Il giorno e la notte.

Sydney sa cambiare vesti, sa essere sportiva e veloce di giorno ed elegante e romantica di notte. Ci sto mettendo un po’ a conoscerla, proprio come accade con le persone. Vietato giudicare al primo impatto, prima di trarre conclusioni affrettate, bisogna andare a fondo. Ci vuole tempo e curiosità.

Così sto facendo. Sto conoscendo ogni giorno qualcosa in più e varie situazioni mi stanno portando a spingermi al di fuori del centro della città, la quale sembra davvero non avere fine. È enorme, il mare scava migliaia di insenature nella baia e numerosi ponti collegano i disordinati pezzi di terra. L’altro giorno ho preso un bus che per portarmi nella zona di Hunters Hill, ha attraversato tre ponti nel giro di otto chilometri.

E quando pensi ai ponti, immaginali pure giganti.
Ti do il permesso di pensare in grande.

🙂

Quello che ho capito, è che Sydney è molto versatile e camaleontica. Si adatta ad ogni umore e circostanza e non è sempre incasinata, fitta e rumorosa come potresti pensare.
Sai, questa foto l’ho scattata proprio vicino a casa. Quello che vedi è il Sydney Town Hall, uno dei più importanti edifici della città.
No, non è una chiesa, è il municipio.
🙂
Ho adorato quelle luci dorate che hanno saputo donarmi quiete e magia, al centro di un incrocio trafficato verso sera. Sydney non si spegne mai, non ho ancora visto e vissuto la notte fonda e profonda, ma questa è l’idea che mi da. Non si stanca, ha sempre le batterie cariche ma sa dove ricercare pace, relax ed energia nuova.

Qui dove abito io, i rumori dei lavori in corso non si prendono nemmeno la pausa pranzo, traghetti e ristoranti galleggianti trasportano turisti a tutte le ore e se non c’è la luce del giorno, i palazzi sono illuminati. Sempre. I grattacieli sono il simbolo della vita di Sydney, non dorme mai.

Quando cammino per la strada, mi piace buttare l’occhio negli stessi riquadri, dalle stesse angolazioni e, al variare della fascia oraria, luci e sensazioni non sono mai le stesse. Posso farti vedere questa foto, ecco. Stesso incrocio, stessa costruzione decorata dallo stile vittoriano che vedi in copertina, ma per il resto è tutto diverso.
Anche l’aria che si respira, te lo garantisco.

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Adoro le due foto.
Le ho scattate in due giornate diverse, con due umori diversi.
Quello scorcio è pazzesco.
Sia con il cielo grigio della sera, che con il cielo azzurro della mattina. Non perché raffigura uno dei protagonisti dello skyline di Sydney, ma proprio perché è magico.

Mi piace notare le differenze. Quando il cielo è ancora piuttosto chiaro, luminarie nascoste nelle insenature di maestosi edifici, si accendono e creano ombre rilassanti. Sto a guardare, mi lascio abbagliare, chi non lo farebbe. I semafori non disturbano, non stonano.

La gente per la strada è sempre diversa. Posso dirti che è molto sportiva e dinamica, veloce e atletica. Molti vanno al lavoro in tenuta ginnica, in bicicletta o di corsa. Tanti camminano a passo spedito in giacca e cravatta con la ventiquattrore nella mano destra e la borsa della palestra in quella sinistra. Già alle sette della mattina gli ingranaggi girano alla perfezione. Piccoli e grandi bar si affacciano ai marciapiedi, il caffè take-away va per la maggiore, ma non l’Espresso. Il più piccolo è il cappuccino. Hanno l’usanza e l’abitudine di consumare la colazione camminando, vetrine calde e appena sfornate, mostrano puncake, tortine, muffin e ciambelle di ogni gusto, ma pochi si fermano a mangiare.

Alle sette di sera, invece, è il momento della ristorazione.

Uh, come lavorano i ristoranti. Sia nel centro che un po’ fuori centinaia sono i locali pieni di gente. Vietnamiti, thailandesi, cinesi, giapponesi, malesiani e italiani. Cucine di ogni genere fanno fumo e profumo nelle vie, tanti ristoranti si mettono in mostra attraverso grandi vetrate e menù pieni di figure ti invitano ad entrare.

Saranno questi i giorni decisivi.
Continuerò le mie osservazioni guardando attraverso la vetrina di muffin appena sfornati, o buttando veloci occhiate fuori dalla sala di un ristorante?

Ti farò sapere.

Erica, anzi Atmosferica.

Il quaderno dei “cosa farò da grande”

Ciao, come stai?
Qui oggi piove e il cielo è grigio e basso. Da quassù, dal 22esimo piano, mi sembra di essere più alta di lui. È ovviamente in giornate come queste che la malinconia viene a bussare alla porta, per cercare comprensione, calore e riparo dalla pioggia. Io la faccio entrare, non la lascerò mai fuori.
Se viene a cercarmi un motivo ci sarà.

Ho riaperto la busta dei ricordi, piena zeppa di biglietti e lettere che mi hanno lasciato le mie amiche prima di partire, la mia mamma. Leggo con curiosità quel che mi avevano dedicato quel giorno e penso a quante cose sono cambiate, a quanto sono cambiata io e a quanto siano stati tutti auguri pieni di energia positiva, tanto da sentire giorno dopo giorno la loro realizzazione.

