…vuole solo farsi vedere.

Siamo ad Albany e tra ieri ed oggi, questa cittadella mi ha fatto provare emozioni contrastanti. Sensazione di freddo e montagna e, al contrario, di estate piena e calda.

La costa va a formare un grande golfo che per un momento, mi è sembrato un lago. Il paesaggio è collinare e ci sono case costruite anche in pendenza. Questa è una novità.

Siamo arrivati ieri nel pomeriggio e dopo una breve perlustrazione del paese, abbiamo identificato il campeggio in cui dormire. Il freddo non ci lasciava e la pioggerella fastidiosa non ci dava possibilità di esplorare più di tanto. Scarpa da ginnastica, pantalone lungo, canottiera, golfino, felpa e sciarpa. Questo era l’abbigliamento necessario.

“A cipolla”.

🙂

Al nostro risveglio oggi, non sembrava che la situazione fosse cambiata ma, dopo una calda doccia rigenerante, ci siamo messi in moto. Abbiamo iniziato a percorrere la costa seguendo il prolungamento della striscia di terra che va a formare una penisola. Lungo la via, soprattutto nel caso in cui si costeggia l’oceano, si incontrano spesso punti in cui la vista è spettacolare e terrazze artificiali in legno permettono di scattare qualche fotografia o di sporgersi più di quel che i cespugli verdi permetterebbero.

A 16 chilometri da Albany, il cielo si è aperto, il caldo è tornato e un sentierino sabbioso lungo la strada, ci ha invitato a fermarci. La visuale era cristallina, laggiù c’era una spiaggia stile Indonesia e volevo andare lì.

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Improvvisamente la voglia di indossare un costume e distendermi nella bianca pace mi ha assalita, si trattava solo di trovare la via per arrivare lì sotto. La fortuna di viaggiare con Vando, rende ogni idea realizzabile, ogni fame saziabile e  se hai sonno puoi dormire, se hai sete puoi bere e se all’improvviso senti caldo, metti il costume e ti puoi tuffare.

Vi scrivo proprio da qui, dalla parte destra della baia vista dalla terrazza. Mi piace dividere sempre tutto in destra e sinistra, mi aiuta a spiegarvi meglio il mio punto di vista. Come nella vita, anche nella decisione della meta occorre scegliere se andare di qua o di là, e questo bivio cambia il destino.

Questa è libertà.

Per la prima volta, al tatto, la sabbia sembra fatta di zucchero. È morbida ma densa, è soffice ma pesante. Il fatto che sia ricoperta per gran parte da alghe secche e nere, la fa sembrare ancora più bianca e lo stesso vale per il colore dell’acqua. Sembra ancor più smeraldino grazie a questo contrasto con il nero.

Un vecchio e piccolo piccolo peschereccio si muove lentamente sulla superficie calma del golfo. Non vedo presenza umana a bordo ma sono sicura ci sia qualcuno.
Come al solito un gabbiano è venuto a farmi visita, forse è sempre lo stesso che mi sta seguendo.

Sarebbe una storia fantastica.

Riesco puntualmente a immortalarlo in ogni posto in cui mi trovo. Anche a Greens Pool, nonostante il tempaccio ne ho visto uno.

È bello vedere come mantengono sempre la loro calma ed eleganza, senza lasciarsi disturbare dalla pioggia o da un passante troppo invadente. In quel caso planano per qualche metro senza cambiare minimamente la loro espressione rilassata e strafottente.

Non c’è nessuno e in costume si sta bene. Dalla sciarpa, sono passata alla protezione trenta. Le alghe volano e solleticano le mie gambe, la sabbia si appiccica ma non è fastidiosa, il sole batte ma non troppo forte, il mare è silenzioso e non vuole farsi sentire ma è molto vanitoso…

…vuole solo farsi vedere.

Erica, anzi Atmosferica.

ELEPHANT Rocks.

Eccomi connessa direttamente da Denmark! Queste prime ventiquattro ore di viaggio le giudicherei rilassanti, fredde e ossigenanti!

Ieri Greens Pool era molto arrabbiata! Vento, pioggia e nuvole nere hanno reso la nostra gita viva. Questo posto spettacolare si è rivelato come lo immaginavo ed è stato solo il brutto tempo a mandarci via. Saremmo rimasti tutta la giornata distesi su quella spiaggia paradisiaca.

Una volta scese le scale in legno, lo spettacolo si è aperto davanti ai nostri occhi. Le due o tre coppiette incrociate proseguivano verso sinistra, verso quella scogliera liscia e levigata che costeggiava il golfo dal profilo morbido. A noi è venuto spontaneo togliere le scarpe e iniziare a camminare verso destra…

Devo sempre fare la diversa, questa cosa devo ancora spiegarmela.

