Grazie Papà.

Oggi voglio parlarvi di Papà Elio. Già dopo le prime parole mi si stringe la bocca dello stomaco ma lascerò scrivere le mie mani, e tutto verrà naturale.

Un grande Papà, lavoratore e sempre presente anche con i suoi lunghi silenzi. Le sue poche parole mi hanno sempre indicato la strada, lasciandomi ogni volta la libertà di scegliere pur sentendomi guidata.

Nel momento del bisogno però, ha sempre saputo regalarmi quel che silenziosamente gli chiedevo. Dalla sua profondità ho appreso molti insegnamenti e tante delle storie che mi ha raccontato, saranno per me esemplari, per il resto della vita.

Cresciuto in una grande famiglia, era il più piccolo di sei fratelli. Quattro donne e due maschietti. Sin dalla nascita, un ambiente famigliare prevalentemente femminile e numeroso ha sempre caratterizzato la sua realtà rendendolo un uomo protettivo e sempre estremamente comprensivo.

Siamo assai simili. Due capricorni testardi ma pieni di amore e dolcezza. Mi ritrovo molto in lui e voi non lo sapete, ma il dono della scrittura l’ho assolutamente ereditato. È anche grazie alla mia partenza che molte porte si sono aperte e alcuni nodi sciolti, sono sicura di averlo reso un padre orgoglioso e sono certa di averlo sorpreso regalandogli attraverso i miei scritti, delle grandi emozioni.

Tanti pensieri che non sono mai riuscita a dire a parole, ora possono fluire senza ostacoli e senza paura, consapevole che dichiarare amore debba essere la prima ragione di vita.

Vi suggerisco quindi di trovare il modo per far sapere a chi amate tutto quello che avete dentro. Ogni giorno è prezioso e assumerebbe un valore inestimabile se solo riusciste a esprimere quello che siete e sentite per voi stessi, per la vostra famiglia, per il vostro Papà.

L’amore che lega i miei genitori, ha creato un grande impero. Quattro figlie, ognuna con i propri sogni e desideri, bisogni ed esigenze, caratteri diversi ma con la stessa linea guida.

Il loro grande amore.

Ringrazio dal profondo del mio cuore Papà e Mamma. Ogni volta che penso a loro mi viene un po’ di malinconia e sicuramente il fatto che sia così lontana, mi rende più vulnerabile, la mancanza è forte.

Ritornando al dono della scrittura, vorrei dirvi che da quando sono partita, ho scoperto in Papà Elio uno scrittore talentuoso. La mia lontananza da casa ha fatto scattare una molla in lui che mi permette di sentirlo ancor più vicino di quando ero sotto al suo stesso tetto.

Mi ha colpita, emozionata e lasciata senza parole. Mi ha scritto messaggi, pensieri e anche una poesia.

Quando l’ho letta il mio cuore ballava dalla gioia.

Non ho bisogno di aggiungere altro.

Buona lettura.


DON’T CRY

Ti capiterà

di guardare due occhi
e leggerne i pensieri,
sentire una parola
e percepire il suo vero valore, toccare una mano con gli occhi chiusi
e sapere dove ti potrà portare,
sentire il tuo cuore che si stringe e si espande perchè è vivo.
Desiderare di voltarti a guardare
ma senza rallentare la tua corsa.
Un sole accecante asciugherà le tue lacrime.

Il buio si popolerà di pensieri
come se viaggiassero contromano a piena velocità, ma ascolterai solo il tuo respiro.
Sei un fiore che sboccia
e l’aria è piena del tuo profumo.

_____

Mentre scrivevo pensavo a una canzone di Neil Young che alla tua età ho ascoltato fino a consumare il disco senza capirne una sola parola, forse già esistevi.

https://www.youtube.com/watch?v=_VrTSF-v8Vs


 Grazie Papà.

Erica, anzi La Tua Bambina.

Rottnest Island.

Ed eccoci che oggi mi presento con un articolo bello sostanzioso. Devo assolutamente parlarvi della giornata trascorsa sulla piccola isola della quale, con il sedere in sella di una bicicletta, ho potuto godere ogni spettacolo.

La giornata è partita abbastanza presto. Treno per Freemantle (ricordate?) e dopo una ricca colazione, traghetto fino a destinazione. Circa 25 minuti di tragitto in mare, giornata splendida, Mattia aveva paura di soffrire le onde tanto che lui ha pensato bene di non ingerire niente prima di arrivare a “Rotto” e Francesca era curiosa e in trepidazione.

Quelle immagini che scorrevano sullo schermo davanti a noi, facevano venire la voglia di prendere un Jet privato e arrivare sull’Isola prima di tutti e tutto. Altro che traghetto.

Non vedevamo l’ora!

Un posto da sogno.

