25.

VENTICINQUE.

VENTI
PIÙ
CINQUE

Credo proprio che da questo momento, non ci sia più nulla su cui scherzare! Sono donna, oggi più che mai mi sento grande.

L’augurio che mi faccio è quello di coltivare sempre la mia parte più genuina e vera. Non servono troppe parole, potete intuire quanto sia strano ma pieno di significato questo compleanno.

Ricorderò sempre che al compimento dei 25, mi trovavo in Australia. Ricorderò che ero felice e sulla strada giusta, un pelo malinconica ma piena di vita.

Non scorderò le persone che hanno fatto i calcoli per il fuso e mi hanno mandato gli auguri appena dopo la mezzanotte.

Non ci speravo molto!

E invece…

HAPPY BIRTHDAY FROM ITALY!

Gli auguri sono arrivati inaspettati anche dai miei compagni di avventura. Il messaggio puntuale di Mattia, i baci e gli abbracci di Francesca e Alessia. Non sono mancati gli auguri dai cinque compagni di stanza e Gianpietro, invece, mi ha offerto i suoi Tim Tam al caramello, chiamandomi a rapporto nella cucina comune dell’ostello dove abbiamo dormito stanotte.

Gianpietro ore 00.24:
“Auguri!!! Vieni in cucina!”

Erica ore 00.25:
“Grazie!!! No dai sono a letto!”

Gianpietro ore 00.25:
“Non so se hai capito… Ho detto vieni in cucina!”

Erica ore 00.25:
“Ahahaha! Ok arrivo!”

…..

Sono scesa dal letto a castello, sono uscita dalla stanza e nel giro di due passi ero in cucina. Mi aspettava con un pacchetto di biscotti che custodiva golosamente nel suo ripiano del frigorifero.

“Dobbiamo festeggiare!” Mi ha detto…

Finalmente mi sono gustata questi famosi biscotti. Tim Tam di ogni gusto hanno sempre attirato la mia attenzione nel reparto dolci del supermercato.

Non ho mai voluto cedere.

Quando non conosci il sapore, non puoi diventarne dipendente. Ho sempre resistito.

Mi ricorderò per sempre di Gianpietro e dei suoi Tim Tam.

Erano nove, quattro e mezzo a testa.

Mi ha offerto anche dell’acqua naturale.

Uno tirava l’altro.

Erica ore 00.46:
“Grazie di cuore.”

Erica, anzi LA VENTICINQUENNE.

Lancelin.

Solo questa prima giornata di viaggio on the road, mi ha riempita talmente tanto che non oso immaginare quanto sarò piena alla fine di questa magica esperienza. Di tutto, assolutamente sazia di tutto.

Siamo partiti dalla città con molta calma verso l’ora di pranzo, il caldo era afoso e tra l’agitazione e l’adrenalina, si respirava tra noi un clima inspiegabile! Davvero non ve lo riesco a spiegare! Non vedevamo l’ora di accendere i motori e partire ma non volevamo farlo senza prima esserci assicurati di avere tutto l’indispensabile, senza prima aver posizionato al posto giusto oggetti, scatole e arredi che avrebbero potuto prendere il volo alla prima frenata di Vando.

Dopo pochi chilometri già si aprivano spazi verdi, spazi deserti e lunghe strade senza fine. Ho attivato al massimo i miei sensi, catturavo immagini, sensazioni e suoni. Stavo seduta sul sedile posteriore, arrivava poca aria e bevevo molta acqua. Sudavo ma stavo bene. Franci e Mattia davanti a me erano felici, lei canticchiava sorridendo, lui muoveva la testa a ritmo di musica.

Direzione Lancelin. Le Dune di Lancelin sono famose per lo spettacolo mozzafiato di sabbia fina e bianca che, grazie al vento, va a dare lineamenti delicati e morbidi al paesaggio.

