Condividere è vivere.

Sono giornate piene di sorprese e ringrazio ancora una volta la vita perché mi sta offrendo quel che desidero.

Chiedi e ti sarà dato, anche oggi concordo. Anche oggi ci credo.

Cara Mammina, mi devi scusare se sono stata sfuggente nelle ultime ore ma incontri interessanti e dell’ultimo minuto mi hanno catturata. Ho parlato e ho avuto la possibilità di testare la mia crescita, mi sono confrontata e ho sentito di essere cambiata. Ho ascoltato e non sai come mi piace prestare attenzione nell’apprezzare chi ha da dirmi qualcosa. È solo condividendo emozioni e racconti che posso arrivare a qualche conclusione concreta, ad un’affermazione per me stessa. Su me stessa. A capire cosa si è mosso e smosso, a seguire la mia trasformazione. Mammina com’è difficile.

Avevo bisogno di passare del tempo con Elena, un’amica conosciuta a Perth durante i primi due mesi in Australia, incontrata di nuovo a Pemberton durante il lavoro in Farm e poi ancora qui, a Sydney. Pur seguendo strade diverse, abbiamo scelto le stesse tappe e gli stessi punti di sosta. Pazzesco non trovi? Qui stiamo conducendo vite diverse e separate, amici non in comune ma qualcosa di simile tra noi c’è. Dovresti vederla quando ride!
È leggera, aperta!
È così che ogni tanto passiamo qualche oretta insieme per raccontarcela, ci rilassiamo e respiriamo un po’ di aria di casa e di mare.
Lei è di Trento e non sai quanta gioia mi trasmette. Mi piace perché riconosce bellezza nelle piccole cose, in un prato verde, nel sole, in un cappuccino o in un gelato. È deliziosa come un biscotto al cioccolato. Ogni tanto si guarda attorno e si emoziona.
Quando riusciamo a conciliare i nostri orari lavorativi, ci sdraiamo al parco o in spiaggia e condividiamo tempo e vento, freddo e caldo.

Oggi invece, ho rinunciato volentieri al mio appuntamento fisso con lo Yoga per incontrare Nicolò. Sì Mammina, proprio lui!
Una conoscenza mai approfondita in Italia, nonostante vivessimo nella stessa realtà, oggi si è inevitabilmente fatta spazio tra i palazzi e la baia di Darling Harbour per farci incontrare. Dalla Brianza a Sydney, da così lontano a così vicino. Un appuntamento era obbligatorio.
Per forza!
Mammina mi sono sentita assai strana quando ho iniziato a parlare con lui. In un momento mi sono resa conto che era il primo volto “amico” che vedevo da quando sono partita. Gliel’ho anche detto e credo mi abbia capita perfettamente.
Lui è in Australia da due mesi ma penso che stava provando la stessa strana sensazione.

Ho visto in lui una persona già vista e semi-conosciuta in Italia e mi sono sentita diversa. Credo che qui, ho imparato ad andare oltre. Ci sono stati tanti ostacoli e forzate barriere nella realtà vissuta fino a prima della mia partenza, dove entrare in contatto con certe persone era o è quasi impossibile perché appartenenti a “gruppi”, “compagnie” diversi.
Una vera merda oserei dire.
Deve finire questa storia.
È limitante.
Abbiamo passato un paio di ore piacevoli e ci siamo fatti qualche risata fantasticando sul nostro futuro in Italia. Un grande dilemma che affronteremo con potente e pronta energia. Siamo carichi.

Grazie Nicolò, ci vediamo nei prossimi giorni! È stato piacevole  scoprire simpatia e timidezza, semplicità e racconti divertenti dietro a quegli occhiali specchiati come le vetrate di questi mille palazzi che chissà cosa nascondono.

In ultimo, cara Mammina, ti voglio raccontare di Marion. Lei è francese e lavora con me da una decina di giorni. Mi rendo conto di come l’inglese fluisce senza paranoie e senza blocchi con lei. Sono sciolta. Bella connessione. Ci correggiamo a vicenda se incappiamo in errori banali o madornali e mi piace anche esibirmi con qualche frase in francese. Le sparo all’improvviso, mi vengono talmente bene che lei ci rimane male ogni volta! Ride!
Dice che ho una buona pronuncia. Lei vive a Lyon e la sua passione sono i cavalli. È qui da soli due mesi e ne ha passate di belle.
Dovresti sentire i suoi racconti!
Mi ha anche confessato di essere arrivata a Sydney con soli 200 dollari e che ha vissuto giorni di panico alla ricerca disperata di un lavoro.
Ora è tutto risolto ma l’Australia senza una lira, deve essere tosta.
Lontananza, mancanza, inglese, le ore di fuso, solitudine e zero soldi.
Il delirio!

Beh Mammina. Condivisioni importanti, che ne dici? Mi sento viva e super energica. Sono sempre più consapevole di aver bisogno di semplicità e che a casa ne ho tanta che mi aspetta. Sono sempre felice di scriverti e scusami se ultimamente ti sto facendo sentire la mia mancanza ma quando ti parlo, devo e voglio ricercare la dovuta calma che meriti.

Ti amo!

Erica, anzi Il Tuo Granellino.

Ti presento Beatrice.

Ti vorrei parlare di lei anche se non sarà facile. Per scrivere di Beatrice devo fare uno sforzo notevole perché per me lei è un qualcosa di difficile da descrivere a parole. È una scatola piena di fotografie, uno stereo a tutto volume, una luce accecante, una notte insonne e un pianto isterico, è un gioco di colori, uno stile, un’arte e una personalità, una passione e la voglia di stare bene. Una semplice voglia di stare bene. È un segreto. Un piccolo tesoro.

Mi lega a lei una crescita e un amore profondo, siamo romantiche e stronze allo stesso modo e quando non riesco a guardarmi dentro, ci pensa lei. Io faccio un po’ lo stesso, sempre con grande impegno e affetto.
Due giorni fa ho visto la sua faccia, le sue espressioni e il suo sorriso, il suo viso mi mancava da matti. Vederla dietro ad uno schermo è stato bello ma allo stesso tempo brutto. Avrei voluto esserle più vicina. Questa evoluta tecnologia accorcia le distanze ma ti fa sentire sempre e comunque terribilmente impotente. Mannaggia.