Noleggiate le biciclette e i caschi (obbligatori) al costo di 30 dollari (più 50 di cauzione), siamo partiti per le stradine deserte ma ben battute che ci avrebbero fatto fare il giro. La partenza non è stata affatto entusiasmante. Eravamo perennemente assediati da manciate di mosche che ci infastidivano, si appiccicavano ovunque ma soprattutto in faccia, vicino alla bocca.

Con una mano tenevo il manubrio e con l’altra sventagliavo via le mosche. Non era semplice nei punti di leggera salita e non riuscivo a godere del panorama paradisiaco.

Mentre prendevo fiato, ho ingerito una mosca.

Tutte proteine?

Ok, ma che schifo!

Quelle stavano rovinando tutto.

Ci siamo fermati dove un paio di fotografie erano d’obbligo e poi con calma abbiamo ripreso la via. Dopo un’oretta e mezza di pedalata nervosa, abbiamo deciso di fermarci in una caletta da sogno. Il mare era calmo, cristallino. In lontananza le onde sbattevano contro la barriera corallina e senza violenza proseguivano fino a riva. L’acqua era gelida ma un toccasana, il sole picchiava sopra le nostre teste e la sabbia era bianca, fina.

Lo abbiamo realizzato all’improvviso.

Le mosche non c’erano più.

Francesca le mosche non ci sono più.

Mattia le mosche non ci sono più!

Ci siamo rilassati nella pace delle onde leggere e ci siamo lasciati coccolare dalla morbida sabbia. Ora sì, tutto era perfetto. Ciò che vedevo trovava piena corrispondenza nella sensazione del mio corpo.

Meraviglia.

Dopo un paio di ore abbiamo ripreso a pedalare. Avevamo decisamente ricaricato le pile e le mosche erano solo un lontano ricordo. Probabilmente erano attirate dall’odore della crema solare, forse da qualche particolare colore dei nostri vestiti, oppure le ore più calde della giornata le rendono così, appiccicose.

17 chilometri di fantasia, no… di fantastica realtà.

I colori prevalenti del blu, verde e marrone erano splittati in migliaia di tonalità ciascuno. Ogni poco la voglia di scattare era forte, le piccole salite abbastanza lunghe e in pendenza erano seguite da piacevoli discese in cui tirare il fiato e respirare a pieni polmoni.

Tra una pedalata e l’altra, potevi notare tra gli alberi e i cespugli sul ciglio della strada piccoli gruppi di Quokka. Sono marsupiali della grandezza di un grosso gatto domestico, non sono per niente intimoriti dall’uomo e spesso sono loro ad avvicinarsi. Il fatto che sia una specie protetta in via di estinzione, rende Rottnest Island una delle mete più adatte per incontrare questi piccoli animali erbivori e per questo motivo molto turistica.

Dopo i chilometri di meraviglia, eravamo pianamente soddisfatti della pedalata. Me la sono goduta. Ci siamo anche lasciati scaldare dal ritmo di un po’ di musica, e negli ultimi chilometri penso sia stata indispensabile per affrontare le ultime salite.

Quando le mie gambe volevano cedere, le facevo ballare. Quando la mia testa si voleva fermare, la facevo cantare.

🙂

Ero stanca.

Grazie mamma per avermi comprato le casse bluetooth JBL.

Riconsegnate le biciclette, ci siamo rilassati sul prato, all’ombra di un grande albero. Un piccolo Quokka è anche venuto a salutarmi anche se poi non si è rivelato molto amichevole. Vi ripropongo volentieri il video.

Fatevi una risata.

Al ritorno la barca ballava, eccome se ballava!!

Mattia manteneva la concentrazione sul rap di Fedez e provava ad immaginarsi in un altro posto, magari su un aereo. Non lo so dove stava provando ad andare nella sua testa.

Ogni tanto lo guardavo e gli facevo “Pollice in su” per capire se stesse bene.

Lui rispondeva con “Pollice in su” quindi stava bene.

So solo che il traghetto ballava tanto. Molto.

Volete sapere quando ho capito che stava cercando di teletrasportarsi in un’altra dimensione?

Quando ha esclamato:

“Ma quanto balla? Sembra di stare in barca!”

Tra me e Francesca un’occhiata d’intesa ci ha fatto scoppiare in una FRAGOROSA risata.

È stata una bellissima giornata.

Erica, anzi Atmosferica.


PS: le foto le trovate sulla pagina Facebook 🙂 .

Su le mani!

Finalmente una bella giornata libera dal lavoro e subito non abbiamo perso tempo per organizzarci e andare al MARE. Eravamo cinque matti alla ricerca di quella potenza della natura che ti sbatte in faccia la vita e ti fa venire la voglia di alzarti da terra e salire su, verso il cielo.