Giunti a destinazione dopo un’ora e trenta circa, eravamo euforici. Avvicinati alla costa, abbiamo ritenuto opportuno goderci la spiaggia e il mare per il pomeriggio e poi, quando il sole sarebbe diventato meno caldo, saremmo andati a scoprire le dune, situate a poche centinaia di metri da noi.

Sono rimasta piacevolmente sorpresa dal mare. Le onde erano praticamente inesistenti, non c’era troppo vento e l’acqua era cristallina. Ho subito pensato che avevo bisogno di fare un bagno di quelli giusti e rifocillarmi dal caldo viaggio. Mi lasciavo cullare, galleggiavo in posizione stellare. Franci la vedevo, faceva lo stesso.

🙂

Eravamo estasiati da quello che vedevano i nostri occhi. Parecchie barchette erano ormeggiate nella baia e sulla destra un isolotto dava quel tocco in più.
Buttando l’occhio a sinistra, invece, le vele colorate dei surfisti mi hanno fatto subito pensare che il vento, da quella parte, fosse bello potente. Noi eravamo al riparo, da quella parte volavano.

Tra noi oggi è stata una giornata abbastanza silenziosa. Penso che ognuno sia in viaggio prima di tutto con la propria anima, le emozioni sono forti e metabolizzarle è impegnativo. Sono tanti i pensieri che mi frullano in testa e penso sia lo stesso per loro. Elencandone qualcuno posso dirvi che mi sento fortunata, libera e finalmente lontana dalla città. Mi manca la mamma, la mia famiglia e le mie amiche e vorrei che tutti potessero essere qui con me anche solo per un secondo. Sono curiosa, non vedo l’ora di andare alla scoperta del nuovo e tenerlo poi stretto stretto tra i miei ricordi di quando sarò più grande. Mi sento a contatto con la natura, con il vero. Poche cose sono necessarie e mi accorgo di quante piccolezze e stupidate sempre considerate di prima importanza, siano diventate secondarie.

Dopo una breve siesta in compagnia di Vando parcheggiato all’ombra di un grande albero, abbiamo deciso di passare la notte a Lancelin. Un campeggio distava 500 metri da noi.

Il tempo di chiedere all’ingresso se ci fosse disponibilità e via…abbiamo pagato 40 dollari per lo spiazzo alla signorotta ed era fatta. Avevamo una casa!

I cinque minuti a piedi per raggiungere le dune, sono stati suggestivi. In lontananza vedevo queste colline dai lineamenti morbidi e non capivo quanto fossero distanti. Potevano essere mille metri come cento. Non ne capivo la grandezza e non avevo metri di paragone.

Credo di avere difficoltà ad esprimere a parole quello che vedevo e sentivo. Un mix di brividi e batticuore. Non vedevo l’ora di essere lì, ai piedi di quello spettacolo e salire su! Salire su fino al punto più alto. Sentire la sabbia sotto ai piedi e giocare tra i dislivelli.

Eravamo distanti l’uno dall’altro almeno una cinquantina di metri. Ognuno se la godeva in solitaria e in silenzio.

Vedevo Franci seduta sulla sabbia lassù, non capivo quanto distante fosse. Mattia, invece, correva verso un punto per lui fantastico per scattare una foto.

Io stavo lì, ho appoggiato lo zaino, mi sono levata le infradito e guardavo l’orizzonte. Lontano vedevo il mare, queste colline di sabbia fina erano davvero incredibili! Sembrava un pezzo di deserto, una fetta di paradiso, non ve lo so spiegare!

Rientrando in campeggio, di nuovo silenzio. Eravamo scossi, senza parole. Penso che questo posto sia stato magico per tutti e tre. Si sentiva solo il rumore dei nostri passi e del tallone che sbatteva sulla suola delle infradito.

Vando ci aspettava a braccia aperte. Quando lo vedo parcheggiato da lontano, mi emoziono e penso:

“Sto davvero per fare il giro dell’Australia su un Van. Lo sto già facendo!”.