È micidiale come la lontananza stia rafforzando empatia e connessione tra noi, anche dopo periodi di lungo silenzio. Frastuoni muti, lunghi e pesanti come mattoni sulle spalle, ci hanno separato nel corso degli anni ma il filo non si è mai spezzato. Un’amicizia unica e vitale che con una parola la definirei Complicità.
Non sai quante volte ci siamo trovate a ridere in mezzo ad altre persone che ci guardavano allibite, che non capivano il motivo della nostra irrefrenabile risata. La classica che ti fa venire male alla pancia e lacrime agli occhi, hai presente?
Ecco.

Uh, quante che ne abbiamo passate.

Qualcuno direbbe…
“Ma che ne sanno l’altri!”

Siamo cresciute insieme tra le scuole elementari e le scuole medie, eravamo piccole ma avevamo già grandi sogni.
Il principale era quello di amare ed essere amate  ma siamo consapevoli che non basterà una vita per realizzarlo del tutto. Siamo sempre piene e vuote. Sempre.
Alle scuole superiori i primi fidanzatini si sono intromessi tra noi ma ci bastava guardarci per tornare al punto dell’ultimo incontro, o forse del primo.

Ricordo ancora quando alla scuola elementare, le parlavo all’uscita sotto al portico. Ricordo come volevo tanto diventare sua amica ma soprattutto la più importante.

Quando suonava la campana ci davamo appuntamento e qualche volta passavamo il pomeriggio insieme condividendo la faticaccia dei compiti a casa. Non eravamo in classe insieme, lei era una classe dopo la mia.
Il suo prato era verde e immenso, la sua mamma aveva i capelli ricci e rossi e ci piaceva un sacco mangiare Nutella e scrivere le famose dediche sul diario. Quanti ricordi, se ci penso si apre un ventaglio di immagini e aneddoti.
Chissà che ricordi ha lei.
Sicuramente diversi. Sicuramente uguali.

È stato quello il periodo cruciale della nostra crescita. Ne sono sicura. Proprio lì abbiamo costruito ed escogitato un nodo da marinaio, il nostro segreto. Sicuro e incomprensibile agli altri.
È per questo che sono legata a lei come a nessun altro. Senza di lei, non sarei quella che sono.
Se non ci fosse stata lei, avrei avuto un’altra amica, un altro giardino, un altro sorriso e un altro tavolo dei compiti. Avrei avuto altre dediche sul diario, altre fotografie e altri gusti nel mangiare e nel vestire. Avrei avuto un’altra vita e molto probabilmente non sarei qui. Sì perché se anche in molte cose siamo diverse, ci siamo comunque ispirate a vicenda, consigliate e suggerite.
Ci siamo sempre aiutate e stimolate.

Ora le vorrei dire che sono grata a lei e alla nostra amicizia. Sono grata alla vita. In questi giorni vuoti di amore e carezze, di abbracci e baci…ma pieni di altro, sto apprezzando e coltivando legami lontani che l’esistenza mi ha regalato.
Lei è uno di questi.

Mi permetto di dirti di pensare sempre che tutte le attenzioni che ricevi e tutte le persone che hanno un pensiero per te, non sono scontate. Sono un regalo delicato e fragile che devi trattare con cura. Non lanciarle al muro, non fare finta di non vedere, non pensare sia tutto dovuto, non ferirle.
Quello è oro, tesoro. Prima capirai il vero valore, prima scoprirai la magia dell’amore. In tutte le forme.

Quando tornerò da Beatrice le prenderò la mano e le dirò che non vedevo l’ora di sentire il suo profumo. Mi ha detto che l’ha cambiato. Chissà che buono!
Le starò vicino sempre ma se sarà il caso, la guarderò da lontano.

Ma un po’ più vicino.

Beatrice si sta evolvendo in tutta la sua bellezza e passione. Lei ama la moda, il mondo fashion ed è molto brava a fare il suo lavoro. Dovresti vederla!
È brava a vestire le persone spaesate e senza gusto, sa consigliare e essere d’aiuto.
Per questo avrà molto successo e io glielo auguro un sacco.

Ora ti racconto una cosa:

Una collega di Beatrice, sta per lasciare Milano per tornare in Sicilia dove ha una buona opportunità lavorativa.
Elisabeth, appassionata di arte, mi ha colpita perché ha avuto la creativa idea di descrivere Beatrice con un quadro. Che spettacolo. L’ha voluta salutare così, con un’emozione che segna una partenza e un arrivederci.
Una descrizione riflessa, una verità, una conoscenza.
Ti lascio con le parole di Elisabeth e ti faccio vedere il quadro scelto per lei (“Con la rosa tra le labbra” di Ettore Tito).

È tanto orgogliosa Beatrice di quel pensiero e mi sono emozionata un po’ anche io.

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“Guardala…lei scapigliata, spensierata e allo stesso tempo piena di pensieri, con la sua rosa in bocca come quella tua sul braccio. Il suo profilo fresco e quel suo fare quasi infantile da bimba, quel gesto di mettere la rosa in bocca come a dire “Me ne frego!”
A chi secondo te doveva essere assegnato quel quadro?”

Cara Elisabeth, secondo me proprio a Beatrice.
Basta poco per renderla felice…
Ed è per questo che mi piace.

Erica, anzi Atmosferica.

Portati dove ti devi portare.

Un fine settimana un po’ piatto a livello mondano, ma pieno di salite e discese a livello interiore. Sembra quasi si siano messi d’accordo i vari gruppi di connazionali.
Coinquilini e non.
Ieri sera, i francesi andavano ad un party organizzato da francesi, i brasiliani andavano ad una festa in una casa di brasiliani, le colombiane andavano in un locale latino frequentato da soli colombiani.
Bello no?
Gente strana.
Complimentoni!
Ho deciso così, di fare il party del sonno e andare a riposare presto.

“Vai a dormire presto il sabato sera?”

“Embè? È un problema tuo?”

Mi sono così svegliata ad un orario decente e sono andata in gita.
I leoni della notte dormivano sonni profondi quando io verso le dieci e trenta zitta zitta, quatta quatta, ho abbandonato la reggia.
Direzione Manly.
La frazione si trova nella parte nord della città di Sydney. Per intenderci, al di là del ponte. Dell’Harbour Bridge.

All’andata ho preso il bus proprio sotto casa, dopo una ventina di minuti ho fatto scalo ad una fermata sulla strada provinciale e ho preso un altro pullman ancora. Il numero 173.
L’emozione super del viaggio, è stata quella di attraversare il ponte.
Mi batteva il cuore!
Stavo davvero passando sotto a quella immensa costruzione che da lontano mi pare sempre e da ogni angolazione una montagna russa?
Non ero ancora riuscita a capirne la grandezza.
Ma adesso ci sono, ho ben chiaro tutto.

