Sydney è uno specchio.

La città di Sydney si sta rivelando uno specchio.

Sono qui da pochi giorni, poco più di una settimana e ancora non ho finito di specchiarmi, di capire chi sono diventata e la trasformazione che mi ha attraversato in questo viaggio. Sto decifrando i cambiamenti sulla mia faccia, nelle mie espressioni e nel mio modo di osservare, nel mio modo di camminare. Già prima che partissi, la mia spiccata attenzione per i particolari, rendeva il mio spirito di osservazione intenso, non comune. Ora è ancor più concentrato tanto da farmi sentire a volte come in un’altra dimensione.

Mi piace guardare e guardarmi, mi piace vedere come alte costruzioni simmetriche si riflettono nelle pareti specchiate delle vicine. Mi sento un po’ così. Vedo del mio in altri, parlare con le persone mi aiuta continuamente a percepire ogni sfumatura della mia trasformazione e giorno dopo giorno scopro qualcosa di me, in Sydney.

Sto tirando le somme di quel che è stato, prima di buttarmi in una nuova sfida che sicuramente mi renderà ancora diversa da quel che sono, da quel che sono diventata. Sono sincera nel dirvi che è difficile. Non è semplice stare al passo e andare a scavare ogni giorno per fare i conti con pensieri nascosti. Non è facile mettere a tacere altri che pretendono ascolto e insistono in testa come martelli pneumatici.

Ringrazio il giorno in cui ho deciso di scrivere. Se non avessi comunicato ogni giorno qualcosa, probabilmente sarei scoppiata. Non sarei arrivata fino a qui senza prima aver elaborato e confessato ogni mio piccolo o grande messaggio.

Dicevo che riesco a percepire altre dimensioni. Mi capita di sedermi su una panchina per osservare, per capire. È proprio lì che sto bene. Mi rilasso e mi sento quasi trasparente. Vedo la gente passare e faccio pensieri su di loro, su chi potrebbero essere. Guardo così Sydney e la sua vita, facendo mio ogni stimolo positivo che posso catturare da figure erranti o statiche come questi grandi palazzi.

Mi sto specchiando, mi sto analizzando e chiedo scusa se sto avendo bisogno di tempo. Abbiate pazienza.

Il tizio che mangia un pezzo di focaccia troppo velocemente, mi fa pensare a quando non mi gusto il cibo per la fretta di finire. La donna che cammina a passo spedito con tailleur e scarpa elegante, mi fa pensare che vorrei diventare così. Una donna elegante. Il giovanotto che canticchia stonato con la musica nelle orecchie, mi fa pensare che la vita è anche quello, può sembrare stonata fuori ma essere una splendida melodia dentro. La mamma e la figlia che mangiano un gelato gustoso passeggiando per negozi, mi fanno pensare alla mia, mi manca. L’artista di strada che sta in ginocchio sull’asfalto dando vita ad un’opera d’arte di gessi colorati, mi fa pensare che la vita è anche questo, un bellissimo quadro dipinto con fatica.

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Tutto è uno specchio, Sydney è uno specchio.

Erica, anzi Atmosferica.

Il libro della vita.

Oggi vorrei affrontare il tema della “Lontananza”.

Vorrei parlare del potere chiarificatore che sta avendo sulla mia persona, sulla mia mente, sulla mia anima. La decisione di partire e portarmi così distante da Casa, è stata sicuramente una scelta pensata che sapevo mi avrebbe dato tanto, scavato dentro e fatto capire quali sono le persone importanti, quali le esperienze che mi hanno davvero fatta crescere, che mi hanno cambiata e resa più consapevole.

Il viaggio è una ricerca, un cambiamento cercato e un punto di svolta. In un breve periodo di vita, in un lasso di tempo stabilito o quasi, la persona che parte diventa un’altra, l’anima che si evolve si trova a non rispecchiarsi più in ciò che era e tutti i nodi vengono al pettine. Ma proprio tutti!

Il viaggio ti mette di fronte agli ostacoli fino a quel momento ignorati per paura o pigrizia, ti aiuta a creare due grandi insiemi chiamati “Vero” e “Falso”, oppure “Importante” e “Non importante”, e poi ancora “Primario” e “Secondario”.

Portandomi lontana migliaia di chilometri, ho riempito questi grandi sacchetti e collocato nel posto giusto persone, ricordi, esperienze e pensieri. Sono riuscita soprattuto a capire chi sono io e cosa vorrei da questa vita, per cosa vorrei combattere e a cosa vorrei puntare per arrivare un giorno a sentirmi una persona soddisfatta. Orgogliosa.

La “Lontananza” è una lente di ingrandimento. Ho posizionato nella scatola dell’ “Importante” delusioni e dispiaceri perché è solo grazie a questi che sono oggi più consapevole e positiva, coraggiosa e Donna. Ho gettato tante persone nel “Secondario” e tante inutili promesse nel “Falso”.