Quando tutti vanno da una parte, io voglio andare dalla parte opposta. Quando non ci sono indicazioni, seguo sempre il mio istinto.

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Gli scogli tondeggianti bloccavano la rabbia delle onde e a riva l’acqua correva per una leggera carezza per poi ritirarsi. Dopo un centinaio di metri, un’onda delicata si è spostata invitandomi a salire su quell’ammasso di roccia che si allungava verso di me quasi a dirmi…

“Forza! Sali ora che l’acqua ti lascia passare!”

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Da lassù vedevo tutto da un’altra prospettiva, dall’alto, era bello ma dovevo coprirmi! Faceva freddo e non capivo se quella che mi bagnava fosse pioggia o il mare trasportato dal vento. Voleva spingermi via e così ho iniziato a correre, prima piano e poi sempre più veloce. I piedi sprofondavano nella sabbia e facevo fatica, avevo il fiatone. Mi coprivo la testa con un telo da mare mentre un uomo faceva il bagno, galleggiava tranquillo ed era un tutt’uno con l’ambiente circostante.

Strano.

Io scappavo mentre lui si sentiva accolto.

Dietro a quella scogliera ondeggiante, si nascondevano delle buffe rocce: Elephant Rocks.

Una stradina sterrata, una gradinata in legno, un sentiero sabbioso e poi eccole.

Vi giuro che erano degli elefanti.

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Da quella parte si creava un piccolo golfo dove questi grandi animali cercavano pace e immobilità. Vedevo la forma dell’elefante soprattutto nella roccia centrale, la testa squadrata, sul muso il lineamento della proboscide, la gobba sulla schiena e il posteriore tondeggiante. Spettacolare.

Mattia, nonostante la pioggia insistente, ha proseguito verso la parte sinistra del golfo per vedere se quelle rocce levigate da chissà quale scultore, sembrassero elefanti anche da un’altra visuale.

Io mi sono fermata sulla spiaggia, per me era già impressionante da lì. Non avevo bisogno di seguirlo.

Ritornati alla macchina, la sensazione era come quella dopo una giornata autunnale in montagna. Vestiti umidi, polmoni aperti, sete, voglia di una doccia e di un thè caldo davanti al camino.


Oggi, una passeggiata in centro al paese, ci ha fatto tornare per un paio di ore alla realtà. Negozietti graziosi vendevano vestiti troppo eleganti e costosi per gli standard a cui sono abituata e una tortina calda con ripieno di carne, formaggio e bacon è stato il nostro pranzo. Ho comprato un paio di pantaloni dallo stile hippy, larghi, colorati da una fantasia di elefanti. Ancora elefanti. Denmark è suggestiva, attraversata da un calmo fiume costeggiato da un parco pubblico. Il campeggio scelto per la notte non era molto attrezzato ma anche lì si respirava aria di casa, nonostante fosse abbastanza isolato e silenzioso.

Salutiamo ora questa graziosa cittadina per proseguire. La ringraziamo per la pace, la pioggia, il fresco e le persone incontrate.

A domani con le novità.

Erica, anzi Atmosferica.

Non è un sogno.

Siamo in viaggio.

Vi scrivo dal sedile di sinistra, quello ricoperto da un asciugamano fantasioso mentre una pioggerella vaporosa si posa sulla grande finestra davanti a me. Piedi appoggiati sul cruscotto e, nonostante il brutto tempo, sento il mio corpo pieno di adrenalina. Il volume della musica è fissato come sempre sul 45 e anche se sono canzoni ascoltate fino alla nausea, oggi mi sembrano tutte nuove.

Guardando fuori da questa finestra che dà sul mondo, mi vengono in mente le parole di un personaggio che compare in “Waking Life”, guardato in campeggio con Matteo pochi giorni fa. Un film pieno di massime condivisibili, riflessioni importanti e assiomi di vita, che affronta il tema del Sogno. Quello che parlava era un uomo alla guida della sua macchina la quale aveva tutte le sembianze di una piccola barca a motore bianca e azzurra.
Da qui, mi sento un po’ quell’autista e anche se non sto guidando, la scena e i miei pensieri si avvicinano ai suoi e al sogno.

Vi trascrivo qui di seguito le sue parole, consigliandovi ovviamente la visione di questo film. Ormai lo sapete che mi piace darvi idee e spunti! Come dice Matteo, noi siamo la somma delle nostre esperienze e delle persone incontrate. Siamo una rete in continua espansione composta di emozioni altrui, consigli, suggerimenti e condizionamenti oltre che di tutto ciò che ci appartiene dalla nascita, dal sangue. Siamo un concentrato di quel che abbiamo visto, incontrato e vissuto e sarebbe bello, un giorno, unire tutte le nostre reti fino a formare un reticolato di condivisione che racchiuda il mondo intero.

