Il giorno che segna la fine…

…e l’inizio, è arrivato!

Ci siamo!

È arrivato l’ultimo giorno di lavoro e l’ultimo Avocados è stato imballato. Le nostre facce esprimono soddisfazione e gratitudine verso questo posto che in fin dei conti ci ha dato il lavoro che cercavamo, i giusti soldini per continuare a viaggiare, un sacco di divertimento e quella stanchezza fisica che serviva.

Grazie alla fatica fatta apprezzeremo ogni singolo chilometro a bordo del nostro Vando, ogni pezzo di strada sarà una scoperta tanto attesa e gusteremo ancor di più queste miglia che ci attendono.

Stima e rispetto per chi questo genere di lavoro lo fa tutta la vita, chi per mantenere famiglia e affetti si spacca la schiena in quattro facendo lo stesso dannato movimento per lunghe ore ogni giorno. Il mio pensiero va ai più anziani che sicuramente, in gioventù, hanno dovuto accontentarsi per campare e per regalarsi un futuro migliore. Hanno fatto di tutto, lasciato la propria terra per cercare fortuna con al seguito una famiglia numerosa, correndo il rischio di fare la fame.

Noi ce l’abbiamo messa tutta! Questi frutti verdi ci hanno insegnato un sacco di cose. Parlando della mia esperienza, vi dico che è stata assolutamente positiva. Ho pensato tanto, riso e cantato. Sono stata travolta da momenti alienanti e ho persino immaginato di avere tra le mani zucchine, fichi o pere.

Allucinanti allucinazioni!

I minuti antecedenti allo spegnimento della grande macchina dei rulli sono stati mozzafiato, una specie di conto alla rovescia. L’ultimo Avocados inscatolato ha segnato la fine di una storia e l’inizio di un’altra. L’ennesima partenza.

È stato bello scambiare sorrisi con i colleghi, se avessi liberato l’adrenalina, mi sarei messa a saltare, avrei abbracciato tutti come quando scatta la mezzanotte l’ultimo giorno dell’anno.
Diverse culture e diverse lingue si sono unite nella contentezza della fine e dell’inizio.

C’è chi cercherà un nuovo lavoro e chi, come Janko, partirà per un viaggio. Come ci ha raccontato, l’ultimo prima di rientrare in Germania dai suoi cari e dalla sua fidanzata. Lo incontreremo sicuramente “on the way” anche perché l’Australia è tanto grande ma la strada è UNA soprattutto se la direzione seguita è la stessa. Con la sua macchinina rossa partirà tra qualche giorno alla volta di Melbourne e lì, venderà il suo piccolo e buffo mezzo per navigare verso la Tasmania. Ci siamo scambiati i numeri di telefono e un “keep in touch” per i giorni che verranno.

Jenny, la nostra supervisor, ci ha ringraziato per il lavoro prestato definendoci un buon team. Siamo felici!

Felpe, magliette e fuseaux indossati sono talmente sporchi che andrebbero bruciati ma li terrò, non si sa mai. Un giorno potrei ritrovarmi di nuovo con le mani nella terra o tra pile di scatole e bancali. In quel caso avrò già la divisa da lavoro pronta all’uso e ritornerò nelle vesti di quella ragazza tanto carina disposta a sporcarsi le mani.

Stasera una cena con gli amici e domani una giornatona con alcuni di loro. La nostra prima tappa sarà Greens Pool, due ore di strada per ammirare uno spettacolo di acqua cristallina coccolata da scogli formando verdi piscine. Stefania, Paolo, Matteo e forse un altro paio di persone ci seguiranno fino a lì dove poi ci saluteremo.

Prima tappa per la notte di domani, quindi, Denmark. Cittadella poco fornita ma ottima per una prima sosta.

Sono carica, si sente?

Finalmente Pemberton ci lascia di nuovo VOLARE!

Erica, anzi Atmosferica.

La pazienza è una virtù.

Buongiorno amici curiosi!

Oggi vi scrivo dalla poltrona malmessa dell’area relax di Avonova. Un problema alla grande macchina dei rulli, ha deciso per noi una pausa più lunga del solito. Stiamo attendendo un controllo da parte di un tecnico e conoscendo le tempistiche australiane, non so quanto ci metterà ad arrivare. Magari subito, magari MAI!