La cosa certa è che ad ogni bivio, andrò nella direzione del “Vero”, dell’ “Importante” e del “Primario”. Non farò più scelte poco pensate o avventate, non regalerò nulla a chi non merita e non mi ostinerò a cercare verità nel “Falso”.

Il “Secondario” sarà sempre presente anche perché senza quello non esisterebbe il “Primario” ma ciò che è sicuro, è che ora ho la lucidità di identificarlo e di metterlo in secondo piano. L’ “Importante” farà da linea guida nelle Amicizie, nei Valori, nella Famiglia e nel Sacrificio. Quello è essenziale per comprendere il “Vero” e il “Primario”.

Sono grandi insiemi in cui ognuno può trovarci dentro qualsiasi persona, decisione, sentimento o emozione. Deve avvenire tutto con estrema semplicità e naturalezza, altri due atteggiamenti fondamentali per una buona riuscita. Una buona vita.

La “Lontananza” si può sperimentare in diversi modi. Non sta scritto da nessuna parte che sia sinonimo di “Chilometri”. Ci si può sentire lontani anche quando si è vicini, ci si può allontanare anche stando fermi. Il trucco sta tutto nell’ascoltarsi e capire quando è il momento di farlo. È importante ad un certo punto, fare i conti con quella che è la sfera più intima di ognuno di noi, è nascosta, è difficile e insidiosa. È importante andare a scavare, mettendo in stand-by tutti i condizionamenti esterni, influenze negative.

Parlando di me, posso dirvi che ero arrivata a un punto in cui non riuscivo più a distinguere il “Vero” dal “Falso”, mi trovavo a fronteggiare continuamente situazioni in cui solo dopo averci messo il cuore, capivo di averle sopravvalutate. Regalavo a chi non meritava e non davo abbastanza a chi mi chiedeva amore. L’ “Importante” si confondeva con il “Non Importante”, quest’ultimo faceva ombra in molte situazioni e non sopportavo critiche, consigli e opinioni in contrasto con le mie. Volevo fare tutto di testa mia, raramente ascoltavo chi vedeva dal fuori e giudicava “Secondario” qualcosa per me in quel momento “Primario”.

Ho voluto segnare un punto netto nella mia storia. Ripartire da zero. Non sono scappata, tutta la mia vita è comunque ancora scritta nel mio libro e passo dopo passo, capitolo dopo capitolo, mi sono presa il tempo per rileggere tutto, per elaborare da lontano, per giudicare i miei comportamenti e le mie decisioni nel tempo. Ho riletto tutto con molta calma, ho trovato errori di punteggiatura, frasi senza un senso e discorsi lasciati a metà. Ho corretto tutto con una bella penna rossa, ho voluto interpretare le frasi sconnesse da tutto il resto e mi sono ripromessa di concludere quei discorsi. Le Amicizie le ho cerchiate in verde. Sono poche. Quelle giuste.

Alcuni paragrafi hanno meritato una lettura più profonda. Le parole andavano oltre, il significato era solo mio e forse sarà per sempre tale. Ho capito che è giusto avere dei segreti, purché facciano parte del “Vero”, dell’ “Importante” o del “Primario”. Custodirò le mie verità nel cuore e deciderò di confidarle solo a chi saprà leggere la mia essenza.

Un giorno, dopo una grande delusione amorosa, il mio papà mi ha detto una cosa:

“Tu sei come una perla preziosa, chiusa nella tua conchiglia. Sarai tu a decidere quando schiudere le tue protezioni. Mi raccomando però, dovrai decidere di donarti solo a chi sarà consapevole del tuo valore e del gioiello che avrà tra le mani.”

Erica, anzi Atmosferica.

Associazioni Libere.

Oggi mi voglio psicanalizzare con il metodo delle Associazioni Libere. Lo conoscete? È stato Freud a descrivere questa teoria, secondo cui, la Libera Associazione consiste nell’esprimere ogni concetto, ricordo, pensiero che passa per la mente, senza comandarlo, senza direzionarlo. Questo metodo suggerito dal caro e vecchio filosofo, l’ho sempre applicato e trovato utile, nei momenti in cui la testa scoppiava, la stanchezza mi indeboliva o la rabbia mi accecava.

Intendo così oggi, rendervi partecipi della mia auto-analisi. Potrei andare per punti perché sicuramente non seguirò un filo logico.

