Into the Wild.

Due anni lui gira per il mondo: niente telefono, niente piscina, niente cani e gatti, niente sigarette. Libertà estrema, un estremista, un viaggiatore esteta che ha per casa la strada. Così ora, dopo due anni di cammino arriva l’ultima e più grande avventura. L’apogeo della battaglia per uccidere il falso essere interiore, suggella vittoriosamente la rivoluzione spirituale. Per non essere più avvelenato dalla civiltà lui fugge, cammina solo sulla terra per perdersi nella natura selvaggia.

Christopher McCandless – Into the Wild


Attraversa fiumi e pianure infinite, si lascia trasportare da un treno merci e si trova in una città di grattacieli. Los Angeles. Guarda le gigantesche costruzioni con stupore, cammina disorientato per la strada e si trova a chiedere l’ora ad un passante in giacca e cravatta che gli risponde guardandolo schifato. La faccia sporca, lo zaino pesante, troppa confusione, i capelli sporchi di viaggio e natura e lo sguardo perso nelle luci della città.

Non ha una lira, non conosce il domani e si trova a chiedere informazioni ad una nera signora dai capelli corti, allo sportello di accoglienza di un dormitorio. Lei gli regala un cioccolatino, gli offre un letto e lo rende felice.

Quella è per lui vita.

La sera, da quel quartiere malfamato, si trova ancora una volta a guardare i possenti grattacieli da lontano, seduto su un marciapiede, casa di tanti senzatetto per i quali, un letto non c’era. Ha respirato in quel momento la differenza abissale tra la povertà e quel qualcosa di tanto grande ma per lui inutile, la ricchezza. Si scontravano senza parlare, nel silenzio assordante di quella notte.

Proseguendo la sua passeggiata notturna, passa davanti ad un locale. La gente parla costruendo rapporti di pura facciata, finti, di convenienza, dialoghi ubriachi riempiono le bocche di vino rosso e vodka liscia, la musica copre le voci, uomini corteggiano donne solo per dimostrare una virilità inesistente davanti agli occhi degli amici che guardano divertiti e lui, intanto, segue tutto con gli occhi pieni di odio.

Che rabbia.

Tornato in dormitorio, ringrazia la nera signora per la sua gentilezza, prende il suo zaino e riparte.

La stessa notte.

È troppo incazzato per restare.


Si trova ora in Alaska, nell’azzurro bus abbandonato diventato la sua casa, un rifugio dal freddo e dall’infinita natura selvaggia. Nel mezzo del niente, nascosto dietro a dei cespugli. Sta male, ha fame ma non è riuscito a cacciare nessun animale. Una pianta velenosa gli ha causato un forte malessere.
Pensa di morire intossicato.

Si trova così a ripensare a tutte le persone incontrate, alle strane situazioni che lo hanno arricchito e segnato. Quell’anziano avrebbe voluto prenderselo in casa come fosse suo nipote, la sua famiglia si stava tutt’ora chiedendo dove fosse finito, quella ragazzina lo aveva abbracciato con il cuore a duemila, la coppia hippie lo aveva trattato come un figlio offrendogli cibo, compagnia ma soprattutto amore.

Si sente solo e pieno di sconforto per pensare alla vita di domani. In quello stato di terribile vuoto, dove ogni energia manca, ha la forza di prendere in mano la sua penna nera e il suo diario, ha la lucidità di scrivere:

“Happiness is only real when shared”

“La felicità è reale, solo se condivisa”


Il viaggiatore alla ricerca di se stesso, si è forse spinto troppo lontano. È andato in un posto sperduto dove non ha saputo cercare la propria vita prima della propria anima. La fame di conoscenza, ha messo in secondo piano gli altri bisogni fisiologici che prima o poi avrebbero gridato aiuto. Leggeva e non cacciava, scriveva e il tempo passava. Quel bus abbandonato è stato probabilmente la vera casa che non aveva mai avuto, un rifugio dove scavare a fondo.