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Per godermi il tragitto e in vista del passaggio sul ponte, mi sono appositamente seduta davanti. Primo posto per me, sembravo una bambina. Gasata come poche.
Dovevo riuscire a fare una foto, dovevo vedere bene tutto.
Calma. Sangue freddo. Attenzione.
In quel momento ho guardato l’autista che conduceva l’autobus con aria triste e demotivata.
Ma caspita! Ma si deve rendere conto che nel suo noioso lavoro, è fortunatissimo.
Porta le persone a destinazione, ma nel tragitto, le fa emozionare.
Dici poco!
Forse quel signore non ci ha nemmeno pensato.
Per lui è normale.

Manly è graziosa, ha una conformazione strana perché si affaccia su due spiagge. Una più grande e una più piccola. La via centrale, collega due lati di una stretta penisola e quindi alle estremità di questa, vedi il mare.
Mi sono spiegata?
Digita “Manly Sydney” su un qualsiasi motore di ricerca e tutto sarà chiaro.
🙂

Mi sono goduta mare e vento, cielo e onde, silenzio e bimbi urlanti alle prese con sabbia e secchielli, ho visto i miei amici gabbiani e una ragazza che era lì come me, in gita. Ne sono certa. L’ho guardata mentre si guardava attorno, l’ho osservata e capita. Sono sicura.
Comunque è stato molto rilassante. Una passeggiata lungo la costa collega la spiaggia di Manly a Shelly Beach. Se non avessi deciso di andare a yoga, avrei camminato volentieri.
Ma la mia vocina interiore mi ha detto che potrò andarci un’altra volta.
Se avevo voglia di andare a yoga, era giusto seguire il mio desiderio assolutamente realizzabile.
Più bello di così.

Per il ritorno ho deciso di optare per il traghetto. Manly è collegata ogni mezz’ora alla città, da una barca che arriva direttamente a Circular Quay. Per intenderci sul lungo mare, tra Opera House e Harbour Bridge. Quello che all’andata avevo attraversato, al ritorno lo volevo vedere dal mare, dal basso, dall’acqua.

La mezz’ora di navigazione, è stata la mezz’ora più densa e palpitante della mia giornata.

Vedere Sydney dal mare è stato come conoscere un altro lato di lei e del suo carattere. Ho aggiunto un mattone in più all’infinito muro di conoscenza che questa città mi sta presentando. Non riesco ancora a vederla a 360 gradi, non ho una visuale chiara e completa.
Oggi, però, posso dire di aver progredito.
Un passo avanti per Atmosferica..

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Beh, fotografare il retro dell’Opera House è stato figo. Mi piace di più vista dal mare. Forse perché è un immagine insolita. Può darsi.
Il ponte era magnifico con quella luce.
Mi sentivo in “Google Immagini”. Continuavo a scattare come una matta, dovevo immortalare, dovevo farti vedere.

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Che ne pensi? Ho fatto un buon lavoro?
Queste rimarranno per sempre.
Le ho scattate io.
Lì mi ci sono portata io.

Il traghetto ha toccato terra ferma, attraccando a uno dei moli di Circular Quay. Io ho tirato un sospiro di sollievo, potevo rallentare insieme alla barca, il viaggio era finito.
Che meraviglia.

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Viva il sabato sera in casa!
🙂

Erica, anzi Atmosferica.

Respira e ascolta.

Fermerei il tempo per avere la calma di spiegarti come mi sento. Ora.
Tra dieci minuti già mi sentirò diversa perché il tempo passa, l’energia fluisce e nulla si può fermare.

Voglio descriverti cosa sento quando esco da una lezione di Yoga. Sento la pancia vuota, la testa libera, mi sento leggera e aperta. Capisco solo ora quelli che dicevano che trovavano la loro dimensione in questa disciplina, quelli che ne parlavano coinvolti e motivati, quelli che io guardavo con aria titubante.
Parevano su un altro pianeta.

Sì perché ho sempre reputato lo Yoga una pratica stupida e statica. Anche io l’ho sempre visto come uno sport che più che stimolare i muscoli, stimolasse il sonno.
Ho scoperto, invece, che i protagonisti sono proprio i muscoli che lavorando cercano equilibrio tra energia e forza.
L’equilibrio devi cercarlo tu in realtà, devi mettere il tuo corpo nella condizione di adagiarsi, di fermarsi, nonostante le posizioni siano tutt’altro che semplici e la gravità ti tira costantemente verso il basso. Lì poi, con il respiro e la concentrazione devi restare in quel punto. Dipende tutto da te.

Una nuova passione?
Può darsi.

Sicuramente la vita mi ha offerto la possibilità di capire lo Yoga, in un momento in cui tutto era fermo.
Io ero in movimento ma tutto il resto fermo. Immobile.
Pensieri pesanti, respiro poco sciolto e corpo sempre in tensione. Piattezza emotiva, un momento difficile e duro, la città schiacciava ogni spinta e la forza veniva a mancare.
Ho provato ad avvicinarmi a lui, mi chiamava e ho accettato il suo invito. Ero pronta e l’ho capito.

Mi ha fatto comprendere che è importante ascoltare il proprio corpo, mi ha fatto sudare, mi ha fatto espellere tossine ed energie negative, mi ha liberato l’anima e mi ha fatto venire ancor di più, la voglia di coltivare la più bella relazione d’amore. Quella con me stessa.

Muovo il mio corpo, libero le tensioni, mi concentro sul presente e sul respiro. Inspirazione ed espirazione, sono fondamentali. A volte anche con la bocca aperta. Quanto è bello buttare fuori tutto, così, con un respiro. Non che abbia imparato del tutto eh… Ancora adesso qualche volta mi dimentico di respirare.

Apnea.

Mi sono innamorata di me stessa e sono felice di trovare libertà e rinascita in una disciplina che potrò coltivare nel futuro dove vorrò, quando e con chi.

Ricordero per sempre, però, come e dove tutto ciò è avvenuto. Una magia che mi ha salvato, una chiamata che ho sentito chiara.

Sto bene grazie al mio corpo e al mio istinto. Sto bene grazie ad una scoperta che non è una città, non è una persona o un oggetto prezioso.
Sto bene grazie alla vita, al mio mondo e alla mia continua crescita interiore.

Sydney, in questo caso, è un contorno gustoso e anch’esso mai provato prima. Forse anche lei aiuta a rendere tutto speciale, anzi… Sicuramente.