“Io credo che il veicolo debba essere un estensione della propria personalità.

Questa è la mia finestra sul mondo, ogni istante è uno spettacolo diverso. Io magari non lo capisco, magari non sono neanche d’accordo con questo mondo, ma sai una cosa? Lo accetto e continuo a galleggiare.

Il viaggio non richiede una spiegazione, ma solo dei passeggeri.

È come arrivare su questo pianeta con una scatola di pastelli, c’è chi ha la scatola da otto pastelli e chi quella da sedici. Ma quello che conta è quello che fai, con i pastelli, con i colori che ti hanno dato. Non state a preoccuparvi di colorare fuori dai contorni, colorate fuori dai contorni, dico io, ma anche fuori dalla pagina! Non mettetevi limiti!”

Tratto dal film “Waking Life”

Mi rimarrà nel cuore Matteo insieme a tutti gli altri amici incontrati a Pemberton.

Triste ma magica Pemberton.

Ieri sera Stefania ha cucinato per tutti, era un mio grande desiderio. Lei ha un’attitudine particolare ai fornelli e quando la vedo concentrata, percepisco un talento innato. Penne con ragù (non mangiavo un piatto di pasta così buono da tre mesi) e patate bollite saltate in padella con sale e spezie. Ha cucinato per dodici persone ma non è stato un problema, è una grande.

Per chiudere in bellezza, ho deliziato gli altri con fragorose risate stando al gioco delle loro battute. Dovete sapere che ultimamente non ero più Erica ma…

…A SFERICAAAA…

😂

Vi garantisco che è stato un divertente pit-stop lungo tre settimane. Ognuno di loro mi ha lasciato qualcosa ampliando la mia rete e io spero di aver fatto lo stesso con loro.

GRAZIE SFERICIIII…

🙂

Intanto Vando corre, tra poco toccheremo la prima tappa. Solo due ore di strada, poco più di 200 chilometri tra folte foreste secche e poche distese aride popolate da mucche nere.

Null’altro fuori ma l’infinito dentro.

Erica, anzi A SFERICAAAA!!

Il giorno che segna la fine…

…e l’inizio, è arrivato!

Ci siamo!

È arrivato l’ultimo giorno di lavoro e l’ultimo Avocados è stato imballato. Le nostre facce esprimono soddisfazione e gratitudine verso questo posto che in fin dei conti ci ha dato il lavoro che cercavamo, i giusti soldini per continuare a viaggiare, un sacco di divertimento e quella stanchezza fisica che serviva.

Grazie alla fatica fatta apprezzeremo ogni singolo chilometro a bordo del nostro Vando, ogni pezzo di strada sarà una scoperta tanto attesa e gusteremo ancor di più queste miglia che ci attendono.

Stima e rispetto per chi questo genere di lavoro lo fa tutta la vita, chi per mantenere famiglia e affetti si spacca la schiena in quattro facendo lo stesso dannato movimento per lunghe ore ogni giorno. Il mio pensiero va ai più anziani che sicuramente, in gioventù, hanno dovuto accontentarsi per campare e per regalarsi un futuro migliore. Hanno fatto di tutto, lasciato la propria terra per cercare fortuna con al seguito una famiglia numerosa, correndo il rischio di fare la fame.

Noi ce l’abbiamo messa tutta! Questi frutti verdi ci hanno insegnato un sacco di cose. Parlando della mia esperienza, vi dico che è stata assolutamente positiva. Ho pensato tanto, riso e cantato. Sono stata travolta da momenti alienanti e ho persino immaginato di avere tra le mani zucchine, fichi o pere.

Allucinanti allucinazioni!

I minuti antecedenti allo spegnimento della grande macchina dei rulli sono stati mozzafiato, una specie di conto alla rovescia. L’ultimo Avocados inscatolato ha segnato la fine di una storia e l’inizio di un’altra. L’ennesima partenza.

È stato bello scambiare sorrisi con i colleghi, se avessi liberato l’adrenalina, mi sarei messa a saltare, avrei abbracciato tutti come quando scatta la mezzanotte l’ultimo giorno dell’anno.
Diverse culture e diverse lingue si sono unite nella contentezza della fine e dell’inizio.

C’è chi cercherà un nuovo lavoro e chi, come Janko, partirà per un viaggio. Come ci ha raccontato, l’ultimo prima di rientrare in Germania dai suoi cari e dalla sua fidanzata. Lo incontreremo sicuramente “on the way” anche perché l’Australia è tanto grande ma la strada è UNA soprattutto se la direzione seguita è la stessa. Con la sua macchinina rossa partirà tra qualche giorno alla volta di Melbourne e lì, venderà il suo piccolo e buffo mezzo per navigare verso la Tasmania. Ci siamo scambiati i numeri di telefono e un “keep in touch” per i giorni che verranno.

