato un forte respiro. Mi sono bagnata le gambe e la faccia alla fontanella nel prato. Bevevo acqua e il sole stava per andarsene, finalmente.

Verso sera, ripensando alla giornata, ho dovuto ammettere che avevo conosciuto un’altra parte di me.

Un leggero mal di testa, mi diceva che finalmente avevo smollato la tensione. Avevo accumulato stress e non avevo saputo gestirlo.

È proprio vero che non si finisce mai di conoscersi. Ogni giorno è una scoperta e ogni imprevisto una prova.

Ora siamo in viaggio amici. Finalmente siamo ripartiti. Stamattina alle 7 abbiamo acceso i motori.

Prevediamo il rientro a Perth tra circa 48 ore.

Erica, anzi Atmosferica.

La vita da campeggio.

Eccomi oggi con un articolo abbastanza tecnico con cui voglio parlarvi dell’essenziale, divertente, rilassante ma stancante, vita da campeggio.

Metto in conto il fatto che qualcuno di voi possa essere alla ricerca di informazioni, e stia navigando sul web per reperirne il più possibile in modo da organizzare il proprio viaggio.

Stiamo risalendo la costa ovest dell’Australia, siamo partiti il 28 dicembre da Perth, unica vera città del Western Australia e la nostra ultima tappa sarà Exmouth, un migliaio di chilometri più a nord.

Dormiamo in un Van, non mi piace dargli poca importanza tanto che ha acquisito sin da subito un suo nome proprio: Vando.

Ogni giorno risaliamo di circa 200 chilometri in modo da godere di ogni spettacolo lungo la strada con tutta calma e senza accumulare troppa stanchezza.

Attraverso i miei articoli di ogni giorno potete leggere i nomi delle tappe meritevoli, ora però, vi voglio dare informazioni dettagliate per affrontare al meglio le vostre soste in campeggio.

Direi che potrei procedere con un elenco puntato dal quale estrapolerete le informazioni a voi utili e potrete fare tesoro dei miei consigli:

  • Scaricate sul vostro smartphone l’applicazione: WIKI CAMPS AUSTRALIA. Indipendentemente da quale sia il vostro itinerario, sulla mappa dell’intera Australia potete vedere dove sono situate le aree camping e a quale distanza rispetto alla vostra posizione. Attraverso icone colorate, è semplice capire se il campeggio sia più o meno fornito (barbeque, acqua potabile, corrente, lavatrici, cucina, Wi-Fi e così via). Il numero di telefono non manca e nemmeno l’indirizzo. L’applicazione è a pagamento, costa circa 4 euro ma vi assicuro che è un ottimo investimento. Voto 10 a Wiki Camps Australia.
  • La cosa migliore da fare, una volta ripartiti verso la meta successiva, è quella di chiamare e verificare che ci sia disponibilità. Ci è successo di non chiedere in tempo e, una volta arrivati in loco, di non trovare posto. In quel caso siamo stati costretti a proseguire per altri 60 chilometri, dove l’applicazione identificava altri due campeggi.
  • La prenotazione telefonica è molto semplice e veloce. Alcuni campeggi chiedono il numero della carta per la conferma, altri vogliono solo sapere il numero delle persone, quante notti intendente fermarvi e se volete la presa della corrente. Bisogna ovviamente lasciare Nome e Cognome, dopodiché è fatta. Il consiglio è quello di chiamare prima di allontanarsi troppo dai centri abitati perché poi si rischia di non avere rete per qualche centinaio di chilometri.
  • Voglio assolutamente parlare della pulizia. Bagni spaziosi tenuti alla perfezione e mai maleodoranti. Cucine funzionanti e molto grandi attrezzate con fornelli, piastre, tostapane e forni a microonde. Il consiglio è quello di avere sempre con voi un piccolo fornello a gas, ma vi assicuro che lo userete in poche circostanze.
  • Le lavatrici funzionano con una moneta da uno/due dollari ma eventualmente c’è la possibilità di lavare i panni a mano in grandi lavandini e poi di stenderli in aree comuni. Procuratevi delle mollette! Il vento è sempre presente.
  • Il costo di uno spiazzo varia dai 30 ai 50 dollari di media. Dipende dal numero di persone e dalla posizione del campeggio. Se volete l’attacco esterno per la corrente, il costo aumenta di 4/5 dollari.
  • Sull’applicazione, vi dicevo che potete sapere sin da subito se è disponibile una rete Wi-Fi. Ecco su questo punto sarò severa visto che per me è essenziale per poter comunicare con voi 🙂 . Il servizio non è mai troppo efficiente e non copre tutta l’area del campeggio. Per questo motivo occorre posizionarsi in punti precisi per avere una connessione decente. A parte ciò, la rete 3G non manca mai.
  • Fate in modo di arrivare a destinazione entro e non oltre le 17. Con il buio non è semplice gestire cena e doccia, soprattutto se siete un gruppo formato da più di due persone. In campeggio il vostro bioritmo inizierà a seguire la notte e il giorno, la luce e il buio. Vi abituerete ad andare a dormire presto e a svegliarvi con la natura.
  • Un altro consiglio importantissimo: non risparmiate MAI sull’acqua. Spesso non è potabile o comunque il sapore e l’odore non sono invitanti. Se riuscite usate la vostra acqua anche per cucinare, per farvi il caffè o il thè.
  • Se campeggiate per più di una notte nella stessa area, potete sfruttare il frigorifero e il surgelatore. Due giorni fa finalmente mi sono potuta permettere un gelatino dopo cena o una tazza di latte a colazione.
  • Un’altra nota negativa è per l’attacco della corrente. Molto spesso è in posizioni che non permettono di inserire l’adattatore. Ad ogni modo potete usare le prese in cucina o nei bagni.