Abbiamo fatto una doccia, ci siamo cucinati la pasta e abbiamo apparecchiato con tovagliette a righe nere e bianche il nostro tavolino rosso. La nostra candela, anch’essa rossa, riscaldava l’Atmosfera e tra noi continuavano i momenti di silenzio. Una musica di sottofondo ci coccolava e alle sette e trenta è calato il sole.

La giornata ci ha salutato con un tramonto rosa, arancione e giallo. Le nuvole bianche erano contornate da un rosa più intenso e si sentiva l’odore del mare.

Ciao Lancelin, grazie dei tuoi silenzi.

Erica, anzi Atmosferica.


Tutte le foto le carico quanto prima sulla pagina Facebook.

L’artista di strada…

…mi ha sempre colpita, affascinata e incuriosita.

Di qualsiasi strada si tratti, in qualunque città si trovi, è una figura ricorrente, non manca mai e regala magia e rende ricca una via, deserta.

Puntualmente.

Per artista intendo chiunque abbia voglia di regalare, di sedersi sul ciglio della strada donando quello che di più genuino e profondo ha, non pretendendo nulla in cambio. Nel caso, una libera offerta.

A questo proposito voglio dire che donare il “vero” non è mai semplice, nemmeno quando si tratta di scrivere. Non è facile.

Una moneta, quindi, io la lancio sempre.

C’è chi suona la chitarra, chi suona il piano o il bongo. L’artista giovane, l’artista tondo. Quello che canta con un filo di imbarazzo, il mimo, la sfera, il pittore o il ritrattista, il povero anziano che gonfia palloncini vestito da pagliaccio e quello vestito da Babbo Natale. Che spasso. Un gruppo di giovani viaggiatori che arrivano chissà da dove o che si sono incontrati strada facendo, i due amici da una vita che vogliono solo fare quello, cantare per la strada. Fare bordello.

Mi sono sempre fermata ad ascoltare una bella voce, o a lasciare una piccola moneta nel cappello cappello. Di seta.

Il talento va premiato.

Qui a Perth è pieno di artisti di strada.
Il pomeriggio cantano o suonano nelle vie principali del centro, la sera a Northbridge dove ci sono i grandi locali e i frequentati punti della movida australiana. Quella volta ci siamo fermati, con le nostre mani seguivamo il ritmo scandito dai tamburi. Liberavano in aria farfalle colorate, luci velate. Erano ragazzi giovani e suonavano per stare bene, per farti stare bene.

Noi stavamo bene.
Io stavo bene.


Qui di seguito, una mia nota scritta il 2 Marzo 2015 a Milano:

Passeggiando per Corso Vittorio Emanuele.

Passeggiando per Corso Vittorio Emanuele mi sono fermata ad ascoltare un artista di strada che suonava splendidamente la sua tromba. Uh come la suonava.

Era accompagnato da una melodia musicale di una famosa canzone di Rhianna e creava un’atmosfera fantastica, incredibile, emozionante. Non faceva nemmeno troppo freddo ma, nonostante ciò, lui suonava con degli occhiali scuri a coprire il viso e, come se non bastasse, un nero cappuccio sul capo.

La faccia non si vedeva ma il suo talento sì.
Quella moneta la meritava.
Eccome se la meritava.

Ad un certo punto un senzatetto è passato di lì.
Ciondolava e barcollava, era strafatto di chissà quale sostanza. Urlava, gesticolava.
Deridendo l’artista di strada, si è avvicinato dal dietro, a piccoli passi quasi per beffa, senza rispetto.

“Coglione! Levalo il cappuccio… Almeno ti si vede in faccia!”

Con un gesto distratto e violento gli ha toccato il capo.

L’ha spento.

Non potete capire come quella scena mi abbia stretto il cuore.
Avrei voluto urlare.

Il musicista è rimasto a bocca asciutta senza nemmeno riuscire più a suonare la sua tromba.
Stava senza fiato.
Io l’ho sentito.

La sua risposta però è stata grandiosa…esemplare.