Ha trovato la fine guardando il cielo e piangendo lacrime di gioia.
In Alaska.

La vita è una continua ricerca e non avrà mai una risposta finale e certa, conclusiva, chiarificatrice. Bisogna sapersi mettere in gioco, accettare le sfide e una volta trovata una risposta, passare alla domanda successiva. La vita deve essere uno stimolo continuo e non deve mai essere intesa come un cammino, nel deserto, senza una meta.
Senza direzione.
Senza acqua.
Senza.

Deve essere un atto di coraggio, una scommessa sì, ma non un gioco d’azzardo.

IMG_5953.full

Erica, anzi Atmosferica.

“Hi, how are ya?!”

Oggi vorrei affrontare il delicato argomento del
“Hi, how are ya?!” australiano.

È il loro modo di presentarsi, introdursi, salutarti, accoglierti o farti sentire a tuo agio. Letteralmente significa “Ciao, come stai?!”.
Fino a qui tutto normale starai pensando. Nulla di strano. Nulla di nuovo.

Io credo che di normale non ci sia poi molto e se devo dirla tutta, la cosa sta iniziando a darmi fastidio. La trovo un’esclamazione finta, una frase fatta, mai personalizzata, mai rivolta davvero a me. Inizialmente cercavo di prenderla ironicamente, cercavo di accogliere una nuova cultura, un nuovo punto di vista e una nuova prospettiva. Qui dove tutti dicono sia la terra dei sorrisi per strada e della popolazione più socievole al mondo, ho sempre provato a miscelarmi tra usanze e nuovi costumi, tra i modi di dire e di parlare.

Però qui si tratta di una questione più fragile.

Se vai alla cassa per pagare due banane e un pacco di pasta, se prendi l’ascensore e incontri accidentalmente uno sconosciuto, se ti scontri per caso con un passante o se vuoi ordinare un cappuccino take-away, sappi che la prima cosa che ti verrà detta è: “Hi, how are ya?!”.

Ma poi perché devono dire “Ya” al posto di “You”?

Molte volte mi sarebbe piaciuto rispondere in modo inaspettato. In tante occasioni avrei potuto sorprendere il mio interlocutore, ma non l’ho ancora fatto. Avrei potuto esclamare un italianissimo “Ciao caro, tutto regolare, grazie mille!”.

Lo faccio eh, prima o poi lo faccio.

Durante i primi mesi, non riuscivo a gestire la novità tanto da trovarmi in difficoltà. Non sapevo cosa rispondere. Non riuscivo a capire se le persone me lo dicessero perché realmente volessero sapere se stavo bene, o se me lo dicessero solo così, giusto per aggiungere quelle tre parole ad un semplice e banale “Hi!”.

Ma dico io…
Cari miei…
Vi chiedo gentilmente di dirmi una volta per tutte, quale dovrebbe essere la risposta corretta, il modo per uscirne serena senza diventare paonazza cadendo in un abissale imbarazzo. Eh si perché le ho provate tutte. Ho provato a rispondere con un “Fine thanks!”… della serie “Sto bene, grazie!”, ho provato ad esibire un abbagliante sorriso che potesse depistare eventuali brutte impressioni, ho risposto anche “Fine thanks, and you?” ovvero… “Sto bene grazie, e tu?”..
Ecco.
Errore.
Errore clamoroso.
Se vuoi essere talmente gentile da ricambiare l’attenzione, la tua domanda non verrà minimamente presa in considerazione. Non riceverai risposta. Come sono abituati a porre la domanda, sono altrettanto abituati a non rispondere alla risposta. Tu rimarrai così, come un ebete, ad aspettare che la persona in questione ti dia velocemente il resto che stai aspettando o che sparisca dalla tua vista nel minor tempo possibile in modo da tornare a sentirti tranquillo e in pace con te stesso.

🙂

Per sentirmi pronta e mai più indecisa, ho stabilito quale sarà la mia risposta. Quando un qualsiasi sconosciuto mi dirà: “Hi, how are ya?!”
…io esordirò decisa con un…

“Fine, thank you very much!”.