Non sono i grattacieli possenti e non è lo spettacolo che vedo ogni sera dal balcone di casa. Non sono delle scarpe nuove che nel giro di pochi mesi saranno consumate e non è l’autunno in arrivo che presto finirà. Non sono le foglie che ancora non cadono o il freddo che freddo non è e forse non sarà mai.

È Sydney e io sono una viaggiatrice in sosta. È senz’altro il mare che sento urlare tra un respiro e l’altro, è quel posto che ogni volta che ci vado mi sembra magico. Ancor più della volta prima. Il mare con la luce e con il buio. Il mare e basta.
È la vita che è una grande opportunità ed è il mondo che va ascoltato perché ha molto da dire.

Erica, anzi Atmosferica.

#tobecontinued

Poi arriva quel momento in cui ti guardi in una fotografia ed è come se ti guardassi dentro.
Ti vedi con occhi pieni di luce e un rosso sorriso appena accennato che vorrebbe quasi parlare, ma rimane chiuso.
Quelle guanciotte che hai sempre giudicato goffe, sono diventate inseparabili compagne di risate e quei capelli al color naturale, sono nuovi, di poche fotografie.
Delle ultime o forse di quelle cancellate.
Ti piace guardare chi sei diventata e ti ami così, senza limiti.
E insomma ti vedi diversa, trasformata, forse più donna, forse più saggia e sicuramente selvaggia, forse ti vedi più cosciente di chi sei ma soprattutto, di chi sarai.
Non parlo di lavoro e vita professionale, non parlo di carriera e di piramide sociale, parlo di Amore, Anima e Voglia di Volare.
Parlo anche di Spirito perché quello è essenziale.
Forse ti vedi nuovamente felice oppure sei felice nel vederti nuova.
Una cosa del genere insomma.
Una supernova.
Un’esplosione stellare, un’eclissi lunare.
Un gioco di parole, un gioco di emozioni e vibranti sensazioni.
Radiazioni.
Ringrazio la vita e il mio coraggio per avermi spinta fin qui.
Non so nemmeno io perché ho scelto questo posto, perché proprio una terra così lontana che a volte vuole solo toglierti il fiato.
Farti mancare l’aria.
Forse avevo bisogno di sentire mancanza e lontananza, di capire quanto distante sarei potuta andare per poi scoprire, quanto di nuovo nel mio cuore ci fosse da esplorare.
Sto provando tutto questo.
Ho vissuto tutto questo.
Ho sentito la forza dell’oceano tirarmi in basso, un forte vento spingermi in alto e poi anche l’asfalto correva, mamma mia quanto era caldo.
Ho fatto compagnia ad un gabbiano e gli ho chiesto di portarmi a volare.
“Si può fare!” mi ha risposto.
Era davvero un matto.
Un matto da legare.
Un matto come me.
Confesso.
E tu sai perché.
Sì perché quando senti questo potere, quando scopri di poterlo fare, non importa che tu sia fermo o in movimento, non importa che tu sia ricco o povero.
Ti serve solo avere la forza di prendere una bella rincorsa per spiccare il volo tenendogli la mano, al resto poi ci penserà il gabbiano.

#tobecontinued

Erica.

Che domenica Bestiale.

Sai che a volte mi piace sedermi per terra??
In casa lo faccio spesso, soprattutto quando i divani e le sedie sono pieni. Si vede tutto dal basso, dal suolo, dal contatto.
Osservo ciò che accade intorno a me come se fossi invisibile e la mia attenzione viene catturata da cose che quando sono in piedi non vedo.

Adesso sono seduta sul pavimento, abbiamo una moquette grigia in soggiorno. Una vera merda.
La moquette l’ho sempre odiata, sarà anche morbida ma trattiene troppa polvere, troppo sporco invisibile ma che poi finisce nel mio naso senza che me ne accorga. Tipo in questo momento, acari volanti stanno sicuramente sguazzando nei miei polmoni. Io che sono allergica alla polvere, io che dovrei evitare di sedermi così, con le gambe incrociate e la schiena appoggiata al muro.

Ma voglio farlo. Mi piace sentirmi invisibile.

Oggi il tempo era bello e ho visto un gabbiano spiccare il volo a pochissimi centimetri dal mio naso. Anzi, una gabbiana.
Caspita non sarà mica sempre lei!
Secondo me mi segue, sarà mica quella curiosona di mia mamma che vuole sempre sapere tutto e se potesse trasformarsi in una gabbiana, mi seguirebbe in ogni dove, anche solo per starmi vicino e trasmettermi il suo amore.


Mammina tranquilla che lo sento molto.

Prima di Yoga ti stavo pensando perché sentivo uno strano calore nell’interno coscia. Gamba sinistra. Ho giusto pensato che avrei voluto parlare con te ma ancora dormivi. Mattia, l’Ingegnere Calciatore, mi ha detto che dovrebbe essere solo una leggera infiammazione del muscolo. La maestra di Yoga ha detto la stessa cosa e mi ha suggerito di fare un adeguato stretching.
Ora sto bene, non lo sento più da qualche ora.
Dicevo… Avrei voluto chiamarti ma dormivi.
La gabbiana è intervenuta, mi ha dato le spalle per qualche secondo e poi si è girata. Mi ha guardato e poi ha spiccato il volo.

Mamma… Eri tu?
Avevo davvero bisogno di te. Di uno dei tuoi consigli. Mi mancavi.

Coogee oggi era spettacolare, il mare era mosso e ad un certo punto una bolla di sapone è volata sopra la mia testa. Una bimba stava soffiando sulla spiaggia, l’ho intravista poco dopo, guardando tra i rami di un albero che copriva la vista.
Il cielo era favoloso, aperto, azzurro, sereno. Qualche nuvola sì, ma bianca.

Come va la vostra domenica pomeriggio? Mammina?

Qui tutto regolare a parte qualche acciacco.

L’Ingegnere Calciatore oggi è stato male. Sono corsa in soccorso con una Pepsi Cola. Ne aveva bisogno per digerire, per buttare giù o per tirare su. Aveva una faccia da panico ma sono certa di averlo fatto ripigliare un po’.
Parlava strascicando frasi serie ma faceva ridere, mi sembrava il Papà quando sta male.
Non riuscivo a preoccuparmi! Sembrava la fine del mondo e non sapevo come fare. Mammina mi rendo conto che quando qualcuno sta male, parlo come te. Dico le stesse cose, nello stesso modo.

“Dai…mettiti dritto con la schiena, non stare storto che se no ti senti peggio.”