Dopo una settimana di città, lavoro, città, hamburger e fish&chips, hotdog, spaghetti alla bolognese (ve li lascio inmaginare), cheesecakes e milkshakes di mille gusti, l’unica cosa che volevo era vedere una spiaggia deserta. Liberare la mente e godermi la quiete.

Era una bellissima giornata, il vento molto forte, direzione Scarborough Beach. Dalla stazione dei bus, situata nel centro della città, sono circa 25 minuti di viaggio ma la comodità dei mezzi qui è davvero estrema. Super puntuali, puliti e spaziosi.

Arrivati a destinazione subito siamo andati alla ricerca di un punto riparato dal vento.

Non illudetevi.

Non c’era.

La spiaggia era deserta, sì ma era impossibile starci per più di tre minuti. Lo scatto di qualche foto, è bastato per arrivare alla conclusione che lì non potevamo stare. La sabbia leggera alzata dal vento pungeva le gambe,la sentivi anche tra i denti, le folate toglievano un pò il respiro ma ragazzi, che sensazione magnifica!

Benissimo, da veri viaggiatori le lamentele sono rimaste solo nelle nostre teste ma sono certa che tutti stavamo pensando la stessa cosa:

“Mezz’ora per venire qui e adesso non posso nemmeno appoggiare il sedere sulla spiaggia per non rischiare di volare via o al contrario di finire sotterrato nel giro di trenta secondi!”

Gli appassionati di kite se la godevano, se guardavi verso l’orizzonte vedevi le vele colorate degli amanti delle alte onde. Ogni volta che vedo le vele in cielo, penso che devono essere davvero spericolati e amanti del rischio i surfisti ma poi la verità è che mi piacerebbe provare. Deve essere una figata. Mille colori che seguivano il vento insieme ai gabbiani oppure i gabbiani si divertivano a giocare con i colori, chi lo sà.

Già dopo una mezz’ora ho sentito la bocca dello stomaco che si apriva, la testa più leggera e del vento me ne fregavo. Mi lasciavo coccolare e i miei compagni pure. Mi riparavo con lo zaino e ad un certo punto mi sono pure coperta con una sciarpa che furbamente avevo portato con me.

Abbiamo optato per il prato. A ridosso delle spiagge molto spesso ci sono delle aree verdi in alcuni casi anche attrezzate con palestre all’aperto e giochi per bambini. C’era tutto e poi c’eravamo noi, sdraiati su quel mantello tenuto con estrema precisione.

La musica dal telefono di Francesca non si sentiva molto quindi abbiamo cercato di amplificare il suono posizionandolo nella sua Converse bianca.

A mali estremi, estremi rimedi!

Non cambiava molto ma sicuramente si sentiva meglio. Alessia rideva e contribuiva alle risate. I due maschietti erano a un paio di metri da noi con le cuffie nelle orecchie e persi in chissà quale viaggio.

Gianpietro e Alessia, i due ragazzi che ieri si sono uniti al trio, ci invidiano un pò. È proprio vero che stiamo per fare un’esperienza che è un pò il sogno di tutti.

Chissà quante persone direbbero che il loro sogno sarebbe quello di girare l’Australia a bordo di un Van.

Con la “V” maiuscola.

È proprio per questo che siamo pronti anche per voi amici lettori. Ho intenzione di farvi vivere ogni tappa, ogni tramonto e perché no, anche le problematiche di viaggio che ci si presenteranno. Il tutto sarà possibile solo con un’adeguata connessione ma penso non ci saranno problemi.

Al momento vi tengo sulle spine. Appena avremo tra le mani il mezzo, sicuramente vi renderò partecipi delle nostre decisioni. Dovremo arredarlo e comprare l’indispensabile per macinare chilometri e chilometri.

..e chilometri ancora..


Oggi gita! Con Mattia e Francesca si va a Rottnest Island. L’isola si trova a circa quaranta minuti di traghetto dalla costa.

Parte tra poco!

A domani!

Erica, anzi Atmosferica.

Australia – Europa

Quando Jason mi ha mostrato questa foto, sono rimasta così…

Senza parole!

Da questa immagine si può comprendere la vastità di questo territorio e per chi non l’avesse ancora capito, è molto grande.

Davvero davvero grande.

Da Wikipedia, possiamo recuperare informazioni come l’estensione di 7 milioni e 700 mila km quadrati che superano di netto quella dell’Europa, di 3 milioni e 480 mila km quadrati.

Numeri davvero stratosferici, meglio Atmosferici, ma ben comprensibili se continuiamo a tenere sotto gli occhi l’immagine. L’Inghilterra si potrebbe incollare sul territorio australiano per circa 58 volte.

Amazing.