Jenny, la nostra supervisor, ci ha ringraziato per il lavoro prestato definendoci un buon team. Siamo felici!

Felpe, magliette e fuseaux indossati sono talmente sporchi che andrebbero bruciati ma li terrò, non si sa mai. Un giorno potrei ritrovarmi di nuovo con le mani nella terra o tra pile di scatole e bancali. In quel caso avrò già la divisa da lavoro pronta all’uso e ritornerò nelle vesti di quella ragazza tanto carina disposta a sporcarsi le mani.

Stasera una cena con gli amici e domani una giornatona con alcuni di loro. La nostra prima tappa sarà Greens Pool, due ore di strada per ammirare uno spettacolo di acqua cristallina coccolata da scogli formando verdi piscine. Stefania, Paolo, Matteo e forse un altro paio di persone ci seguiranno fino a lì dove poi ci saluteremo.

Prima tappa per la notte di domani, quindi, Denmark. Cittadella poco fornita ma ottima per una prima sosta.

Sono carica, si sente?

Finalmente Pemberton ci lascia di nuovo VOLARE!

Erica, anzi Atmosferica.

Mi sembrava di toccarlo…

Mi chiedo come farò a non vedere il mare quando tornerò a casa. Me lo sto chiedendo seriamente perché tornerò seriamente un giorno.

Forse mi mancherà l’aria! Andrò a trovarlo la domenica, anche in un giorno di inverno.

So che lo farò perché guarisce ogni male, solletica l’emozione e si allunga e si ritira, senza mai darsi pace.

Siamo andati a Bunbury, un paesino affacciato sul mare, un porticciolo a completare e tanti locali e localini nella via principale. Un bagno in mare valido per tutti i giorni in cui non l’ho potuto toccare e qualche passaggio a pallavolo con amici che facevano di tutto tranne che galleggiare.

Agitati e divertiti, si passavano la palla senza riuscire a farla volare. Ridevo a squarciagola davanti ad ogni scena ed ero leggera. L’acqua levigava senza troppa forza, il sale disinfettava e la sabbia era morbida. Mi ci sono distesa sopra, ero sola ma in compagnia, la musica entrava nell’anima quasi a dirmi… “Erica! Che nostalgia!”

Il gioco era quello di schiacciare al settimo palleggio, nel giro di pochi minuti, abbiamo cambiato le regole: SCHIACCIA CINQUE.

Era difficile governare la sfera senza che la dolce corrente ti portasse un po’ via. Il sole era basso, sin dall’inizio e alle diciotto, stava andando giù, verso il tramonto.

Era vicino vicino, mi sembrava di toccarlo e ho chiesto a Matteo di immortalarlo. Il sole, il tocco.

Bunbury è stata speciale, una bella sensazione via dalla quiete della nostra situazione attuale. Ciao caro paese, mi hai mostrato novità anche nella tua spiaggia senza niente, solo il mare. Sono felice di averti visto prima della partenza che sarà nuova ma già vissuta e sarà lontano da te, verso una terra che mi chiama, mi assilla, mi tira e mi AMA.

Erica, anzi Atmosferica.

Immenso cielo.

Certo che dormire in Vando, è davvero un’esperienza che non dimenticherò per il resto della vita. Ormai da un mese, è il mio letto, la mia casa, la mia valigia e il mio compagno di viaggio. È un angolo di pace e di ispirazione, mi coccola e mi riscalda. Mi fa compagnia quando dormo e quando scrivo. È tanto comodo.

Oggi mi sono svegliata con il dolce rumore della pioggia che si infrangeva sul tetto e le goccioline sul vetro a dieci centimetri dal mio naso mi hanno dato il buongiorno insieme all’atmosfera uggiosa di questa giornata.

Ricordo quando dormivo nella mansarda di casa e mi svegliavo a causa dei lampi e dei tuoni, intensificati dalle travi in legno e dagli oblò vetrati sul soffitto in pendenza. Mi ricordo quanto mi piacesse ascoltare il rumore della pioggia, rimanendo immobile sul letto, godendomi ogni singola goccia. Mi lasciavo cullare la sera addormentandomi in pochi minuti e la mattina…

tic

tac

tac

tic

Che bel risveglio.

Pensavo alle quantità di acqua che il cielo stesse riversando e a quanto fosse triste o talmente felice al punto di piangere. Amavo dormire all’ultimo piano della casa, quello più alto e verso il cielo, e non mi alzavo dal letto senza prima averlo ascoltato.