Insomma, proviamo:

  • Sono appena tornata da una mattinata di lavoro. Mi sono improvvisata postina pedonale e ho macinato 22.88 chilometri. Il cielo azzurro e il silenzio che mi avvolgevano tra quelle isolate vie residenziali, mi sono serviti. Mi hanno fatto del bene. Ad un certo punto il dolore delle vesciche faceva rumore, il nervoso mi metteva ombra e sono arrivata a casa infastidita e stanca.
  • Stamattina alle sette e trenta, ho ricevuto una videochiamata da casa. La mia famiglia era al completo per festeggiare il compleanno di Elena, le zie mi mandavano baci e mi salutavano quasi impacciate. Si sa, sono quelli i momenti in cui vorresti dire tante cose ma ne dici mezza. Mi sono sentita lì, nel salotto di casa mia, con tutti loro a cantare “Tanti Auguri” alla mia amata sorella diciassettenne. È stato bello, un buon inizio di giornata.
  • Per la prima volta oggi ho preso i mezzi. Un treno stamattina e un bus oggi pomeriggio. Sono efficienti, puliti e puntuali. Grazie all’applicazione che ho scaricato sul telefono (Opal Travel), è possibile calcolare il tempo del percorso e le diverse opzioni. Ottimo! Ora posso iniziare a spaziare con tranquillità. Andrò dove mi porta il cuore!
  • Dopo quattro giorni di pioggia e freddo, a Sydney è tornato il sole. Un’altra luce riscalda la città e il mio umore ne risente assolutamente. E parecchio!
  • In questi giorni mi capita di fare pensieri brutti. Proprio brutti. Chiedo continuamente alla mamma se va tutto bene, se stanno tutti bene. Mi travolgono ansiose paure e non riesco a capire per quale motivo. Tutta la mia famiglia deve essere in splendida forma. Questo è poco ma sicuro. Chiaro?
  • Ieri sera, la brutta notizia dell’attentato a Bruxelles mi ha scosso terribilmente. Il pensiero è andato subito alla mia amica Francesca la quale sarebbe potuta essere lì per lavoro. Il cuore ha iniziato a battere forte e come al solito, il senso di lontananza e impotenza mi ha travolta. Fortunatamente lei ha avuto la prontezza di rispondere al mio messaggio, altrimenti sarei sprofondata in mille cattivi pensieri. Mi chiedo se arriverà mai il giorno in cui “umanità” sarà sinonimo di “unione”. Arriverà mai? Vorrei che le persone che decidono di farsi esplodere tra la folla o peggio ancora, piazzano bombe all’orario di punta, capiscano il significato della vita, del dono. Troppi casi di orribile egoismo stanno uccidendo il mondo e avere queste notizie da Casa, dall’Europa, mi fa tremare.
  • Più tardi andrò a sciogliere le gambe affaticate nella piscina del palazzo. Siamo super attrezzati qui. Al piano terra, se sei munito di chiave magnetica, puoi usufruire di piscina, sauna e accedere alla palestra discretamente attrezzata. WOW!
  • Oltre all’inglese inizio a capire francese e portoghese. Questi matti coinquilini, non si stanno sforzando molto di parlare in una lingua comune a tutti e questa sarà la mia prossima segnalazione al gruppo. Pauline, si interessa molto a me e le piace parlarmi. Sono contenta di riuscire a creare il nostro momento giornaliero per dialogare anche solo cinque minuti. Lei ha un inglese molto francese, ma è quello il bello no?
  • Questa cosa delle Associazioni Libere, è stata un’idea fantastica. Ecco i principali pensieri che frullano nella mia testolina e buttando fuori tutto, mi sento molto più leggera. Quasi leggerissima!
  • Volevo dirvi anche che l’idea del rientro in Italia, inizia a prendere forma. Prima però, farò una tappa. (Sorpresa). Sto progettando e pianificando le mie partenze e i miei arrivi. Sto cercando di non pensare troppo, però, alla partenza più importante di tutte. Il ritorno è la vera sfida. La vita. La vita vera. Dovrò inventarmi e reinventarmi, sfondare muri, bussare a porte chiuse e sarà quello il momento decisivo. Sarà quella la vera partenza. Sarà difficile ma possibile.

🙂

Quanto sono leggera!

Vi sentite pesanti, confusi, indecisi, irritati, insofferenti?

Prendete una penna e scrivete. Se preferite parlare, parlate! Fate ordine nei pensieri, cercate cause e conseguenze, non tenete tutto dentro e non trascurate ciò che ormai è parte di voi e delle vostre emozioni. La scelta di trattenere, potrebbe essere distruttiva e potrebbe implodere in un grande vuoto incolmabile.

Forza! Liberatevi!

Erica, anzi Atmosferica.

 

Come un’onda.

Da quassù il mondo è fantastico.

Riflettevo che qui in Australia, ho abitato due case, entrambe altissime e con vista mozzafiato. Chissà cosa vado a cercare sempre così in alto.

Cosa voglio toccare?

Per caso il cielo?

Sono sempre la solita esagerata.

Sono andata a rileggere di quando ormai quattro mesi fa, raccontavo dei tramonti che vedevo dal balcone di casa a Perth, della vista su grattacieli che mi sembravano vuoti e del senso di vertigine che provavo a stare così in alto, vicino alle nuvole. Di vuoto. Nel vuoto.

Al 13esimo piano di quel palazzo, non mi sentivo abbastanza in alto. Nella vita di un’onda, stavo nel momento in cui essa si gonfia, cresce, prima di toccare la cresta più alta. Salivo, Salivo, Salivo. Ma sentivo che avrei potuto salire ancora. Ancora di più. Ancora più su.