Mi sembra di avervi dato molte informazioni utili.

Cosa ne pensate?

Non avevo mai avuto esperienze in campeggio prima d’ora e devo dire che mi sta piacendo. Le risate nel mezzo della notte, le botte contro gli spigoli nel buio, la luce negli occhi la mattina e le chiacchierate davanti alla luce di una candela. È una vita essenziale, tre paia di pantaloni e tre magliette che girano, una trousse con shampo, bagnoschiuma e spazzolino, asciugamano, spazzola e infradito. Non serve molto altro.

Le temperature la notte si abbassano ma una felpa e un sacco a pelo, sono più che sufficienti. Le risate sono assicurate. Fate scorta di zucchero, sale, olio e aceto. Vi suggerisco piatti e posate di plastica, una pentola e un pacco di sorrisi.

Se qualcuno russa, cercate di farvi cullare dal dolce suono per prendere sonno. Abituatevi a dormire stretti e se la mattina la schiena chiede aiuto, stiracchiatevi per bene. Qui sulla costa ovest non ci sono troppe zanzare ma armatevi di zanzariera in modo da non dover interrompere il vostro sonno e trovarvi a parlare di ufo e alieni per un’ora aspettando di riprendere il sonno.

Dovrete viverla così, lo spirito deve esser questo.

Mi raccomando 🙂

Per chi volesse altre informazioni dettagliate, sono qui!

Oggi direzione Coral Bay! Ciao amici, ci sentiamo domani!

Erica, anzi l’Inviata Speciale.


Ps: nella foto potete vedere Vando pronto per la sua prima notte all’aria aperta. Era emozionato!

Zero aspettative. Zero scimmie.

Non avere troppe aspettative, è il modo migliore per godere di ogni bellezza.

Un incontro casuale, che sia con la natura o con una persona mai vista prima, se privo di aspettativa può trasformarsi in una grande sorpresa indimenticabile.

Può lasciare il segno.

Ogni novità, solo per il fatto che non ci è dato conoscerla prima di quel momento, è di per sè qualcosa di straordinario.

Non ordinario.

Quei pellicani sono stati per me una sorpresa straordinaria.


Abbiamo campeggiato per tre giorni a Denham, una piccola località situata sulla frastagliata penisola di Shark Bay. Non vi nascondo che un’intera giornata l’ho voluta trascorrere nel dolce far niente, nel relax più totale immersa nelle mie scritture che tanto sto amando.
Ieri il programma è stato quello di spendere l’intera giornata nel famoso resort di Monkey Mia.

No, di scimmie nemmeno l’ombra.

ZERO

SCIMMIE

🙂

Questa piccola oasi è famosa in tutto il mondo ed è meta di numerosi turisti. Si affaccia nel bacino che si crea tra la penisola di Shark Bay e la costa. In questa parte protetta, tra le insenature della costa peninsulare, trovano il loro habitat naturale delfini, tartarughe, pellicani e razze.

Non avevo aspettative.

Arrivati a Monkey Mia, situata a 26 chilometri a nord-est rispetto a Denham, abbiamo pagato l’ingresso 10 dollari a testa per l’intera giornata e parcheggiato il povero Vando in una grande area di terra battuta. Purtroppo per lui, non c’era mezzo metro quadrato d’ombra.

“Bene, andiamo a vedere un pò…”, mi sono detta.

All’entrata, per arrivare dall’altra parte era obbligatorio il passaggio all’interno di un piccolo negozio. Classico dei musei e dei centri turistici, vendeva piccoli oggetti, gadget e porta fortuna.

Ho passato il tutto senza interessarmi molto, ero curiosa di vedere cosa si nascondeva dietro quella casetta in legno di media grandezza che mi separava dal mare.

Sulla spiaggia di sabbia fina, un gruppetto di pellicani si rilassava. Sono rimasta colpita. Mi sono avvicinata. C’era quello che stava in piedi e si guardava intorno con aria attenta, l’altro che se ne stava accovacciato a riposo con gli occhi chiusi formando una palla ovale di pelo, quello che stava seduto ma con occhi vispi mi guardava.

Avevano grandi becchi, lunghi! Sproporzionati rispetto al corpo! Ho visto che uno di loro lo apriva credo per sbadigliare. Mi ha fatto impressione e per imitarlo ho simulato l’apertura con le mie braccia un po’ come quando si canta ai bimbi la canzoncina de “Il coccodrillo come fà…”

Ridevo…

AHAHAHAHAHAH 🙂

Ho visto anche una tartaruga. Nuotava placida sotto il molo di legno sul quale mi sono seduta con i piedi a penzoloni. Si muoveva senza muoversi, come se fosse trainata da un filo invisibile. La dolcezza con cui nuotano le tartarughe è davvero impressionante. Scivolano nell’acqua senza il minimo sforzo.

Non avevo aspettative.

I delfini non li ho visti, le razze nemmeno.

È stato bellissimo, straordinario.

Niente di ordinario.

Erica, anzi Atmosferica.


Ps: guardate il cielo nella foto. Nuvole di un grigio molto scuro, avrebbero voluto nascondere l’alto azzurro intenso e il sole.

Avrebbero voluto…