La parte sinistra di Coral Bay.

La parte sinistra era profonda. Dalla fascia trasparente si passava direttamente a quella di un blu intenso, come se ci fosse un gradino. Da quel lato c’era più vento e nessuno faceva il bagno.

Se buttavo l’occhio a pochi metri dalla riva, potevo vedere due razze che nuotavano in coppia e un grande pesce colorato di un azzurro brillante.

I gabbiani stavano a pucciare le minuscole zampine, fragili. Mi veniva da pensare che una piccola onda avrebbe potuto spezzarle.

In quel caso volavano via. Planavano per una decina di metri e poi di nuovo, si piazzavano con le zampe al fresco.

I gabbiani bianchi li potevo osservare da vicino. Erano proprio bianchi come li immaginavo, quelli erano i classici gabbiani che già volavano nella mia mente.

Ad un certo punto, una grande scogliera rossa ha interrotto la mia camminata. Avrei potuto fare qualche metro con l’acqua fino alle ginocchia e arrivare dall’altra parte. Vedevo delle persone…

Non me la sono sentita!

🙂

Sono così tornata indietro e ad ogni passo pensavo alle sensazioni e ai colori assorbiti all’andata.

Mi sono trovata davanti una grandissima tartaruga di sabbia che prima non avevo notato. Ero troppo concentrata su altro.

Ho capito che fosse una tartaruga solo quando ho deciso di salire sul grande morbido guscio. I miei piedi sprofondavano. Da quella prospettiva potevo identificare la grande testa tonda e le quattro zampe.

È stato bello, siete mai saliti con due piedi sul guscio di una tartaruga?

Posso ammettere di aver rovinato la fantastica costruzione ma mi rincuora il fatto che un’onda aveva appena sciolto un pezzo della sua testa.

Ho fatto giusto in tempo.


Partiamo oggi per l’ultima tappa. 150 chilometri ci separano da Exmouth.
La meta.
Ci aspettano una bella spiaggia e un grande parco nazionale.

Ah, comunque, Coral Bay è un paradiso vero. Una vera baia rigeneratrice.

Erica, anzi Atmosferica.

La parte destra di Coral Bay.

Una baia delimitata da una sottile lingua di terra, e all’orizzonte dalla barriera corallina.

Nonostante sia l’unica spiaggia chiusa, è quella che fino ad ora mi ha donato il maggior senso di apertura.

Ho visto i colori e la superficie limpida e calma, il venticello soffiava leggero e la sabbia era bianca. Un posto molto tranquillo e pieno di buona energia. Il sole non era troppo caldo, stavo bene.

Quella di fermarci un giorno in più, è stata una decisione unanime. Nonostante sia l’unico paesaggio confinato, è quello che ci ha regalato il maggior senso di libertà. Apertura mentale e libero flusso di sensazioni positive.

Te ne rendi conto quando una strana magia ti apre la mente, i pensieri si trasformano e ti viene voglia di alzarti e camminare.

Così ho fatto. Mi sono incamminata senza niente e senza dire niente. Non avevo niente tra le mani, non avevo niente ai piedi… Mi muovevo libera. Zero vincoli, zero barriere se non quella colorata dei coralli.

Mi è venuto naturale decidere di andare verso destra dove la spiaggia si trasformava in una scogliera dalle rocce piatte e poi di nuovo in spiaggia… E poi di nuovo in scogliera. La lingua di terra si allungava per 5 chilometri.

Mi piaceva sentire la roccia sotto ai piedi, le conchiglie incastonate mi sembravano piccole lumache in vita, i granchietti giocavano a nascondino e piccoli spazi insabbiati mi permettevano di fare qualche morbido passo.

Dopo la prima parte di roccia, una piccola spiaggia. Mi sono fermata. Guardavo il punto da cui ero partita da un’altra prospettiva, lo vedevo là, alla mia sinistra. Era lontano ma non troppo. Non avevo fatto fatica ad allontanarmi e sarei tornata indietro volentieri. Guardando l’orizzonte, le onde formavano una schiuma bianca sbattendo sulla barriera corallina. La baia e i suoi fondali creavano tre tonalità: trasparente, verde smeraldo e blu. Erano come tre fasce distinte.

Non so perché ma non sarei mai andata oltre la fascia trasparente.