Poi è arrivato il periodo del contatto con la terra, della convivenza con il caldo e l’arido. Ho guardato il cielo dal basso, stando ferma e in movimento. Osservavo le nuvole correre e cambiare forma, creare temporali e pioggia infinita e fredda. Ero bassa, piccola e impotente ma d’altronde, mi ci ero portata da sola. Di che mi dovevo lamentare. Ho viaggiato senza mai sentirmi al pari con la natura, era immensa e non potevo fare altro che abbandonarmi alla sua forza, alla sua grandezza, senza opporre resistenza.

In quel caso, l’onda mi tirava. Mentre si ritirava, scoprendo una superficie di sabbia liscia e candida, mi risucchiava dentro sé ma io non avevo paura. Mi lasciavo travolgere, capovolgere e capitava che per qualche secondo non mi faceva respirare. Poi, una volta fuori con la testa, una bella boccata di ossigeno mi caricava per una nuova immersione. Ero debole rispetto all’onda, ero forse incapace di nuotare, ma ero al sicuro. La lasciavo fare e anche con molto piacere.

Sono arrivata poi qui e come una grande onda che si lancia sulla baia, mi sono trovata catapultata quassù. Sono balzata al 22esimo piano di un grattacielo. Sono volata con gli occhi bendati e ora che posso vedere di nuovo mi godo la vista dall’alto. È stato come uno tsunami, travolgente ed impetuoso. Quanta acqua ha spostato! Quando la terra è riemersa dalle acque, la baia di Darling Harbour. La sera quando cala il sole. Traghetti e ristoranti galleggianti, un ponte illuminato e pieno di lampioni. Piccole barchette a vela sono parcheggiate e le gru, la notte, sono in punta rosse, lampeggianti. Ancora mi chiedo come ho fatto ad arrivare qui, sono ancora frastornata.

Tutto normale.

Continuo a prendermi tempo, dove non sono mai stata ma Sono.

Perché per vedere cose che non hai mai visto, devi andare dove non sei mai stato.

Erica, anzi Atmosferica.

Happy Birthday My Darling.

Festeggiare il tuo compleanno da qui, non è per niente semplice. Sento una tristezza che mi appiattisce in questa giornata di pioggia e sole. Non voglio trasmetterti brutti pensieri, semplicemente voglio farti i miei auguri più sinceri scrivendoti anche del mio stato d’animo.

Diciassette anni di conquiste.

Sei una potenza e molte volte te l’ho ripetuto. Credo che dirti quanto sia orgogliosa di te e dei tuoi traguardi, sia importante e non scontato. Quando ripenso ai miei diciassette anni, rivedo in una ragazzina ancora incosciente e inconsapevole di tante cose. Non avevo cognizione di me ed ero piuttosto avventata nel prendere decisioni. In questo sei avanti anni luce e mi chiedo come sia possibile sentirti dire certe cose che per me erano impensabili alla tua età. Mi ammonisci, mi fai ragionare, mi guidi e sai essere di grande supporto.

Hai una tenacia e una determinazione che spaccano il mondo e quando ti prefiggi obiettivi, sei la numero uno nel raggiungerli senza troppi sforzi. Sai organizzare e organizzarti e sai distinguere le priorità da tutto il resto.

Vuoi una cosa? Vai e te la prendi.

Fai fatica? Sopporti e resisti.

Hai le idee chiare, forse non sai ancora chi sei, ma su questo non devi avere fretta perché sei sulla strada giusta per scoprirlo. La tua danza, i voti positivi a scuola e la luce nei tuoi occhi, sono tutte prove del tuo valore e della tua crescita continua e inarrestabile.

Quando ti lasci prendere dagli attacchi di nervosismo, ti capisco. Voglio dirti che quelli sono normali e faranno sempre parte della tua quotidianità fino a quando deciderai di condurre una vita impegnata e piena di grandi sfide, come stai facendo. Sei anche altruista, ti piace aiutare e metterti al servizio di chi ha bisogno. Questo ti rende ancora più speciale e sappi che aumenta esponenzialmente il tuo valore di piccola donna dal grande cuore.

Sei energia e carica, sei musica e simpatia, sei espressione e determinazione, sei magia e matematica, sei solare e rassicurante, sei grande!

Porca miseria, mi sembra ieri…

…ripenso a quando cercavi di imitare il mio modo di parlare, di gesticolare e di vestire. Amo questa foto proprio per questo. Mi seguivi in ogni espressione, mi amavi, mi ami. Sempre. Reclamavi un giro con me per negozi o una cena a tu per tu con la tua sorellona. Mi vengono in mente numerose scene in cui mi mostravi ai tuoi amici piena di soddisfazione.

Mentre dicevi “Lei è mia sorella!”, i tuoi occhi si riempivano di gioia e mi facevi sentire l’amore che provavi per me. Mi mostravi come se fossi il tuo trofeo, la tua medaglia d’oro, una vittoria, una fortuna.