“Dai…fai qualche sorso di Pepsi e limone, vedrai che digerisci.”

“Dai…però più tardi mangia qualcosa eh, non puoi vivere d’aria.”

“Dai…magari adesso ti fai una bella dormita, vedrai che poi ti senti meglio!”

“Dai fai dei respiri profondi, non stare in apnea…”

Ahahaha! 🙂

No, vabbè, sono stata brava Mammi…Giuro che poi si sentiva meglio!

Ora sono a casa, mi rilasso e mi sento bene. Lo Yoga mi fa rifiorire e respirare! Oggi la maestra mi correggeva e mi sorrideva. Ormai sono una della classe, sono integrata. Sono contenta!

Quella vetrata che si apre sull’oceano poi è sempre un’emozione unica. Quando facciamo lo stretching finale, mi concentro sul rumore delle onde e respiro con loro. Una meraviglia Mammina Mia.

Continua a seguirmi, miraccomando.
Vola ancora da me!
Se hai voglia di venirmi a trovare, ti aspetto domattina sul balcone di casa.

Erica, il tuo Granellino.

Vorrei incontrarti tra tre anni.

Eccomi!
Scusami!
Il venerdì è sempre super busy, come direbbero qui.
Significa pieno, impegnato, affollato.
Busy può essere un locale, una persona, una giornata…ecco.

Sono un po’ influenzata e il freddo sta arrivando. Mi godo la pace uggiosa di un pomeriggio d’autunno. Un sabato da cinema, una maratona di film in compagnia, commedie e drammi, lacrime e risate.
Uno sfogo e una coccola.
La vetrata è già buia e riflette la nostra immagine come uno specchio.

Ieri sera sono andata ad un evento yogi con la mia collega di lavoro, Sarah. In occasione del Full Moon Party, una serata tutta bianca accoglieva un centinaio di persone piene di energia e connessione. Un’ esperienza particolare, musica dal vivo, un giovane ragazzo ha parlato a inizio serata, un’ introduzione unificatrice e decisamente mai sperimentata prima. Dopodiché balli liberi, espressione del corpo, colori sulle facce sorridenti e pura vida.
Zero alchool.
Solo musica ed energia.

Già dall’inizio, la serata si prospettava speciale. A Bondi Beach il cielo mi chiamava, colori rosati e gialli si mescolavano senza sosta, nuvole fitte ricoprivano la luna piena che già dalle 18, era sopra la mia testa. Un cielo strano che apriva una serata strana, voleva dirmi qualcosa? Mi sono lasciata accompagnare, ho catturato tutto, anche quella foto di una comune via che però mi sembrava speciale. Ho aspettato un momento in cui l’immagine fosse come volevo, ma nemmeno troppo perché il cielo sarebbe cambiato nel giro di pochi minuti. Secondi.

Ho incontrato Jennifer, una ragazza italiana. Piemontese. Non ho approfondito la conoscenza con molte persone, lei però mi parlava con gli occhi e ho deciso di ascoltarla. Ho deciso di parlare anche io. L’atmosfera era bianca in quella sala di luci colorate, però, lei già si distingueva. Era vestita di un colore prugna, marrone, scuro comunque.
Ci siamo incontrate all’ingresso e poi di nuovo dentro, dove per caso ci siamo trovate sedute vicine. In attesa dell’inizio, eravamo tutti accomodati sul pavimento, tutti molto vicini. Già si sentiva un’unione strana. Coinvolgente.
Lei vive a Sydney da qualche anno, tramite ogni tipo di visto e poi finalmente uno sponsorship, è riuscita a rimanere nella sua amata città, che tanto l’ha cambiata e fatta rinascere. È tornata in Italia poche volte, qui è sempre stata troppo bene e ha sempre cercato e creato ogni soluzione per prolungare la sua permanenza. Mi sono bastati pochi minuti per sentirmi del suo stesso colore, sulla sua stessa frequenza.

Con la sorella ha viaggiato per l’Australia a bordo di un Van, ha gli occhi azzurri e i capelli rossicci, scuri. Abbastanza lunghi. Era elegante e profonda, era timida ma estremamente aperta. Occhi accoglienti. Percepivo il suo vasto ed esplorato mondo interiore. Lei sapeva.

Qui fa la maestra di Yoga, con il suo sorriso mi raccontava di quanto è grata a questa disciplina che le ha cambiato la vita. A causa della sua timidezza, non avrebbe mai pensato di arrivare ad insegnarlo, ma con grande gioia, oggi può trasmettere alle persone tutto il benessere e la magia che lo Yoga le regala.

Le ho parlato della mia personale esperienza. Anche io mi sento grata a questa sorpresa che è venuta a bussare alla mia porta in un momento di piattezza emotiva. È entrata nella mia vita in un momento in cui potevo capirla, la aspettavo e mi ha portato aiuto e sostegno. Fisico ed emotivo. Lo Yoga mi apre e mi fa sentire leggera, la sensazione che sento nel cuore è appagante e il cambiamento nei miei occhi e nel mio fisico è già evidente. Lo vedo. Ora mi vedo.

Abbiamo parlato poi di dove viviamo, abita nella mia stessa via.

Quando le ho detto il mio numero civico, ha sgranato gli occhi.
Quando le ho detto il numero del mio appartamento, è rimasta ancor più basita.

Tre anni fa, abitava nella mia stessa casa.
Piano 22, appartamento 146A.
Dormiva nella mia stessa stanza e come ha ben detto, questa casa ha una vista spettacolare sulla baia. Non la dimenticherà mai.

È stato strano.
Ero incredula.
Mi sono quasi rivista in lei, come sei lei volesse farmi vedere un po’ di quel che sarò tra tre anni.
Come se io stessi vivendo la sua vita di tre anni fa e fossi arrivata a lei per ricordargliela, qualche scena, la sua vecchia casa.

Una sensazione assurda. Uno scambio di realtà.
Mi sono anche sempre chiesta come starei con i capelli rossicci, scuri e lunghi fin sotto le spalle.

Lei mi ha fatto vedere che starei molto bene.

Namastè Jennifer.

Erica, anzi Atmosferica.

Sogno un tempo senza tempo.

Sai, da qualche giorno faccio sogni strani. Brutti. Incubi.
Mi sveglio con il cuore in gola o ancora peggio, continuo a sognare nel dormiveglia, cerco di aprire gli occhi, ma la forza della mia mente è più forte. Il mio inconscio mi trattiene lì, a guardare ancora un po’ uno dei film più terribili.