Forse avevo paura degli animali. Vedere una razza sgusciare fuori dalla sabbia, è stato assurdo. Quasi mi sono spaventata! Era di un grigio metallizzato e di media grandezza. Non era grande e nera come la immaginavo.

Oggi magari deciderò di camminare verso sinistra. Mi libererò da quella parte. Il fatto di aver esplorato solo quella di destra, stamattina mi rende instabile, quasi sbilanciata.

Obbiettivo della giornata:

ritrovare l’equilibrio.

Erica, anzi Atmosferica.

La vita da campeggio.

Eccomi oggi con un articolo abbastanza tecnico con cui voglio parlarvi dell’essenziale, divertente, rilassante ma stancante, vita da campeggio.

Metto in conto il fatto che qualcuno di voi possa essere alla ricerca di informazioni, e stia navigando sul web per reperirne il più possibile in modo da organizzare il proprio viaggio.

Stiamo risalendo la costa ovest dell’Australia, siamo partiti il 28 dicembre da Perth, unica vera città del Western Australia e la nostra ultima tappa sarà Exmouth, un migliaio di chilometri più a nord.

Dormiamo in un Van, non mi piace dargli poca importanza tanto che ha acquisito sin da subito un suo nome proprio: Vando.

Ogni giorno risaliamo di circa 200 chilometri in modo da godere di ogni spettacolo lungo la strada con tutta calma e senza accumulare troppa stanchezza.

Attraverso i miei articoli di ogni giorno potete leggere i nomi delle tappe meritevoli, ora però, vi voglio dare informazioni dettagliate per affrontare al meglio le vostre soste in campeggio.

Direi che potrei procedere con un elenco puntato dal quale estrapolerete le informazioni a voi utili e potrete fare tesoro dei miei consigli:

  • Scaricate sul vostro smartphone l’applicazione: WIKI CAMPS AUSTRALIA. Indipendentemente da quale sia il vostro itinerario, sulla mappa dell’intera Australia potete vedere dove sono situate le aree camping e a quale distanza rispetto alla vostra posizione. Attraverso icone colorate, è semplice capire se il campeggio sia più o meno fornito (barbeque, acqua potabile, corrente, lavatrici, cucina, Wi-Fi e così via). Il numero di telefono non manca e nemmeno l’indirizzo. L’applicazione è a pagamento, costa circa 4 euro ma vi assicuro che è un ottimo investimento. Voto 10 a Wiki Camps Australia.
  • La cosa migliore da fare, una volta ripartiti verso la meta successiva, è quella di chiamare e verificare che ci sia disponibilità. Ci è successo di non chiedere in tempo e, una volta arrivati in loco, di non trovare posto. In quel caso siamo stati costretti a proseguire per altri 60 chilometri, dove l’applicazione identificava altri due campeggi.
  • La prenotazione telefonica è molto semplice e veloce. Alcuni campeggi chiedono il numero della carta per la conferma, altri vogliono solo sapere il numero delle persone, quante notti intendente fermarvi e se volete la presa della corrente. Bisogna ovviamente lasciare Nome e Cognome, dopodiché è fatta. Il consiglio è quello di chiamare prima di allontanarsi troppo dai centri abitati perché poi si rischia di non avere rete per qualche centinaio di chilometri.
  • Voglio assolutamente parlare della pulizia. Bagni spaziosi tenuti alla perfezione e mai maleodoranti. Cucine funzionanti e molto grandi attrezzate con fornelli, piastre, tostapane e forni a microonde. Il consiglio è quello di avere sempre con voi un piccolo fornello a gas, ma vi assicuro che lo userete in poche circostanze.
  • Le lavatrici funzionano con una moneta da uno/due dollari ma eventualmente c’è la possibilità di lavare i panni a mano in grandi lavandini e poi di stenderli in aree comuni. Procuratevi delle mollette! Il vento è sempre presente.
  • Il costo di uno spiazzo varia dai 30 ai 50 dollari di media. Dipende dal numero di persone e dalla posizione del campeggio. Se volete l’attacco esterno per la corrente, il costo aumenta di 4/5 dollari.
  • Sull’applicazione, vi dicevo che potete sapere sin da subito se è disponibile una rete Wi-Fi. Ecco su questo punto sarò severa visto che per me è essenziale per poter comunicare con voi 🙂 . Il servizio non è mai troppo efficiente e non copre tutta l’area del campeggio. Per questo motivo occorre posizionarsi in punti precisi per avere una connessione decente. A parte ciò, la rete 3G non manca mai.
  • Fate in modo di arrivare a destinazione entro e non oltre le 17. Con il buio non è semplice gestire cena e doccia, soprattutto se siete un gruppo formato da più di due persone. In campeggio il vostro bioritmo inizierà a seguire la notte e il giorno, la luce e il buio. Vi abituerete ad andare a dormire presto e a svegliarvi con la natura.
  • Un altro consiglio importantissimo: non risparmiate MAI sull’acqua. Spesso non è potabile o comunque il sapore e l’odore non sono invitanti. Se riuscite usate la vostra acqua anche per cucinare, per farvi il caffè o il thè.
  • Se campeggiate per più di una notte nella stessa area, potete sfruttare il frigorifero e il surgelatore. Due giorni fa finalmente mi sono potuta permettere un gelatino dopo cena o una tazza di latte a colazione.
  • Un’altra nota negativa è per l’attacco della corrente. Molto spesso è in posizioni che non permettono di inserire l’adattatore. Ad ogni modo potete usare le prese in cucina o nei bagni.