Mi sento un po’ così anche qui. Appena apro gli occhi, il cielo mi sbatte la sua luce in viso e sto imparando ad avere un buon rapporto con lui, accettando ogni giorno i suoi capricci e le sue gioie.

Ho visto tanti cieli qui.

Spesso di un azzurro inteso, poche volte capriccioso come oggi. L’ho visto in tutto il suo splendore nelle notti stellate in campeggio dove, appena cala il sole, il buio fitto permette di captare i miliardi di punti luminosi che brillano più del solito. Un po’ come quando dicono che se vai nel deserto, vedi tutte le stelle più luminose.
Beh, nel deserto non ci sono ancora andata ma vi assicuro che la vista da qui, è spettacolare.

Ho visto nuvole immense correre insieme a noi nei nostri lunghi viaggi, ho dato a loro una forma, un nome e una vita. Qui il cielo è diverso, è più grande e più alto. I nuvoloni che coprirebbero un’intera città, qui sembrano piccoli, irrilevanti.

È proprio vero che la grandezza del contenuto dipende SEMPRE dal contenitore.

Mi è capitato di guardare all’orizzonte del mare e di fare un confronto tra la vastità dei due infiniti. Quante volte il cielo si superava, lo superava e lo schiacciava.

In Australia è tutto più grande e mi sento sempre piccolina ogni volta che mi concentro su quel che mi circonda. Distese di mare, di cielo, di sabbia o di erba secca portano i miei pensieri lontani vogliosi di raggiungere quella riga netta e orizzontale che mette fine alla mia corsa.

Ogni passo che fai, sposta la linea un passo più in là. Non ci sarà mai un modo per raggiungerla.

Il cielo non ha limiti, non conosce spazi e confini. È veloce ma anche molto lento e può riempirsi di un pianto che può durare giorni, come di una felicità ogni volta colorata.

Voglio assomigliare un po’ a lui, non voglio avere confini ma solo orizzonti irraggiungibili. Voglio conoscere la mia tristezza e farla sgorgare in un pianto, voglio essere radiosa come quel blu intenso e ricoperta di grandi nuvoloni che corrono via a velocità supersoniche.

Voglio cambiare ogni giorno, stupire chi mi guarda e regalare sorprese. Voglio essere immensa, alta e luminosa. Voglio colorarmi di blu, di bianco, di azzurro e di grigio. Voglio essere di un nero impenetrabile ma limpida e trasparente. Voglio vedere paesaggi magnifici e viaggiare sopra ogni bellezza del mondo. Voglio vedere, scrutare ed esaminare tutto dall’alto senza mai perdere la visione del tutto. Voglio volare insieme ai gabbiani e stare seduta su montagne di un soffice bianco. Voglio rotolare, riposare e cadere giù con la pioggia rimbalzando sopra a una nuvola di passaggio.

Voglio anche essere uggiosa e grigia perchè tanto poi…

…esce sempre il sole.

Erica, anzi Atmosferica.

Avocando.

Dovrò abituarmi da oggi a cambiare le mie abitudini modificando anche le vostre. Iniziando a lavorare la mattina presto, non potrò più avere il mio appuntamento fisso con voi verso le 11 del mattino (ora australiana). Generalmente mi chiudevo nel mio angolo di pace per scrivervi ma ora, dovremo cambiare i nostri rituali cari amici.

Ma è bello anche così no?

Tanti di voi mi dicono che “mi leggono” al risveglio, di prima mattina. Questo è sempre stato per me un grande onore, potervi regalare un racconto o un’emozione appena suona la sveglia, è una vera figata. Solo il pensiero mi carica come un missile.

Probabilmente potrei diventare la vostra buonanotte invece che il buongiorno. Come vi sembra l’idea?

Gli orari di lavoro saranno condizionanti ma a noi, non interessa! Ci sentiremo comunque.

Andando con ordine…

Ieri è stata una giornata che non basterebbero dieci giornate normali per raccontarla. Troppo intensa, troppo lunga, troppo, troppo di tutto.

Voi siete rimasti che stamattina dovremmo andare a fare una prova di lavoro in un vigneto (winery).

Bene.

Non è più così!

Andiamo a impacchettare avocado.

Un amico francese del gruppo, una volta tornato dal lavoro, ha subito chiesto a me e Mattia se stessimo cercando un’occupazione. Siamo gli ultimi arrivati e giustamente, sapendo che il suo responsabile stava cercando personale, ha interrogato noi appena arrivato in campeggio.

“Il mio capo sta cercando due persone che inizino già domani. Sareste interessati?”

“Cosa?”

“No aspetta.”

