Buongiorno Brisbane.

Proprio nel momento in cui ho sentito l’aereo staccarsi da terra, ho realizzato di essere ancora in viaggio.

L’ennesima partenza ma la prima da quando mi sento nuova. Inizia oggi un periodo di decollo e atterraggio, di andata e ritorno. Un aereo pieno di volti, alcuni dormivano già prima di spiccare il volo. Mi chiedo come abbiano potuto perdersi quel momento ogni volta per me emozionante e ancor più bello se vissuto con la mente rilassata. Abbandono.

Ti lasci schiacciare dalla forza, senti il petto a contatto con il cuore e ogni pensiero spicca il volo insieme a te. È uno strano momento di saluto, in cui in due minuti ti trovi a vedere mille luci che formano una città. La tua fino a qualche momento prima. Dove c’è nero c’è mare e riesci a unire i puntini sulla cartina geografica. La Terra. La luna o il sole.

Sei nelle mani di un pilota, sei sulle ali di un aereo e devi fidarti del cielo. Lui ti sosterrà e ti porterà dove stai chiedendo di andare. Una magia direi.

È stato un viaggio breve che dalle nostre parti può portarti in una vicina città Europea.
Parigi, Barcellona, Berlino.
Non so le durate e le distanze precise ma so che con un volo del genere potresti trovarti tra altre lingue, altre culture, tra la storia di un antico luogo e tra il cemento di muri scrostati dal tempo. Chiese ricche di atmosfera e spirito, viottoli stanchi di passi, piazze bagnate da fontane piene di monete e desideri.

Qui è sempre tutto nuovo e un volo di un’ora e mezza ti porta nella più vicina grande città.
In una delle…due.
Principali.

Puntando verso nord, Brisbane.

È così che mi ci sono portata. Una gita programmata all’ultimo e decisa così, su due piedi.
Quanto mi piacciono le idee improvvise, le partenze che non avresti pensato di cavalcare mai. Le pazzie.

Avevo abbandonato l’idea di Brisbane. Dopo migliaia di chilometri non riuscivo più a pensare di spostarmi da Sydney, mi sentivo bloccata e asciutta. Piena e satura.

E invece no.

È servito un sorriso di un amico. Uno stimolo che aspettavo da qualche tempo che mi desse una nuova spinta. Nuova come me.

Vorrei dirti anche che mi sento in movimento ma comunque ferma. Come ho pensato quando al gate è comparsa la scritta “Open”.
Stavo per partire ma mi sentivo salda e solida, tutta d’un pezzo. Questo volo non mi ha fatto l’effetto di altri, non ho sentito perdizione o quel filo di agitazione. Ero solo contenta.

Di Brisbane ho già visto l’alba e ho camminato sotto ad un cielo rosa delle sei di mattina. La prima impressione è stata bella e fresca, un benvenuto niente male.

Cercherò tra le vie un po’ di diversità, cercherò il particolare che la rende unica. Sono già in cammino e in scoperta, da oggi ricomincio.

Da oggi sono di nuovo aperta, di nuovo nuova.

Erica, anzi Atmosferica.

Il riscontro nell’incontro.

Finalmente riesco a ritagliare due ore piene di pensieri e parole, per scriverti e vuotare il sacco. Ultimamente arrivo sempre all’orlo. Dopo qualche giorno di silenzio, sento forte il bisogno di sfogarmi e gettare in parole tutto quello che frulla instancabile nella mia testa.
È una sensazione strana che solo chi ama scrivere può capire. Mi accorgo di avere questo bisogno quando, chiudendo gli occhi per un breve riposo dopo il lavoro, la mia anima inizia a parlare come se dovesse scrivere. Come se dovesse raccontare.

È proprio in quel momento che non la voglio zittire e inizio a scrivere come una diligente studentessa che non vuole perdersi una singola parola del professore. Scrivo tutto.

Sono giorni intensi come i miei pensieri e solo scrivendo quel che dice quella voce, posso fare ordine e tornare a vedere tutto con più chiarezza e calma. Si tratta di smistare ciò che è importante da ciò che occupa la mente solo perché non ha altro posto in cui stare. Una sorta di raccolta differenziata dei pensieri, una cura per l’anima, la soluzione ideale ad ogni stato di leggera confusione.

L’ultima settimana di lavoro sta fluendo veloce e malinconica. Sono molto dispiaciuta al pensiero di non rivedere più questa piccola famiglia che mi ha accolta e capita. D’altro canto però, sono adrenalinica e piena di motivazione all’idea di altre avventure e scoperte che mi aspettano.

Non voglio anticiparti molto perché sarà bello farti delle sorprese e portati in luoghi che non immagineresti. Ho voglia di farti viaggiare insieme a me, tu hai gli occhi bendati e solo al momento opportuno vedrai quanta bellezza sarà attorno a te. Solo lì potrai vedere.
Quando lo decido io.

Ci stai?