Quello che leggo mi muove e mi smuove, mi commuove.
Mi rendo conto che questi pezzi di carta rappresentano per me una sicurezza, una scommessa, un bene prezioso, una certezza. Dico una scommessa perché, nel dichiararmi amore e nell’augurarmi buona fortuna, queste persone hanno visto del buono in quella partenza trasmettendomi una carica incredibile.

Ora ti scrivo qualche pensiero che oggi mi emoziona.
A parlare sono due amiche, due grandi amiche.

“…Ti scrivo questo pensiero per ricordarti che nei momenti più tristi, dall’altra parte del mondo ci sarò io…
Io che ti aspetterò…
Io che dire che ti voglio bene è poco…
Io che il tempo passato con te lo tengo nel mio cuore e nei miei pensieri di ogni giorno.

Con te se ne va un pezzo di me che spero però di ritrovare; di ritrovare cresciuto ma non diverso, spero di ritrovare la mia amica di sempre, spero che nei nostri abbracci continui ad esserci la magia, spero che non ti dimenticherai mai che io sono qui sempre per te.
…”

Lei mi ha fatto una grande sorpresa l’ultima sera in Italia. Ormai pensavo che non l’avrei più salutata e che non sarei riuscita ad annusare ancora una volta quella magia di cui parla. Beh, alla fine è arrivata e mi ha lasciato questo foglio di carta insieme ad un braccialetto. Per me stanno avendo un valore enorme.
In posti e momenti in cui tutto manca, banali oggetti diventano preziosi e assumono profumi, conservano ricordi.

“…Prenditi tutto quello di cui hai bisogno, tieniti tutte le cose belle che una vita piena come la tua ti ha regalato fin ora e…SPACCA TUTTO!
Il tempo ti darà risposte, gesti concreti e delusioni e solo così scoprirai ciò che potrai essere…

Intanto continua ad essere il sole per te stessa e per tutti quelli che incontrerai, così come lo sei stata per tutti quelli che hai incontrato e per me!
I WISH YOU, ALL THE BEST!”

Sai, lei mi è stata vicinissima ogni giorno. Prima che partissi mi ha anche regalato un piccolo quaderno.

Il quaderno dei “cosa farò da grande”

Ogni giorno lo guardo e solo negli ultimi mesi ho iniziato a scriverci qualcosa. Con calma. Piccoli e grandi desideri, obiettivi e progetti. Lo tratto con cura, ha delle pagine bianche e delicate. Quel nastro rosso, richiama Amore e Passione. Due ingredienti che non mancheranno mai nella mia vita e nella realizzazione dei miei sogni.

Come ben sai, non posso confidarti i miei segreti. Per scaramanzia devo custodirli gelosamente ma ti prometto che ce la metterò tutta per realizzarli e realizzarmi. Sarò forte, entusiasta, determinata, energica e positiva. Voglio diventare grande.

Ma grande grande.

Erica, anzi Atmosferica.

Posso darti del “Tu”?

Oggi mi sono svegliata con un pensiero. Io scrivo, comunico, mi sfogo, mi carico e mi rilasso, esprimendo come meglio posso ciò che giornalmente ho da dire.

Ma TU?

Da oggi voglio iniziare a parlare con Te che leggi. Non voglio più rivolgere domande o esclamazioni ad un “Voi” generale e generico. È giusto che io parli con Te, con la Tua Persona, il Tuo Cuore, e la Tua Anima. Potresti essere una grande amica, la mia mamma, il mio papà o una persona che io non conosco e forse mai conoscerò. In ogni caso, però, da oggi voglio parlare con Te.

Sappi che assumerai le vesti del mio confidente, del mio amico più stretto o di una valle infinita dove io mi recherò in caso di bisogno. Per urlare di gioia, per lamentarmi di un’ingiustizia o per confessare un segreto. Tu non dovrai fare altro che essere molto accogliente, voglioso di riflessione e di ricerca. Proprio come sono e sarò io. Solo così potremo andare d’accordo e potremo creare uno scambio ricco e reciproco.

Che ne dici?

Ovviamente vorrei ricambiare il favore. Se Ti venisse da chiedermi qualcosa, non esitare. Se volessi farmi delle domande, sono pronta a risponderti e a dedicarti del tempo.

Devi sapere che qui mi sento lontana da tutto e molte volte, vorrei sentirmi più vicina. Sai quale potrebbe essere la giusta soluzione?

Parlare con Te.

Cercherei di capire cosa pensi di quel che scrivo. Vorrei sapere se ti sono di aiuto, di compagnia. Se sei d’accordo o meno con i miei pensieri e le mie linee guida di vita. Non riesco ad avere la percezione, mi sento dalla parte opposta dove sto conducendo una vita temporanea. Sto provando che significa stare nell’altro emisfero, guardare da lontano, ascoltare e pensare alle persone importanti da qui.

Ti confido un segreto. Da quando sono partita, ho sentito crescere in me una dote particolare, un dono magico. Quando penso profondamente a una persona, chiudo gli occhi e immagino di averla vicina, quasi di toccarla. Così facendo, riesco a percepire il suo stato d’animo, riesco a sentirla e a capire se sta bene o se è in un momento di sofferenza, di fatica emotiva. Riesco anche a vederla nella sua quotidianità e mi faccio guidare dalle mie sensazioni, dalla mia immaginazione.