“Cosa te ne frega della mia faccia? La musica è fatta per ascoltarla. Quando apprezzi un quadro, lo apprezzi e basta senza aver visto la mano del pittore. Lo guardi e l’arte ti piace, senza domande, senza risposte. L’arte è fatta per creare emozioni e tu, ora, le hai rovinate a me e a tutti quelli che mi stavano ascoltando senza pretendere di vedere il mio viso”.

Con aria rassegnata..il musicista ha chiuso la sua valigia e se n’è andato.

Sono contenta però…
Un caffè gliel’ho regalato.

Erica, anzi Atmosferica.

Un mese.

 

Un mese. Il 12 novembre spiccavo il volo.

Un mese intenso, se non si dovessero contare i giorni per formare settimane, mesi e anni, forse il titolo sarebbe:

“Una vita.”

Una vita non si può sapere quanto potrebbe durare. Esistono vite di un giorno, altre che vedono crescere una serie di generazioni. Una vita, non importa quanto lunga sia.

Basta che sia VITA.

30 giorni di vita, di scoperta e di conoscenza. Inevitabilmente prima di luoghi nuovi, la scoperta scorre nelle tue vene e ripulisce il tuo sangue. La conoscenza penetra nel cuore, nello stomaco, prima di concentrarsi su qualsiasi altra persona o posto mai visto. Quando guardi l’oceano le emozioni le regali solo a te stesso, alla parte più profonda. Ti sei portato in un paradiso stupendo che ti spinge su, sempre più verso l’alto.

Un mese qui. Da sola. Credo di essere la compagna di viaggio numero uno al mondo. Ascolto il mio corpo, sto imparando a conoscere le mie sensazioni, i piccoli dolori e mi sono sempre accompagnata dove era giusto andare. La mia voce interiore parla sempre, non tace un solo secondo! Parla decisa, a volte mi provoca e mi mette alla prova. Vuole farmi innervosire, piangere e ridere. Sa anche esercitare una notevole pressione quando vuole, ma è sempre la mia voce. SONO IO.

Ho compreso le mie tristezze, assecondato le mie indecisioni, perdonato piccoli sbagli e valorizzato le piccole cose. Ho guardato negli occhi le persone, ieri sera un artista di strada ha quasi rubato i miei.

Occhi.

Vedo chi mi vede, sento chi mi sente e cattura la mia essenza.

Ho capito che non tutti possono vederti, capita che quando vorresti che ti vedano, non è il momento giusto per loro. Ogni persona è nel proprio percorso, nel proprio mondo, più o meno consapevolmente. Alcuni ci riflettono un po’ su, altri vivono senza porsi domande. C’è chi si lascia trainare, chi invece cammina lentamente sulle proprie gambe con lo sguardo vispo e l’anima pronta ad assorbire.

Poi c’è chi corre.

VIETATO CORRERE!

Un mese.

Mi sono sentita buona, felice, libera e triste. Insofferente, giocherellona, contagiosa, riflessiva e profonda. Ho agito con generosità, ho avuto fiducia e coraggio. Ho regalato sorrisi, sguardi profondi, pazze risate e comprensione. Ho cantato, parlato ed esercitato una nuova lingua. Ho incontrato persone, diverse culture e tante storie. Le ho ascoltate. Ho sentito malinconia, la mancanza e l’amore in tante forme. Ho chiesto, domandato, ricevuto risposte.

Mi sono analizzata, scavata, non sempre capìta.

Accento tonico sulla “i”, voce del verbo “capire” non “capitare”.

Un mese. Una scoperta. Una vita.

Erica, anzi Atmosferica.


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Aneddoti di vita.

Ho appena aperto gli occhi ma voglio trovare forze ed energie per scrivervi. Tra un’ora dovrò andare al lavoro ma non posso iniziare la mia giornata senza prima avervi raccontato qualcosina. Ho qualche aneddoto di cui parlarvi e se non ve lo scrivessi oggi, andrebbe perso!