Sono emozionata. Ho una tremenda voglia di vivere ogni secondo delle mie giornate intensamente anche se, spesso, sento il mio fisico chiedere aiuto. Sono sempre troppo energica e anche nel contatto con le persone mi piace dare il massimo, amo entrare nella testa di chi ho davanti e regalare ciò che sento chiedere dalla connessione.

Mi è capitato soprattutto oggi di ricevere riscontri positivi, un cliente e un collega mi hanno colpita regalandomi due simpatiche ma molto vere affermazioni.

 Un signorotto serio e barbuto, avvocato e cliente abituale, mi ha fatto un sorriso per la prima volta. Ho come avuto la conferma che mi avesse capita, dopo tempo. È da più di due mesi che ordina sempre al tavolo 9, è uno di quei clienti che potrebbe dire…

“Il solito grazie!”

…ma non lo dice, giusto per rimanere tenebroso e poco prevedibile.

…ma tu comunque già lo sai…

Un flat white e pane tostato senza glutine con burro e vegemite.

Ogni volta mi ha ringraziato ma senza guardare mai i miei occhi. Bene, nonostante ciò, io l’ho sempre servito con il sorriso come a sfidarlo, come a dire…
…”Prima o poi mi sorriderai anche tu!”
Dopo ripetuti e gelidi “Thank you.”, oggi la svolta.
Mi ha guardata e mi ha detto:
“Thank you funny girl!”

🙂

Mi ha ringraziato dicendomi che sono una ragazza divertente. Sorrideva. Mi ha guardata dritta dritta negli occhi. Ho visto il suo sorriso farsi spazio tra i folti baffi ed è stato come vedere una lampadina in una stanza buia. Una candela accesa. Ho subìto attivamente il suo sguardo e mi ha comunicato altro oltre a quelle quattro parole.
Beh, una grande soddisfazione.
È proprio vero che a volte basta poco per essere felici. Mi ha fatto capire di aver accettato con piacere il mio regalo, i miei regali giornalieri.

Mi ha colpito anche la frase di Beppe, un ragazzo russo che lavora con noi da pochi giorni. Gli è bastato un niente per captare la mia essenza e decifrare il mio carattere.
Oggi mi ha fatto riflettere.

“You have a great personality. You are going to be a good woman, a good wife and a good mother.”

My God Beppe! Thank you!

Mi sono sentita apprezzata per quello che sono e per quello che vorrei essere. Per ciò che SOGNO di essere.
In pochi giorni ha visto in me la determinazione di una donna, la giusta personalità per essere una brava moglie e l’amorevolezza che potrei regalare da madre.
Non potevo ricevere complimento più bello e penso che lui l’abbia capito dal mio silenzio sfociato in un sorriso.

Sono tremendamente felice di questi piccoli riscontri che sto avendo. Sento di vivere intensamente questi ultimi giorni, non mi perdo nemmeno un secondo, uno sguardo, un sorriso, una parola che potrebbe cambiarmi la giornata.

Spero di essere riuscita a spiegarti la sensazione di pienezza che sta colmando la mia quotidianità in ogni piccola azione e attenzione. Tutta questa intensità si traduce in mancanza di tempo per te e a volte anche per me.
Ho le occhiaie.

Il freddo a Sydney è arrivato, la mattina un vento gelido e tagliente ti punta dritto dritto negli occhi. Nonostante ciò sento il cuore caldo e pronto, aperto e libero.
Te lo sto spiegando a parole mie, ma dovrei dirlo a parole sue.

Ssshhh. Silenzio.

Perché a noi il freddo non fa paura.

Erica, anzi Atmosferica.

Anche questa volta.

Di ritorno da Palm Beach, abbiamo il naso fresco e i piedi ancora umidi. Il sole batte basso sui vetri del pullman e sono solo le sedici. È stata un’idea carina quella di venire oggi nella penisola a forma di Palma che si allunga nel mare a nord di Sydney.

Un mercatino domenicale ci ha dato il benvenuto, era l’ora di pranzo e alcune particolarità cuocevano a fuoco lento. Altre bancarelle esponevano bigiotteria artigianale e quelle più banali vestiti a fantasia colorata. Una bella atmosfera e subito la decisione di chiudere il buchino con una fetta di torta turca. Non ricordo il nome perché era troppo strano ma ho bene in mente la somiglianza con la Torta Salata della mamma.
Conteneva spinaci e pollo, era soffice e una spruzzatina di limone è stata il tocco magico.

Il prato, come al solito curato alla perfezione, stava a ridosso della spiaggia e la voglia di osservare il mare da lì ci ha distesi rilassati. Musica nelle casse, un libro per Ilaria, il sole tiepido e l’arietta fresca.

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Più tardi, dopo un pisolo di qualche minuto, ci siamo incamminati sulla spiaggia. Abbiamo deciso di procedere verso la parte destra, là dove gli scogli entravano nell’oceano e le onde spruzzavano potenza. Una passeggiata sulla riva umida, Luca giocava con l’acqua bagnandosi i piedi, io osservavo e fotografavo. Ilaria camminava per prima, lasciando le sue impronte nella sabbia color biscotto.

