E come direbbe il grande Antonello Venditti,
“Che fantastica storia è la vita!”
Mi sono appena connessa da Port Augusta, dopo aver viaggiato anche oggi per qualche centinaio di chilometri. Siamo partiti da Ceduna in mattinata e devo dire che, avendo tirato avanti l’orologio di ben due ore e mezza, il risveglio è stato traumatico.
Stamattina mi sentivo fisicamente molto stanca.
Beh, un leggero affaticamento è anche normale dopo le secche miglia macinate in questi giorni.
Riepilogo insieme a voi le nostre brevi soste e lunghe tappe collezionate nel deserto.
Primo giorno:
Norseman – Caiguna
372 chilometri
Secondo giorno:
Caiguna – Eucla
337 chilometri
Terzo giorno:
Eucla – Ceduna
492 chilometri
Quarto giorno:
Ceduna – Port Augusta
468 chilometri
Facciamo la somma?
1669
🙂
Il nostro mitico Vando ha tenuto botta come un guerriero. Ha attraversato l’infinito senza mai perdersi d’animo e domani farà l’ultimo sforzo che gli permetterà di toccare Adelaide. Ormai solo 309 chilometri ci separano dalla città e l’impresa più dura sta volgendo al termine.
Con la poesia di ieri, credo abbiate potuto sentire il battito del mio cuore e vedere la luce nei miei occhi. Ho vissuto e sto vivendo questa esperienza godendomi ogni minuto di silenzio. Sto mangiando pezzi di cielo e bevendo scorci di oceano.
Sto scattando centinaia di fotografie e cavalcando le bizzarre e giocose nuvole. Sto aggiungendo colori nuovi alla mia tavolozza, sto cantando come una matta e bevendo litri di acqua.
Sì, dei momenti di cedimento li ho avuti. Ieri è stato davvero il pezzo più snervante, forse perché il mio fisico ha risentito molto del fusorario. È stata una giornata lunga e calda, il sole mi batteva in viso e scaldava il mio braccio senza nemmeno un minuto di pausa.
Oggi, invece, tutto è filato liscio e quando ho sentito la spalla bruciare, ho chiesto all’Ingegnere un cambio posto.
CHANGE!
Mi sono piazzata così alla guida per un paio di ore, le ultime, divertendomi a salutare con il “cenno dei viaggiatori”, le macchine che venivano verso di noi nell’altro senso di marcia.
Il cenno è il seguente:
mani al volante, come insegnano a scuola guida, posizionate alle 10:10 e quando si avvicina una macchina basta sollevare due dita.
Indice e medio.
È davvero divertente quest’intesa. Ci si capisce, ci si incoraggia e ci si spalleggia. Tu puoi capire l’altro, e lui capisce perfettamente te anche perché conosce già la strada che ti aspetta.
Oggi abbiamo anche incontrato un uomo sulla sessantina che se la stava facendo a piedi. Ho rallentato bruscamente per scattare una foto a quel mito che chissà per quale motivo, ha deciso di camminare senza mai vedere una fine, spingendo un carrello pieno di rifornimenti avvolti in un telo di plastica bianca.
Ha alzato il braccio anche lui. Ci ha salutato come fanno gli autisti che sfrecciano a 110 km/h, massima velocità consentita.
Il suo sorriso e la sua barba bianca, mi hanno colpita. Non voleva aiuto e nemmeno domande, ha salutato come per dirci…
“Buon viaggio ragazzi, statemi bene! Io sono un grande!”
E come dargli torto…
Erica, anzi Atmosferica.