Il cielo è bellissimo e la temperatura deliziosa. Il venticello gioca delicatamente con i miei capelli regalandomi una sana sensazione di pace. Non mi sono ancora tolta la felpa che la mattina alle sei è strettamente necessaria! Sono seduta fuori nel portichetto che si affaccia su una piccola coltivazione di piante di Avocados e, a separarmi da questa, una stradina sterrata di ghiaia rossa.

Vi state chiedendo come sia fatta una pianta di Avocados?

Tronco basso e tozzo, foglie verdi a forma di spicchio allungato. L’altezza non supera i tre metri ma non ho idea se questa coltivazione sia al massimo della sua fioritura. La stagione è ormai finita e gli alberi, di conseguenza, non sono più ricchi di frutti e forza.

Stamattina infatti, sono più gli Avocados da scartare che quelli da tenere. Tanti presentano una superficie “soft” come ci ha segnalato la nostra supervisor Jenny. Le macchie rosse, gialle e arancioni causate dal sole, rendono il frutto non commerciabile ed è bene ruotare  ognuno di 360 gradi prima di posizionarlo nella scatola. L’azienda potrebbe perdere la licenza a causa di troppe nostre disattenzioni.

Che responsabilità!

Non vi ho mai parlato di Jenny!

Ha sempre un’espressione sorridente ma non riesco mai a capire quando davvero stia esclamando simpatiche raccomandazioni o se invece ci stia ammonendo severamente chiedendoci la massima attenzione. Come ho detto ai miei colleghi, sembra un po’ la Professoressa cattiva del film “Matilda sei mitica”. Quante volte l’ho visto quando ero più piccola! Me la ricorda molto. Quando si sta per avvicinare, prima di scorgerla tra le innumerevoli scatole impilate, senti l’odore di fragola emanato da quella gigante Bigbabol che mastica costantemente, ad ogni ora del giorno.

Quando lei parla, mi capita di non capire una singola parola. I miei occhi li immagino grandi grandi, bianchi, con all’interno due rossi punti di domanda!

🙂

Stile cartone animato.

Gli australiani, hanno il brutto vizio di formare frasi complesse per esprimere semplici concetti. Riescono a mandarti in tilt anche se devono darti una semplice indicazione. La mia logica mi porta ad estrapolare parole chiave, permettendomi di capire il concetto di fondo.

È la classica persona che potrebbe iniziare con il parlare tranquillamente, per poi scattare all’improvviso con un urlo dall’occhio sbarrato.

Per fortuna con noi non si è mai arrabbiata data la nostra estrema diligenza, attenzione e puntualità.

Doveva essere l’ultimo giorno di lavoro ma credo che domani dovremo tornare e imballare gli ultimi frutti che oggi sono fermi in stand-by. Io e Mattia avevamo programmato la nostra partenza e una bella cena di ARRIVEDERCI con i nostri amici del campeggio a base di riso e crema di Avocados. Sembra, però, che Pemberton non voglia lasciarci andare, ci sta trattenendo, ci vuole ancora per un po’.

Accogliamo la richiesta e portiamo pazienza, la virtù dei forti.

Ciao Amici! A domani!

Erica, anzi Atmosferica.


In foto vedete la Nursery di Avonova. La serra dove sono disposte e coccolate le piccole piantine appena nate, situata dietro al capannone in cui lavoriamo. Quando vi ho raccontato che abbiamo fatto Planting, beh… Abbiamo dato vita proprio a loro!

Mi sembrava di toccarlo…

Mi chiedo come farò a non vedere il mare quando tornerò a casa. Me lo sto chiedendo seriamente perché tornerò seriamente un giorno.

Forse mi mancherà l’aria! Andrò a trovarlo la domenica, anche in un giorno di inverno.

So che lo farò perché guarisce ogni male, solletica l’emozione e si allunga e si ritira, senza mai darsi pace.

Siamo andati a Bunbury, un paesino affacciato sul mare, un porticciolo a completare e tanti locali e localini nella via principale. Un bagno in mare valido per tutti i giorni in cui non l’ho potuto toccare e qualche passaggio a pallavolo con amici che facevano di tutto tranne che galleggiare.