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Laggiù dove il rumore del mare creava schiuma, saltellare sulle rocce è stato divertente. Un giusto impegno concentrato per poi apprezzare il mare aperto, per arrivare in quel punto più vicino all’orizzonte.
Chissà poi perché…

Perche questa voglia di toccare una linea inesistente?

Il punto più sporgente è sempre quello che mi da soddisfazione, mi regala racconti e voli di gabbiani. C’era anche un uomo che volava. Era un deltaplano penso.
Ilaria lo guardava affascinata come se fosse qualcosa di mai visto, Luca, meno assopito, chiedeva come avrebbe fatto a fermarsi, a planare.

Sul mare?

In quel magico punto, il mare aveva il suo ritmo. A volte urlava e altre cantava. Parlava.
Seguivo la schiuma che forse copriva la roccia, forse no. Rimaneva a galla.
Ero ipnotizzata ma non ero salva, quasi quasi mi bagnava. Ogni tanto scherzava.

Ora siamo di ritorno, con la faccia un po’ stravolta.
Eravamo di passaggio anche questa volta.

Erica, anzi Atmosferica.

Il mare che unisce.

È stato bello, ieri, uscire dal lavoro e vedere Luca e Ilaria. Erano lì fuori, sulla panchina del parchetto, aspettavano che finissi per andare insieme a Bondi Beach. La gita del giorno.

“Andiamo in spiaggia?”

La domanda di Luca mi ha fatto pensare a come per me sia normale poter avere il mare vicino e nei suoi occhi ho visto la voglia di vedere il mare. Non lo vedeva da tanto. A volte me ne dimentico.

Il bus 333, da Elisabeth Street, ci ha portati direttamente in riva e la folata di aria oceanica che ci ha travolti appena arrivati, li ha lasciati un po’ senza parole. Ho visto. Ho fatto attenzione.

Spesso non vivo la mia esperienza tramite i miei occhi ma attraverso quelli degli altri. È bello e mi piace notare espressioni, l’approccio e la reazione.

La spiaggia di Bondi si stendeva dorata davanti a noi e non faceva caldo. Ho seguito i loro spontanei movimenti e ci siamo portati alla riva dove le onde sbattevano e i surfisti si lanciavano combattenti pieni di sfida e passione. I gabbiani erano tanti e l’acqua molto fredda. Il cielo di un azzurro intenso e la sabbia umidiccia. Non ci importava.

Lasciandoci sempre trasportare dal momento ci siamo trovati seduti, gambe incrociate e zero teli mare adatti all’occasione. Diretto contatto con la terra, con l’emozione. Abbiamo iniziato a parlare e io ascoltavo le loro sensazioni che magari uscivano ad alta voce. Luca commentava la potenza del mare e solo in un secondo momento si è reso conto fosse OCEANO. Quello vero, quello forte.

Ilaria parlava alla natura stando in silenzio. Scattava foto e si lasciava trasportare dagli impulsi. Si ascoltava.
Si avvicinava al mare quando questo la chiamava, lo guardava quando lo sentiva ed era tutto così, naturale appunto.

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Abbiamo lanciato pezzi di pane ai gabbiani che golosi come al solito facevano la guerra. Era bello puntare verso l’alto e vedere che acchiappavano il cibo al volo senza nemmeno lasciarlo prima cadere a terra, a sabbia. Gabbiani ingordi.
Anche Luca li ha conosciuti, finalmente. Ilaria già li conosceva.

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Non ti dico la mia sensazione nel condividere tutto questo con loro. Io, che fino a qualche giorno fa mi ci portavo da sola in quei posti, stavo offrendo qualche emozione anche a loro. Loro la stavano offrendo a me.

Uno scambio bello che mi mancava. Mi sentivo libera di ridere e oziare anche con loro, di ascoltare e cantare, di rotolarmi nella sabbia appiccicosa senza pensare che mi sarei sporcata i pantaloni. Libertà.

Verso le sedici e trenta la luna bianca alla nostra sinistra iniziava ad alzarsi nel cielo ancora azzurro. Ombra sul mare ma sole là, dalla parte di quelle case arroccate sulla scogliera. Quell’angolo che mi ricorda la Costiera Amalfitana.

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🙂

C’era con noi anche Elena. Una giornata tutta all’Italiana ma comunque nuova. Sto facendo incontrare persone che non si conoscono ma che potrebbero trovare qualcosa che le accomuna. Mi piace unire pezzi come meglio credo e vedere che disegno ne viene fuori. Ieri era bello, divertente e artistico. Era nuovo ed ero troppo felice di essere lì con loro.

È stato forse il primo giorno da quando sono qui, che non ho nemmeno guardato il telefono. Ad una certa ora l’Italia inizia a squillare, le amiche vogliono aggiornamenti e la mamma chiede se va tutto bene. Non volevo perdermi nemmeno un secondo di quel momento, me lo sono goduta in ogni regalo e sorpresa. Semplice.