“Sto bene, grazie mille davvero!”

Ci aggiungo il VERY MUCH, in modo da dimostrare la mia riconoscenza a chiunque si stia informando sulla mia salute e stato mentale. Non aggiungerò altro però, da oggi non dirò una parola di più anche perché loro non se la aspettano e non è determinante per fargli credere che tu sia o meno una persona educata.

Se dovrà nascere la più interessante conversazione della vita, non avrà bisogno di una risposta fatta per liberare le anime al dialogo.
O no?
Mi sembra di avere sempre un’espressione accogliente, due occhi più socievoli di un finto “Ciao, come stai?” e pronti a captare qualsiasi stimolo esterno, anche quello che potrebbe arrivare da un qualsiasi passante, anche quello che potrebbe cambiarmi la vita senza introdursi con un banale “Hi, how are ya?!”.

Erica, anzi Atmosferica.

Il giorno e la notte.

Sydney sa cambiare vesti, sa essere sportiva e veloce di giorno ed elegante e romantica di notte. Ci sto mettendo un po’ a conoscerla, proprio come accade con le persone. Vietato giudicare al primo impatto, prima di trarre conclusioni affrettate, bisogna andare a fondo. Ci vuole tempo e curiosità.

Così sto facendo. Sto conoscendo ogni giorno qualcosa in più e varie situazioni mi stanno portando a spingermi al di fuori del centro della città, la quale sembra davvero non avere fine. È enorme, il mare scava migliaia di insenature nella baia e numerosi ponti collegano i disordinati pezzi di terra. L’altro giorno ho preso un bus che per portarmi nella zona di Hunters Hill, ha attraversato tre ponti nel giro di otto chilometri.

E quando pensi ai ponti, immaginali pure giganti.
Ti do il permesso di pensare in grande.

🙂

Quello che ho capito, è che Sydney è molto versatile e camaleontica. Si adatta ad ogni umore e circostanza e non è sempre incasinata, fitta e rumorosa come potresti pensare.
Sai, questa foto l’ho scattata proprio vicino a casa. Quello che vedi è il Sydney Town Hall, uno dei più importanti edifici della città.
No, non è una chiesa, è il municipio.
🙂
Ho adorato quelle luci dorate che hanno saputo donarmi quiete e magia, al centro di un incrocio trafficato verso sera. Sydney non si spegne mai, non ho ancora visto e vissuto la notte fonda e profonda, ma questa è l’idea che mi da. Non si stanca, ha sempre le batterie cariche ma sa dove ricercare pace, relax ed energia nuova.

Qui dove abito io, i rumori dei lavori in corso non si prendono nemmeno la pausa pranzo, traghetti e ristoranti galleggianti trasportano turisti a tutte le ore e se non c’è la luce del giorno, i palazzi sono illuminati. Sempre. I grattacieli sono il simbolo della vita di Sydney, non dorme mai.

Quando cammino per la strada, mi piace buttare l’occhio negli stessi riquadri, dalle stesse angolazioni e, al variare della fascia oraria, luci e sensazioni non sono mai le stesse. Posso farti vedere questa foto, ecco. Stesso incrocio, stessa costruzione decorata dallo stile vittoriano che vedi in copertina, ma per il resto è tutto diverso.
Anche l’aria che si respira, te lo garantisco.

IMG_6968

Adoro le due foto.
Le ho scattate in due giornate diverse, con due umori diversi.
Quello scorcio è pazzesco.
Sia con il cielo grigio della sera, che con il cielo azzurro della mattina. Non perché raffigura uno dei protagonisti dello skyline di Sydney, ma proprio perché è magico.

Mi piace notare le differenze. Quando il cielo è ancora piuttosto chiaro, luminarie nascoste nelle insenature di maestosi edifici, si accendono e creano ombre rilassanti. Sto a guardare, mi lascio abbagliare, chi non lo farebbe. I semafori non disturbano, non stonano.