Agitati e divertiti, si passavano la palla senza riuscire a farla volare. Ridevo a squarciagola davanti ad ogni scena ed ero leggera. L’acqua levigava senza troppa forza, il sale disinfettava e la sabbia era morbida. Mi ci sono distesa sopra, ero sola ma in compagnia, la musica entrava nell’anima quasi a dirmi… “Erica! Che nostalgia!”

Il gioco era quello di schiacciare al settimo palleggio, nel giro di pochi minuti, abbiamo cambiato le regole: SCHIACCIA CINQUE.

Era difficile governare la sfera senza che la dolce corrente ti portasse un po’ via. Il sole era basso, sin dall’inizio e alle diciotto, stava andando giù, verso il tramonto.

Era vicino vicino, mi sembrava di toccarlo e ho chiesto a Matteo di immortalarlo. Il sole, il tocco.

Bunbury è stata speciale, una bella sensazione via dalla quiete della nostra situazione attuale. Ciao caro paese, mi hai mostrato novità anche nella tua spiaggia senza niente, solo il mare. Sono felice di averti visto prima della partenza che sarà nuova ma già vissuta e sarà lontano da te, verso una terra che mi chiama, mi assilla, mi tira e mi AMA.

Erica, anzi Atmosferica.

Siamo agli sgoccioli!

Buongiorno!

Secondo giorno di riposo. Il tempo atmosferico di Pemberton, non è mai troppo simpatico. Sembra un po’ la Londra del Western Australia ma finché siamo qui per lavorare, può farci tutti gli scherzi che vuole.

Dovremmo essere agli sgoccioli. Ancora tre/quattro giorni e poi la stagione degli Avocados sarà ufficialmente conclusa. La raccolta è praticamente finita e di conseguenza, gli ultimi frutti stanno per essere imballati.

Tre settimane piene di lavoro, erano l’obiettivo che ci eravamo prefissati. Un buon guadagno, molte ore, stanchezza fisica ma soddisfazione. Contiamo di ripartire giovedì, al massimo venerdì e allora lì verrà il bello.

Ovviamente, placate ogni curiosità perché vi aggiornerò sui nostri spostamenti solo al momento opportuno. Vi posso dire che non vedo l’ora di continuare l’esplorazione e quando ci penso, mi emoziono!

Altra partenza, altro giro, altra corsa.

Ancora molti chilometri da macinare, paesaggi magnifici da gustare, profondi respiri, colorate fotografie, e poi le città, la costa est, l’estate che finirà ma il clima comunque caldo delizierà il nostro viaggio.

Mi sento fortunata, carica e curiosa.

Prima di concludere, vorrei dirvi che ho letto il mio articolo di ieri agli amici qui in campeggio. È stato davvero un momento carico di emozione, avevo il cuore in gola e non mi era mai successo. Un piccolo pubblico mi ha fatto sentire speciale, man mano che proseguivo nella lettura, interpretandola come meglio preferivo, sentivo il fiato che si accorciava e prendevo grandi respiri concedendomi piccole pause. È stato intenso e mi sono sentita ascoltata, capita e apprezzata.

Buona domenica e tanti auguri agli innamorati.

Erica, anzi Atmosferica.


Amo questa foto, Vando che segue le nuvole.

Verso l’infinito e oltre…

Vivere il Presente.

La vera importanza del “Vivere il Presente” spesso sfugge divagando in pensieri appartenenti al passato o a situazioni mai vissute proiettate nel futuro e per questo idealizzate.

Un argomento difficile che richiede molta attenzione a chi, seguendo lo scorrere dei pensieri passivamente, non si sia mai chiesto dove sia giusto direzionarli per ottenere un umore più stabile e il benessere fisico.

Sapete, amici, è uno di quei giorni in cui seguo la testa viaggiare, ricordi poco piacevoli riaffiorano e l’immaginazione va a creare scene di un ipotetico futuro in cui mi vedo crescere e diventare Donna. Un senso di inevitabile impotenza mi fa sentire piccola trascinandomi in luoghi mai visti, spazi troppo grandi e in cima a grattacieli altissimi.