Oggi è sabato. Stasera si uniranno altri pezzi a questo puzzle improvvisato. La mia collega francese organizza una cena per il suo compleanno e sono curiosa di vedere che ne verrà fuori, anche lì.
Sperimentare, conoscere, raccontare e scoprire.

Non penso ci sia nulla di più bello e stimolante. L’avventura che lega le persone, nel mondo.
Il mare che fa da tramite.

Erica, anzi Atmosferica.

Incontri passati e futuri.

Qualcuno potrebbe fermare il tempo per piacere?

Mi devi scusare ma sono giorni pieni. Ho la testa piena, il cuore pieno, le giornate piene e avrei un sacco di cose da scrivere. Forse però è stato meglio lasciar scorrere questi tre giorni liberi. Liberi da frasi, maiuscole, punteggiature e virgolette. Liberi da titoli e paragrafi, da grassetto e corsivo, da punti.

Ieri Luca è arrivato a Sydney. Un amico di Lecco, la mia città. Non ti dico che emozione ho provato quando l’ho visto uscire dalla hall dell’albergo. Saltellava sorridendo, come a dire “Ecco, sono arrivato!”
Ho sentito il cuore esplodere!
Starà qui un paio di settimane in vacanza, ha abbandonato per quindici giorni il lago lecchese per venire ad esplorare la baia di Sydney e dintorni.
L’ho trovato energico, pieno di curiosità, voglia di comunicare anche in inglese. Sono felice!
Da quando è arrivato mi sento più turista che viaggiatrice. Mi sembra di essere arrivata insieme a lui e voglio fare mio ciò che lui vede, sente, trova strano o particolare. Gli ho chiesto di esprimere a voce alta le sue osservazioni. Voglio capire come vede questa realtà diventata per me “normalità”. Sarà interessante. Mi è venuta la voglia adrenalinica di cercare qualcosa di nuovo e di provare qualche brivido. Si è accesa in me come una lampadina, una luce lampeggia come a dire “Emergenza!”. Luca ha conosciuto già qualche mio coinquilino, è venuto a casa mia ed è stato davvero strano dargli il benvenuto. Prima di salutarci abbiamo fatto due passi nella baia di Darling Harbour ed è stato interessante vedere dai suoi occhi la somiglianza tra Sydney e New York, ricordo sfuocato di quando era più piccolo.
Tra oggi e domani pianificheremo qualche gita e non escludo grandi cose.
Poi ti dirò…

Un quarto della valigia di Luca era occupato da una borsa che mi ha mandato la mia Mamma. Anche lì, emozione.
Quando l’ho aperta, mi è sembrato di toccare le sue mani e di sentire il suo profumo. Magone.
Delle creme, una giacca, dei maglioncini e il caricatore nuovo per il telefono. Mamma sei davvero magica. Grazie!
È stato bello vedere come sia possibile toccarsi anche a 15.000 chilometri di distanza. Ti ho sentita!

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È appena atterrata a Sydney Ilaria. Anche lei è una sorpresa, una magia e un’energia. Non ci conosciamo ma siamo molto connesse, veniamo dalla stessa città, paese. Lei arriva da nord dopo un’esperienza da sogno tra la natura del Queensland. Arriva con il suo zaino pieno di oceano e paesaggi magnifici, percepisco il suo senso di avventura e la voglia di affidarsi alle mani della vita. La ospiterò qualche notte e nel frattempo vediamo che succede.

Ti aspetto!

Quante persone!

Non sono abituata!

Insomma. Le ultime ore sono state un concentrato di emozioni e incontri passati e futuri. Sono scombussolata da questa giornata di sole non troppo caldo e dalla voglia di godermi ogni secondo prezioso.
Prometto di scrivere presto anche perché ne ho bisogno. Il potere della scrittura mi stravolge il cuore e mi libera l’anima. Benedetto quel giorno che ho deciso di iniziare a scrivere, condividere, riordinare e confidare.

Erica, anzi Atmosferica piena di vita!

Sorry but…I’m leaving.

Ho appena comunicato al lavoro che tra tre settimane lascerò l’Australia. Ho bisogno di scrivere perché sento il cuore esplodere. Ultimamente mi sento in famiglia. Hai presente quel gruppo ristretto di persone da cui ti senti capita e un po’ coccolata quando tutto il resto manca? Ecco, loro per me sono questo. Una boccata di ossigeno, una battuta divertente, un insegnamento e un posto sicuro in cui stare.

Non so con quale forza io sia riuscita a dire: “I’m leaving Australia in three weeks.”

Cuore in gola.

Mi si è gelato il sangue quando ho sentito uscire dalla mia bocca queste poche parole. Ho sentito un nodo nello stomaco e le guance rosse. La vocina interiore tifava per me e per la sincerità prima di ogni cosa, io la ascoltavo e mi lasciavo caricare dalla sua energia. Io in quel momento non ne avevo molta.

Mi sento così anche ora che sono a casa, sul mio letto. Il piano di sotto del letto a castello. Sono senza forze.
Quando certi pensieri escono fuori attraverso la voce, quando un segreto viene confidato, quando ciò che sembra assillare la mente viene liberato, allora è lì che scatta la Vera Consapevolezza.
L’ordine.
La Verità.