Tanti di voi mi hanno scritto che sono un appuntamento mattutino e che leggermi appena svegli, in viaggio verso il lavoro o nel tragitto casa-scuola è piacevole! Come potrei deludervi! Stringo un pò i denti e trovo il tempo di scrivervi!

BUONGIORNO!

A queste persone voglio dire GRAZIE! Stimolate la mia creatività e quando cammino per la strada, sono sempre attenta a catturare e a immagazzinare ogni cosa che potrei raccontarvi o farvi vedere. È un lavoro continuo che mi rende però una super amante della vita e di piccoli momenti degni di essere raccontati e riportati.

Nella foto vedete la Perth Arena. È molto vicina a casa, come vi dicevo a pochi metri dal lavoro e in più, è esattamente di fronte al nuovo alloggio di Paolino e Gabriele! Volevo mostrarvela in foto così riuscite a farvi un’idea! È un edificio moderno e bizzarro, blu e bianco (colori ricorrenti), al cui interno organizzano eventi sportivi e musicali.

Sì, vi dicevo che Paolo e Gabriele, dopo una settimana in ostello, si sono trasferiti in Wellington St, siamo vicini, a circa 700 metri di distanza e condividono l’appartamento con altre sei persone. Che figata! La cosa certa è che al momento sono gli unici italiani 🙂

C’MON GUYS! Let’s speak in english!

Condividono una stanza con muri bianchi, zanzariera e armadio spazioso. Hanno un comodino tra i due letti e una sola presa della corrente ( 🙂 ) Connessione Wi-fi, piscinetta residenziale e in corrispondenza del numero della loro chiave corrisponde un colore e una lettera. Sul tabellone appeso al frigorifero, identificano una mansione e un turno di pulizie. Morivo dal ridere quando il proprietario di casa spiegava a Paolo che un giorno a settimana dovrà pulire tutti i pavimenti e a Gabriele che dovrà sgrassare tavoli, sedie e vetri.

Sul loro viso leggevo un’ espressione del tipo: “Ma adesso che ho una casa, devi venire tu a dirmi che devo fare le pulizie? Ma stai parlando seriamente?”

Il ragazzo è stato molto preciso. Due giorni la settimana andrà a controllare che tutti i compiti siano stati fatti. Se troverà sporco, chiamerà una persona a pulire e le spese saranno addebitate ai coinquilini dell’appartamento.

Insomma. O stai alle regole, o te ne vai a casa!

MA QUALE CASA???

Ahahaha!

Lasciatemi dire però che in una casa con otto persone, provenienti da diverse parti del mondo e con diverse culture, un po’ di regole sono necessarie.


 Ieri prima di andare al lavoro, ho incontrato Francesca e il suo amico Mattia. Lei, una ragazza davvero solare, a modo e alla mano, mi ha scritto qualche giorno fa per chiedermi di vederci per un caffè. Si è presentata dicendomi che legge il mio blog dalla mia partenza e che le avrebbe fatto piacere fare una chiacchierata, ora che è arrivata a Perth.

MA CHE PIACERE!

Mi è venuto naturale dimostrarmi disponibile e li ho incontrati con molta gioia! Abbiamo parlato di tantissime cose e ci siamo trovati d’accordo su molte altre. Partiti lasciando tutto, amici da anni, sono vogliosi di avventura, scoperta e viaggi. Lei ha mollato un lavoro d’ufficio, lui si è appena laureato in ingegneria.

VIA..

Hanno fatto una scelta coraggiosa.

Quando si parla di queste persone che mollano tutto e partono, si tende a generalizzare e a dire…

“Ma sì, ormai vanno tutti in Australia!”

“Ma sì, ormai partono tutti…”

Beh, riflettete amici, cercate di analizzare ogni singolo caso e provate a pensare alla motivazione che può spingere una persona a lasciare un lavoro a tempo indeterminato, una casa, la famiglia e vi assicuro che non vi verrebbe più da fare di tutta l’erba un fascio.