Oggi sento un legame molto forte, ci unisce la famiglia e l’amicizia, la confidenza e il nostro sguardo. La fortunata sono io perché so di avere la certezza che sarai mia per sempre e farò il possibile per renderti felice quando tutto il mondo sembrerà crollare.

Quando sono partita, la più grande tristezza era la consapevolezza di perdermi un periodo sostanziale e trasformante della tua crescita, sapevo di andare dove non avrei potuto sostenerti nelle tue battaglie quotidiane e capirti nelle tue crisi esistenziali e adolescenziali.

Quante ne ho superate! Tranquilla è tutto normale!

Spero di riuscire a trasmetterti anche da qui il grande amore che provo per te. Un giorno speciale come questo, deve regalarti la felicità di essere un anno più grande, ma anche la razionale calma. Non avere fretta di crescere perché ogni cosa avrà il suo tempo.

Io ti mando un abbraccio oceanico. Aspetto impaziente il giorno dell’abbraccio vero in cui realizzerò quanto tu sia cresciuta ma non quanto tu sia grande.

Questo già lo so.

Happy Birthday My Darling.

I love you.

❤️

Erica, la tua sorellona.

Come vedo Sydney.

Scusate ma forse sto iniziando a realizzarlo solo ora. La città è estremamente grande e anche se vivo in una casa, in una via, in uno dei migliori e più centrali quartieri, non è così facile sentirsi Veramente Qui, Veramente Adesso, Veramente A Casa.

Forse l’ho realizzato dopo aver visto l’Opera House e l’Harbour Bridge. Non so come spiegarlo ma quando penso a queste due opere architettoniche famose in tutto il mondo e identificate come simboli della città, scorrono davanti ai miei occhi immagini viste in televisione o sui giornali. Mi viene in mente il servizio del telegiornale il primo giorno dell’anno, dove la giornalista parla del capodanno a Sydney come uno dei primi del mondo e uno dei più spettacolari.

Fuochi d’artificio, luci, realtà inimmaginabile e troppo lontana.

Beh, sono qui.

Ieri era il momento per andare in perlustrazione. Poca è la distanza che mi separa da quella piazza piena di turisti che costeggia la baia (Sydney Cove). Due chilometri e una mezz’ora di passeggiata. Ho percorso George Street con la musica nelle orecchie e le scarpe da ginnastica, fino ad arrivare in Circular Quay.

Non c’è nulla di circolare.

🙂

Quattro moli numerati caricano turisti su piccoli o grandi battelli, gite organizzate di ogni genere portano in tutte le parti della città e troppe persone scattavano fotografie. Proprio lì, un ragazzo giovane e biondino suonava la chitarra a modo suo raccogliendo intorno a sé una folla curiosa e stupita. Teneva lo strumento appoggiato sulle gambe, ma non nella classica posizione. Diciamo che la chitarra era sdraiata, appoggiata di schiena. Con strani movimenti delle mani, creava arte in un modo mai visto, non servendosi di spartiti o della sua voce. Mi ha catturata. Mi sono così seduta su un muretto e mentre il sole mi picchiava in viso, lo ascoltavo e mi facevo portare su, dove voleva andare lui.

Girando di poco lo sguardo verso destra, tra le foglie verdi di un albero ho visto due delle punte di quella bianca e bizzarra costruzione. Camminando da quella parte, la piazza si è aperta dopo aver superato una fila di ristoranti e in cima alle scale, la Sydney Opera House.

“Ciao Sydney! Ma sei tu?”

Mentre a destra c’era lei, a sinistra il ponte riempiva la scena. Io stavo in mezzo alla piazza e c’erano pure i soliti gabbiani. Bianchi e grigi. Ero piccola, avevo caldo e osservavo migliaia di persone che scattavano foto e spiritosi selfie. Che cinema! Vedevo i turisti ma non mi sentivo turista, nonostante fosse la prima volta anche per me.

Che strano.

Volevo studiare le loro espressioni e i loro movimenti, senza ascoltarmi troppo. Quello che mi è piaciuto, è stato sicuramente lo spazio libero e arioso, tanta gente ma nessuno troppo vicino, libertà di movimento e pace!

No, non c’era confusione o fretta.

Non una direzione comune.

Invece che mischiarmi a chi andava dritto, a chi andava storto o a chi attraversava la piazza di sbieco, mi sono seduta. Di nuovo. Mi andava così.

Da lì potevo seguire meglio le dinamiche, vedevo tutto dietro a una ringhiera, seguivo con lo sguardo lontani personaggi strani e mi lasciavo irritare da gruppi di turisti asiatici che scattavano dieci foto al secondo senza godere per un attimo di quello che avevano attorno.

Ma dico io…

Respira, metti giù la macchina fotografica, goditela, rilassati, mangiati un gelato, scambia due parole e osserva.

Niente.

Non si fermavano un secondo.

Io però mi sono fermata e ho guardato in silenzio Sydney.

Erica, anzi Atmosferica.

“Quel posticino è proprio una chicca!”