Luce ma soprattutto Leggerezza.

Ho visto negli occhi di Dario, il manager francese, una specie di delusione. L’espressione del suo viso ha incassato una brutta notizia, una di quelle che non si sarebbe aspettato nel breve termine. Sono certa che stia provando dispiacere perché so di aver regalato allegria e risate contagiose, ho dimostrato senso di responsabilità e fatto capire che di me ci si può fidare.

È proprio vero che quando sai di aver imparato abbastanza bene ciò che devi fare, te ne devi andare. È quando ti senti voluta bene che devi partire. Questa è la vita, questa è l’Australia. È vero, non è che DEVI fare tutto ciò ma Lei ti fa capire che VUOI.
Una terra tanto grande che non ti lascia molto tempo. Ti dà delle scadenze. Ti fa crescere in fretta ma poi ti trascina via verso altri obiettivi, verso altre mete, altre temperature, altri paesaggi e altre persone. Ti spinge verso un’altra strada. L’ennesima.

È stato bello capitare al “Table Sixty”, è stato divertente condividere bicchieri rotti e sguardi complici. Il destino mi ha portato lì ed è stato bello ringraziare la vita perché mi sono sentita ascoltata e accontentata un’altra volta.
Chiedi a lei e lei ti darà.
Quanto è vero.

Lo so, sto parlando come se dovessi andare via domani ma mi sento così. Sento la fine vicina e voglio dare al mio team di lavoro il merito di essere stato la parte più divertente e stimolante della mia permanenza a Sydney.

I giorni qui saranno ancora tanti. C’è ancora Maggio da finire e Giugno da cominciare. Questa settimana sarà piena di botte emozionali da non sottovalutare, appunto per questo dovevo liberarmi oggi di questo peso.

Non rimandare a domani quel che puoi fare oggi…per sentirti meglio, aggiungerei.

Il mio lavoro a Sydney.

Lo ricorderò per tutta la vita.

La mia testa frulla senza sosta e il cuore batte forte. Oggi mi sento di nuovo in trasformazione, cambiamento, viaggio. La mente non si ferma e le domande sono tante, troppe! Lavorerò al coffee-bar fino al 27 Maggio e mi terrò gli ultimi giorni prima della partenza per mettere a fuoco la mia prossima avventura. Dovrò avere tempo per i saluti, i pianti e i bagagli.

Non è mica finita qui.

No, non ti anticipo niente. Ho già detto molto.

No.

Pretendi troppo.

Smettila.

Trattieni le tue curiosità.

Ad ogni modo sono convinta che il grande manager dal grande cuore sia felice per me. Oltre che dispiaciuto.
Sono certa che domani avrà già un’altra faccia.

Felice.

Spero.

Deve!

Sarà contento di vedermi tornare a volare.

Io adesso mi sento fatta per questo e lui lo deve capire.

Erica, anzi Atmosferica.

Sydney e i suoi colori.

Mentre sgranocchio croccanti cereali integrali al miele, torno a casa. Sono andata a Coogee a godermi un’intensa lezione di Yoga all’ora del tramonto. Tra le 16.30 e le 18.00 la luce ha cambiato mille colori fino a scomparire lasciando il posto a quella di tondi e bianchi lampioni. Il mare dalla vetrata non si vedeva più, rimaneva solo il rumore delle onde.

Respiro ogni secondo come fosse l’ultimo cosciente del fatto che il tempo che mi rimane qui non è poco ma nemmeno infinito.

Torno con un pullman rosso, l’M50. Per i miei gusti fa un po’ troppi stop ma mi accompagna fin sotto casa quindi…COMODITÀ. Stasera la città è abbastanza trafficata, vedo troppe luci rosse tra macchine e semafori, vedo il rosso nei sedili riservati agli anziani e ai disabili, lo vedo nella scritta “BUS STOPPING” e sul tasto per chiamare la fermata. Vedo il rosso nel rossetto della ragazza seduta qui vicina e lo vedo anche sulla scritta “EMERGENCY EXIT”.
Se mi concentro sul rosso ne vedo troppo. Com’è questa storia?
Vedo il rosso nelle insegne di negozi e ristoranti, luminose o spente, grandi o meno appariscenti. Vedo rosso in un bacio e nell’Amore, nel mio cuore e nella passione.
Sydney è anche rossa.

Sydney in realtà è di tutti i colori. Dipende da come sei tu, da cosa noti e da quello che vuoi vedere. Sydney varia in base al tuo umore, al tuo slancio verso la scoperta, alla tua voglia di perdizione e alla tua predisposizione ad accoglierla, a stare al suo ritmo, al suo passo.
È tutto un ballo. Varia in base al tuo carattere e alla tua personalità, varia a seconda della compagnia e dei pensieri. Sydney può essere per tutti ma anche per nessuno.
Può essere di tanti colori, come di uno.