Un giorno di riposo e subito, appena mi sdraio, sento la mente rilassarsi e poi agitarsi, distendersi e poi accartocciarsi, cercando molti appigli con cui meglio potrebbe camminare, inventare, rielaborare e desiderare, proiettare e fuggire, sognare. Vorrei fermarla e chiederle una pausa, vorrei dirle di non correre troppo lontano perché ora non posso seguirla e devo stare qui, nel mio piccolo Presente Attimo.

Mi trovo in Australia, lontana da quello che, secondo la mia opinione, è il mondo reale fatto di sofferenza, fatica emotiva, delusione, gioia, obiettivi e motivazione, determinazione, tenacia, battaglia, guerra. Sono qui anche per cercare dentro di me quell’importante frazione di secondo, che si chiama Presente, dove è possibile trovare la pace e una chiara idea di chi sono e chi voglio essere, senza farmi travolgere dal senso di sofferenza legato a momenti vissuti nel passato e dal senso di ansia che proietta immagini nel mio futuro.

Sono queste le due sensazioni e stati emotivi che, a mio parere, ognuno dovrebbe combattere esercitandosi nel vivere a pieno il Presente, unico e irripetibile. Ci perdiamo facilmente, non è vero? Dando per scontato quel cielo che sta sopra la nostra testa, lo immaginiamo di un colore quando invece è di un altro. Guardando una foresta, la interpretiamo come un ammasso di alberi ma mai come un’altruista creazione che unisce e tiene insieme.
Scivolando tra le acque di un fiume, ci sentiamo freschi e bagnati senza pensare alla lunga strada percorsa sognando un giorno, di tuffarsi nel mare.
Ascoltando una canzone, cerchiamo di imparare suoni e parole, non pensando all’arte di quel musicista o compositore.

Non andiamo mai oltre in ciò che viviamo. Non vediamo null’altro se non quel che guardiamo. Non sentiamo null’altro se non quel che ascoltiamo. Non riflettiamo su ciò che si nasconde sotto un inaspettato Ti Amo.

Siamo paralizzati nei pensieri passati, nelle finte proiezioni future senza provare nemmeno per un attimo a scavare nella terra sotto ai nostri piedi,

ora,

adesso.

Mi viene in mente quindi un esercizio che mi ha sempre consigliato il mio Papà. Concentrarsi nel respiro e nelle sensazioni che questo provoca al nostro corpo, ascoltarlo e seguirlo, è la tecnica migliore per concentrarsi sul Presente. Solo quando riuscite a liberare del tutto la mente, vi sentirete più leggeri vedendo con occhi nuovi la realtà che vi circonda. Inspirate con il naso come se i vostri polmoni siano una brocca d’acqua. Riempitela partendo dal fondo e arrivate fino all’orlo. Proprio quando sta per strabordare, è il momento di farla uscire, piano piano, fino a svuotare.
Vi assicuro che funziona, io lo faccio sempre anche solo per un minuto al giorno e la sensazione che dona è appagante, garantita.

Non sono una professionista, non sono qui per insegnare ma per condividere con voi ciò che mi rende meno pesante quando la testa condiziona il benessere. Non sono una maestra ma una studentessa, sono chiamata alla lavagna perché interrogata dalla Vita.

Non aspiro a grandi voti, voglio risolvere solo questa difficile equazione che deve dare un risultato di uguaglianza e nulla di più, lo faccio con voi perché l’unione fa la forza.

Con emozione, vi trascrivo di seguito le parole scritte da Elisabeth Gilbert, nel libro che come sapete mi accompagna nel mio Presente.

Erica, anzi Atmosferica.


“Quando chiedo alla mia mente di restare immobile, è incredibile come diventi subito 1) annoiata, 2) irritata, 3) depressa, 4) ansiosa o 5) tutte e quattro le cose insieme.
Come la maggior parte degli umanoidi, sono oppressa da quella che i buddhisti chiamano <<scimmia mentale>> – i pensieri che dondolano da un ramo all’altro, fermandosi solo per grattarsi, sputare e ululare. Dal lontano passato al futuro imperscrutabile, la mia mente oscilla senza sosta, soffermandosi su decine e decine di idee al minuto, indisciplinata e fuori controllo. Di per sé non sarebbe grave, il problema è la tensione emotiva che si accompagna al pensare. I pensieri felici mi rendono felice, ma – oplà! – ecco che con un salto vado a finire in un pensiero angosciante, che mi rovina il buon umore; oppure è il ricordo di un momento di rabbia che mi irrita, così mi scaldo e mi saltano i nervi, o ancora la mia mente decide che è il momento giusto per commiserarsi, ed ecco puntualissimo il senso di solitudine. Dopotutto, tu sei quello che pensi. Le tue emozioni sono schiave dei tuoi pensieri, e tu sei schiavo delle tue emozioni.
L’altro problema di questo continuo dondolarsi sulle liane della mente è che tu non sei mai dove sei. Stai sempre scavando nel passato, o indagando nel futuro, ma raramente sei fermo nell’attimo presente.”