Vi scrivo dal soggiorno di casa. La luce del sole entra dalle grandi vetrate e una musica portoghese crea atmosfera gioiosa. Come ogni giorno, verso le cinque del pomeriggio.

Della serie…”Toda Joia, Toda Beleza!”

🙂

Mi sento talmente bene in questo appartamento da non sentire il bisogno di isolarmi per scrivere. Spesso mi è successo prima di arrivare qui. Le parole delle persone coprivano le mie e i rumori distraevano il corso dei miei pensieri. Sarebbe inoltre impossibile erigere muri perché qui, sono tutti molto socievoli e coinvolgenti.

Dunque…

Posso rendervi partecipi del fatto che ho fatto una prova di lavoro stamattina. Oh yes. Tutto è nato da un annuncio e dalla prontezza di un’amica di Mattia nel comunicarmelo.

“Un piccolo bar nel quartiere di Glebe, cerca una cameriera!”

Benissimo.

Dopo tre minuti già ero al telefono con il gestore del locale il quale mi ha chiesto che tipo di esperienza avessi, quale fosse la mia disponibilità e quando sarei potuta passare per farmi conoscere. Mi sono così presentata ieri mattina presto perché alle nove sarei dovuta andare a seguire il corso per ottenere l’RSA (certificazione necessaria per lavorare nella ristorazione).

Quanti impegni!!

Ho raggiunto a piedi il locale distante più di due chilometri. Una bella camminata mattutina è stata un toccasana, ho attraversato fiumi e costeggiato parchi, ogni tanto mi giravo per vedere cosa lasciavo alle mie spalle e le ultime centinaia di metri ho faticato in salita. Fiatone!

Il piccolo bar è gestito da Lui e Lei, due ragazzi italiani immigrati in Australia. È una realtà molto familiare e qualcuno direbbe..

“Quel posticino è proprio una chicca!”

È curato nel dettaglio e offre pochi posti a sedere, regalando così una coccola a chiunque decida di entrare, solo o in compagnia. L’atmosfera è campagnola, floreale e colorata. Finestre finte sulle parenti interne, tavolini in legno e altri due più grandi e più particolari. Bello, davvero piacevole.

Beh, la prova è andata bene.

Sono felice di aver trovato lavoretto nel giro di pochi giorni anche se al momento si tratta di venti ore settimanali. Mi devo occupare del servizio, devo preparare piatti, centrifughe e drink, asciugare i bicchieri quando occorre e controllare che i tavoli siano puliti. Lì tutti fanno tutto, basta organizzare gli spazi e muoversi con ordine. Sono contenta e pronta, un lavoro non si rifiuta mai. Con la dovuta calma potrò portare il curriculum nelle zone che più mi invitano e sperare di trovare un full time, magari, un giorno. Oppure quel posto si rivelerà quello giusto per me, chi lo sà.

Come sapete, quando inizio ad avere desideri e idee concrete, inizio a chiamare, chiamare, chiamare le buone energie. Passeggiando per la città, inizio a identificare i posti in cui mi piacerebbe lavorare, mi metto nei panni delle cameriere che lavorano e osservo da lontano le dinamiche, le facce, i piatti, la location, il metodo…

Insomma. Tutto. Io vedo tutto.

Nulla mi sfugge cari miei.

A domani con altre novità! Intanto pensate intensamente al nostro amato Vando!

Molto intensamente!

Erica, anzi Atmosferica.

Ma alla fine di tutto questo…

Questo era il cielo appena fuori Sydney, era pieno, intenso e tipicamente Atmosferico. L’ho immortalato perché era autentico e mi riempiva. Era vero. Le nuvole gonfie, la luce del sole e il senso di profondità che solo il cielo australiano può spiegare.

Oggi riguardando l’immagine, sento che quel momento lontano, è già diventato un ricordo, qualcosa che non rivedrò più e sembra incredibile, quasi finto. Disegnato. Dipinto. Creato.

Per fortuna non ho mai lasciato passare giorno senza guardare lassù per almeno dieci minuti. Per fortuna ho raccolto nella mia testa tanto azzurro e blu stellato. Per fortuna è tutto qui, ben custodito. Nel viaggio che mi ha portato qui è stato divertente seguire il cielo è rincorrere le nuvole, vederlo di colori sensazionali o più scuro di un mare profondo. È stata ricorrente la sensazione di unione che lui giornalmente mi regalava insieme al mare. In fin dei conti sono entrambi immensi e infiniti, accomunano il mondo, uniscono le terre e toccano tutta l’umanità. Sono gli unici a poterlo fare. Mi hanno aiutato dandomi forza e accorciando distanze quando mi sentivo troppo lontana.

Lontana da tutto.