La gente per la strada è sempre diversa. Posso dirti che è molto sportiva e dinamica, veloce e atletica. Molti vanno al lavoro in tenuta ginnica, in bicicletta o di corsa. Tanti camminano a passo spedito in giacca e cravatta con la ventiquattrore nella mano destra e la borsa della palestra in quella sinistra. Già alle sette della mattina gli ingranaggi girano alla perfezione. Piccoli e grandi bar si affacciano ai marciapiedi, il caffè take-away va per la maggiore, ma non l’Espresso. Il più piccolo è il cappuccino. Hanno l’usanza e l’abitudine di consumare la colazione camminando, vetrine calde e appena sfornate, mostrano puncake, tortine, muffin e ciambelle di ogni gusto, ma pochi si fermano a mangiare.

Alle sette di sera, invece, è il momento della ristorazione.

Uh, come lavorano i ristoranti. Sia nel centro che un po’ fuori centinaia sono i locali pieni di gente. Vietnamiti, thailandesi, cinesi, giapponesi, malesiani e italiani. Cucine di ogni genere fanno fumo e profumo nelle vie, tanti ristoranti si mettono in mostra attraverso grandi vetrate e menù pieni di figure ti invitano ad entrare.

Saranno questi i giorni decisivi.
Continuerò le mie osservazioni guardando attraverso la vetrina di muffin appena sfornati, o buttando veloci occhiate fuori dalla sala di un ristorante?

Ti farò sapere.

Erica, anzi Atmosferica.

Il quaderno dei “cosa farò da grande”

Ciao, come stai?
Qui oggi piove e il cielo è grigio e basso. Da quassù, dal 22esimo piano, mi sembra di essere più alta di lui. È ovviamente in giornate come queste che la malinconia viene a bussare alla porta, per cercare comprensione, calore e riparo dalla pioggia. Io la faccio entrare, non la lascerò mai fuori.
Se viene a cercarmi un motivo ci sarà.

Ho riaperto la busta dei ricordi, piena zeppa di biglietti e lettere che mi hanno lasciato le mie amiche prima di partire, la mia mamma. Leggo con curiosità quel che mi avevano dedicato quel giorno e penso a quante cose sono cambiate, a quanto sono cambiata io e a quanto siano stati tutti auguri pieni di energia positiva, tanto da sentire giorno dopo giorno la loro realizzazione.

Quello che leggo mi muove e mi smuove, mi commuove.
Mi rendo conto che questi pezzi di carta rappresentano per me una sicurezza, una scommessa, un bene prezioso, una certezza. Dico una scommessa perché, nel dichiararmi amore e nell’augurarmi buona fortuna, queste persone hanno visto del buono in quella partenza trasmettendomi una carica incredibile.

Ora ti scrivo qualche pensiero che oggi mi emoziona.
A parlare sono due amiche, due grandi amiche.

“…Ti scrivo questo pensiero per ricordarti che nei momenti più tristi, dall’altra parte del mondo ci sarò io…
Io che ti aspetterò…
Io che dire che ti voglio bene è poco…
Io che il tempo passato con te lo tengo nel mio cuore e nei miei pensieri di ogni giorno.

Con te se ne va un pezzo di me che spero però di ritrovare; di ritrovare cresciuto ma non diverso, spero di ritrovare la mia amica di sempre, spero che nei nostri abbracci continui ad esserci la magia, spero che non ti dimenticherai mai che io sono qui sempre per te.
…”

Lei mi ha fatto una grande sorpresa l’ultima sera in Italia. Ormai pensavo che non l’avrei più salutata e che non sarei riuscita ad annusare ancora una volta quella magia di cui parla. Beh, alla fine è arrivata e mi ha lasciato questo foglio di carta insieme ad un braccialetto. Per me stanno avendo un valore enorme.
In posti e momenti in cui tutto manca, banali oggetti diventano preziosi e assumono profumi, conservano ricordi.