Può diventare anche tutta nera se non ti impegni, può appiattirti e schiacciarti, sa essere egoista, monotona e, in questi giorni, anche fredda. Può chiuderti in casa e non farti alzare dal letto, può farti fare incubi la notte e assalirti di ansie quando c’è il sole. Può tirarti giù, appesantirti con le sue storie sulla lontananza e la nostalgia. Se vuole, sa essere stronza.

Cattiva.

Eccome!

Direi che potrebbe essere anche blu. Un colore dalle mille sfumature, misterioso e affascinante. Quando penso al blu, non penso mai a un colore solo. Il blu sono tanti colori ma comunque tutti profondi e introspettivi. Riflessivi. Scuri ma non soffocanti. Il cielo danza azzurro tra i gabbiani, il mare riflette il suo colore e quando a riva l’acqua è bassa, è anche turchese, smeraldo. Il blu cobalto lo vedo anche nella mia sciarpa preferita, noto il blu corallo nella tazza che uso per la colazione. Che sballo!

Sydney quando c’è nebbia è grigia, triste e glaciale. Il cielo coperto di nuvole non parla, sta muto. I senzatetto in ginocchio sui marciapiedi trasmettono dolore, e i rumori dei lavori in corso diventano assordanti.
Che torpore. Le monete, le banconote, quanti soldi. Quanta gente!
Viene voglia di gridare e di soffiare via il grigiore, un assassino colore.

Quando vedo la città bianca penso mi voglia accecare. Le vetrate dei grattacieli riflettono i raggi del sole con potenza e insistenza. Gli specchi di Sydney ti colpiscono in faccia con luci taglienti, ma ugualmente illuminanti.
Viva la luce.
La vita.
Il bianco che lascia la scia.

La vedo anche anche verde quando mi coccola in un morbido prato e mi permette di attraversare la strada. L’omino che lampeggia da il “via libera”. Verde.
La vedo verde nei broccoli che faccio bollire a fuoco lento per cena e nell’insalata sempre troppo piena di oliosi e saporiti dressing. Che pena!
La vedo verde nel Brasile e nell’Italia, nelle bandiere, nelle culture, nelle chiacchiere e nella danza.

Come in tutte le città, come in tutto il mondo, la cosa più giusta da fare è cercare di essere camaleontici e assaporare con gusto ogni colore, capirlo, interpretarlo ed imitarlo. È giusto mimetizzarsi, è bene farlo per lei e per rendere tutto più facile.
È un esercizio e un allenamento, una scuola e un insegnamento.

I colori di Sydney sono tanti, non sono solo questi. Forse è anche gialla e arancione, è rosa e pure marrone.
A me piace vedere i miei colori in lei e in fin dei conti, mi piace rifletterli negli occhi suoi.

Erica, anzi Atmosferica.

Sei mesi.

Quel giorno di sei mesi fa, ero seduta sul sedile posteriore della macchina. 12 Novembre 2015. Era mattina presto e respiravo intensamente il profumo della pelle delle mie sorelle più piccole, quella più grande non era potuta venire.
Sembrava dovessimo partire tutti, clima generale di agitazione e adrenalina, una valigia nel bagagliaio e il cuore ancor più vuoto dello stomaco.

Ti lascio immaginare.

Una sensazione assurda che solo chi parte può conoscere.

Nascondevo una leggera paura. Leggera per modo di dire. Prevaleva la gioia e il senso di libertà, finalmente potevo spiccare il volo. Potevo volare cazzo e potevo farlo serenamente. Finalmente. Avevo l’approvazione della mia famiglia e vedevo la gioia negli occhi lucidi ma pieni di domande dei miei genitori.

Ricordo poco di quel viaggio in macchina. Era mattina presto e avevo dormito poco ma comunque avevo dormito. Sentivo un leggero dolore agli occhi come quando mi capita di essere stanca ed ero struccata, libera anche da quello. Via tutto. Una volta arrivati nel parcheggio dell’aeroporto di Malpensa, l’alba iniziava a colorare il cielo di rosa e arancione. Il sole nasceva in tutta la sua grandezza. Una magia, un richiamo dall’alto come a dire: “Io sono pronto a farti volare!”.

Ricordo che ero abbastanza insofferente. Avrei voluto scappare. Avrei salutato tutti velocemente per superare il prima possibile il momento del distacco. Mi destabilizzava molto di più della partenza. Ho sempre odiato questo genere di scene o comunque situazioni in cui è inevitabile dover dimostrare Amore alla propria famiglia. In questo devo aver preso da mio padre però alla fine dei conti ci sforziamo sempre. Se riusciamo a prendere lo slancio giusto siamo più dolci di una rossa mela caramellata.

BBBBONA.

Ora non vedo l’ora di tornare anche per superare questo blocco. Non vedo l’ora di mettermi alla prova. Ci proverò.

Dopo il check-in e una veloce colazione, arrivò il momento dell’arrivederci. Chissà a quando, ma comunque arrivederci. L’ho reso il più veloce possibile, simpatico e non troppo affettuoso. È stato forte.