Mi sembra di avervi dato molte informazioni utili.

Cosa ne pensate?

Non avevo mai avuto esperienze in campeggio prima d’ora e devo dire che mi sta piacendo. Le risate nel mezzo della notte, le botte contro gli spigoli nel buio, la luce negli occhi la mattina e le chiacchierate davanti alla luce di una candela. È una vita essenziale, tre paia di pantaloni e tre magliette che girano, una trousse con shampo, bagnoschiuma e spazzolino, asciugamano, spazzola e infradito. Non serve molto altro.

Le temperature la notte si abbassano ma una felpa e un sacco a pelo, sono più che sufficienti. Le risate sono assicurate. Fate scorta di zucchero, sale, olio e aceto. Vi suggerisco piatti e posate di plastica, una pentola e un pacco di sorrisi.

Se qualcuno russa, cercate di farvi cullare dal dolce suono per prendere sonno. Abituatevi a dormire stretti e se la mattina la schiena chiede aiuto, stiracchiatevi per bene. Qui sulla costa ovest non ci sono troppe zanzare ma armatevi di zanzariera in modo da non dover interrompere il vostro sonno e trovarvi a parlare di ufo e alieni per un’ora aspettando di riprendere il sonno.

Dovrete viverla così, lo spirito deve esser questo.

Mi raccomando 🙂

Per chi volesse altre informazioni dettagliate, sono qui!

Oggi direzione Coral Bay! Ciao amici, ci sentiamo domani!

Erica, anzi l’Inviata Speciale.


Ps: nella foto potete vedere Vando pronto per la sua prima notte all’aria aperta. Era emozionato!

Zero aspettative. Zero scimmie.

Non avere troppe aspettative, è il modo migliore per godere di ogni bellezza.

Un incontro casuale, che sia con la natura o con una persona mai vista prima, se privo di aspettativa può trasformarsi in una grande sorpresa indimenticabile.

Può lasciare il segno.

Ogni novità, solo per il fatto che non ci è dato conoscerla prima di quel momento, è di per sè qualcosa di straordinario.

Non ordinario.

Quei pellicani sono stati per me una sorpresa straordinaria.


Abbiamo campeggiato per tre giorni a Denham, una piccola località situata sulla frastagliata penisola di Shark Bay. Non vi nascondo che un’intera giornata l’ho voluta trascorrere nel dolce far niente, nel relax più totale immersa nelle mie scritture che tanto sto amando.
Ieri il programma è stato quello di spendere l’intera giornata nel famoso resort di Monkey Mia.

No, di scimmie nemmeno l’ombra.

ZERO

SCIMMIE

🙂

Questa piccola oasi è famosa in tutto il mondo ed è meta di numerosi turisti. Si affaccia nel bacino che si crea tra la penisola di Shark Bay e la costa. In questa parte protetta, tra le insenature della costa peninsulare, trovano il loro habitat naturale delfini, tartarughe, pellicani e razze.

Non avevo aspettative.