“Mangia, prega, ama” – Elisabeth Gilbert

Tre mesi.

Si chiude il terzo e si apre il quarto.

Come ormai da tradizione, mi trovo il dodici di ogni mese a fare una bella riflessione insieme a voi.

La frase che ho sentito un miliardo di volte prima di partire, è stata:

“Che bella esperienza che stai per fare! Vedrai posti magnifici e conoscerai tante persone!

Partendo dal presupposto che ho intrapreso questo viaggio per conoscere prima di tutto me stessa, ho incontrato tante facce sì, ma pochi volti.

Pochissime anime disposte ad aprirsi a me e altrettante che mi hanno spinto a fare lo stesso. Un atteggiamento sempre solare ma riservato mi ha portato a interagire con molti ma a farmi conoscere da pochi. Credo che uno qualsiasi di voi che stia leggendo dal primo giorno i miei pensieri, mi conosca meglio delle centinaia di persone incontrate lungo la strada.

Poche hanno lasciato il segno, poche mi hanno incuriosita e a pochissime ho dedicato del tempo, prezioso. In parecchie circostanze ho preferito isolarmi, cercare punti di fuga e di sfogo solitari, ho ritenuto opportuno dedicare del tempo soprattutto a me stessa, cosa che in Italia non avevo mai fatto con la dovuta calma.

Ho imparato a selezionare e a non fidarmi troppo, ho scelto compagni di esperienza, casa e viaggio con l’istinto e fino ad ora, è stato un giusto stratagemma.

In Jason ho trovato un maturo appoggio, un’inaspettata accoglienza e, ad oggi, so di poter contare su di lui anche ora che sono lontana da Perth. Un giorno potrò magari ricambiare il favore facendogli da guida e consigliera, se deciderà di visitare il meraviglioso Stivale.

In Mattia ho trovato un compagno di viaggio all’altezza dei miei sogni e delle mia idea di Australia. È comprensivo, asseconda le mie pazzie con testa, si diverte con le mie battute e mi lascia nei miei lunghi e solitari silenzi. Inevitabili battibecchi sono all’ordine del giorno ma gestiamo tutto con leggerezza, consapevoli del fatto che tra qualche anno questo sarà un ricordo da brivido. Il viaggio.
Non so quanto cammino condividerò ancora con lui, non farò altro che ascoltare la vocina interiore seguendo le sue direttive. Fino ad ora lei dice che va tutto bene e che sto facendo la cosa giusta ma non si sa mai, forse un giorno vorrò proseguire da sola.
Sono davvero una peperina ma lui lo sa e si diverte tanto.

Qui a Pemberton, due anime mi hanno permesso di liberare la mia personalità e il mio carattere travolgente. So per certo di non essere una persona facile e posso risultare troppo aperta per chi è troppo chiuso, o troppo felice per chi ama la propria tristezza.
Sono arrivata alla conclusione che sono per pochi. Pochissimi.

In Matteo ho trovato complicità e amicizia, confidenza e comprensione, maturità e riflessione. Abbiamo parlato di aspetti della vita prendendo spunto da fatti accaduti o trame di film visti e non visti. Mi stupisce con le sue citazioni, con la sua curiosità e voglia di evadere pur sentendosi bene in compagnia. Mi sono trovata con lui a parlare in riva a un lago e a guardare un film sul tetto di un treno abbandonato. Non scherzo.