Prima dei metal-detector, una vetrata trasparente mi separava da loro. Mio papà piangeva, mia mamma quasi. Mia sorella Elena ha appoggiato la mano al vetro, voleva toccarmi per l’ultima volta. Non ci siamo realmente toccate ma attraverso quel gesto ci siamo scambiate un sacco di amore, quello che avevo paura di dimostrare nel momento del CIAO cinque metri prima, giusto due passi più indietro. Quelli decisivi.

Ero ormai già sola, ero già partita. In una mano tenevo ancora la sua e nell’altra la carta d’imbarco e il passaporto.

Quando mia sorella ha toccato quel vetro che ci rendeva già così lontane, mi si è chiuso lo stomaco ma ho comunque risposto con un bel sorriso. L’ho dovuta incoraggiare per l’ultima volta, ho dovuto rassicurarla con una risposta, prima della partenza verso le mille domande. Volevo dirle “A presto amore!” ma non potevo. Non sapevo se sarei tornata e quando, non conoscevo nulla del posto e dell’esperienza che mi aspettava, la mia testa viaggiava curiosa verso mondi lontani e l’idea di non poter toccare più quella manina, mi lacerava il cuore.

Quando l’aereo stava per partire quella è l’ultima foto che ho guardato prima di spiccare il volo.

Il decollo.

Non potevo parlare e mi veniva da piangere. In un secondo ho ripensato a tutti i saluti prima della partenza. Cene, aperitivi, sorprese e regali. Ero soddisfatta, avevo abbracciato tutti. Con fatica ma l’avevo fatto.

Ho letto “Ciao amore, buon viaggio!❤️“, ho sentito in me l’energia di un vulcano e in lei una donna già in grado di capire. Una piccola donna già matura e capace di chiudere silenziosamente in un piccolo cassetto la sofferenza del vedermi partire, augurandomi un buon viaggio con un cuore rosso. Che bellezza.

Sono passati sei mesi da quel giorno. Non ho più toccato quella piccola mano ma è anche grazie a lei se ne ho potute toccare tante altre.

Mese sei finisce.

Mese sette inizia.

Erica, anzi Atmosferica.

La luna per un momento.

È tempo di scritture e aggiornamenti! Non è vero?
Mi rendo conto di essere stata parecchio sfuggente nell’ultimo periodo, ho scritto di mancanze e amori ma non della mia vita qui. Dentro e fuori.
Beh, se vuoi un breve aggiornamento, posso dirti che l’esistenza sta scorrendo sotto i miei piedi e sopra la mia testa alla velocità della luce. Forse è per questo che ho deciso di fermarmi per qualche giorno, almeno con la scrittura. Avevo e ho bisogno di qualcosa di fermo per un momento.

Il tempo passa in fretta, ho forte necessità di metabolizzare questo scorrere inarrestabile di minuti, secondi e giorni.

Mesi.

Sono immersa fino all’ultimo capello nella mia realtà che presto diventerà di qualcun’altro. Già, sto pensando a questo.
Un giorno molto vicino un’altra persona prenderà il mio letto e il mio lavoro, godrà della splendida vista del tramonto e del sole da questo balcone e conoscerà i miei coinquilini, i miei colleghi, i miei attuali amici. Sarà una persona o magari saranno due, tre. Magari quattro. Chi può dirlo.
La teoria del non attaccamento e il sempre più volante spirito che regnano il mio mondo, non portano a dispiacermi troppo per quel che lascerò ma mi caricano di energia per il nuovo che giorno dopo giorno scoprirò. Tutto sarà con me e se cambierò di nuovo vita, tutto rimarrà nella mia precedente strada che ha portato alla presente crescita. Alla rinascita.
È tutto con me, dentro di me. Sto osservando i miei cambiamenti anche più recenti. Erica, anzi, Atmosferica non è la stessa che è arrivata a Sydney quasi due mesi fa. Sydney non è la stessa che l’ha accolta inizialmente. È particolare sentire il cambiamento della città che sta al passo con quello della persona. È bello lasciarsi trasformare da una realtà di passaggio e da una vita momentanea ma comunque autentica. L’Australia quante facce ha cambiato, la gente quante cose mi ha detto, insegnato. Un’isola che sembra un altro mondo, in un momento ti trascina nell’abisso e poi subito dopo ti fa guardare in alto. Il cielo.

Mi sento in un momento.

Il momento.

Una frazione di tempo che mai ritornerà e sto respirando un fresco vento autunnale che, come già ti avevo detto, tanto autunnale non è. Mi sento in primavera, massima fioritura e colori accesi.

L’estate la sento, si avvicina.

La mia vita qui prosegue alla grande. Tra alti e bassi come è normale che sia, tra giornate di pioggia e giornate di sole, tra alcuni sconosciuti e altri sconosciuti che rimarranno tali, tra nuove prospettive e vecchie fotografie.
Tutto corre ma tutto rimane.
Come dire…

…è tutto in una fotografia di un momento. Una fotografia che parla del passato.