È il mio modo per non sentire troppo la mancanza di chi vorrei qui, è il mio modo per far capire a chi è a casa, che io ci sono. Sono qui ma anche lì.

Più di una volta ho avuto la conferma che questo mio “Potere Speciale” fosse davvero tale. Per questo non credo sia una mia convinzione. Ho avuto le mie risposte e sto tutt’ora continuando ad averle. Mi sento fortunata.

Per questo, voglio parlare con Te. Penso di volerti dare l’importanza che meriti e ovviamente non posso chiudere gli occhi e pensare a Te ma posso pensare di averti mandato un messaggio anche oggi. Una riflessione che potrebbe farti strada. Aggiungendo un pezzo al mio puzzle, magari Ti ho aiutato a capire qual è l’incastro giusto per la tua giornata, una diversa chiave di lettura per la Tua Vita. Partendo da oggi.

In questi ultimi articoli più riflessivi e introspettivi, non Ti sto parlando tanto delle mie giornate, lo so. Ti dico però, che va tutto bene e forse non parlarne, mi sta aiutando ad essere più libera nel prendermi tempo. Per quanto riguarda la foto, per me è molto significativa. In ogni momento in cui mi sono fermata a guardare, gabbiani bianchi e grigi guardavano con me. Sono arrivata a pensare che mi abbiano seguito, abbiano viaggiato con me dal Western Australia fino a qui e siano stati i miei silenziosi compagni di viaggio. Come sai, ho parlato spesso dei gabbiani. Ho visto in loro le mie tre sorelle, la mia mamma. Sempre con me. La mia famiglia.

Anche in quel momento, mi sono fermata per dare spazio e tempo a quella visione. L’ Harbour Bridge. Fino a lì lo avevo visto solo in televisione, al telegiornale. Forse Tu mi puoi capire.

Beh, quei gabbiani, rendevano quel momento reale, libero di volare.

Erica, anzi Atmosferica.

Sydney è uno specchio.

La città di Sydney si sta rivelando uno specchio.

Sono qui da pochi giorni, poco più di una settimana e ancora non ho finito di specchiarmi, di capire chi sono diventata e la trasformazione che mi ha attraversato in questo viaggio. Sto decifrando i cambiamenti sulla mia faccia, nelle mie espressioni e nel mio modo di osservare, nel mio modo di camminare. Già prima che partissi, la mia spiccata attenzione per i particolari, rendeva il mio spirito di osservazione intenso, non comune. Ora è ancor più concentrato tanto da farmi sentire a volte come in un’altra dimensione.

Mi piace guardare e guardarmi, mi piace vedere come alte costruzioni simmetriche si riflettono nelle pareti specchiate delle vicine. Mi sento un po’ così. Vedo del mio in altri, parlare con le persone mi aiuta continuamente a percepire ogni sfumatura della mia trasformazione e giorno dopo giorno scopro qualcosa di me, in Sydney.

Sto tirando le somme di quel che è stato, prima di buttarmi in una nuova sfida che sicuramente mi renderà ancora diversa da quel che sono, da quel che sono diventata. Sono sincera nel dirvi che è difficile. Non è semplice stare al passo e andare a scavare ogni giorno per fare i conti con pensieri nascosti. Non è facile mettere a tacere altri che pretendono ascolto e insistono in testa come martelli pneumatici.

Ringrazio il giorno in cui ho deciso di scrivere. Se non avessi comunicato ogni giorno qualcosa, probabilmente sarei scoppiata. Non sarei arrivata fino a qui senza prima aver elaborato e confessato ogni mio piccolo o grande messaggio.

Dicevo che riesco a percepire altre dimensioni. Mi capita di sedermi su una panchina per osservare, per capire. È proprio lì che sto bene. Mi rilasso e mi sento quasi trasparente. Vedo la gente passare e faccio pensieri su di loro, su chi potrebbero essere. Guardo così Sydney e la sua vita, facendo mio ogni stimolo positivo che posso catturare da figure erranti o statiche come questi grandi palazzi.

Mi sto specchiando, mi sto analizzando e chiedo scusa se sto avendo bisogno di tempo. Abbiate pazienza.

Il tizio che mangia un pezzo di focaccia troppo velocemente, mi fa pensare a quando non mi gusto il cibo per la fretta di finire. La donna che cammina a passo spedito con tailleur e scarpa elegante, mi fa pensare che vorrei diventare così. Una donna elegante. Il giovanotto che canticchia stonato con la musica nelle orecchie, mi fa pensare che la vita è anche quello, può sembrare stonata fuori ma essere una splendida melodia dentro. La mamma e la figlia che mangiano un gelato gustoso passeggiando per negozi, mi fanno pensare alla mia, mi manca. L’artista di strada che sta in ginocchio sull’asfalto dando vita ad un’opera d’arte di gessi colorati, mi fa pensare che la vita è anche questo, un bellissimo quadro dipinto con fatica.

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Tutto è uno specchio, Sydney è uno specchio.

Erica, anzi Atmosferica.

Il libro della vita.

Oggi vorrei affrontare il tema della “Lontananza”.

Vorrei parlare del potere chiarificatore che sta avendo sulla mia persona, sulla mia mente, sulla mia anima. La decisione di partire e portarmi così distante da Casa, è stata sicuramente una scelta pensata che sapevo mi avrebbe dato tanto, scavato dentro e fatto capire quali sono le persone importanti, quali le esperienze che mi hanno davvero fatta crescere, che mi hanno cambiata e resa più consapevole.