In Stefania, infine, ho trovato una neo-zia amante della vita. Occhioni grandi ed espressivi che quando parlo mi risucchiano l’anima. Ci prendiamo i nostri momenti di chiacchiera e confidenza da Donna a Donna. Ci stiamo conoscendo e i suoi racconti mi portano in altre dimensioni. Poche volte mi è successo prima. Ama l’amore, la famiglia e la moda. Una gita a Trento, sarà d’obbligo al mio ritorno.

Ecco, quindi, a voi chi mi ha lasciato del bello, regalato del buono e ascoltato nel giusto modo e momento. Le figure maschili sono in netta maggioranza questo perché le donne probabilmente fanno più fatica ad avvicinarsi a me e alla mia esuberanza. Sono più scontrose e, al primo impatto, possono sicuramente pensare che un po’ vanitosa lo sono. La cosa buffa è che in Italia accade il contrario, ho molte amiche che si lamentano della mia assenza chiedendo disperatamente il mio ritorno. Loro hanno imparato a conoscermi negli anni e so che se dovessero descrivermi, mi paragonerebbero ad una rossa scatola di cioccolatini al latte: estremamente dolce, presente nel momento del bisogno, giusta per ogni occasione, dura fuori ma cremosa dentro.

Beh, ragazze mie,

sono una Donna,

non una Santa…

…proprio come voi.

Erica, anzi Atmosferica al latte.


Tanti auguri Francesca. Ti mando un dolce pensiero in questo giorno speciale, di sole. Fatti coccolare dalle onde e lasciati andare, un po’ come un marinaio che naviga in mare. Sii sempre padrona della tua barca e punta dritto all’orizzonte dove niente ti può ostacolare ma solo, magari, un temporale che passerà perché poi uscirà il sole.

Ti voglio bene amica mia.

Non sottovalutare mai la tua potenza.

❤️

Ridere per non piangere.

La giornata lavorativa di ieri, è stata straordinaria, nel senso di NON ORDINARIA. Ci siamo presentati puntuali come sempre alle 6.45 della mattina e le nostre colleghe asiatiche erano come al solito sedute al tavolo della piccola saletta relax, consumando la loro colazione.

RISO E POLLO.

I rulli avrebbero iniziato a girare alle ore 7 e i pochi minuti prima della partenza, sono sempre pieni di tensione come se si dovesse fare una gara tutti insieme. Le ho viste mangiare di fretta, trangugiare latte alle mandorle scambiando velocissime parole incomprensibili.

Abbiamo iniziato a scartabellare Avocados di ogni misura e forma, cercando motivazione e ritmo nella musica di Pan, dolce ragazza proveniente dal Taiwan.

Come sempre zero telefoni nelle tasche, nemmeno l’ombra di orologi ai polsi. Avocados dopo Avocados, passano i minuti, le ore. Molti momenti di cedimento, bloccati dall’introduzione di pensieri positivi e nuovi, mi facevano perdere il ritmo accumulando frutti verdi che scorrevano sul tappeto rotante come un fiume incazzato.

Bene, arriva la pausa delle 9.30 e quindici minuti di aria fresca e respiri profondi sono pronti per essere gustati a pieni polmoni. Era la prima pausa delle due in programma perché sarebbe stata una giornata “corta”. Gli Avocados da inscatolare non erano moltissimi e la previsione a inizio mattinata era quella di lavorare sei ore, massimo sette.

Si avvicina Ed (pronunciato E D), Mattia mi guarda stranito perché non capita spesso che una di loro si appropinqui verso di noi per cercare dialogo.

“Avreste voglia di fermarvi a lavorare quando avremo finito?”

Guardo Mattia.

Guardo Ed.

Mattia mi guarda.

GHIACCIO

I nostri pensieri esclamano all’unisono:

“Ma scusa… Ma non stiamo già lavorando? Stiamo per caso giocando?”

Io la guardo, le sorrido, penso all’ulteriore guadagno che avremmo intascato e con tutta la forza in corpo, esclamo:

“Ok!”

Sorriso

Sorriso

Guardo Mattia e potevo parlare in italiano, senza paura:

“Io non voglio lavorare 10 ore! Voglio andare a casa, voglio andare a casa!!”

AHAHAH

🙂

Con una risata divertita abbiamo sdrammatizzato quella che per noi era davvero una brutta novità. Faceva già caldo ma non importava, il valore del soldo ci ingolosiva.