Ovviamente sto provando a capire quale sia il motivo di tutto ciò anche perché, come sai, mi piace andare a fondo nelle cose.
Voglio capire.
La cosa certa è che prima di partire, non sognavo.
Non così tanto.
Ricordo bene che quando le persone mi dicevano…
“Uh, non sai che sogno ho fatto stanotte!!”
…io ascoltavo incuriosita, domandandomi perché io non sognavo o comunque, non ricordavo i viaggi della notte.
La mia.

In Australia, ho iniziato anche io a ricordare i miei voli notturni, le mie spedizioni spaziali. Sono molto felice di questo, mi sento più viva e qualche volta ho anche io racconti assurdi o incredibili da condividere.
Beh, il fatto di ricordarmi anche gli incubi, fa parte del gioco.
Sarebbe troppo bello correre per prati infiniti, far volare aquiloni, baciare l’uomo perfetto e vedere pesci colorati. Sarebbe troppo bello attraversare solo tutto questo, senza punte di tristezza, cattiveria, paura, rabbia e abissi.
No?

Beh. Gli incubi di questi giorni sono proprio assurdi.
Voglio parlartene perché magari potrebbe aiutarmi.
Ieri, stavo per addormentarmi quando ho iniziato a sentire il letto inclinarsi, come se la parte superiore del mio palazzo, stesse per staccarsi e crollare a terra. Come sai, abito al 22esimo piano e quindi sembrava troppo reale. Era possibile.
Ricordo esattamente che ho pensato: “Ecco, sto per morire”. Dopo quella sensazione, ho sentito il vuoto nelle orecchie e nella pancia, proprio come mi è successo di sentire sulle giostre più alte.
Quando per un attimo pensi di non respirare più.
Una paura fottuta. L’impotenza più assoluta.
Ecco mi sono sentita cadere, nel nulla.
Lì ho proprio parlato, ho detto: “Ciao Mamma, ciao Papà, vi voglio bene.”

Oh santo cielo!!

Mi sono alzata di colpo con il magone, il mio letto era fermo e il palazzo in cui vivo intatto. Fuori c’erano le stelle e un’atmosfera di pace che illuminava la baia di Darling Harbour. Ero ansiosa e preoccupata.

Ora, la solita domanda è:

Ma perché? 

I papabili motivi sono tanti. Cuscino sbagliato, materasso scomodo, particolari pensieri, preoccupazioni, alimentazione scorretta, stimolo della pipì, paure…
Mi sto analizzando per risalire alla sorgente e come sai, non mi fermerò fino a quando non avrò trovato una spiegazione.
La mente è talmente complessa che a volte è impossibile interpretarla e inseguirla.
È davvero una stronza.
Scusa eh…
Ma quando ci vuole, ci vuole!

Ho anche sognato per ben due volte di rincontrare casualmente due persone molto importanti. Le ho ritrovate vecchie, con le rughe, la barba bianca e gli occhi stanchi. Ma vecchie vecchie.
Ero incredula, mi strofinavo gli occhi e piangevo. Urlavo al cielo chiedendo spiegazioni e sostenevo di non essere stata lontana tutti quegli anni.
Non era possibile! Che rabbia!

E anche qui…
Ma perché?

Questo forse riesco a spiegarlo.
Ho spesso la brutta sensazione di avere poco tempo, so di essere lontana da persone per me di vitale importanza. Ho come la paura di perdermi troppo della loro vita, ho paura di trovarle evolute e cambiate.
Perché sì…
…non sarò solo io ad aver subìto una trasformazione.
Il tempo è per tutti trasformante.
Oppure vedrò in maniera diversa persone poco cambiate, accadrà ciò perché sarò io ad avere occhi nuovi.
Senza dubbio.

In più, come se tutto ciò non bastasse, mi frulla continuamente in testa un pensiero a cui non posso fare altro che rivolgermi come se fossi la sua mamma.
Eh sì, l’ho creato io.
Devo farlo crescere, devo educarlo.
Sto cercando di accudirlo ed è difficilissimo.
Aiuto!
Questo pensiero mi dice che devo impegnarmi a vivere ogni giorno con grande gratitudine, devo emozionarmi e rendere la mia vita speciale. Devo aiutare gli altri e fare dei piccoli doni anche attraverso un mio sorriso, uno sguardo. Non devo aspettare, non devo farmi aspettare, devo lavorare diligentemente e guardare sempre il cielo, anche quando piove.
Mi dice tutto ciò perché la vita è breve, è corta.
Questo pensiero mi assilla.

Sono ancora giovane e pensare oggi che la vita finirà, mi rattrista.
Mi destabilizza. Vorrei appunto educare questa mia creazione e vorrei farle capire che se la vita fosse infinita, non sarebbe uno stimolo, una ricerca della verità. Non sarebbe passione, non sarebbe maestra e non assumerebbe un grande valore. Non ci sarebbe condivisione, l’amore vero e tutte quelle emozioni che esistono solo perché c’è poco tempo.

Sarebbe una banalità scontata, un tempo senza tempo, una strada senza fine.

Invece no.
Voglio che la vita sia un successo, voglio lasciare una traccia e voglio che qualcuno un giorno abbia la fortuna di viverne una grazie a me. Voglio fare del bene perché qualcuno possa farlo a sua volta e voglio conoscere con curiosità perché sarà la stessa conoscenza ad essere tramandata.

Non voglio più pensare di avere poco tempo perché,
solo nell’atto di pensarlo,
perdo tempo.

Erica, anzi Atmosferica.

Ti parlo del Ritorno…

Ciao Amorigno Mio,

Oggi di cosa parliamo?
Forse ti rispondo alle domande che riguardano il mio Ritorno. Mi hai chiesto cosa mi aspetto dall’Italia, cosa mi porterò a casa dall’Australia.
Bene.
Anche se è molto difficile, ora provo a rispondere a tutto e a soddisfare le tue curiosità.

Prima di tutto volevo dirti che oggi ho letto un articolo su Internazionale.it, un giornale molto importante. Valentina Pigmei, una giornalista, ha affrontato il tema del “ritorno” riflettendo su citazioni e spunti che ho trovato molto interessanti. Il titolo del suo articolo è:
“Il vero spirito del viaggio è il ritorno”
…un titolo che non lascia nemmeno un filo di mistero e che svela già il tema centrale del testo. Beh, come sai non mi piacciono molto i titoli così chiari e palesi, però mi sono sentita di leggere.