Per quel che riguarda la storia della grande placca tettonica, è una questione da affrontare singolarmente, senza fare nessun tipo di confronto con altri Stati o Continenti. Come ben sapete, la terra che prese poi il nome di Australia, si separò dal resto della massa terrestre molto, molto tempo fa e per un tempo estremamente lungo, è stata geologicamente dormiente.

La mancanza di rigenerazioni geologiche, ha portato l’Australia ad essere uno degli Stati più piani al mondo e con i terreni meno fertili del pianeta. I milioni di anni che hanno visto questa terra isolata dal resto, hanno fatto in modo che si sviluppassero specie di piante, animali e insetti che sembrano essere stati creati da Madre Natura ma solo dopo essersi bevuta un paio di bottiglie di vino.

🙂

Tra le sue creazioni, è compresa una notevole collezione di animali i quali rimbalzano invece che camminare, chissà come sarà l’emozione nel vederli saltellare. Insetti strani e velenosi si mischiano tra la popolazione, si nascondono sotto le pietre e si sotterrano nella sabbia, pungendo e facendo brutte sorprese.

Non sono pronta!

mmm.. Che brividi gli insetti!

Madre Natura ancora sostiene che questi animali, insieme agli squali, siano alcune delle sue opere migliori dopo il capolavoro dei dinosauri.

Io rimango della mia idea.

Grazie Madre Natura per tutta questa magnificenza ma forse eri un po’ nervosetta durante i giorni della creazione.

Qualcosina te lo potevi risparmiare.

Erica, anzi Atmosferica.


Ps: Iniziate pure a sognare, il Van è stato confermato come compagno di viaggio numero Quattro. Molto presto i dettagli.

CIAO!!!

Van o Jeep?

This is the question.

È stata la domanda che ci siamo posti ieri pomeriggio dopo aver incontrato un ragazzo italiano che sta vendendo il suo Pajero Wagon gpl 4×4.

Il fatto di poter provare una Jeep, sportiva, enorme, con le ruote giganti, 4×4, ci gasava parecchio. Ci immaginavamo già percorrendo strade infinite, a bordo di quel trattore.

Non ci siamo lasciati ingannare dall’euforia, sembravamo tre carabinieri. Eravamo in un parcheggio, davanti a King’s Park, una zona ariosa libera dal traffico dove poter provare il mezzo. Eravamo super pignoli, ogni esclamazione del ragazzo veniva esaminata, c’era tra noi uno scambio di sguardi pazzesco, volevamo documenti originali, delle prove che testimoniassero che quella macchina fosse stata realmente comprata da lui e quando. Diceva di averla revisionata da poco ma non aveva la ricevuta del meccanico.

Benissimo.

Abbiamo deciso così, insieme al ragazzo, di fare un giretto dal nostro meccanico di fiducia o meglio, dal meccanico di fiducia di Mattia e Francesca, conosciuto nei loro innumerevoli giri alla ricerca della compagna di viaggio numero QUATTRO.

Il meccanico ha controllato la macchina.

La riposta è stata che era una carriola 🙂 .

Il vecchio Pajero era più di là che di qua, te credo che costava solo 2800 dollari (trattabili).

IL PAJERO È STATO ELIMINATO.

L’idea della Jeep sta scemando sempre più. Vogliamo più spazio, il materasso sta diventando una priorità e lo spazio per rilassarci nel momento del bisogno è una nostra esigenza. Preferiamo comprare un mezzo più costoso, con meno anni e meno chilometri, e partire sicuri e senza pensieri!

Oggi è il turno del Van. È del 2001 e ci verrebbe consegnato direttamente dal meccanico dopo un controllo accurato e un refill di tutto ciò che potrebbe mancare. Il prezzo qui si alza notevolmente, siamo sui 5000 dollari ma si tratta di un mezzo giovane, revisionato da un meccanico e più facile da vendere alla fine della nostra PICCOLA E BREVE GITARELLA.

Ci stiamo informando anche per quel che riguarda la trattativa dell’acquisto vero e proprio. L’Ingegnere e la Contabile ci tengono ad avere in pugno la situazione. Assicurazione, chiamata “REGO”, ultima revisione e documenti per il passaggio di proprietà della macchina saranno sicuramente questioni importanti tra oggi e domani.

Vi saprò dire che ne sarà del Van che vedremo nel pomeriggio. Io già mi ci vedo, loro secondo me pure.

Musichetta e vento tra i capelli.

CAN’T WAIT!! La sentite un po’ di adrenalina??

Erica, anzi Atmosferica

Partiamo in tre.

Sono due macchine da guerra i miei compagni di viaggio. Ma poi, siamo un trio perfetto o no?