Ognuno ha la sua storia, ognuno quando si racconta ha la luce negli occhi proprio come quella che ho visto in loro.

Beh, in bocca al lupo Francesca e Mattia! Ci rivediamo presto, sicuramente!


Dopo il lavoro ieri sera, sono stata invitata dai miei colleghi a uscire. Ero stanca, avrei lavorato stamattina alle 11 e l’idea di fare tardi mi toglieva energie.

Però ho valutato la cosa più giusta da fare. Era la prima volta che mi invitavano, era un’occasione per svagarmi e divertirmi con loro.

Sono andata.

Diverse sale con musica varia. Sono rimasta affascinata da quella brasiliana. Si balla con movenze lente e quasi saltellando a destra e a sinistra. Tanto divertimento davvero, ho urlato un paio di volte al cielo e cantato a squarciagola.

Sono felice di essere andata, ho fatto la scelta giusta!

Ora corro a prepararmi. Il lavoro va sempre meglio e mi trovo davvero molto bene. Il supervisore mi ha chiesto di lavorare anche domenica. Insomma…

Settimana scorsa non ero sicura di avere un lavoro, questa settimana lavoro 5 giorni su 7!

CHE FANTASTICA STORIA È LA VITA!

Erica, anzi Atmosferica.


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24 Aprile 2009

Tra le mie note conservate da qualche anno, ho ripescato questa. Risale al 2009. Per essere d’accordo con ciò che questo monologo dice, vuol dire che a diciotto anni ero già abbastanza sveglia! Vuol dire che quando ridevo a squarciagola come in foto, già qualcosa avevo capito. Qualcosa, mai abbastanza. È tratto da un film, “The Big Kahuna”. Forse non l’ho mai visto o forse devo solo rinfrescare la memoria ma il titolo al momento non mi dice molto. Tanti di voi già lo conoscono, altri non ne hanno mai sentito parlare.

Vi trascrivo quindi di seguito il monologo finale e se cliccate qui, potete farvi accompagnare e guidare nella lettura!

Enjoy 🙂


Goditi potere e bellezza della tua gioventù.

Non ci pensare, il potere di bellezza e gioventù lo capirai solo una volta appassite.
..ma credimi,tra vent’anni guarderai quelle tue vecchie foto e in un modo che non puoi immaginare adesso.
Quante possibilità avevi di fronte e che aspetto magnifico avevi!
Non eri per niente grasso come ti sembrava!
Non preoccuparti del futuro…oppure…preoccupati ma sapendo che questo ti aiuta quanto masticare un chewing-gum per risolvere un’equazione algebrica.


I veri problemi della vita saranno sicuramente cose che non t’erano mai passate per la mente. Di quelle che ti pigliano di sorpresa alle quattro di un pigro martedì pomeriggio.
Fa una cosa, ogni giorno che sei spaventato…

…canta!


Non essere crudele con il cuore degli altri. Non tollerare la gente che è crudele con il tuo.
Lavati i denti!
Non perdere tempo con l’invidia!
A volte sei in testa, a volte resti indietro.
La corsa è lunga e alla fine è solo con te stesso. Ricorda i complimenti che ricevi, scordati gli insulti. Se ci riesci veramente,dimmi come si fà!
Conserva tutte le lettere d’amore, butta i vecchi estratti conto.


Rilassati!


Non sentirti in colpa se non sai cosa vuoi fare nella tua vita. Le persone più interessanti che conosco, a ventidue anni non sapevano che fare della loro vita. I quarantenni più interessanti che conosco ancora non lo sanno.
Prendi molto calcio.
Sii gentile con le tue ginocchia, quando saranno partite ti mancheranno.
Forse ti sposerai, o forse no. Forse avrai figli, o forse no. Forse divorzierai a quarant’anni. Forse ballerai con lei al settantacinquesimo anniversario di matrimonio.
Comunque vada, non congratularti troppo con te stesso, ma non rimproverarti neanche.
Le tue scelte sono scommesse. Come quelle di chiunque altro.
Goditi il tuo corpo.
Usalo in tutti i modi che puoi, senza paura e senza temere quel che pensa la gente. E’ il più grande strumento che potrai mai avere!