Qui a Sydney sono cambiati di nuovo i colori, la città cambia il cielo e questo a sua volta cambia il colore del mare. Di riflesso. L’attenzione si è spostata sulle persone e sui palazzi, sui grattaceli. Lo sguardo va su, ma non abbastanza e si ferma alla punta di alte costruzioni innalzate verso vette altissime e illuminate ma non infinite. Qui percepisco limiti e il gioco di colori di grandi vetrate ma non c’è l’infinito del cielo. Qui finisce velocemente e riempie spazi piccoli, chiusi e inquinati. Lo spirito di osservazione è aumentato del 300%. Guardo la gente che cammina, i giovani che si tengono per mano, quelli che attendono di attraversare al semaforo e noto il comportamento di automobilisti e camionisti. Sto studiando i mezzi, le stazioni e le tratte dei bus. Ho visto i lavoratori in pausa pranzo, la mattina presto diretti verso l’ufficio e la sera alle 17 uscire puntuali con la camicia non stropicciata e la cravatta ancora perfettamente annodata.

Mi sto facendo un’idea di tutto, nulla mi sfugge.

Poi vi dirò…

Da questa parte sento molto più forte la lontananza e le dieci ore che mi separano dalla vita italiana. Sì, la vita del futuro potrà sembrarvi divertente, ma quando ricevi un messaggio o una chiamata e puntualmente è per te ora di andare a dormire, non è per nulla incoraggiante. Sei costretto a bloccare la comunicazione tra uno sbadiglio e l’altro, per non addormentarti ogni volta alle due del mattino.

Intanto i giorni passano.

Sto abituandomi quindi, a vivere gran parte della giornata senza sentire l’esigenza di condividere ciò che mi succede con amiche, sorelle o genitori. Quando riesco a sentirli con calma, racconto tutto d’un fiato tralasciando inevitabilmente dettagli importanti o emozioni ormai scemate o trasformate in altre più forti o più recenti.

Sono piena di voglia di vivere questa città, proprio come quel cielo…ma sono anche spesso vuota per la mancanza di condivisione con chi vorrei, con chi è vicino ma lontano.

Troppo lontano.

Questo è il principale motivo per cui non vivrei mai in Australia. Il contrasto tra pienezza ed immenso vuoto potrebbe farmi male e accrescere sempre di più la distanza fino a farla diventare ancor più pesante. La vita è fatta di amore, del profumo di un abbraccio, della comprensione di uno sguardo e del calore di una mano. Qui per me è tutto senza profumo, tutto piatto e freddo, troppo distante per sentirlo.

Tutto.

Conoscerò Sydney e accoglierò ben volentieri ciò che avrà da offrirmi. Guarderò la città con positiva energia e grande predisposizione. Scatterò fotografie e farò nuove conoscenze, lavorerò e farò la turista, mi godrò l’ultimo caldo e poi le temperature miti che verranno. Ascolterò i rumori dopo il silenzio e ogni giorno seguirò l’evoluzione di lavori in corso delle mille gru posizionate in cima ai palazzi. Catturerò pezzi di vita e musiche mai sentite, starò a sedere sul balcone di casa con le mie scritture tra le mani, mi divertirò a scambiare due battute con i miei coinquilini francesi, brasiliani e colombiani, mi vestirò elegante per uscire a cena o per un giro nel centro. Subirò attivamente lo scorrere del tempo rendendo ogni giornata degna di essere raccontata, arricchirò la quotidiana routine di piccoli e nuovi obiettivi, mi prenderò la calma di sviluppare idee e andrò a ricercare stimoli creativi dove mi porterà il cuore. Immaginerò il mio futuro, pianificherò una nuova partenza e mi informerò per esaudire piccoli desideri con coscienza, penserò in segreto a nuove avventure e poi racconterò a voi le mie emozioni e le sorprese.

Questi sono i programmi ma alla fine di tutto questo, volerò nelle mani calde delle mie sorelle, nella comprensione di uno sguardo amico e nell’abbraccio profumato della mamma.

Giornata profonda e piena come quel cielo.

Erica, anzi Atmosferica.

L’energia che torna.

Sto iniziando a farmi spazio tra la folla e i pensieri. Due giorni di recupero mi sono serviti per smaltire la stanchezza e l’adrenalina iniziale.

Arrivare qui è stato come fare un incidente. Inizialmente ti senti bene, ma dopo qualche ora inizi a sentire piccoli dolori, zero energia, giramenti di testa e voglia di dormire. Allora non puoi fare altro che ascoltare il tuo corpo, capirlo assecondando i suoi bisogni e le sue necessità.

È successo esattamente questo.

Non mi sono lasciata prendere e travolgere dalla fretta di scoprire, accontentandomi di brevi passeggiate nella lunga via di casa e per qualche via adiacente. Ho potuto capire che vivo in una delle migliori zone, vicino alla stazione di Town Hall, a due passi dai negozi della parte pedonale di Pitt Street e vicinissima all’ Opera House.

Al mio risveglio, stamattina, ero abbastanza in forze da condividere con entusiasmo il momento della colazione con le due coinquiline francesi. Sono due amiche di Parigi, arrivate qui a Maggio. Ho parlato con loro del mio viaggio e dei miei progetti, ho ascoltato i loro piani e le loro esperienze. È stato uno scambio piacevole, sono due ragazze semplici più grandi di me di un anno. Ci ho messo poco a farle ridere e a sfoggiare la mia contagiosa risata, entrando così nelle loro grazie.