Il viaggio è una ricerca, un cambiamento cercato e un punto di svolta. In un breve periodo di vita, in un lasso di tempo stabilito o quasi, la persona che parte diventa un’altra, l’anima che si evolve si trova a non rispecchiarsi più in ciò che era e tutti i nodi vengono al pettine. Ma proprio tutti!

Il viaggio ti mette di fronte agli ostacoli fino a quel momento ignorati per paura o pigrizia, ti aiuta a creare due grandi insiemi chiamati “Vero” e “Falso”, oppure “Importante” e “Non importante”, e poi ancora “Primario” e “Secondario”.

Portandomi lontana migliaia di chilometri, ho riempito questi grandi sacchetti e collocato nel posto giusto persone, ricordi, esperienze e pensieri. Sono riuscita soprattuto a capire chi sono io e cosa vorrei da questa vita, per cosa vorrei combattere e a cosa vorrei puntare per arrivare un giorno a sentirmi una persona soddisfatta. Orgogliosa.

La “Lontananza” è una lente di ingrandimento. Ho posizionato nella scatola dell’ “Importante” delusioni e dispiaceri perché è solo grazie a questi che sono oggi più consapevole e positiva, coraggiosa e Donna. Ho gettato tante persone nel “Secondario” e tante inutili promesse nel “Falso”.

La cosa certa è che ad ogni bivio, andrò nella direzione del “Vero”, dell’ “Importante” e del “Primario”. Non farò più scelte poco pensate o avventate, non regalerò nulla a chi non merita e non mi ostinerò a cercare verità nel “Falso”.

Il “Secondario” sarà sempre presente anche perché senza quello non esisterebbe il “Primario” ma ciò che è sicuro, è che ora ho la lucidità di identificarlo e di metterlo in secondo piano. L’ “Importante” farà da linea guida nelle Amicizie, nei Valori, nella Famiglia e nel Sacrificio. Quello è essenziale per comprendere il “Vero” e il “Primario”.

Sono grandi insiemi in cui ognuno può trovarci dentro qualsiasi persona, decisione, sentimento o emozione. Deve avvenire tutto con estrema semplicità e naturalezza, altri due atteggiamenti fondamentali per una buona riuscita. Una buona vita.

La “Lontananza” si può sperimentare in diversi modi. Non sta scritto da nessuna parte che sia sinonimo di “Chilometri”. Ci si può sentire lontani anche quando si è vicini, ci si può allontanare anche stando fermi. Il trucco sta tutto nell’ascoltarsi e capire quando è il momento di farlo. È importante ad un certo punto, fare i conti con quella che è la sfera più intima di ognuno di noi, è nascosta, è difficile e insidiosa. È importante andare a scavare, mettendo in stand-by tutti i condizionamenti esterni, influenze negative.

Parlando di me, posso dirvi che ero arrivata a un punto in cui non riuscivo più a distinguere il “Vero” dal “Falso”, mi trovavo a fronteggiare continuamente situazioni in cui solo dopo averci messo il cuore, capivo di averle sopravvalutate. Regalavo a chi non meritava e non davo abbastanza a chi mi chiedeva amore. L’ “Importante” si confondeva con il “Non Importante”, quest’ultimo faceva ombra in molte situazioni e non sopportavo critiche, consigli e opinioni in contrasto con le mie. Volevo fare tutto di testa mia, raramente ascoltavo chi vedeva dal fuori e giudicava “Secondario” qualcosa per me in quel momento “Primario”.

Ho voluto segnare un punto netto nella mia storia. Ripartire da zero. Non sono scappata, tutta la mia vita è comunque ancora scritta nel mio libro e passo dopo passo, capitolo dopo capitolo, mi sono presa il tempo per rileggere tutto, per elaborare da lontano, per giudicare i miei comportamenti e le mie decisioni nel tempo. Ho riletto tutto con molta calma, ho trovato errori di punteggiatura, frasi senza un senso e discorsi lasciati a metà. Ho corretto tutto con una bella penna rossa, ho voluto interpretare le frasi sconnesse da tutto il resto e mi sono ripromessa di concludere quei discorsi. Le Amicizie le ho cerchiate in verde. Sono poche. Quelle giuste.

Alcuni paragrafi hanno meritato una lettura più profonda. Le parole andavano oltre, il significato era solo mio e forse sarà per sempre tale. Ho capito che è giusto avere dei segreti, purché facciano parte del “Vero”, dell’ “Importante” o del “Primario”. Custodirò le mie verità nel cuore e deciderò di confidarle solo a chi saprà leggere la mia essenza.

Un giorno, dopo una grande delusione amorosa, il mio papà mi ha detto una cosa:

“Tu sei come una perla preziosa, chiusa nella tua conchiglia. Sarai tu a decidere quando schiudere le tue protezioni. Mi raccomando però, dovrai decidere di donarti solo a chi sarà consapevole del tuo valore e del gioiello che avrà tra le mani.”

Erica, anzi Atmosferica.

Associazioni Libere.

