A Venezia l’acqua nei canali è tornata limpida e l’aria è pulita anche tra i pensieri.
Mi credi se ti dico che…
È buona da mangiare? Fresca da bere, da sorseggiare.
Che bello respirare, che bello osservare e avere il tempo di studiare tutto ciò che sta dentro e che sta fuori.
Non avevo mai notato quella crepa nel muro e…il vicino ha cambiato divano, che strano.
La realtà, silenziosa.
La seconda vita sotto la nostra vita, quella che accade senza chiedere permesso, senza richiamare sempre la nostra attenzione.
Eppure succede…
Mi credi se ti dico che…siamo sempre concentrati su altro?
Ho tra le mani, davanti agli occhi, una fotografia scattata in un giorno di vacanza come quando è agosto e troviamo rifugio in una stanza.
Il caldo che soffoca ma che fa pensare, il vento che annaffia una giornata di sole.
Mi affaccio alla finestra e faccio una riflessione.
Ne avevamo bisogno.
Il colore non era più acceso, il suono stava diventando rumore, il tempo troppo breve, la stanchezza uno stato mentale.
La compagnia era forzatura o fastidio, era un “Vado perché altrimenti non la vedo più!”, la solitudine era sola, la sofferenza priva di stimolo.
Una notte non bastava per ricaricare le batterie, per programmare e per chiarire.
Una notte non bastava per pensare perché la mente stava sveglia sperando solo di sognare.
Il giorno era troppo vicino.
Il cuore era troppo lontano.
La comunicazione era arrivata ai minimi storici, non c’era nemmeno bisogno di ignorarsi perché la vita stessa portava a separarsi.
Sempre più forte, sempre più invadente.
Far finta di niente.
Allora forse apprezzo tutto questo.
Ho il tempo di guardarmi allo specchio, la voglia di restare sveglia, in un abbraccio, per qualche momento…
Ho il desiderio di ascoltare e di contare le dolci rughe sul viso di mia madre.
Ho la fortuna di guardare il cielo, di ascoltare i suoni della natura e di una città silenziosa che non deve aver paura.
La luna. Il tramonto. Che meraviglia il mondo.
Ho ritrovato tre sorelle, le mie amiche, le chiacchiere tra anime gemelle.
Guardo la fiamma del camino, brucia di tempo e pace. Sento la sua voce.
Si sente osservata, sa di essere bella, cresce di tanti colori, è orgogliosa
monella.
Sento la risata di un bambino, sta giocando a freccette con il padre.
Sento lui che canta, lei che incazzata lo interrompe.
Sento battiti di mani e vedo tanti, tantissimi panni stesi.
Vedo i balconi illuminati, la gente annoiata che unita festeggia.
Metto le mani in pasta e sorrido, gioco con del pongo trascorrendo quel tempo che poi rimpiango.
Inizialmente torna a disturbare la fretta e poi mi dico, “per una volta aspetta!”
Mi credi se ti dico che…Questa è la volta di cui tutti dobbiamo godere, questa è l’occasione per ricucire.
È un momento fermo diverso da una vacanza perché non c’è egoismo, non c’è noia che non sia bella.
È il momento per disegnare un futuro più chiaro, per colorare un rapporto diventato bianco-nero, per dirsi quello che è vero.
Te ne prego. Fallo nel modo più sincero.
Quando tutto questo sarà finito, non dimentichiamolo. Teniamoci per mano e impariamo la vita di nuovo.
Come fossimo bambini.
Il tempo sarà diverso e ogni cielo nuvoloso, sarà comunque terso.
Ci sarà la fortuna di avere un lavoro, senza pensare che un mondo senza…sarebbe d’oro.
Ti saluto dal mio divano, quello grande e morbido dove trovo una mano.
E credimi per l’ultima volta se ti dico che…
Che sia la mia, che sia la tua, una mano c’è sempre e questo mi basta…
per andare oltre…
Erica, anzi Atmosferica.
P.S. Mi credi se ti dico che…sono ancora qui?