“Con ordine.”

“Calma e sangue freddo.”

Io e Mattia siamo balzati sull’attenti, quella domanda ha trasformato per l’ennesima volta i nostri stati d’animo. È impressionante come qui possano cambiare le carte in tavola nel giro di pochi minuti e ti puoi ritrovare a prendere una decisione che cambierà il corso delle cose. Inevitabilmente.

No uva.

Sì avocado.

No picking (raccolta).

Sì packing (imballaggio).

Fino a un minuto prima, il programma era quello di andare in vigna a fare una “prova di lavoro” non pagata.

La situazione ora si era ribaltata. Philip sarebbe venuto a prenderci alle ore 8.00 e ci avrebbe mostrato la strada per raggiungere la Farm. Il lavoro sembra già sicuro senza prove del caso e la paga buona a giudicare da quel che dice il nostro amico Damien.

Lui lavora per lo stesso farmer da due mesi, è assunto in regola, non ha mai avuto problemi e complicazioni. Si trova bene con il suo responsabile tanto da avere un rapporto tranquillo di fiducia.

“Forse è meglio accettare questo lavoro.”

Abbiamo accettato.

Stamattina alle 8.00 ci troveremo con Phil il quale ci farà strada. Sono gasata ed emozionata, tanto da essermi svegliata prima per scrivere. Vi spiegherò bene quali saranno le nostre mansioni e mi divertirò un mondo nel raccontarvi altri aneddoti.

Sono felice di iniziare a lavorare. Ho bisogno di incanalare l’energia in un’attività proficua. I ragazzi qui, lavorano tutti e li ho appena sentiti andare via in macchina.

Chi raccoglie avocado, chi lamponi e chi mele.

Sveglia alle 5, partenza alle 5.30!

Non si scherza.

Un’altra grande notizia è che tra noi ci sono anche due ragazzi inglesi. Provengono entrambi dall’Isle of Man (Isola dell’Uomo), situata tra Irlanda e Regno Unito.

È stato carino scambiare due chiacchiere con loro, ed è divertente lasciare l’inglese libero di esprimersi. Parlavo e mi lanciavo come quando un piccolo bimbo sta imparando a camminare e pretende subito di correre. Mi piace anche come loro ironizzino sulla pronuncia di noi italiani, dovendo ammettere però, che non è niente male!

Bene amici, ora devo prepararmi per ANDARE AL LAVORO!

Sono emozionata come per il primo giorno di scuola elementare.

Calma e sangue freddo.

Erica, anzi Atmosferica.


→ In foto il mare di Busselton. A 50 chilometri sopra le nostre teste. Quando l’ho visto, da quella prospettiva, quelle canoe gialle e blu che si rilassavano sulla riva creavano un quadro perfetto.

Al parco giochi.

Sono le 10.51 e se la giornata finisse ora, andrei a letto felice. La sveglia alle 5.30 suonava insistente, chiedendoci di aprire gli occhi e metterci alla ricerca.

Le Farm aprono i lavori alle 6 della mattina ed è stata la nostra strategia quella di svegliarci con i lavoratori e presentarci a inizio giornata.

Ci sono vari pareri per quanto riguarda la ricerca del lavoro in Farm. C’è chi dice che sia giusto presentarsi la mattina presto per sottolineare motivazione ed entusiasmo, c’è chi sostiene che per avere attenzione sia meglio bussare alla porta delle aziende dopo pranzo. Noi abbiamo optato per la prima filosofia.

Oggi in Australia si celebra l’Australia Day, la festività in corso ci ha fatto trovare molti cancelli chiusi lungo la strada ma l’unica azienda che abbiamo trovato aperta è stata la nostra fortuna, almeno oggi.

Tre ragazzi facevano colazione con un cappuccino, un avocado sulla scrivania ha portato la mia logica a pensare che lì coltivassero quel frutto, le piantagioni erano nascoste dietro al tendone bianco.

Con aria simpatica, ci hanno detto che non avevano lavoro da offrirci ma il biondo, si è fatto avanti suggerendomi di chiamare un suo amico, Justin.

“Lui credo stia cercando personale per la raccolta dell’uva. Ecco il numero… E buona fortuna!”

Vista la poca speranza di parlare con qualcuno, abbiamo subito chiamato Justin.

Vai Caro Justin, facci sognare!

Vando al lato della strada, Mattia si è allontanato per concentrarsi e dalla sua esclamazione di fine telefonata, sembrava che fosse stata positiva.

Dopo un’ora, il cielo nuvoloso si è aperto e l’ottimismo ha avuto la meglio. Un messaggio di Justin diceva che domani dovremo presentarci alle 6 di mattina in vigna, con una prova di un giorno testeranno se siamo bravi lavoratori e se andrà bene, avremo un lavoro.