“…Prenditi tutto quello di cui hai bisogno, tieniti tutte le cose belle che una vita piena come la tua ti ha regalato fin ora e…SPACCA TUTTO!
Il tempo ti darà risposte, gesti concreti e delusioni e solo così scoprirai ciò che potrai essere…

Intanto continua ad essere il sole per te stessa e per tutti quelli che incontrerai, così come lo sei stata per tutti quelli che hai incontrato e per me!
I WISH YOU, ALL THE BEST!”

Sai, lei mi è stata vicinissima ogni giorno. Prima che partissi mi ha anche regalato un piccolo quaderno.

Il quaderno dei “cosa farò da grande”

Ogni giorno lo guardo e solo negli ultimi mesi ho iniziato a scriverci qualcosa. Con calma. Piccoli e grandi desideri, obiettivi e progetti. Lo tratto con cura, ha delle pagine bianche e delicate. Quel nastro rosso, richiama Amore e Passione. Due ingredienti che non mancheranno mai nella mia vita e nella realizzazione dei miei sogni.

Come ben sai, non posso confidarti i miei segreti. Per scaramanzia devo custodirli gelosamente ma ti prometto che ce la metterò tutta per realizzarli e realizzarmi. Sarò forte, entusiasta, determinata, energica e positiva. Voglio diventare grande.

Ma grande grande.

Erica, anzi Atmosferica.

Posso darti del “Tu”?

Oggi mi sono svegliata con un pensiero. Io scrivo, comunico, mi sfogo, mi carico e mi rilasso, esprimendo come meglio posso ciò che giornalmente ho da dire.

Ma TU?

Da oggi voglio iniziare a parlare con Te che leggi. Non voglio più rivolgere domande o esclamazioni ad un “Voi” generale e generico. È giusto che io parli con Te, con la Tua Persona, il Tuo Cuore, e la Tua Anima. Potresti essere una grande amica, la mia mamma, il mio papà o una persona che io non conosco e forse mai conoscerò. In ogni caso, però, da oggi voglio parlare con Te.

Sappi che assumerai le vesti del mio confidente, del mio amico più stretto o di una valle infinita dove io mi recherò in caso di bisogno. Per urlare di gioia, per lamentarmi di un’ingiustizia o per confessare un segreto. Tu non dovrai fare altro che essere molto accogliente, voglioso di riflessione e di ricerca. Proprio come sono e sarò io. Solo così potremo andare d’accordo e potremo creare uno scambio ricco e reciproco.

Che ne dici?

Ovviamente vorrei ricambiare il favore. Se Ti venisse da chiedermi qualcosa, non esitare. Se volessi farmi delle domande, sono pronta a risponderti e a dedicarti del tempo.

Devi sapere che qui mi sento lontana da tutto e molte volte, vorrei sentirmi più vicina. Sai quale potrebbe essere la giusta soluzione?

Parlare con Te.

Cercherei di capire cosa pensi di quel che scrivo. Vorrei sapere se ti sono di aiuto, di compagnia. Se sei d’accordo o meno con i miei pensieri e le mie linee guida di vita. Non riesco ad avere la percezione, mi sento dalla parte opposta dove sto conducendo una vita temporanea. Sto provando che significa stare nell’altro emisfero, guardare da lontano, ascoltare e pensare alle persone importanti da qui.

Ti confido un segreto. Da quando sono partita, ho sentito crescere in me una dote particolare, un dono magico. Quando penso profondamente a una persona, chiudo gli occhi e immagino di averla vicina, quasi di toccarla. Così facendo, riesco a percepire il suo stato d’animo, riesco a sentirla e a capire se sta bene o se è in un momento di sofferenza, di fatica emotiva. Riesco anche a vederla nella sua quotidianità e mi faccio guidare dalle mie sensazioni, dalla mia immaginazione.

È il mio modo per non sentire troppo la mancanza di chi vorrei qui, è il mio modo per far capire a chi è a casa, che io ci sono. Sono qui ma anche lì.