Ci siamo visti per fare il punto della situazione, per mettere insieme le idee e per buttare giù una bozza di quel che vorremmo fare. È stato davvero impressionante come con intelligenza e realismo, ci siamo trovati d’accordo su tutto.

I pezzi del puzzle si incastravano uno dopo l’altro, le idee venivano accettate e condivise. Piccole lamentele o esigenze accolte, rispettate e assecondate.

Eravamo seduti al tavolo, a casa mia, ieri.

Io, Francesca e Mattia. L’energia dell’adrenalina ci univa e dalle nostre teste stava per uscire fumo. Si poteva sentire il rumore degli ingranaggi nei nostri cervelli in riunione. E CHE CERVELLI!

Abbiamo l’Ingegnere Mattia e la Segretaria Francesca. Sono super precisi, puntuali, svegli, veloci e intuitivi. A me è stata assegnata la parte della Creativa/Scrittrice. Che figata! Quanto mi sento bene in questo ruolo, a mio agio e per niente affaticata. Ad ogni modo, potrò correre in aiuto all’Ingegnere, ogni volta che ce ne sarà bisogno e affiancare la Segretaria contabile.

Potrei farvi un elenco puntato, per essere un minimo schematica, degli argomenti trattati:

  • Dobbiamo iniziare da oggi ad informarci per l’acquisto di un van, una jeep. Deve poter portare tre persone, avere l’aria condizionata funzionante e un attacco USB. Non deve mancare lo spazio per un materasso, sul quale poterci riposare e sotto cui metteremo attrezzature da viaggio e valige. Mattia e Francesca, si sono dati da fare già parecchio ve l’ho detto che sono veloci, svegli e se hanno un obiettivo….Non ce n’è per nessuno! Ieri sono andata al lavoro e quando sono uscita avevano già tre contatti, un programma per la mattinata e le idee molto più chiare rispetto a sette ore prima.
  • Questione itinerario. Inizialmente percorreremo tutta la costa puntando verso nord. Posti spettacolari ci stanno attendendo. QUI , se avete voglia di curiosare, potete accedere alla sezione “Places to go (Western Australia)” del sito australia.com proprio come abbiamo fatto noi. È davvero utile e ricco di informazioni. Ci ha fornito quindi una lista completa di ciò che non potremo perderci del Western Australia e le fotografie rendono l’idea. Andate a vedere!!
  • Dormiremo in camping attrezzati, gratuiti o a pagamento, o in ostelli. Insomma ci inventeremo qualcosa. Abbiamo scaricato un’ applicazione a pagamento che si chiama “Wiki Camps Australia” che segna sulla mappa geografica tutte le possibili zone di sosta. Veramente geniale! In corrispondenza di ogni area camping, attraverso delle piccole icone colorate, si può sapere se è a pagamento, se si possono portare animali, se c’è connessione Wi-fi, a quanti chilometri dista dalla tua posizione attuale e le previsioni di tempo della zona per i giorni a seguire, se si può grigliare o se è attrezzata per pic-nic, se ci sono docce, un bel panorama e se ci sono Cabins / On-site Accomodation.
  • LA CALMA e il rispetto dei tempi e tempistiche saranno molto importanti. Saranno gli ingredienti che assicureranno la buona riuscita del tutto. Ci fermeremo per più giorni quando sentiremo il bisogno di farlo, lavoreremo, prenderemo il sole, ci divertiremo e le decisioni verranno prese a maggioranza.
  • Patti chiari e amicizia lunga! Saremo un gruppo formato da singoli individui. Ognuno dovrà sentirsi libero di esprimere bisogni e necessità. Ognuno di noi sarà in viaggio principalmente con se stesso, quindi, ascoltare la propria voce interiore prima di tutto.
  • Il quarto compagno di viaggio è già stato escluso ancora prima delle selezioni. Una new entry straniera e magari di sesso maschile, potrebbe rovinare l’equilibrio. Potrebbe essere pericoloso. E poi, come dice mio papà, le persone si devono incontrare non cercare.

Questi sono i punti salienti fissati tra ieri e stamattina. Più tardi un ragazzo italiano viene a farci vedere il suo Pajero in vendita e inizieremo a valutare! Preferiamo optare per una macchina un po’ più costosa ma più confortevole, piuttosto che andare a risparmiare su quella che sarà la più potente, protettrice, memorabile compagna di viaggio!

Erica, anzi Atmosferica.

Tramonti nuovi.

 

Stavo da qualche giorno aspettando un segnale, una sorta di chiamata. Lo dice sempre la mia mamma, se sai portare pazienza, la risposta arriva. Basta saperla cogliere ed ascoltare.

Da quando sono qui, vi ho sempre parlato di questa città attraverso articoli seri e quasi malinconici. Non pensate che questa specie di tristezza sia data dalla mancanza di casa. Quella inevitabilmente c’è e spesso bussa alla porta anche senza invito. È data dalle sensazioni che vivo qui, solo ed esclusivamente da quelle.