Arrivati a Monkey Mia, situata a 26 chilometri a nord-est rispetto a Denham, abbiamo pagato l’ingresso 10 dollari a testa per l’intera giornata e parcheggiato il povero Vando in una grande area di terra battuta. Purtroppo per lui, non c’era mezzo metro quadrato d’ombra.

“Bene, andiamo a vedere un pò…”, mi sono detta.

All’entrata, per arrivare dall’altra parte era obbligatorio il passaggio all’interno di un piccolo negozio. Classico dei musei e dei centri turistici, vendeva piccoli oggetti, gadget e porta fortuna.

Ho passato il tutto senza interessarmi molto, ero curiosa di vedere cosa si nascondeva dietro quella casetta in legno di media grandezza che mi separava dal mare.

Sulla spiaggia di sabbia fina, un gruppetto di pellicani si rilassava. Sono rimasta colpita. Mi sono avvicinata. C’era quello che stava in piedi e si guardava intorno con aria attenta, l’altro che se ne stava accovacciato a riposo con gli occhi chiusi formando una palla ovale di pelo, quello che stava seduto ma con occhi vispi mi guardava.

Avevano grandi becchi, lunghi! Sproporzionati rispetto al corpo! Ho visto che uno di loro lo apriva credo per sbadigliare. Mi ha fatto impressione e per imitarlo ho simulato l’apertura con le mie braccia un po’ come quando si canta ai bimbi la canzoncina de “Il coccodrillo come fà…”

Ridevo…

AHAHAHAHAHAH 🙂

Ho visto anche una tartaruga. Nuotava placida sotto il molo di legno sul quale mi sono seduta con i piedi a penzoloni. Si muoveva senza muoversi, come se fosse trainata da un filo invisibile. La dolcezza con cui nuotano le tartarughe è davvero impressionante. Scivolano nell’acqua senza il minimo sforzo.

Non avevo aspettative.

I delfini non li ho visti, le razze nemmeno.

È stato bellissimo, straordinario.

Niente di ordinario.

Erica, anzi Atmosferica.


Ps: guardate il cielo nella foto. Nuvole di un grigio molto scuro, avrebbero voluto nascondere l’alto azzurro intenso e il sole.

Avrebbero voluto…

Shell Beach.

Era una spiaggia di conchiglie salate. Piccole e bianche, a punta o rotonde.
Erano milioni, miliardi o forse infinite.

Una distesa candida che facevo fatica a credere fosse reale.

Shell Beach, la spiaggia delle conchiglie.

Il sole batteva a picco sopra la mia testa, erano le due del pomeriggio, il momento più caldo della giornata, ma volevo resistere.
Protezione sulla faccia e, come al solito, litri di acqua.
Generalmente le temperature calde e insopportabili si alternano ai 30 gradi ventilati ma non era quello il caso.

Dicevo che quella spiaggia, in mezzo al niente, si bastava. Non aveva bisogno di null’altro per sembrare una meraviglia senza confini.

Per arrivare alla riva, una serie di dune, mi facevano perdere per un momento la visuale del mare. Quando sembrava fosse l’ultima, ne arrivava un’altra.

Su e giù, su e giù.

Sole troppo caldo. Sì, mi stava cuocendo.

Volevo bagnarmi la testa, dovevo mettermi una protezione ancora più alta.

“Mattia? Mettiamo la 100?”

Erica resisti.

Finalmente alla riva, abbiamo scoperto l’orizzonte. L’acqua era cristallina, molto bassa e calda. Per più di cento metri, potevi camminare verso l’infinito senza che il livello superasse la metà del polpaccio. Per questo motivo era calda.

Era calma. Onde inesistenti. Caratteristica predominante delle spiagge qui nei dintorni.

Francesca ha iniziato a camminare, la vedevo allontanarsi e farsi sempre più piccola. Io ho trovato un punto di pace a pochi metri dalla riva. Mi sono sdraiata a pancia in giù e non ero completamente sommersa.

A parte qualche voce di turisti francesi, tutto era in pace. Non guardavo verso l’orizzonte, ero parallela rispetto a lui e Mattia era a pochi metri da me. Per qualche minuto seduto, per altri sdraiato.

Silenzio.

Mi sono raccontata delle storielle sulla vita, giocando con le piccole conchiglie incastonate nella sabbia. Mi sono rilassata e non sentivo più il caldo. Stavo bene.