Il LAVORO sarebbe stato quello del Planting.

Prendi vaso – metti terra – metti fertilizzante – metti terra – metti seme – metti terra.

Seduti su quell’asse di legno che faceva da base ad un bancale, io e Mattia ridevamo per ogni stupidata come quando succede nei momenti di sconforto. La schiena urlava, il sedere piangeva, la terra sotto le unghie, il sudore in fronte e sotto le ascelle, volevamo svenire e svegliarci in un letto, tutto era amplificato, assurdo e inconcepito.

Tre ore a creare piante di avocado, tre ore di LAVORO, unite però alle altre sette facevano DIECI.

A Tommaso spettava un compito più tranquillo, annaffiare piccoli sacchetti di terra (Soil), in modo da farla letteralmente lievitare. Anche quello si è comunque rivelato un ruolo stancante, dovevate sentire le lamentele che sgorgavano dalle nostre bocche spassose.

La nota divertente è che ED, ci ha concesso l’onore di salire a bordo del suo rosso quod 4×4. È sportiva lei, molto mascolina e non molla un colpo. Sempre elettrizzata, mai rallentata o apparentemente calma. Mai. Governava il mezzo con sicurezza e non ho potuto non scattare un mitico selfie alle nostre facce esaltate.

Anche la seconda settimana di lavoro è conclusa! Il tempo fortunatamente sta scorrendo veloce e il bonifico è stato anche questa volta puntuale.

Da Avonova è tutto, a voi la linea…

Erica, anzi Atmosferica.

Luce e oscurità.

Continua a leggere Luce e oscurità.

Dovevo parlare.

Quel senso di insofferenza di cui vi ho già parlato, mi ha accompagnato fino al mare. Continuava ad insistere in me una brutta sensazione tanto che, il telefono ha deciso bene di non cercare connessione.

Dovevo pensare, riflettere ed elaborare. Mi sono concentrata sulle onde e poi sull’orizzonte. Continuavo a parlare ma non mi sentivo abbastanza e mentre stavo lì, tirata da quella forza, la voce è diventata alta.

Parlavo a me stessa come se fossi la mia amica del cuore, chiedendomi per favore di sfogare e nel caso di urlare. Ho visto una razza e poi dei gabbiani volare, ingolositi da miele e cereale.

Lanciavo a loro qualche briciola, il mare si stava arrabbiando.

No scusa, non volevo sorvolare.. Ora ti parlo.

Dammi solo un attimo, un momento.

Le alghe erano marrone chiaro, uno strano colore e una strana forma difficile da descrivere, identificare. Sembrava corallo spezzato oppure un tronco di un albero annacquato…
Era davvero singolare ma ancora dovevo parlare.

Sono tornata alla riva, stavo in piedi nella sabbia infossata, l’acqua mossa era insabbiata e non vedevo il fondo, non volevo nuotare. Che paura, non ero rilassata e poi, dovevo parlare. La testa mi scoppiava, il caldo mi abbatteva ma l’acqua fresca non bastava.

Il mio amico e compagno di viaggio, mi guardava da lontano. Mattia avrebbe voluto sciogliere i nodi e così si è avvicinato. Ero chiusa, scontrosa e una sola parola di troppo mi avrebbe fatto scattare, scoppiare.

Così è accaduto ma lui è stato bravo. Il problema di fondo chiedeva un dialogo maturo, un diretto confronto, senza nessun girotondo! Uno scontro ragionato, guarisce ogni male e dissolve ogni dubbio perché sì, l’importante è parlare. Mi ha fatto domande mirate, non potevo scappare! Erano lì nitide e chiare, finalmente dovevo chiarire. Gli ho parlato di quel che sentivo, di quel che mi bloccava e mi schiacciava. Il mio problema è sempre lo stesso da tempo con ogni persona che incontro. Ho il brutto vizio di voler aiutare, addossandomi a volte altrui preoccupazioni o problematiche irrisolte. Devo dare anche a chi non chiede e devo essere sempre forte, per me e per altri. Voglio essere più egoista, soprattutto in questo viaggio. Voglio seguire il mio istinto con la certezza che potrebbe essere nient’altro che un vantaggio.