Dal tono con cui vi parlo e vi descrivo Perth, avrete ben potuto capire che non la sento una città che mi potrebbe appartenere. L’ho sempre sentita troppo vuota, calma e lenta. Quando guardo i grattacieli mi chiedo sempre come pensava di riempirli chi li ha progettati. Non ci sono abbastanza persone, non percepisco spazio mancante tanto da innalzare la città verso il cielo. Le trovo solamente costruzioni di facciata, da fotografia, da sogno.

Perth, grattacieli, città moderna, nuova e illuminata la notte.

E poi?

Null’altro.

Appena fuori solo spazi deserti.

Francesca e Mattia mi hanno fatto tornare l’energia che stavo perdendo. Mi stavo adagiando alla troppa tranquillità e chiudendo in pensieri poco stimolanti.

Loro, i ragazzi di cui vi ho parlato pochi giorni fa, arrivati a Perth la settimana scorsa, mi hanno davvero ricaricato le pile! Stavo andando a fare un po’ di spesa, quando li ho incontrati per caso.

Ho espresso a loro la mia voglia di evadere, la voglia di scoprire e spaziare nell’infinità delle bellezze australiane. È bastata la seguente domanda di Francesca per riaccendere i miei occhi:

“Ma se tipo ti dicessimo: ‘tra due settimane partiamo’, tu cosa risponderesti?”

Ho sentito il cuore battere, un brividino scorrere lungo la colonna vertebrale, il sorriso comparire sulla mia faccia e ho lasciato parlare la mia bocca:

“RISPONDEREI DI SÌ!! RISPONDEREI CHE VORREI PARTIRE! SÌ!!”

Francesca e Mattia hanno percepito la mia convinzione, la potenza che si è scatenata in mezzo secondo. tutto era tornato a girare! La mia testa!

Il cuore in gola!

Mi sono sentita viva!

Grazie Francesca!

Abbiamo deciso quindi di organizzare il nostro viaggio, il nostro itinerario. Da oggi ci troveremo per parlare, discutere e pianificare. Servirà una macchina, un piccolo van. Servirà procurarsi il necessario per dormire, una tenda, un sacco a pelo. Nelle prossime due settimane ci impegneremo a trovare uno/due/tre compagni di viaggio stranieri in modo da poter parlare inglese anche strada facendo.

Sarà una figata.

Lavorerò ancora un paio di settimane, dopodiché sarò ben felice di accompagnarmi alla scoperta del mondo. Non voglio fossilizzarmi qui solo perché ho trovato un’occupazione. Ci sono altre mille possibilità per lavorare in Australia. Abbiamo pensato anche che potremo fare delle tappe e raccimolare un po’ di soldini raccogliendo la frutta. Se becchi le zone e le stagioni giuste, sei a cavallo.

Il mio spirito chiede contatto con la natura.

No città.

Sì natura.

Animali!

Canguri.

Delfini!

Oceano.

Tramonti nuovi.

Lunghe strade infinite!

Voglio questo.

I miei compagni di viaggio sembrano volere lo stesso, anzi… sono stati loro ad aprirmi gli occhi.

Saranno due settimane decisive. Io sono carica.

E voi?

Vi terrò super aggiornati ovviamente! Intanto sapete che da oggi inizieremo a pianificare un buon itinerario.

Nessun posto magnifico deve sfuggirci di mano.

Erica, anzi Atmosferica, Francesca e Mattia.


E leggete un po’ qui…
QUANDO SARAI TRISTE…
Quando sarai triste siediti sul ciglio della strada e attendi che il vento ti porti la voce dell’ignoto. Ascolta in silenzio quello che la voce ti dice e poi alla luce del sole, chiediti se tutto ciò è possibile.
Rimani così nella calma sino a quando dal cielo scenderà la sera perché anch’essa avrà un messaggio per te.
Rimani seduto sul ciglio della strada sino a quando si accenderanno le stelle perché anche loro avranno qualcosa da dirti.
Poi verrà la notte con la sua lunga pausa di riflessione e ti verrà in mente la vita.
Allora pensa di essere sempre te stesso a qualsiasi costo e non fingere mai con gli affetti. Accetta con serenità il passare degli anni perché anche la vecchiaia fa parte della vita. Non avere paura della vita.
L’uomo dimostra di essere piccolo o grande a seconda dell’importanza che dà alle grandi e piccole cose.
Ricorda che se sei venuto al mondo hai pieno diritto di esistere ed essere felice. Cerca un dio anche se non sai dove abita e abbi sempre comprensione per tutti.
Rimani seduto sul ciglio della strada fino all’alba. Passerà qualcuno e ti chiederà se ti sei perduto, e tu allora risponderai che ti stai cercando.