Francesca tornava. Camminava, camminava, ma non arrivava mai. Si stava avvicinando a noi ma era sempre lontana.

Scavando con la mano, ho scoperto la sabbia sotto le conchiglie. Era color creta, un grigio scuro, nettamente in contrasto con il bianco brillante.

Stringevo manciate di conchiglie tra le mani e le portavo fuori dall’acqua. Le guardavo, le scrutavo e ad ogni manciata, speravo di addocchiarne una diversa, speciale.

Non sapevo quanto tempo fosse passato, forse mezz’ora, forse dieci minuti. Per l’ennesima volta ero piena, sazia di acqua e natura.

Sale e conchiglie.

Storie e racconti.

Iniziavo a pensare di averne abbastanza quando Mattia mi dice:

“Io sarei a posto…”

“Anche io…”

Avevamo ascoltato il silenzio.

Avevamo imparato abbastanza.

Erica, anzi Atmosferica.

Attivate l’Amore.

Una mattinata tranquilla, riflessiva e meditativa, mi ha chiesto di riflettere sull’Amore.

Ho deciso così di isolarmi, trovare un piccolo angolo di pace, dove abbandonarmi alla quantità di Amore, Verità e Purezza che questo cammino mi sta continuamente regalando.

Guardo con Amore posti meravigliosi, paesaggi incantevoli dai colori impensabili. Scatto fotografie, respiro profondamente a pieni polmoni, mi prendo il tempo necessario per godere di una bella sensazione o del sapore dell’acqua salata.

Rido. Rido tantissimo.

Spesso senza un chiaro motivo.

Ma rido. Lascio fluire ogni energia.

L’Amore mi sta aiutando a raccontare parole silenziose che gridano con forza la loro voglia di vivere.

Di uscire.

Oggi mi sento così.

Profonda e calma.

Mi sto fermando, ho bisogno del mio tempo e del mio spazio. Momenti di solitudine sento siano la giusta compagnia.

Vi invito a leggere lentamente:

Per mantenere attivo il flusso dell’Amore, oggi, trova il tempo di concentrarti ogni volta si presenti l’occasione, sui differenti profumi dell’Amore nel tuo Cuore. Quando li noti, il semplice atto di mettere attenzione all’Amore, aiuta a renderlo un’intima parte di te.

I profumi dell’Amore, includono, come segue: apprezzamento, gratitudine, diletto, affetto, idillio e attrazione personale.

Se apprezzi quanto deliziosa sia la mattinata, prenditi un momento per sentirlo e dì a te stesso: ” Questo è Amore!”.

Quando ti rallegri per una telefonata di un amico o per il sapore di un pranzo delizioso, dì a te stesso: “Questo è Amore. Queste non sono cose da niente!”

L’Amore è per sua natura gentile e molte esperienze sono infuse d’Amore anche se siamo entrati nell’abitudine di rendere l’Amore un’emozione grande e forte…

…può anche esserlo ma, provare gratitudine per una parola cortese, è altrettanto tenero quanto un idillio.

Quando cominci a notare questi profumi d’Amore, la tua consapevolezza si espande naturalmente, quindi, diventa più facile fare quei gesti di amorevole gentilezza e compassione che sono espressione del tuo vero “SÈ”.

Tutto comincia nella consapevolezza

specialmente l’Amore universale

di cui è imbevuta

l’intera creazione.

Namastè.

Deep Chopra – “Il potere delle energie vitali”


Camminavo sul pontile in legno di Hamelin Pool.

L’ennesimo paradiso.

Una piscina naturale dal dolce nome.

Nel tragitto da Kalbarri a Shark Bay, è stata una tappa meritevole.

Ora…

Attivate l’Amore e potrete percepire il silenzio delle mie parole.

Erica, anzi atmosferica.

Pink Lake.

Non potete nemmeno immaginare cosa è esploso dentro me, quando si è aperta davanti ai miei occhi quella distesa di acqua rosa. Non riuscivo a credere che potesse esistere davvero un lago naturale di quel colore. Sembrava finto, sembrava davvero di guardare un quadro.

Un quadro dai colori surreali, dipinto in un momento di sana pazzia.