Balla!


Anche se il solo posto che hai per farlo è il tuo soggiorno.
Leggi le istruzioni anche se poi non le seguirai.
Non leggere le riviste di bellezza, ti faranno solo sentire orrendo.


Cerca di conoscere i tuoi genitori, non puoi sapere quando se ne andranno per sempre.
Tratta bene i tuoi fratelli, sono il miglior legame con il passato e quelli che più probabilmente avranno cura di te nel futuro.
Renditi conto che gli amici vanno e vengono.
ma alcuni..i più preziosi..rimarranno.
Datti da fare per colmare le distanze geografiche e di stili di vita, perchè più diventi vecchio, più hai bisogno delle persone che conoscevi da giovane.
Vivi a New York per un pò ma lasciala prima che ti indurisca.
Vivi anche in California per un pò, ma lasciala prima che ti rammollisca.
Non fare pasticci con i capelli, se no quando avrai quarant’anni sembreranno di un ottantacinquenne.
Sii cauto nell accettare consigli, ma sii paziente con chi li dispensa. I consigli sono una forma di nostalgia. Dispensarli è un modo di ripescare il passato dal dimenticatoio, ripulirlo, passare la vernice sulle parti più brutte e riciclarlo per più di quel che valga.
Ma accetta il consiglio..
..per questa volta.

Monologo finale – The Big Kahuna – Phil Cooper


Erica, anzi Atmosferica

Guida turistica per un giorno.

Hello! Buongiorno!

Una bella giornata al mare con Paolino e l’amico conosciuto a Singapore Gabriele, è il programma per oggi.

Li porto a sentire il rumore dell’oceano a Cottesloe, dove sono stata la settimana scorsa in un pomeriggio introspettivo.

Sono proprio curiosa di vederli correre in acqua e urlare “Finalmenteee!!” proprio come ho fatto io, voglio osservarli mentre guardano per la prima volta questo splendido posto, praticamente deserto ma pieno di emozione.

Siamo in treno e sento Gabriele, un ragazzo di Lavagna partito all’avventura, che dice..

“Mi emozionerò un sacco, lo so già!”

Bello, mi sento felice nel pensare che li sto portando in un posto che non hanno mai visto, con piacere sono oggi la loro guida turistica e sento un pò di adrenalina per loro.

Il vento oggi è gradevole, non si sta come ieri che stranamente non si muoveva una foglia. La sera sono anche scese due gocce mentre mangiavamo una pizza bufala al “Millioncino” di Murray St.

Siamo scesi ora dal treno, abbiamo imboccato la lunga via che porta alla spiaggia. Vi ricordate le foto dell’articolo “Una Cottesloe Introspettiva”?

Bene amici, siamo proprio qui. Zona residenziale, spaziosa pista ciclabile e un grande campo da golf alla nostra sinistra.

THE PARADISE.

È la prima volta che scrivo dal mio telefono, non sono in una posizione comoda ma il cammino sta stimolando molto la mia mente.

Sento i ragazzi che dicono: “Ehi blogger, noi ci stiamo per emozionare..!!”
Dicono così perché sentono il vento che diventa più forte, sembrano due bambini in trepidazione ma comunque rallentano il passo per scattare qualche foto.

Paolo è talmente gasato che ha appena esclamato: “Mi piace tutto, faccio le foto anche per terra perché mi piace il colore dell’asfalto..”

MA SI PUÒ?

🙂

Sono felici, sono felice.

Scherzano tra loro esclamando: “Oh non piangere eh… 🙂 !”

Cari lettori, da Cottesloe beach è tutto.

Erica, anzi Atmosferica.

Perth, here I am.

Eccomi!