Più di una volta ho avuto la conferma che questo mio “Potere Speciale” fosse davvero tale. Per questo non credo sia una mia convinzione. Ho avuto le mie risposte e sto tutt’ora continuando ad averle. Mi sento fortunata.

Per questo, voglio parlare con Te. Penso di volerti dare l’importanza che meriti e ovviamente non posso chiudere gli occhi e pensare a Te ma posso pensare di averti mandato un messaggio anche oggi. Una riflessione che potrebbe farti strada. Aggiungendo un pezzo al mio puzzle, magari Ti ho aiutato a capire qual è l’incastro giusto per la tua giornata, una diversa chiave di lettura per la Tua Vita. Partendo da oggi.

In questi ultimi articoli più riflessivi e introspettivi, non Ti sto parlando tanto delle mie giornate, lo so. Ti dico però, che va tutto bene e forse non parlarne, mi sta aiutando ad essere più libera nel prendermi tempo. Per quanto riguarda la foto, per me è molto significativa. In ogni momento in cui mi sono fermata a guardare, gabbiani bianchi e grigi guardavano con me. Sono arrivata a pensare che mi abbiano seguito, abbiano viaggiato con me dal Western Australia fino a qui e siano stati i miei silenziosi compagni di viaggio. Come sai, ho parlato spesso dei gabbiani. Ho visto in loro le mie tre sorelle, la mia mamma. Sempre con me. La mia famiglia.

Anche in quel momento, mi sono fermata per dare spazio e tempo a quella visione. L’ Harbour Bridge. Fino a lì lo avevo visto solo in televisione, al telegiornale. Forse Tu mi puoi capire.

Beh, quei gabbiani, rendevano quel momento reale, libero di volare.

Erica, anzi Atmosferica.

“Tutto accade per un motivo.”

“Tutto accade per un motivo.”

“Se vuoi qualcosa, chiedilo alla vita. Lei te lo darà.”

Che ne dite? Ci credete?

Per me questi sono due assiomi di vita. Due salvagenti che mi tengono a galla. Sono due teorie vere a prescindere, basta crederci e fare attenzione a ciò che accade per trovare un po’ di loro in ogni piccola o grande esperienza quotidiana, in ogni coincidenza, in ogni delusione o situazione inspiegabile. Basta affidarsi. Avvenimenti assurdi o poco rilevanti, contengono sempre, e dico sempre, un significato nascosto. Sta a noi andarlo a conoscere, a decifrare.

Per credere che tutto accada per un motivo, bisogna però lasciarsi trasportare dal destino e dalle sensazioni. Andare in un posto quando si sente di dover andare, chiamare una persona quando la vocina dice “Chiamala!”, ascoltare il saggio consiglio di qualcuno in un momento di debolezza, seguire i discorsi di due sconosciuti incontrati in coda alla cassa, riprovare una seconda volta se la prima è andata male.

Insomma. Mollare mai e prestare attenzione sempre.

In questo ho sempre seguito l’istinto e devo dire che in momenti di disorientamento o perdizione, il mio sesto senso è stato sempre una guida, una luce da seguire. Giusto pochi giorni fa, mia cugina Ambra mi ha mandato un messaggio da Londra. Mi diceva che a Sydney vive un suo caro amico, un incontro con lui mi sarebbe stato di aiuto e sarebbe potuto essere positivo.

Io NON sono la tipica persona che coglie occasioni del genere. Di solito.

Sono quella del “Faccio di testa mia!”, “Non ho bisogno di voi!”, “Non voglio appuntamenti organizzati, grazie.”

Questa volta però ho detto:

“Vediamo! Sono curiosa di scoprire chi è questa persona.”

Non ero in un momento di perdizione ma di fatica, non mi sentivo a terra ma nemmeno energica.