Romano Battaglia

Un mese.

 

Un mese. Il 12 novembre spiccavo il volo.

Un mese intenso, se non si dovessero contare i giorni per formare settimane, mesi e anni, forse il titolo sarebbe:

“Una vita.”

Una vita non si può sapere quanto potrebbe durare. Esistono vite di un giorno, altre che vedono crescere una serie di generazioni. Una vita, non importa quanto lunga sia.

Basta che sia VITA.

30 giorni di vita, di scoperta e di conoscenza. Inevitabilmente prima di luoghi nuovi, la scoperta scorre nelle tue vene e ripulisce il tuo sangue. La conoscenza penetra nel cuore, nello stomaco, prima di concentrarsi su qualsiasi altra persona o posto mai visto. Quando guardi l’oceano le emozioni le regali solo a te stesso, alla parte più profonda. Ti sei portato in un paradiso stupendo che ti spinge su, sempre più verso l’alto.

Un mese qui. Da sola. Credo di essere la compagna di viaggio numero uno al mondo. Ascolto il mio corpo, sto imparando a conoscere le mie sensazioni, i piccoli dolori e mi sono sempre accompagnata dove era giusto andare. La mia voce interiore parla sempre, non tace un solo secondo! Parla decisa, a volte mi provoca e mi mette alla prova. Vuole farmi innervosire, piangere e ridere. Sa anche esercitare una notevole pressione quando vuole, ma è sempre la mia voce. SONO IO.

Ho compreso le mie tristezze, assecondato le mie indecisioni, perdonato piccoli sbagli e valorizzato le piccole cose. Ho guardato negli occhi le persone, ieri sera un artista di strada ha quasi rubato i miei.

Occhi.

Vedo chi mi vede, sento chi mi sente e cattura la mia essenza.

Ho capito che non tutti possono vederti, capita che quando vorresti che ti vedano, non è il momento giusto per loro. Ogni persona è nel proprio percorso, nel proprio mondo, più o meno consapevolmente. Alcuni ci riflettono un po’ su, altri vivono senza porsi domande. C’è chi si lascia trainare, chi invece cammina lentamente sulle proprie gambe con lo sguardo vispo e l’anima pronta ad assorbire.

Poi c’è chi corre.

VIETATO CORRERE!

Un mese.

Mi sono sentita buona, felice, libera e triste. Insofferente, giocherellona, contagiosa, riflessiva e profonda. Ho agito con generosità, ho avuto fiducia e coraggio. Ho regalato sorrisi, sguardi profondi, pazze risate e comprensione. Ho cantato, parlato ed esercitato una nuova lingua. Ho incontrato persone, diverse culture e tante storie. Le ho ascoltate. Ho sentito malinconia, la mancanza e l’amore in tante forme. Ho chiesto, domandato, ricevuto risposte.

Mi sono analizzata, scavata, non sempre capìta.

Accento tonico sulla “i”, voce del verbo “capire” non “capitare”.

Un mese. Una scoperta. Una vita.

Erica, anzi Atmosferica.


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Aneddoti di vita.

Ho appena aperto gli occhi ma voglio trovare forze ed energie per scrivervi. Tra un’ora dovrò andare al lavoro ma non posso iniziare la mia giornata senza prima avervi raccontato qualcosina. Ho qualche aneddoto di cui parlarvi e se non ve lo scrivessi oggi, andrebbe perso!

Tanti di voi mi hanno scritto che sono un appuntamento mattutino e che leggermi appena svegli, in viaggio verso il lavoro o nel tragitto casa-scuola è piacevole! Come potrei deludervi! Stringo un pò i denti e trovo il tempo di scrivervi!

BUONGIORNO!

A queste persone voglio dire GRAZIE! Stimolate la mia creatività e quando cammino per la strada, sono sempre attenta a catturare e a immagazzinare ogni cosa che potrei raccontarvi o farvi vedere. È un lavoro continuo che mi rende però una super amante della vita e di piccoli momenti degni di essere raccontati e riportati.

Nella foto vedete la Perth Arena. È molto vicina a casa, come vi dicevo a pochi metri dal lavoro e in più, è esattamente di fronte al nuovo alloggio di Paolino e Gabriele! Volevo mostrarvela in foto così riuscite a farvi un’idea! È un edificio moderno e bizzarro, blu e bianco (colori ricorrenti), al cui interno organizzano eventi sportivi e musicali.

Sì, vi dicevo che Paolo e Gabriele, dopo una settimana in ostello, si sono trasferiti in Wellington St, siamo vicini, a circa 700 metri di distanza e condividono l’appartamento con altre sei persone. Che figata! La cosa certa è che al momento sono gli unici italiani 🙂

C’MON GUYS! Let’s speak in english!