Stavamo viaggiando da un’ora abbondante. Ripartiti da Geraldton in mattinata eravamo diretti a Kalbarri. La notte di capodanno l’abbiamo trascorsa al Foreshore Backpackers, un ostello che offre bellissime vedute sul mare, dove un gruppo di ragazzi viaggiatori, ci ha fatto compagnia nell’attesa della mezzanotte. È stato carino, sicuramente memorabile! Due passi di danza nell’unico locale del posto e qualche risata giusta.

Il giorno precedente, arrivati in ostello, una comunicazione scritta con gesso bianco compariva sulla lavagnetta posizionata giusto fuori dalla reception:

“Ore 19.30 cena di capodanno. Noi vi offriamo la pizza, voi portate da bere!”

Fantastico! Il destino ci aveva portato nel posto giusto. Loro ci offrivano la cena, noi abbiamo recuperato qualche birra Corona in un piccolo negozio trovato aperto per miracolo.

🙂

Eravamo tutti in viaggio, ci trovavamo lì di passaggio o magari per una vacanza di qualche giorno come il surfista calabrese che vive a Sydney da quattro anni. Era lì a godersi per qualche giorno il vento e le spiagge della costa ovest. Poi, c’era chi, come noi, era diretto alla scoperta del nord e chi, invece, sarebbe ripartito il giorno dopo procedendo verso Perth.

Questo è stato il nostro capodanno!

Dicevamo…

Siamo ripartiti quindi per Kalbarri, la sosta intermedia sarebbe stata Port Gregory, la casa naturale del tanto famigerato Pink Lake.

La prima parte di viaggio è stata davvero difficile. Il caldo era soffocante e sentire il sole battere sulla pelle era snervante. Mi coprivo con un telo da mare ma sudavo. Quaranta gradi, aria calda. L’acqua non dissetava molto ma continuavo a bere per non rischiare. Acqua. Acqua. Acqua. Ero seduta di fianco a Mattia, con la coda dell’occhio vigilavo, controllavo che andasse tutto bene. Ogni tanto gli chiedevo gestualmente come stesse procedendo:

Domanda: POLLICE IN SU (?)

Risposta: POLLICE IN SU (!)

Ok, tutto regolare.

Francesca era seduta dietro, per distrarsi dalla temperatura vulcanica ascoltava musica nelle cuffie e osservava il paesaggio scattando qualche fotografia.

Vando correva.

Ad un certo punto vedo un cartello che diceva:

“Port Gregory 5 km”

Ok, c’eravamo quasi, mancava poco.

All’improvviso, lo vedo.

Senza preavviso.

Non avevamo fatto cinque chilometri ma molti meno!

Forse uno.

La strada ha iniziato a costeggiare il LAGO ROSA, uno spettacolo della natura. In alcuni punti il colore era più intenso, in altri volgeva al bianco e mi sembrava latte. Sì latte. Le rive semi-rocciose dal colore rossastro creavano un perfetto accostamento. Strano ma azzeccato.

Come quando decidi cosa indossare prima di un importante appuntamento, e pensando ai vari colori del tuo guardaroba, non ti verrebbe mai in mente di vestire una maglietta di un rosa acceso e un pantalone rosso mattone.

Beh, decidi di provare comunque perchè alla fine dei conti quelli sono i due indumenti con cui ti sentiresti più a tuo agio. I tuoi preferiti.

Ti guardi allo specchio e rimani così.

Stranito.

“Caspita, non avrei mai pensato, ma sto una favola!”

Ho guardato Mattia. Senza dire niente.

Lui mi guarda e con una mimica facciale mi ha voluto semplicemente far capire che non credeva ai suoi occhi.

Franci invece esclamava: “Ma in che posto siamo???”

Ci siamo fermati al lato della strada, il caldo era scomparso, un venticello fresco faceva svolazzare la mia gonnellina gialla e non vedevo la fine del lago.

Era davvero gigantesco.

Senza parole.

Senza fiato.

Nel Western Australia è possibile ammirare numerosi laghi rosa. Per noi questo è il secondo. Il primo ha deliziato il nostro tour in bicicletta sull’isola di Rottnest. Quel lago, però, non mi aveva lasciata a bocca aperta come questo di Port Gregory. Era di un rosa meno intenso e ne potevo delineare i contorni, era più piccolo.