Oggi mi voglio psicanalizzare con il metodo delle Associazioni Libere. Lo conoscete? È stato Freud a descrivere questa teoria, secondo cui, la Libera Associazione consiste nell’esprimere ogni concetto, ricordo, pensiero che passa per la mente, senza comandarlo, senza direzionarlo. Questo metodo suggerito dal caro e vecchio filosofo, l’ho sempre applicato e trovato utile, nei momenti in cui la testa scoppiava, la stanchezza mi indeboliva o la rabbia mi accecava.

Intendo così oggi, rendervi partecipi della mia auto-analisi. Potrei andare per punti perché sicuramente non seguirò un filo logico.

Insomma, proviamo:

  • Sono appena tornata da una mattinata di lavoro. Mi sono improvvisata postina pedonale e ho macinato 22.88 chilometri. Il cielo azzurro e il silenzio che mi avvolgevano tra quelle isolate vie residenziali, mi sono serviti. Mi hanno fatto del bene. Ad un certo punto il dolore delle vesciche faceva rumore, il nervoso mi metteva ombra e sono arrivata a casa infastidita e stanca.
  • Stamattina alle sette e trenta, ho ricevuto una videochiamata da casa. La mia famiglia era al completo per festeggiare il compleanno di Elena, le zie mi mandavano baci e mi salutavano quasi impacciate. Si sa, sono quelli i momenti in cui vorresti dire tante cose ma ne dici mezza. Mi sono sentita lì, nel salotto di casa mia, con tutti loro a cantare “Tanti Auguri” alla mia amata sorella diciassettenne. È stato bello, un buon inizio di giornata.
  • Per la prima volta oggi ho preso i mezzi. Un treno stamattina e un bus oggi pomeriggio. Sono efficienti, puliti e puntuali. Grazie all’applicazione che ho scaricato sul telefono (Opal Travel), è possibile calcolare il tempo del percorso e le diverse opzioni. Ottimo! Ora posso iniziare a spaziare con tranquillità. Andrò dove mi porta il cuore!
  • Dopo quattro giorni di pioggia e freddo, a Sydney è tornato il sole. Un’altra luce riscalda la città e il mio umore ne risente assolutamente. E parecchio!
  • In questi giorni mi capita di fare pensieri brutti. Proprio brutti. Chiedo continuamente alla mamma se va tutto bene, se stanno tutti bene. Mi travolgono ansiose paure e non riesco a capire per quale motivo. Tutta la mia famiglia deve essere in splendida forma. Questo è poco ma sicuro. Chiaro?
  • Ieri sera, la brutta notizia dell’attentato a Bruxelles mi ha scosso terribilmente. Il pensiero è andato subito alla mia amica Francesca la quale sarebbe potuta essere lì per lavoro. Il cuore ha iniziato a battere forte e come al solito, il senso di lontananza e impotenza mi ha travolta. Fortunatamente lei ha avuto la prontezza di rispondere al mio messaggio, altrimenti sarei sprofondata in mille cattivi pensieri. Mi chiedo se arriverà mai il giorno in cui “umanità” sarà sinonimo di “unione”. Arriverà mai? Vorrei che le persone che decidono di farsi esplodere tra la folla o peggio ancora, piazzano bombe all’orario di punta, capiscano il significato della vita, del dono. Troppi casi di orribile egoismo stanno uccidendo il mondo e avere queste notizie da Casa, dall’Europa, mi fa tremare.
  • Più tardi andrò a sciogliere le gambe affaticate nella piscina del palazzo. Siamo super attrezzati qui. Al piano terra, se sei munito di chiave magnetica, puoi usufruire di piscina, sauna e accedere alla palestra discretamente attrezzata. WOW!
  • Oltre all’inglese inizio a capire francese e portoghese. Questi matti coinquilini, non si stanno sforzando molto di parlare in una lingua comune a tutti e questa sarà la mia prossima segnalazione al gruppo. Pauline, si interessa molto a me e le piace parlarmi. Sono contenta di riuscire a creare il nostro momento giornaliero per dialogare anche solo cinque minuti. Lei ha un inglese molto francese, ma è quello il bello no?
  • Questa cosa delle Associazioni Libere, è stata un’idea fantastica. Ecco i principali pensieri che frullano nella mia testolina e buttando fuori tutto, mi sento molto più leggera. Quasi leggerissima!
  • Volevo dirvi anche che l’idea del rientro in Italia, inizia a prendere forma. Prima però, farò una tappa. (Sorpresa). Sto progettando e pianificando le mie partenze e i miei arrivi. Sto cercando di non pensare troppo, però, alla partenza più importante di tutte. Il ritorno è la vera sfida. La vita. La vita vera. Dovrò inventarmi e reinventarmi, sfondare muri, bussare a porte chiuse e sarà quello il momento decisivo. Sarà quella la vera partenza. Sarà difficile ma possibile.

🙂

Quanto sono leggera!

Vi sentite pesanti, confusi, indecisi, irritati, insofferenti?

Prendete una penna e scrivete. Se preferite parlare, parlate! Fate ordine nei pensieri, cercate cause e conseguenze, non tenete tutto dentro e non trascurate ciò che ormai è parte di voi e delle vostre emozioni. La scelta di trattenere, potrebbe essere distruttiva e potrebbe implodere in un grande vuoto incolmabile.

Forza! Liberatevi!

Erica, anzi Atmosferica.

 

Come un’onda.

Da quassù il mondo è fantastico.

Riflettevo che qui in Australia, ho abitato due case, entrambe altissime e con vista mozzafiato. Chissà cosa vado a cercare sempre così in alto.