Pochi minuti di magone e poi il sollievo nel cuore…

Finalmente, più nessun rancore.

Erica, anzi Atmosferica.

Fato e Libero Arbitrio.

Buongiorno lettori e nuovi amici!

Mi sono appena ritagliata il mio angolo arieggiato per scrivervi. Sono le undici di mattina e il sole è abbastanza caldo come non lo era da qualche giorno. Mi trovo in campeggio, la mia attuale casa a Pemberton, seduta sulla famosa sedia in plastica bianca, all’ombra di un albero. Qualcuno di voi, che mi segue con constanza, si starà chiedendo:

“Ma non dovevi andare a Perth?”

🙂

Esatto! Sarei dovuta andare in città ieri dopo il lavoro ma, dopo dieci ore e mezza ad imballare Avocados, ci ho rinunciato. La vocina interiore, con la quale sto instaurando un’amicizia profonda, mi ha chiesto di non andare e di evitare un viaggio di quasi quattro ore quando ormai stava calando la sera. Me l’ha chiesto gentilmente e non ha dovuto nemmeno insistere. L’ho ascoltata senza fare storie e senza indecisione.

Sono quindi rimasta con Mattia nella frazione Little Italy del campeggio dove, una decina di tende vuote, si godono la quiete. I nostri compagni di quartiere sono partiti ieri nel pomeriggio, lasciando le loro abitazioni incustodite.

“Tranquilli, è tutto sotto controllo!”

Oggi, un senso di insofferenza mi schiaccia il petto e sto cercando di comprenderlo ed assecondarlo. Avevo il desiderio di rivedere Jason, Paolo e Gianpi. Dovreste ricordare i tanti aneddoti che li hanno visti protagonisti nelle mia permanenza a Perth. Beh, sto forse rendendomi conto che non li rivedrò più per davvero e che quest’occasione che il destino mi aveva servito su un piatto d’argento, è ormai persa. Il Fato ha fatto una proposta, il Libero Arbitrio l’ha rifiutata.

Ecco, forse la causa della mia insofferenza l’abbiamo scoperta insieme.

Che ne dite?

Cascasse il mondo, domani andrò a tuffarmi nell’oceano. Ho bisogno di bagnarmi con acqua salata e liberarmi nell’infinito dell’orizzonte. Caspita è diventato difficile stare lontano dal mare. Voglio vedere pesci, barche e gabbiani. Sarà bello.

Vi riscrivo qui di seguito le parole di Elisabeth Gilbert che ho letto ieri sera. Tutto torna ed è impressionante come il suo libro mi stia accompagnando in ogni stato d’animo. Mi propone la riflessione che sto cercando, mi spiega tutto con bellissime metafore e risponde a tante domande.

Buona lettura e buona domenica!

Erica, anzi Atmosferica.


“Anche il destino per me, va considerato come un rapporto tra due parti – un gioco di equilibrio fra grazia divina e forza di volontà. Ciascuno ha il controllo di una metà del proprio destino; quella metà è nelle sue mani, e le sue azioni avranno conseguenze misurabili. L’essere umano non è una marionetta in mano agli dei, né è completamente artefice del proprio destino; è un po’ le due cose insieme. Siamo come acrobati in bilico tra due cavalli che corrono fianco a fianco – un piede sul cavallo chiamato Fato, l’altro sul cavallo chiamato Libero Arbitrio. E la domanda che dobbiamo porci ogni giorno è: qual è l’uno e qual è l’altro? Di quale cavallo devo smettere di preoccuparmi, perchè comunque non è controllabile, e su quale devo concentrarmi, per dirigermi verso la meta?

Quello che voglio dire è che, mentre molte cose del mio destino sono imperscrutabili, ce ne sono altre sotto la mia giurisdizione. Ci sono biglietti della lotteria che posso comprare per aumentare le possibilità di vittoria. Posso decidere come passare il tempo, con chi interagire, con chi condividere il mio corpo, la mia vita, i miei soldi e la mia energia. Posso scegliere le parole e il tono di voce con cui parlo con gli altri. Posso decidere come valutare le circostanze sfortunate della mia vita – se vederle come maledizioni o come opportunità. E, soprattutto, posso scegliere i miei pensieri.”

“Mangia, prega, ama” – Elisabeth Gilbert