La colorazione di questi laghi è dovuta alla presenza di particolari alghe, come la Dunaliella salina, responsabili dei pigmenti colorati. Credo che anche a voi risulti strano immaginare ad un’alga rosa.
Ma dovete farlo.

Superate i vostri limiti, è il momento!

Vedremo altri laghi rosa?

Lo scopriremo strada facendo ma direi che posso ritenermi già fortunata.

Oggi siamo diretti a Denham dove campeggeremo per due notti. I prossimi tre giorni si prospettano super intensi di emozioni.

Sono curiosissima! Questo viaggio sembra conservare continue sorprese.

Nonostante la scarsa connessione sono felice di riuscire a comunicare sempre con voi, ho bisogno di scrivervi, ho bisogno di farvi scoprire queste meraviglie.

Pensiero guida: “Non ti scordare mai l’importanza di vivere dando libero sfogo all’energia. Non mancare mai di cogliere la bellezza di tutte le cose viventi. Questo giorno, anzi, questo preciso momento che stiamo condividendo, è un regalo. Sii vitale, ilare e curioso. Resta fedele alla tua missione di servizio disinteressato agli altri. A tutto il resto penserà l’universo.

“Il Monaco che vendette la sua Ferrari” – Robin S. Sharma

Erica, anzi Atmosferica.


TANTI AUGURI PAPÀ

The Pinnacles Desert.

Se volete un commento alla giornata di ieri, posso iniziare con il dire WOW!

In viaggio, Vando avanzava come un soldato combattendo con le correnti di vento. Mattia alla guida manteneva un andamento tranquillo e non superava mai i limiti consentiti. L’Ingegnere è super preciso, ad ogni segnaletica che impone la velocità massima, la lancetta nel cruscotto si riassetta precisa. Non uno in più.

Lasciata alle nostre spalle Lancelin, dopo una ventina di chilometri, abbiamo anche provato l’ebrezza del posto di blocco. In mezzo al niente, su una strada infinita, uno squadrone di poliziotti dirottava le macchine al lato sinistro della strada. Un controllo categorico, preciso. Hanno chiesto a Mattia la patente e di soffiare cortesemente per tre secondi in un piccolo tubicino di plastica.

Quando non hai nulla fuori regola, un controllino ogni tanto ti fa anche piacere.

“Bravi ragazzi, fermateli tutti! Complimenti vivissimi per l’organizzazione.”

Il “The Pinnacles Desert” ci attendeva. Quando abbiamo visto il cartello, ho attivato tutti i sensi che nel relax del viaggio avevo per un momento disattivato. Mancavano 3.5 chilometri, Erica sveglia.

Pagato l’ingresso 12 dollari, c’era la possibilità di seguire un percorso a piedi, oppure di visitare il piccolo deserto colorato a bordo di Vando.

La maggioranza ha votato per la seconda opzione.

Vando era felice.

Una distesa di sabbia color ocra, si stendeva ampia e quasi pianeggiante. Per un attimo ho pensato alla Provenza. Migliaia di grandi pietre, stavano incastonate verticalmente come se qualcuno le avesse posizionate per formare chissà quale strana composizione. Erano tantissime, alte, basse, piatte o di spessore. A momenti pensavo che fossero state disposte in ordine di altezza, in altri le vedevo formare un cerchio oppure una fila indiana.

Vando seguiva un percorso di sabbia battuta delineato da piccole pietruzze e anche lui poteva vedere i giochi di luci e ombre che rendevano il paesaggio giallo, a volte marroncino oppure arancione. Le nuvole creavano questo effetto spettacolare e si muovevano velocemente giusto per rendere la visita ancora più affascinante.

Un percorso di circa 3 chilometri, suggestivo, emozionante. Siamo entrati gasati e curiosi, canticchiando canzoni italiane.

Siamo usciti in silenzio.

Colpiti ed estasiati.

“Un posto davvero strano” ha detto Mattia.

Macinando chilometri, il paesaggio si fa sempre più rosso. Proseguendo verso nord, cambiano le tinte delle rocce e il colore degli alberi.

Ora siamo a Green Head. Un altro campeggio per un’altra notte. Si cena prima del tramonto perché senza luce, qui, non si può fare altro che godersi la quiete e il cielo stellato. Francesca ogni tanto ricorda a me e a Mattia di alzare lo sguardo verso l’alto. Le stelle sono grandi, luminose e sembrano vicine anche se il cielo sembra molto più lontano del solito e più grande.