Cosa voglio toccare?

Per caso il cielo?

Sono sempre la solita esagerata.

Sono andata a rileggere di quando ormai quattro mesi fa, raccontavo dei tramonti che vedevo dal balcone di casa a Perth, della vista su grattacieli che mi sembravano vuoti e del senso di vertigine che provavo a stare così in alto, vicino alle nuvole. Di vuoto. Nel vuoto.

Al 13esimo piano di quel palazzo, non mi sentivo abbastanza in alto. Nella vita di un’onda, stavo nel momento in cui essa si gonfia, cresce, prima di toccare la cresta più alta. Salivo, Salivo, Salivo. Ma sentivo che avrei potuto salire ancora. Ancora di più. Ancora più su.

Poi è arrivato il periodo del contatto con la terra, della convivenza con il caldo e l’arido. Ho guardato il cielo dal basso, stando ferma e in movimento. Osservavo le nuvole correre e cambiare forma, creare temporali e pioggia infinita e fredda. Ero bassa, piccola e impotente ma d’altronde, mi ci ero portata da sola. Di che mi dovevo lamentare. Ho viaggiato senza mai sentirmi al pari con la natura, era immensa e non potevo fare altro che abbandonarmi alla sua forza, alla sua grandezza, senza opporre resistenza.

In quel caso, l’onda mi tirava. Mentre si ritirava, scoprendo una superficie di sabbia liscia e candida, mi risucchiava dentro sé ma io non avevo paura. Mi lasciavo travolgere, capovolgere e capitava che per qualche secondo non mi faceva respirare. Poi, una volta fuori con la testa, una bella boccata di ossigeno mi caricava per una nuova immersione. Ero debole rispetto all’onda, ero forse incapace di nuotare, ma ero al sicuro. La lasciavo fare e anche con molto piacere.

Sono arrivata poi qui e come una grande onda che si lancia sulla baia, mi sono trovata catapultata quassù. Sono balzata al 22esimo piano di un grattacielo. Sono volata con gli occhi bendati e ora che posso vedere di nuovo mi godo la vista dall’alto. È stato come uno tsunami, travolgente ed impetuoso. Quanta acqua ha spostato! Quando la terra è riemersa dalle acque, la baia di Darling Harbour. La sera quando cala il sole. Traghetti e ristoranti galleggianti, un ponte illuminato e pieno di lampioni. Piccole barchette a vela sono parcheggiate e le gru, la notte, sono in punta rosse, lampeggianti. Ancora mi chiedo come ho fatto ad arrivare qui, sono ancora frastornata.

Tutto normale.

Continuo a prendermi tempo, dove non sono mai stata ma Sono.

Perché per vedere cose che non hai mai visto, devi andare dove non sei mai stato.

Erica, anzi Atmosferica.

Happy Birthday My Darling.

Festeggiare il tuo compleanno da qui, non è per niente semplice. Sento una tristezza che mi appiattisce in questa giornata di pioggia e sole. Non voglio trasmetterti brutti pensieri, semplicemente voglio farti i miei auguri più sinceri scrivendoti anche del mio stato d’animo.

Diciassette anni di conquiste.

Sei una potenza e molte volte te l’ho ripetuto. Credo che dirti quanto sia orgogliosa di te e dei tuoi traguardi, sia importante e non scontato. Quando ripenso ai miei diciassette anni, rivedo in una ragazzina ancora incosciente e inconsapevole di tante cose. Non avevo cognizione di me ed ero piuttosto avventata nel prendere decisioni. In questo sei avanti anni luce e mi chiedo come sia possibile sentirti dire certe cose che per me erano impensabili alla tua età. Mi ammonisci, mi fai ragionare, mi guidi e sai essere di grande supporto.

Hai una tenacia e una determinazione che spaccano il mondo e quando ti prefiggi obiettivi, sei la numero uno nel raggiungerli senza troppi sforzi. Sai organizzare e organizzarti e sai distinguere le priorità da tutto il resto.

Vuoi una cosa? Vai e te la prendi.

Fai fatica? Sopporti e resisti.

Hai le idee chiare, forse non sai ancora chi sei, ma su questo non devi avere fretta perché sei sulla strada giusta per scoprirlo. La tua danza, i voti positivi a scuola e la luce nei tuoi occhi, sono tutte prove del tuo valore e della tua crescita continua e inarrestabile.

Quando ti lasci prendere dagli attacchi di nervosismo, ti capisco. Voglio dirti che quelli sono normali e faranno sempre parte della tua quotidianità fino a quando deciderai di condurre una vita impegnata e piena di grandi sfide, come stai facendo. Sei anche altruista, ti piace aiutare e metterti al servizio di chi ha bisogno. Questo ti rende ancora più speciale e sappi che aumenta esponenzialmente il tuo valore di piccola donna dal grande cuore.

Sei energia e carica, sei musica e simpatia, sei espressione e determinazione, sei magia e matematica, sei solare e rassicurante, sei grande!

Porca miseria, mi sembra ieri…

…ripenso a quando cercavi di imitare il mio modo di parlare, di gesticolare e di vestire. Amo questa foto proprio per questo. Mi seguivi in ogni espressione, mi amavi, mi ami. Sempre. Reclamavi un giro con me per negozi o una cena a tu per tu con la tua sorellona. Mi vengono in mente numerose scene in cui mi mostravi ai tuoi amici piena di soddisfazione.