Stasera la luna mostra uno spicchio sottilissimo della sua tondeggiante forma, è bianca e molto luminosa. Qualche nuvola in corsa copre quel poco che si vede, per qualche secondo, per un momento. Mi sento un po’ così, tanto piena e tanto vasta, tanto grande ma tanto lontana, nascondo una notevole fetta e lascio per un momento uscire la mia luce dalla parte più stretta, difficile. Incomprensibile.
So bene che non sono facile ma forse è questo il bello no?
Lascio a te la libertà di immaginare quel che non si vede e quel che non si sente. Pensalo come vuoi ma deve essere bello. Ok?

Se vuoi puoi essere la nuvola che corre, puoi diventare il cielo nero che mi accoglie o andare ad esplorare la mia fetta più segreta. Per un momento riservata. Dai concedimelo per questa volta.
Prova a pensare al non detto, al lato buio e quello meno conosciuto.

Per un momento in sospeso.

Presto lo scoprirò, e capirai insieme a me quel che mi aspetta.

Sono o non sono la penna che scriverà il mio viaggio?

Molto presto numerosi colpi di scena e altri momenti di vita e di passaggio.

Erica, anzi Atmosferica in viaggio.

MOM.

Oggi ti vorrei ringraziare perché hai scelto di fare il lavoro più difficile ma più ricco, quello meno retribuito in termini di denaro ma pieno di amore e valore.
Hai scelto di essere mamma non di una, non di due, non di tre, ma ben di quattro figlie.
Bambine.
Donne.
Grazie a te.

Ogni volta che dico di avere tre sorelle la gente sgrana gli occhi e puntualmente dice la stessa frase:

“Quattro femmine? Povero il tuo Papà con cinque Donne in casa!”

..non è più così comune incontrare famiglie numerose che contano così tante Donne ma non è nemmeno così scontato avere una mamma come te.
Perché nessuno lo dice questo?
Non ci pensa nessuno?
Per questo sei speciale e sono sicura che Papà è felice di avere una Donna come te al suo fianco. Un Uomo speciale che ha scelto te, la perla più preziosa.
Quando parlo di te, esprimo tutta la gratitudine che provo nel cuore perché se oggi è pieno di semplicità e voglia di volare, è Grazie a te. Dico a tutti che mi somigli, mostro una tua foto di quando avevi la mia età per sentirmi dire…
“Ma siete identiche!”

Quanto sono orgogliosa di somigliarti…
…Quanto?
Il tempo passa lo so, forse da questo sei un po’ spaventata ma vorrei rassicurarti, Mamma. Il tempo scorre ma tu sei sempre un fiore.

Grazie perché mi hai regalato tre sorelle fantastiche ma prima di questo, hai scelto un uomo meraviglioso per sprigionare e creare tutta questa vita.
Forse non ci pensi mai ma solo ventisette anni fa, tutto questo non esisteva. Tutte noi eravamo ad aspettare la tua chiamata, Elisa era nella sacca della cicogna, volava tra le stelle e si lasciava dondolare fidandosi ciecamente del suo destino. Della cicogna.
Beh… Ha fatto bene.
Grazie vita, Grazie Cicogna, Grazie Mamma!

Grazie Mamma perché mi hai fatto crescere piena della tua stessa energia, mi hai donato la tua creatività e il tuo sorriso, mi hai regalato occhi chiari come i tuoi e insieme a loro i tuoi colori.
Grazie Mamma per aver posato le tue mani calde sul mio petto quando sentivo di stare male, grazie per avermi portato la colazione a letto anche quando stavo bene.
Grazie mamma per avermi regalato quel paio di scarpe che tanto desideravo e per aver assecondato qualche mio capriccio anche se non lo meritavo.
Grazie mamma per la tua solarità, la tua forza e la tua energia, grazie per tutte quelle volte che hai saputo capire quando ti ho mandata via.
Grazie Mamma perché sei Madre Natura, mi hai donato tre sorelle magiche piene di talento e tu le incoraggi ad esprimerlo senza paura.
Ogni giorno.
Lo vedo. Lo sento.
Vi sento.
Grazie mamma per quando mi stiri il vestito che mi serve, per quando trattieni i tuoi nervi senza lasciar trasparire il tuo buio. Io ho sempre visto luce.
Grazie anche per quando me ne parli, quando ti confidi ricercando quel che ho di te in me, perché si Mamma, non dimenticare mai che noi siamo quattro specchi per te.
Le tue quattro figlie.
Ognuna di noi, riflette qualcosa di tuo e della tua splendida bellezza.
Una bellezza sempre giovane.

Cara mamma, chiederò a qualcuno di raccogliere un fiore per te.
Vedrai…
Vorrei che mi sentissi vicina, sopratutto oggi che è la tua festa.
Mamma mia!!!
Cara mamma, annusa il mio fiore e senti il mio calore.
Ok?

Intanto io riguardo questo video che avevo fatto pensando a te.
Era una distesa di sabbia bianca, ero sola con il mare e lo ascoltavo mentre mi parlava di te.

Il Tuo Granellino. Per sempre.