Siamo pronti ora a ripartire, altri 150 chilometri circa ci porteranno a Geraldton.

Stasera festeggeremo l’inizio del nuovo anno. Non ho la minima idea di dove alloggeremo, non vi so dire se qualcuno farà un brindisi con noi o se potrò augurare un 2016 ricco di belle sorprese a qualche anima buona in viaggio come me.

Posso dirvi che allo scattare della mezzanotte, guarderò il cielo e sarò felice.

Erica, anzi Atmosferica.

Take your time.

Non avere fretta.

Abbi sempre la fermezza di goderti ogni momento anche quello apparentemente più noioso. Dalla noia nasce creatività, nascono nuovi sogni e ispirazione. Abbi la forza di fermarti e di tenerti immobile, non pensare che ci sia qualcuno o qualcosa ad aspettarti. Niente aspetta ed ognuno va per la propria via. La cosa che devi fare è vivere lentamente, passo dopo passo ogni scoperta sarà meravigliosa se priva di aspettative.

Impara a vivere il presente. Non proiettarti nel futuro, tu sei Adesso e Ora.

Gli imprevisti faranno parte del gioco, ma tu GIOCA! Non prenderti mai sul serio, take your time e non avere fretta.

Tanti episodi ti guideranno in strade del tutto nuove, sconosciute ed inaspettate. Finirai con il fare sempre ciò che non ti eri prefissato e la vita sarà una continua piacevole scoperta.

Non pensare agli altri, pensa a te stesso. Prima di tutto esisti Tu.

Ho proposto ai miei compagni di viaggio di leggere insieme “Il monaco che vendette la sua Ferrari”, quel libro di cui vi avevo già parlato. Fino ad ora rimane il migliore che io abbia mai letto.

Quando abbiamo tempo, voglia e la giusta connessione, ne leggo un capitolo a voce alta. Cerco di dare l’intonazione giusta e di rendere l’ascolto piacevole.

Ieri, al calare della sera, ho letto qualche pagina e loro ascoltavano in silenzio, appassionati. Eravamo sdraiati, uno di fianco all’altro e Vando ci coccolava. Franci teneva gli occhi chiusi, Mattia era talmente attento che non sentivo nemmeno il suo respiro. L’idea di offrire loro la lettura mi gratifica, sono certa che non lo dimenticheranno e che darà a loro interessanti spunti di riflessione come li ha dati a me.

Poi in mezzo a tutta questa meraviglia ha un altro sapore.

È tutta un’altra storia.

Nonostante io l’abbia già letto pochi mesi prima della mia partenza, rileggerlo ora mi sta regalando tutt’altre sensazioni. In alcuni passaggi mi sembra di non averlo mai nemmeno sfogliato, rimango colpita da frasi che prima erano scrosciate via, senza fermarsi. Mi sembra nuovo.

Durante la lettura serale di ieri, mi ha colpito questa parte:

“Ad un tratto Julian mostrò una certa inquietudine, come se si sentisse a disagio: ‘John, prima d’ora non avevo mai aperto il cuore a nessuno. Ti chiedo scusa… è solo che tra quelle montagne ho provato un tale senso di purificazione, un così travolgente risveglio dello spirito nei confronti delle forze universali, che non posso fare a meno di far partecipi gli altri di quello che so.”

“Il monaco che vendette la sua Ferrari” – Robin S. Sharma

Questa citazione  mi ha rapita e riempita. Ho rivisto nelle “montagne” le Dune di Lancelin, ogni parola ha dato voce alla mia anima e stavo leggendo a loro, sto scrivendo a voi e “non posso fare a meno di far partecipi gli altri di quello che so”.

Mi sono un attimo inceppata con la lettura. Mi rendevo conto di essere distratta perché faticavo a dare l’intonazione giusta. Mi sono fermata e scusandomi ho detto ai ragazzi che dovevo prendere nota di qualche riga appena letta.

È proprio vero che ogni libro ha un diverso messaggio per te in ogni momento della tua vita. Anche a distanza di pochi mesi può regalarti altro.

Ancora una volta, prendetevi del tempo.

Take your time.

Questo libro vi regalerà bei silenzi.

Erica, anzi Atmosferica.