Mentre dicevi “Lei è mia sorella!”, i tuoi occhi si riempivano di gioia e mi facevi sentire l’amore che provavi per me. Mi mostravi come se fossi il tuo trofeo, la tua medaglia d’oro, una vittoria, una fortuna.

Oggi sento un legame molto forte, ci unisce la famiglia e l’amicizia, la confidenza e il nostro sguardo. La fortunata sono io perché so di avere la certezza che sarai mia per sempre e farò il possibile per renderti felice quando tutto il mondo sembrerà crollare.

Quando sono partita, la più grande tristezza era la consapevolezza di perdermi un periodo sostanziale e trasformante della tua crescita, sapevo di andare dove non avrei potuto sostenerti nelle tue battaglie quotidiane e capirti nelle tue crisi esistenziali e adolescenziali.

Quante ne ho superate! Tranquilla è tutto normale!

Spero di riuscire a trasmetterti anche da qui il grande amore che provo per te. Un giorno speciale come questo, deve regalarti la felicità di essere un anno più grande, ma anche la razionale calma. Non avere fretta di crescere perché ogni cosa avrà il suo tempo.

Io ti mando un abbraccio oceanico. Aspetto impaziente il giorno dell’abbraccio vero in cui realizzerò quanto tu sia cresciuta ma non quanto tu sia grande.

Questo già lo so.

Happy Birthday My Darling.

I love you.

❤️

Erica, la tua sorellona.

Come vedo Sydney.

Scusate ma forse sto iniziando a realizzarlo solo ora. La città è estremamente grande e anche se vivo in una casa, in una via, in uno dei migliori e più centrali quartieri, non è così facile sentirsi Veramente Qui, Veramente Adesso, Veramente A Casa.

Forse l’ho realizzato dopo aver visto l’Opera House e l’Harbour Bridge. Non so come spiegarlo ma quando penso a queste due opere architettoniche famose in tutto il mondo e identificate come simboli della città, scorrono davanti ai miei occhi immagini viste in televisione o sui giornali. Mi viene in mente il servizio del telegiornale il primo giorno dell’anno, dove la giornalista parla del capodanno a Sydney come uno dei primi del mondo e uno dei più spettacolari.

Fuochi d’artificio, luci, realtà inimmaginabile e troppo lontana.

Beh, sono qui.

Ieri era il momento per andare in perlustrazione. Poca è la distanza che mi separa da quella piazza piena di turisti che costeggia la baia (Sydney Cove). Due chilometri e una mezz’ora di passeggiata. Ho percorso George Street con la musica nelle orecchie e le scarpe da ginnastica, fino ad arrivare in Circular Quay.

Non c’è nulla di circolare.

🙂

Quattro moli numerati caricano turisti su piccoli o grandi battelli, gite organizzate di ogni genere portano in tutte le parti della città e troppe persone scattavano fotografie. Proprio lì, un ragazzo giovane e biondino suonava la chitarra a modo suo raccogliendo intorno a sé una folla curiosa e stupita. Teneva lo strumento appoggiato sulle gambe, ma non nella classica posizione. Diciamo che la chitarra era sdraiata, appoggiata di schiena. Con strani movimenti delle mani, creava arte in un modo mai visto, non servendosi di spartiti o della sua voce. Mi ha catturata. Mi sono così seduta su un muretto e mentre il sole mi picchiava in viso, lo ascoltavo e mi facevo portare su, dove voleva andare lui.

Girando di poco lo sguardo verso destra, tra le foglie verdi di un albero ho visto due delle punte di quella bianca e bizzarra costruzione. Camminando da quella parte, la piazza si è aperta dopo aver superato una fila di ristoranti e in cima alle scale, la Sydney Opera House.

“Ciao Sydney! Ma sei tu?”

Mentre a destra c’era lei, a sinistra il ponte riempiva la scena. Io stavo in mezzo alla piazza e c’erano pure i soliti gabbiani. Bianchi e grigi. Ero piccola, avevo caldo e osservavo migliaia di persone che scattavano foto e spiritosi selfie. Che cinema! Vedevo i turisti ma non mi sentivo turista, nonostante fosse la prima volta anche per me.

Che strano.

Volevo studiare le loro espressioni e i loro movimenti, senza ascoltarmi troppo. Quello che mi è piaciuto, è stato sicuramente lo spazio libero e arioso, tanta gente ma nessuno troppo vicino, libertà di movimento e pace!

No, non c’era confusione o fretta.

Non una direzione comune.

Invece che mischiarmi a chi andava dritto, a chi andava storto o a chi attraversava la piazza di sbieco, mi sono seduta. Di nuovo. Mi andava così.

Da lì potevo seguire meglio le dinamiche, vedevo tutto dietro a una ringhiera, seguivo con lo sguardo lontani personaggi strani e mi lasciavo irritare da gruppi di turisti asiatici che scattavano dieci foto al secondo senza godere per un attimo di quello che avevano attorno.

Ma dico io…

Respira, metti giù la macchina fotografica, goditela, rilassati, mangiati un gelato, scambia due parole e osserva.

Niente.

Non si fermavano un secondo.

Io però mi sono fermata e ho guardato in silenzio Sydney.

Erica, anzi Atmosferica.