Se ti va potresti cliccare sul link sottolineato qui sopra e darci un’occhiata così da entrare nel vivo delle mie riflessioni però ti dico subito e volentieri ciò che condivido pienamente in ciò che ho letto.
Ad un certo punto la giornalista inserisce una citazione di Elena Sacco, la sua guru nonché viaggiatrice, la quale dopo essere stata a lungo lontana dall’Italia, decide di riprendere una vita da mamma e lavoratrice e sceglie di farlo a Milano.

“Il viaggio di ritorno, ora lo so, aveva una meta”, scrive Elena Sacco. “Capire che le avventure hanno mille orizzonti – non certo tutti tropicali – e che il meglio non è altrove, il meglio è uno stato d’animo. Un coraggio consapevole di ciò che posso vivere qui e ora con quello che ho, immaginando il futuro come qualcosa di plasmabile nelle mie mani. Non lo avrei sperimentato se non fossi partita, non lo avrei capito se non fossi tornata”.

Ecco Amore, in queste parole c’è tutto un mondo e anche quello che ti direi pensando al mio ritorno. È una scelta pensata e immaginata, creata e ragionata. Sono pronta a mettermi in gioco, con la consapevolezza di chi sono e di chi mi piacerebbe diventare. Un Ritorno che per me significa Viaggio. Un Ritorno che racchiude il senso di quel che sono andata a cercare partendo per un viaggio che come un girotondo mi riporterà al punto di partenza.

Ricordo che quando sono partita, mi sono tenuta aperta ad ogni possibilità, anche a quella di non tornare più. Tu lo sapevi e l’hai sentito anche quando ci siamo salutate da quel maledetto vetro prima dei controlli all’aereoporto di Malpensa.

Quella separazione trasparente la considero tutt’oggi illegale.

Beh, mi sono bastati pochi mesi per vedere nell’Italia la mia Terra e il mio Ritorno. Non potrei mai pensare di vivere così lontana.
Come potrei vivere senza di te, lontana dalle nostre sorelle, dalle mie amiche?
Ma siamo pazzi?
È vero che poi nella vita non si può mai sapere e potrà anche capitare che un giorno ti saluterò di nuovo, perché lascerò ancora una volta l’Italia, chi lo sa. Ti prometto e ti giuro, però, che non andrò lontana come sono ora. Non potrei mai.

So cosa si prova e non avrò più bisogno di sperimentare l’ebrezza di tutte queste ore di fuso, se non per un breve periodo.
Che sia chiaro. Mi basta così.

Tornando a noi, dal mio Ritorno mi aspetto molte difficoltà. No, non penso che sarà tutto bello, rose e fiori, abbracci e baci e incontri tanto attesi.
No.
Anche, ma non solo.
Dovrò rientrare in contatto con realtà, situazioni, persone, pensieri, ostacoli. Proprio a casa scoprirò il mio vero cambiamento, solo lì capirò cosa è scattato in me, cosa si è trasformato, cosa è maturato e cosa invece è rimasto uguale.
Qui non riesco a capirlo fino in fondo, io sono la compagna delle mie giornate, sono il giudice e la peccatrice, sono la maestra e l’allieva.
Sono tutto insieme, sono tutto io.
Dovrò crearmi una vita, un futuro, una stabilità e un progetto, potrò coltivare con amore i legami che da qui sento forti e mi impegnerò a trarre frutti da questa esperienza ogni giorno della mia rinascita.

Partirò da zero.
Di nuovo.

Dall’altro lato però, è ancora troppo presto per parlare del Ritorno. So che non vedi l’ora di rivedermi ma puoi ben capire che da oggi a quel giorno, ne passerà di acqua sotto ai ponti…

Quanta ne passerà Tesoro Mio…

Appunto per questo, non so ancora dirti cosa infilerò nella valigia di Ritorno, da questa Australia. Non lo so.
La valigia è una, il peso non deve superare i 30kg e qualche regalino te lo vorrei portare. Che ne dici?
Solo una volta arrivata a Casa, quando riaprirò il mio bagaglio, potrò distinguere cosa davvero avrò deciso di portare con me. Ci saranno cose che lascerò qui ma non perché non mi interessano o perché le reputo secondarie. Saranno talmente Mie che saranno parte di me e di ciò che sarò diventata. Saranno talmente grandi e potenti, pesanti e importanti, che non ci entreranno nemmeno se cercherò di trovare l’incastro più intelligente.

Rimarranno qui. Nella loro Terra.

Ho una voglia matta di riabbracciarti e di sentire il tuo profumo. Dal mio Ritorno mi aspetto anche di ritrovarti cresciuta e imparerò a conoscere le tue nuove espressioni, ti osserverò gesticolare e e ti ascolterò attentamente quando mi racconterai i tuoi scoop. Ho tanta voglia di colmare questo vuoto che ci divide e di sentirmi vicina a Te, a Voi. Voglio sentirti parlare, cantare, voglio andare a mangiare una bella pizza insieme e prestarti i miei vestiti.

Te li presto tutti!!!!

Sarà emozionante.

Spero di aver risposto alle tue domande in modo soddisfacente anche oggi. Mi sono impegnata e ti ringrazio perché mi dai sempre un sacco di spunti.

Tu che sei ai miei occhi sempre piccola, ma che stai diventando troppo grande.

Erica, la tua Sorellona.


Un pensiero per te:
In foto vedi la Stazione Centrale di Sydney.

I treni partono e poi tornano.
Passano non solo una volta, e ti portano in tanti posti.
Tu puoi decidere dove andare, quando andare e perché.

Su quel treno non incontrerai i viaggiatori che stavano su un altro treno, ma sarà comunque emozionante.
Incontrerai le persone che il Destino voleva incontrassi e la cosa bella è che il loro Destino voleva che incontrassero Te.

Troppi nomi?

Ciao!
Come prosegue questo martedì pomeriggio?
Io l’ho dedicato al relax, totale pace.

Continuo a parlare con te Eliana Amore Mio e oggi mi viene da risponderti alle domande riguardanti il lavoro. Tutto prosegue alla grande e ormai sto lavorando da quasi tre settimane.
Vola il tempo eh?
Ogni giorno mi ritrovo dietro al bancone di un bar, tra le mani pane bianco, ai cinque semi, pane turco e senza glutine, avocado, sandwich di ogni genere e poi ancora, burro, burro d’arachidi, marmellata e confettura.