Condividono una stanza con muri bianchi, zanzariera e armadio spazioso. Hanno un comodino tra i due letti e una sola presa della corrente ( 🙂 ) Connessione Wi-fi, piscinetta residenziale e in corrispondenza del numero della loro chiave corrisponde un colore e una lettera. Sul tabellone appeso al frigorifero, identificano una mansione e un turno di pulizie. Morivo dal ridere quando il proprietario di casa spiegava a Paolo che un giorno a settimana dovrà pulire tutti i pavimenti e a Gabriele che dovrà sgrassare tavoli, sedie e vetri.

Sul loro viso leggevo un’ espressione del tipo: “Ma adesso che ho una casa, devi venire tu a dirmi che devo fare le pulizie? Ma stai parlando seriamente?”

Il ragazzo è stato molto preciso. Due giorni la settimana andrà a controllare che tutti i compiti siano stati fatti. Se troverà sporco, chiamerà una persona a pulire e le spese saranno addebitate ai coinquilini dell’appartamento.

Insomma. O stai alle regole, o te ne vai a casa!

MA QUALE CASA???

Ahahaha!

Lasciatemi dire però che in una casa con otto persone, provenienti da diverse parti del mondo e con diverse culture, un po’ di regole sono necessarie.


 Ieri prima di andare al lavoro, ho incontrato Francesca e il suo amico Mattia. Lei, una ragazza davvero solare, a modo e alla mano, mi ha scritto qualche giorno fa per chiedermi di vederci per un caffè. Si è presentata dicendomi che legge il mio blog dalla mia partenza e che le avrebbe fatto piacere fare una chiacchierata, ora che è arrivata a Perth.

MA CHE PIACERE!

Mi è venuto naturale dimostrarmi disponibile e li ho incontrati con molta gioia! Abbiamo parlato di tantissime cose e ci siamo trovati d’accordo su molte altre. Partiti lasciando tutto, amici da anni, sono vogliosi di avventura, scoperta e viaggi. Lei ha mollato un lavoro d’ufficio, lui si è appena laureato in ingegneria.

VIA..

Hanno fatto una scelta coraggiosa.

Quando si parla di queste persone che mollano tutto e partono, si tende a generalizzare e a dire…

“Ma sì, ormai vanno tutti in Australia!”

“Ma sì, ormai partono tutti…”

Beh, riflettete amici, cercate di analizzare ogni singolo caso e provate a pensare alla motivazione che può spingere una persona a lasciare un lavoro a tempo indeterminato, una casa, la famiglia e vi assicuro che non vi verrebbe più da fare di tutta l’erba un fascio.

Ognuno ha la sua storia, ognuno quando si racconta ha la luce negli occhi proprio come quella che ho visto in loro.

Beh, in bocca al lupo Francesca e Mattia! Ci rivediamo presto, sicuramente!


Dopo il lavoro ieri sera, sono stata invitata dai miei colleghi a uscire. Ero stanca, avrei lavorato stamattina alle 11 e l’idea di fare tardi mi toglieva energie.

Però ho valutato la cosa più giusta da fare. Era la prima volta che mi invitavano, era un’occasione per svagarmi e divertirmi con loro.

Sono andata.

Diverse sale con musica varia. Sono rimasta affascinata da quella brasiliana. Si balla con movenze lente e quasi saltellando a destra e a sinistra. Tanto divertimento davvero, ho urlato un paio di volte al cielo e cantato a squarciagola.

Sono felice di essere andata, ho fatto la scelta giusta!

Ora corro a prepararmi. Il lavoro va sempre meglio e mi trovo davvero molto bene. Il supervisore mi ha chiesto di lavorare anche domenica. Insomma…

Settimana scorsa non ero sicura di avere un lavoro, questa settimana lavoro 5 giorni su 7!

CHE FANTASTICA STORIA È LA VITA!

Erica, anzi Atmosferica.


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“Avere o essere?”

Si può avere amore? Se così fosse, l’amore dovrebbe necessariamente essere una cosa, una sostanza che si può avere, custodire, possedere. La verità è che non esiste affatto l’amore come cosa: si tratta di un’astrazione.

In realtà, esiste soltanto l’atto di amare; e amare è un’attività produttiva, che implica l’occuparsi dell’altro, conoscere, rispondere, accettare, godere, si tratti di un persona, di un albero, di un dipinto, di un’idea.

Significa portare alla vita, significa aumentare la vitalità dell’altro, persona od oggetto che sia.

Erich Fromm – Avere o essere?

Oggi lascio a voi ogni commento.

L’amore è “Avere o Essere?”


Erica, anzi Atmosferica.