Ma alla fine di tutto questo…

Questo era il cielo appena fuori Sydney, era pieno, intenso e tipicamente Atmosferico. L’ho immortalato perché era autentico e mi riempiva. Era vero. Le nuvole gonfie, la luce del sole e il senso di profondità che solo il cielo australiano può spiegare.

Oggi riguardando l’immagine, sento che quel momento lontano, è già diventato un ricordo, qualcosa che non rivedrò più e sembra incredibile, quasi finto. Disegnato. Dipinto. Creato.

Per fortuna non ho mai lasciato passare giorno senza guardare lassù per almeno dieci minuti. Per fortuna ho raccolto nella mia testa tanto azzurro e blu stellato. Per fortuna è tutto qui, ben custodito. Nel viaggio che mi ha portato qui è stato divertente seguire il cielo è rincorrere le nuvole, vederlo di colori sensazionali o più scuro di un mare profondo. È stata ricorrente la sensazione di unione che lui giornalmente mi regalava insieme al mare. In fin dei conti sono entrambi immensi e infiniti, accomunano il mondo, uniscono le terre e toccano tutta l’umanità. Sono gli unici a poterlo fare. Mi hanno aiutato dandomi forza e accorciando distanze quando mi sentivo troppo lontana.

Lontana da tutto.

Qui a Sydney sono cambiati di nuovo i colori, la città cambia il cielo e questo a sua volta cambia il colore del mare. Di riflesso. L’attenzione si è spostata sulle persone e sui palazzi, sui grattaceli. Lo sguardo va su, ma non abbastanza e si ferma alla punta di alte costruzioni innalzate verso vette altissime e illuminate ma non infinite. Qui percepisco limiti e il gioco di colori di grandi vetrate ma non c’è l’infinito del cielo. Qui finisce velocemente e riempie spazi piccoli, chiusi e inquinati. Lo spirito di osservazione è aumentato del 300%. Guardo la gente che cammina, i giovani che si tengono per mano, quelli che attendono di attraversare al semaforo e noto il comportamento di automobilisti e camionisti. Sto studiando i mezzi, le stazioni e le tratte dei bus. Ho visto i lavoratori in pausa pranzo, la mattina presto diretti verso l’ufficio e la sera alle 17 uscire puntuali con la camicia non stropicciata e la cravatta ancora perfettamente annodata.

Mi sto facendo un’idea di tutto, nulla mi sfugge.

Poi vi dirò…

Da questa parte sento molto più forte la lontananza e le dieci ore che mi separano dalla vita italiana. Sì, la vita del futuro potrà sembrarvi divertente, ma quando ricevi un messaggio o una chiamata e puntualmente è per te ora di andare a dormire, non è per nulla incoraggiante. Sei costretto a bloccare la comunicazione tra uno sbadiglio e l’altro, per non addormentarti ogni volta alle due del mattino.

Intanto i giorni passano.

Sto abituandomi quindi, a vivere gran parte della giornata senza sentire l’esigenza di condividere ciò che mi succede con amiche, sorelle o genitori. Quando riesco a sentirli con calma, racconto tutto d’un fiato tralasciando inevitabilmente dettagli importanti o emozioni ormai scemate o trasformate in altre più forti o più recenti.

Sono piena di voglia di vivere questa città, proprio come quel cielo…ma sono anche spesso vuota per la mancanza di condivisione con chi vorrei, con chi è vicino ma lontano.

Troppo lontano.

Questo è il principale motivo per cui non vivrei mai in Australia. Il contrasto tra pienezza ed immenso vuoto potrebbe farmi male e accrescere sempre di più la distanza fino a farla diventare ancor più pesante. La vita è fatta di amore, del profumo di un abbraccio, della comprensione di uno sguardo e del calore di una mano. Qui per me è tutto senza profumo, tutto piatto e freddo, troppo distante per sentirlo.

Tutto.

Conoscerò Sydney e accoglierò ben volentieri ciò che avrà da offrirmi. Guarderò la città con positiva energia e grande predisposizione. Scatterò fotografie e farò nuove conoscenze, lavorerò e farò la turista, mi godrò l’ultimo caldo e poi le temperature miti che verranno. Ascolterò i rumori dopo il silenzio e ogni giorno seguirò l’evoluzione di lavori in corso delle mille gru posizionate in cima ai palazzi. Catturerò pezzi di vita e musiche mai sentite, starò a sedere sul balcone di casa con le mie scritture tra le mani, mi divertirò a scambiare due battute con i miei coinquilini francesi, brasiliani e colombiani, mi vestirò elegante per uscire a cena o per un giro nel centro. Subirò attivamente lo scorrere del tempo rendendo ogni giornata degna di essere raccontata, arricchirò la quotidiana routine di piccoli e nuovi obiettivi, mi prenderò la calma di sviluppare idee e andrò a ricercare stimoli creativi dove mi porterà il cuore. Immaginerò il mio futuro, pianificherò una nuova partenza e mi informerò per esaudire piccoli desideri con coscienza, penserò in segreto a nuove avventure e poi racconterò a voi le mie emozioni e le sorprese.

Questi sono i programmi ma alla fine di tutto questo, volerò nelle mani calde delle mie sorelle, nella comprensione di uno sguardo amico e nell’abbraccio profumato della mamma.

Giornata profonda e piena come quel cielo.

Erica, anzi Atmosferica.