Qui fanno una colazione davvero tosta sai?
Si dice che il pasto più importante sia il primo della giornata e devo dire che per gli australiani è vero più che mai.
Un caffè take-away è sempre accompagnato da un toast con burro e marmellata, burro e vegemite (una sostanza spalmabili nera e pastosa ricca di vitamine e fibre), burro e burro d’arachidi.
Burro, burro, burro e aiuto quanto burro.
C’è invece chi inizia la giornata con un caffè e un panino farcito di uova, bacon e ketchup, prosciutto, pomodoro e formaggio, altri che prendono posto e ordinano un piatto completo di verdure, pane tostato, uovo, funghi, bacon, avocado…

Sono piatti molto invitanti e presentati in modo raffinato ed elegante ma non ho ancora avuto la fame adatta per provarli.
Prima di andare via da qui, ti prometto che premediterò un mezzo digiuno il giorno prima e mi sfamerò la mattina seguente con uno di questi piattazzi pazzeschi tanto belli quanto calorici che qui vanno di moda ovunque.
Saranno anche buoni?
Ti saprò dire!
Sicuramente sono molto colorati.

Dicevo che va tutto liscio, mi sto integrando sempre più in un team già formato e unito mantenendo, però, un professionale rapporto di solo lavoro. Il manager francese, mi fa sorridere spesso con qualche battuta in italiano.
Ad una mia domanda è capace di rispondere:
“Lasciatemi cantare con la chitarra in mano…”
Totalmente disconnessa dal discorso ma estremamente esilarante. L’accento francese in tutto ciò, è la ciliegina sulla torta.
La risata scatta spontanea e il clima lavorativo risente di questa leggerezza.
La ragazza colombiana che sta in cassa, mi ha preso in simpatia. Interviene spesso anche lei con esclamazioni del tipo:
“Erica…què pasa!?”
…Oppure le piace “spagnolizzare” il mio nome chiamandomi…
“Erica Fernanda Maria”

Ma si può?
🙂
…e anche lì, il suo accento latino è ineguagliabile e quelle battute personalizzate, mi fanno molto piacere.
Arriviamo a Travers, australiano d’hoc originario di Melbourne. Mannaggia parla un inglese assurdo. Ora però, lo capisco di più, i suoni che escono dalla sua bocca sono sempre più famigliari e comprensibili. Se mi capita di sbagliare qualcosa, eccolo pronto con il suo “It’s all right!”…che mitiga ogni grado di tensione.
Un altro modo che ha per farti capire di prenderla alla leggera è:
“Don’t worry, you’re right”, tradotto letteralmente…“Non preoccuparti, sei giusto!”.
🙂
Quando invece rimane stupito piacevolmente, scatta l’esclamazione…
“Wow! You’re a superstar!”

Ahahahaha!

Arriviamo a Damien che si affianca a Travers alla macchina dei caffè. È bello guardarli lavorare, sembrano due acrobati e fanno molta scena. Sono una coppia funzionante. Sicuramente.
Damien è irlandese, occhio azzurro e capello rossiccio/biondiccio/coloreindefinito.
Anche lui mi fa sentire a casa e quando mi lancia una battutina simpatica, mi dice:
“No, you can’t laugh!”, tradotto…“No, tu non puoi ridere!”.

Ahahahaha!

🙂

Arriviamo alla mitica Sarah. Anche con lei mi trovo molto bene, nei piccoli momenti di break scambiamo due parole e ci intendiamo anche con gli sguardi. Dopo mezzogiorno mi affianco a lei nella parte esterna dove una ventina di tavolini tondi in legno accolgono lavoratori in giacca e cravatta nella loro pausa o in occasione di veri e propri appuntamenti di lavoro.
Compostezza e serietà, attenzione e ordine, educazione e disponibilità, sguardo sempre pronto e sorriso accogliente.
Il manager questa settimana ha aggiunto qualche ora in più nel mio orario, venerdì Sarah andrà via prima di me e dovrò gestire da sola i tavoli.

Qua si fanno progressi.

Ti confesso una cosa. Sono un po’ stufa di fare la cameriera.
🙁
Come sai, già in Italia ho lavorato nella ristorazione durante il liceo e il periodo universitario. Sto cercando di vivere questa ennesima esperienza nel settore come fosse una scuola, capto ogni parola e ogni modo di dire. Conosco nuove persone e una nuova cultura, se di cultura possiamo parlare.
La colazione australiana è ormai per me una normalità e non mi stupisce più vedere quel che mangiano, burro ovunque e tazze di caffè che sono il triplo di un nostro cappuccino.
Però sì, mi sento una donnina ormai.
Vorrei realizzare i miei sogni.

Sai che hanno un sacco di tipi di caffè?
Il nome varia a seconda che ci sia cacao o meno, oppure che sia in tazza o in vetro.
Un sacco di nomi.
Ne vuoi sapere qualcuno?

Allora:
Flat White: è il corrispondente del nostro cappuccino, la tazza è un po’ più piccola ma è identico. Se il cliente dovesse volere la misura più grande, deve ordinarlo “Large”.
Cappuccino: è il corrispondente del nostro cappuccino ma CON CACAO.
Sì esatto, loro hanno due nomi per per lo stesso prodotto con o senza cacao.

Noi la facciamo breve:
“Un cappuccino grazie!”

“Con cacao o senza cacao?”

Fine del cinema!

Latte: è il cappuccino senza cacao ma nel bicchiere di vetro.
Mocha: è il cappuccino CON CACAO in vetro.

Per noi il cappuccino è uno ed inequivocabile. Sì, ci sono sempre delle varianti, ma noi abbiamo una tradizione culturale notevole racchiusa nel nome “CAPPUCCINO”.

🙂

Insomma. Non sto ad elencarti tutti i tipi di caffè perché avrai capito che ci sono troppe varianti.
Solo ora li ho imparati bene!
Una faticaccia!

Poi non dimentichiamo che ognuno può essere “Regular”, “Skim” o “Soy”.
Nel secondo caso, il cliente vuole il latte parzialmente scremato e nel terzo il latte di soia.

Ti sta scoppiando la testa?

Forse ti conviene rileggere e fare uno schemino, una tabella a doppia entrata. Non so, evidenzia le parole importanti!
Ultimamente ragiono in modo molto schematico. Lo so. Scusa.

🙂

Non ti ho parlato del “Take-away” e del “Dine-in”, ma credo che con il tuo inglese supersonico tu possa a immaginare di che si tratta.

Ci risentiamo domani con nuove risposte alle tue domande?
Intanto ti saluto con questo bel tramonto dal balcone di casa.

Stasera cielo rosa.
Non poteva che essere per te e tu sai bene perché.

Sei sempre con me.

Erica, la tua sorellona.