E ANDIAAAAAMO!

Per quanto riguarda la permanenza a Pemberton, si sta rivelando molto divertente. Una compagnia cospicua di italiani provenienti da ogni parte dello stivale, ci ha accolto con grande entusiasmo.

Sì lo so, starete pensando che un gruppo di italiani era l’ultima cosa di cui avevamo bisogno.

E invece no.

Parlando per me, avevo la necessità di ritrovarmi a ridere in compagnia e a sentirmi parte di un caloroso gruppo. Siamo tutti qui, sembra un reality show in cui il nulla costringe a dialogare, conoscersi moltissimo in pochissime ore. La LITTLE ITALY mi sta facendo tornare bambina, mi ritrovo a parlare di viaggi e strane esperienze seduta su un’altalena rendendomi conto di quanto sia bella la semplicità di dondolare con il vento tra i capelli. Rido come una matta alle battute di Matteo e Tommaso, i due simpaticoni del gruppo. La dolcezza di Stefania mi ricorda la mia amica Alice anche nella conformazione del viso e del nasino a patatina, la semplicità di un parco giochi con la sabbia bianca, ci riunisce tutti per lunghe ore senza bisogno di niente.

Discorsi sul senso della vita e sul motivo delle nostre partenze mi appassionano, il gioco delle carte mi rende spensierata e forse avevo proprio bisogno di questo. Sì.

Anche dagli italiani ho molto da imparare, ognuno ha la propria cultura e la propria storia e ascoltare il vissuto delle persone qui, mi emoziona. Prima di scrivere e di raccontarmi mi piace ascoltare.

Buona giornata cari amici, un saluto dall’unico parco giochi di Pemberton.

Erica, anzi Atmosferica.

“Mangia, prega, ama.”

 

Il cielo nuovamente nuvoloso e un risveglio poco piacevole causato del problemino che si presenta puntualmente ogni mese a noi donne, non mi fanno sentire al massimo della mia energia.

Voi donne mi capite!

Ti svegli, un giorno, e ti senti come se un trattore ti fosse passato sopra al corpo durante la notte. Sensazioni di gonfiore coordinate a fame compulsiva, sono ordinarie. Un leggero senso di fastidio nella parte bassa del ventre può diventare un dolore insopportabile e la cosa brutta è svegliarsi di notte con fitte che vanno a toccare le ginocchia.

Ahi ahi.

Che ne dite, l’ho descritto bene il dolore fisico unito al senso di insofferenza psicologico?

Voi uomini, che ne volete sapere! Dovete solo lasciar sbollire ogni nostro stato d’animo negativo e cercare di essere un po’ coccoloni e comprensivi.

La donna che si sente capita, elimina automaticamente il 50% dei dolori dal proprio corpo, attiva il senso collaborativo e metabolizza lo stress velocemente senza rendere la situazione troppo pesante.

Volete sapere se mi sento capita dal mio compagno di viaggio?

Mattia è molto comprensivo! Mi ha ceduto la sua metà di letto proponendo uno scambio, magari avrei dormito meglio. Mi lascia i miei tempi e i miei spazi. Senza fare troppe domande, cerca di capire dalle mie espressioni come sto. Si dedica alle faccende “domestiche” e meccaniche di Vando.

Per colazione un the caldo e qualche biscotto. Un antidolorifico mi guarirà nel giro di una mezz’ora e saremo pronti per una nuova giornata di ricerca.

Vi aggiorno: siamo a Pemberton. Dalla punta sud-ovest del Western Australia, siamo risaliti verso l’interno di circa 200 chilometri. Rimarremo qui una settimana nella quale OGNI azienda agricola sarà per noi possibilità di lavoro. Vi prometto che le spulceremo tutte servendoci della mitica invenzione di Google Maps. Ho visto dal satellite che ce ne sono molte nascoste ma le stradine sterrate non sfuggiranno. Dall’alto si vede tutto.

Qualche giorno di stop ci vuole e in più siamo in una zona ricca di Farm. Sembra che la coltivazione dell’avocado vada alla grande e nel giro di dieci giorni al massimo, mele e pere saranno pronte per la raccolta.

Siamo come sempre molto energici e mi chiedo da dove riesca ad attingere energia il giorno più doloroso e stressante del mese.

Ma sono carica.

Giuro.

Continuando la lettura di “Mangia, prega, ama”, fantastico libro scritto da Elisabeth Gilbert, mi sono sentita curiosa al punto di spingermi a cercare spezzoni del film su Youtube interpretato da Julia Roberts.