L’Australia mi ha accolta con un ‘Fremantle Doctor’ fantastico che mi ha fatto subito sentire l’odore dell’oceano. Per chi non lo sapesse è il nome di un vento che proviene proprio da Fremantle, una frazione della città più spostata verso la costa (a 10 km dalla città).

Quindi cari lettori, volete sapere com’è andato il viaggio? BENISSIMO. Il volo da Malpensa a Singapore è stato piacevolmente accompagnato dalla presenza di due compagni di viaggio davvero divertenti. Marco e Joelle hanno sicuramente alleggerito il peso del viaggio ed è stato strano trovarsi per caso tutti e tre proprio lì. Una volta scesi dall’aereo ci siamo salutati come se ci conoscessimo da una vita. È impressionante vedere come in 11 ore, senza telefoni e senza distrazioni, due persone si possano conoscere in moltissimi aspetti.

Davanti a me, sull’aereo avevo uno piccolo televisore per poter vedere film, documentari o cartoni. Io per la maggior parte del tempo, ho tenuto di fronte a me l’immagine del tragitto dell’aereo in tempo reale. L’ho fotografata per voi. Come potete vedere si vede dove la terra è illuminata dal sole, e dove invece è notte. Bene, nel momento in cui abbiamo attraversato quella linea del buio,è stato fantastico.. era l’alba ma anche il tramonto. Era mattina ma era sera, era strano solo da immaginare.

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Marco da Singapore proseguiva verso Melbourne, Joelle e il suo compagno di viaggio di cui non ricordo il nome, perché non ha avuto la fortuna di capitare seduto vicino a noi, arriveranno anche loro a Perth.

L’aeroporto di Singapore non sono riuscita a visitarlo e girarlo perché avevo solo un ora di scalo, ma…ragazzi…che tristezza! Dell’aeroporto di Singapore ricorderò sempre le facce tristi delle persone, l’umidità che ti bagna i vestiti, un caldo infernale e uno strano silenzio. Si, ok, erano le 6 della mattina ma non lo accetto comunque.

Il volo da Singapore a Perth, affrontato quindi in solitudine, è stato bellissimo. Tre sedili tutti per me, mi sono svegliata solo 5 minuti solo quando ho sentito l’odore di pollo e la hostess che mi solleticava i piedi per chiedermi se avessi fame.

Divorata la colazione-pranzo-cena-non lo so, mi sono rimessa a dormire con tanto di 3 cuscini e una bella coperta di pile. Volevo aggiungere inoltre che il servizio della Singapore Airlines è davvero ottimo. Si mangia bene e si viaggia alla grande.

Mi risveglio quando la hostess mi solletica di nuovo i piedi per dirmi di sedermi e di allacciare le cinture.

Stavamo atterrando.

Ho guardato fuori, vedevo distese di alberi..al contrario di quello che avrei immaginato di vedere ovvero deserto. Era tutto abbastanza verde piuttosto che beige/marroncino. È stato davvero emozionante! Ci ho messo un attimo a capire in che parte del mondo fossi finita, che ore fossero, il fuso, si, ok, qui sono le..in Italia sono le..

OH MY GOD. STO ATTERRANDO IN AUSTRALIA.

Il controllo di passaporto e valigia è stato super veloce. Sono stata fiutata da un cane anti-droga ma.. ero molto tranquilla 🙂

Una volta uscita nella pick up area, il mitico Jason mi ha ritirata. Simpatico, molto simpatico! Mi ha accolta con gentilezza, facendomi fare persino un giro della città, prima di venire a casa. From the top, ho fatto questa foto (copertina dell’articolo) che fino a ieri vedevo solo su google. AMAZING.

Bene amici, la casa è carina, il letto sembra comodo..ma di questo, chissenefrega! Sono curiosa di scoprire la città, l’oceano e le persone.

Più tardi, andrò a vedere l’oceano. SENSAZIONALE.

Vi farò sapere presto, as always.

Erica, anzi Atmosferica.