D’altronde la simpatia è un mio punto di forza.

Per fortuna!!

AHAHAHAHA 🙂

Inizio a sentirmi parte del gruppo anche se devo dire che i ragazzi brasiliani preferiscono rimanere nel loro mondo e parlare tra loro. Ci sarà tempo anche per approfondire e conoscerli di più, non c’è fretta. Se non si sforzeranno di parlare in inglese, mi impegnerò io a imparare la loro lingua.

Perché no!

🙂

Oggi mi sono iscritta ad un corso programmato per domani mattina. Seguirò una lezione di 5 ore, al termine della quale dovrò superare un test per ottenere una certificazione chiamata RSA. Solo con questa è possibile lavorare nella ristorazione o in qualsiasi locale in cui è autorizzata la vendita di alcolici. Qui nello stato di Syndey, New South Wales, è necessario avere l’RSA specifica della regione infatti, nella ricerca di lavoro, non avrei potuto presentare quella ottenuta a Perth, nel Western Australia.

Costo certificazione: 120 dollari.

Alla faccia!!

Bene, queste sono le novità! Piano piano conoscerò l’anima di questa città e zona dopo zona, inizierò ad orientarmi senza navigatore.

Stiamo scrivendo l’annuncio per vendere VANDO e provvederemo a pubblicarlo in ogni dove nei prossimi giorni. Fuori dai denti vi dico che gli voglio tanto bene ma non mi manca per niente!

🙂

Nella foto vedete uno scorcio della città, catturato ieri in una passeggiata serale con un’amica conosciuta a Perth e rincontrata qui. Che vita sorprendente! Ti fa rincontrare e incontrare persone un po’ come vuole lei. Serata piovosa e capricciosa ma atmosfera suggestiva.

Vi abbraccio!

Erica, anzi Atmosferica.

Calma e sangue freddo.

Qui in Kent Street si sta bene.

La casa è abbastanza grande, ha un ampio terrazzo che affaccia sulla baia di Darling Harbour (come vedete in foto), due bagni, lavanderia, due camere, soggiorno, cucina, televisione, divani, potentissima connessione Wi-fi 🙂 e chi più ne ha, più ne metta.

Dormo in stanza con due ragazze francesi e una colombiana, sono al piano di sopra di uno spazioso letto a castello dalle lenzuola verdi e ho già sistemato tutte le mie cose negli spazi dedicati alla “quarta coinquilina della stanza”. Fortunatamente sono tutte piuttosto ordinate quindi ho potuto accomodarmi senza dover camminare su borse, vestiti e cinture come è già capitato. Ho la mia mensola, il mio cassetto, il mio angolo nella doccia, il mio spazio vicino al lavandino e una ventina di grucce. Finalmente ho disfatto la valigia che era sigillata da troppo tempo e i vestiti all’interno stavano per perdere colori e forme.

Giusto in tempo!

Nell’altra stanza, invece, quattro baldi giovani dormono nei due letti a castello, hanno il loro bagno e un altro terrazzo. Che lusso! Tra i maschietti abbiamo due brasiliani, un francese e un italiano, Giuseppe da Bari, già soprannominato Peppino dalla sottoscritta.

Poche parole con Peppino sono bastate per entrare subito in confidenza. Ha vent’anni ed è venuto qui dalla Puglia per cercare fortuna, per lavorare nella ristorazione come già faceva in Italia senza, però, guadagnare abbastanza. Si è messo in gioco, è partito da solo e mi ha parlato di come si sta rendendo conto che qui si guadagna bene ma che i soldi non fanno la felicità.

“Ho capito che i soldi non fanno la felicità, soprattutto se la famiglia è troppo lontana.”

Mi piace l’atmosfera che si respira in casa, è un ambiente molto tranquillo dove poter scambiare due chiacchiere, guardare un film in compagnia senza magari disturbare i momenti di riposo altrui. Il proprietario di casa, che non vive con noi, al momento della consegna delle chiavi ha precisato e sottolineato che sono vietate feste in casa, schiamazzi e musica troppo alta.

Io l’ho subito rassicurato dicendogli che una delle caratteristiche della casa che stavo cercando, doveva proprio essere LA QUIETE.

Vai sereno caro!

Anche Mattia è ben sistemato in George Street. Casa mia dista una ventina di minuti a piedi dalla sua e anche lui si sta ambientando in questa potente città.

Ora devo prendermi il tempo per capire cos’ho attorno, prendere cognizione delle distanze e continuare ad orientarmi tenendo come riferimento i grattacieli. Eh sì, quelli non si muovono e qui sono meglio di una bussola.

Calma e sangue freddo.

Erica, anzi Atmosferica.


LETTO COMODISSIMO, TRE CUSCINI E ZERO LUCE NEGLI OCCHI!

CIAO!