Qui dove la televisione non esiste e guardare un film sarà per molti giorni un grande sogno, mi accontento di qualche video anche se non fa altro che risucchiare alla velocità della luce i dati disponibili per la navigazione.

Tutto questo però, influisce sulla mia mente in maniera positiva. Sono stimolata, riflessiva e concentrata nello studio della mia anima.

Buona lettura, buona visione e buon inizio settimana a tutti.

Erica, anzi Atmosferica.


“Alla fine, sono arrivata a credere a una ricerca che io chiamo LA FISICA DELL’ANIMA, una forza della natura governata da leggi reali quanto la legge di gravità.
La regola di questo principio funziona più o meno così: se sei abbastanza coraggiosa da lasciarti indietro tutto ciò che è familiare e confortevole, e che può essere qualunque cosa, dalla tua casa a vecchi rancori, e partire per un viaggio alla ricerca della verità, sia esterna che interna.
Se sei veramente intenzionata a considerare tutto quello che ti capita durante questo viaggio come un indizio.
Se accetti tutti quelli che incontri strada facendo come insegnanti.
E se sei preparata soprattutto ad affrontare e perdonare alcune realtà di te stessa veramente scomode.
Allora la verità non ti sarà preclusa.”

Elizabeth Gilbert (Julia Roberts)
dal film “Mangia, Prega, Ama” di Ryan Murphy

Il faro.

La punta sud della costa ovest, nella regione di Margaret River, è identificata dal Faro di Capo Leeuwin.

Questo angolo di Australia, nell’estremo sud-ovest, è dedicato alla memoria di tutti i marinai del mondo. La dedica fu fatta dal primo ministro dell’Australia occidentale, John Forrest, il 10 dicembre 1896 durante l’apertura ufficiale.

In questo caso qualche dettaglio storico non mi sembra niente male.

Che ne dite?

Capo Leeuwin era spesso il primo approdo in terra australiana per le navi che viaggiavano attraverso il Capo di Buona Speranza. Tanti eroi del mare hanno trovato la loro fine tra le onde impetuose dell’oceano e vedere quelle targhe con i loro nomi disposte in fila sulla parete, è stato di forte impatto.

Cape Leeuwin Lighthouse, la casa della luce.

Una costruzione tanto perfetta quanto luminosa. Il sole si rifletteva sulle pietre bianche, facendolo sembrare vivo.

Sembrava che volesse gridare: “Io devo regalare luce!!”

Le sue intenzioni erano chiare ed ero totalmente appagata dalla bellezza di quel che vedevo. Il cielo era di un azzurro tanto pieno quanto quel bianco. Arrivata lì sotto, mi sono seduta su una panchina, il giardino era potato con cura e le onde sbattevano sugli scogli rossi.

Da lì, il sole si nascondeva incoronando di una luce angelica la sommità del faro. Che stupore.

Mi sembrava di avere una visione paradisiaca. Il bianco, la luce, l’azzurro.

Poteva essere una rivelazione e io mi sono concentrata nell’ascoltare. Percepivo un’essenza divina in quel che vedevo e che sentivo.

Ho ascoltato la luce.

Erica, anzi Atmosferica.


Vi trascrivo qui di seguito il dialogo tra Elisabeth Gilbert e uno sciamano indonesiano. Mi sto ritrovando molto nella lettura di questo libro in cui la scrittrice, parla del suo viaggio di un anno alla ricerca della verità, della sua verità.
Molti di voi conosceranno il libro, o il film interpretato da Julia Roberts.

“Voglio avere un contatto duraturo con Dio” gli dissi. “Qualche volta mi sembra di percepire l’essenza divina di questo mondo, ma poi ne perdo il senso, distratta da piccoli desideri e piccole paure. Io voglio restare sempre accanto a Dio, ma senza farmi monaca o rinunciare interamente ai piaceri della vita. Voglio vivere nel mondo e godere delle gioie che ci offre, ma voglio anche imparare a dedicarmi a Dio.”
Ketut disse che mi avrebbe risposto con un disegno. Mi mostrò uno schizzo che aveva fatto durante una meditazione: una figura umana androgina, in piedi, con le mani congiunte in preghiera. Ma quella figura aveva quattro gambe, e al posto della testa un groviglio di foglie e fiori selvatici. Sul cuore era disegnato un piccolo viso sorridente.
“Per trovare l’equilibrio che stai cercando” mi rispose Ketut attraverso l’interprete “Devi diventare così. Devi tenere i piedi ben piantati a terra, come se avessi quattro gambe. In questo modo puoi vivere nel mondo, ma devi smettere di guardarlo con la testa, devi guardarlo con il cuore. Così conoscerai Dio.”

“Mangia, prega, ama -Una donna cerca la felicità” di Elisabeth Gilbert