Beh, la chiacchierata con Antonio, è stata come una spinta per me. Mi ha raccontato la sua storia, mi ha fatto domande sulla mia. Abbiamo affrontato discorsi interessanti ed altri più leggeri. Ho riso, mi sono divertita e mi ha fatto davvero bene. Sono andata a dormire con qualche tacca di carica positiva in più nella mia batteria, con un semi-programma per il giorno seguente. Volevo esplorare zone nuove dallo stile più semplice e meno impostato e così ho ascoltato il suo consiglio e sono andata in gita a Surry Hills.

In Crown Street, la via principale, una serie di locali alla mano, proprio come li volevo io. Fino a quel momento non avevo azzardato in ristoranti troppo eleganti per i miei gusti e così, ho capito che avevo fatto bene ad aspettare, temporeggiare.

Molte volte, l’attesa e la pazienza, mi mandano ai matti. Si trasformano in insofferenza e nel senso di colpa della nullafacenza. E invece no. Sono proprio quei momenti che devono essere lasciati liberi, è in quelle occasioni che il destino sta facendo un ricalcolo, sta rielaborando il percorso. Bisogna dargli tempo.

Camminando per la via, ho adocchiato un ristorante. Mi piaceva l’arredamento, il clima, ragazzi giovani servivano grandi piatti indossando un sorriso invece che un’elegante uniforme. Mi piaceva.

Sono così entrata senza nemmeno cercare coraggio. Mi sono sentita attirata. Il manager mi ha accolto con un grande sorriso e senza nemmeno chiedermi troppo, mi ha detto:

“Vuoi lavorare? Ok, vieni lunedì alle 16.”

Uscendo, ho letto il nome del locale.

Entrando non lo avevo notato.

PIZZERIA VIA NAPOLI.

Avevo bisogno di Italia.

Ho bisogno di Italia.

Il mio cuore mi ha portato lì e sono sicura che un motivo c’è. Sto chiedendo alla vita una situazione calda e accogliente che faccia uscire la mia frizzantezza, la mia freschezza, la mia leggerezza, il sole che c’è in me e la mia risata.

Lo sto chiedendo ogni giorno.


Il lavoro nel piccolo baretto di cui vi ho parlato pochi giorni fa, è al momento in stand-by. Per le vacanze di Pasqua è chiuso per una settimana quindi ogni discorso è rimandato.

Nel frattempo non sto con le mani in mano.

Vado dove sento di dover andare.

Chiedo alla vita quello che vorrei, porto pazienza.

“Tutto accade per un motivo.”

Presto o tardi, quel motivo si paleserà.

Erica, anzi Atmosferica.

Sydney è uno specchio.

La città di Sydney si sta rivelando uno specchio.

Sono qui da pochi giorni, poco più di una settimana e ancora non ho finito di specchiarmi, di capire chi sono diventata e la trasformazione che mi ha attraversato in questo viaggio. Sto decifrando i cambiamenti sulla mia faccia, nelle mie espressioni e nel mio modo di osservare, nel mio modo di camminare. Già prima che partissi, la mia spiccata attenzione per i particolari, rendeva il mio spirito di osservazione intenso, non comune. Ora è ancor più concentrato tanto da farmi sentire a volte come in un’altra dimensione.

Mi piace guardare e guardarmi, mi piace vedere come alte costruzioni simmetriche si riflettono nelle pareti specchiate delle vicine. Mi sento un po’ così. Vedo del mio in altri, parlare con le persone mi aiuta continuamente a percepire ogni sfumatura della mia trasformazione e giorno dopo giorno scopro qualcosa di me, in Sydney.

Sto tirando le somme di quel che è stato, prima di buttarmi in una nuova sfida che sicuramente mi renderà ancora diversa da quel che sono, da quel che sono diventata. Sono sincera nel dirvi che è difficile. Non è semplice stare al passo e andare a scavare ogni giorno per fare i conti con pensieri nascosti. Non è facile mettere a tacere altri che pretendono ascolto e insistono in testa come martelli pneumatici.

Ringrazio il giorno in cui ho deciso di scrivere. Se non avessi comunicato ogni giorno qualcosa, probabilmente sarei scoppiata. Non sarei arrivata fino a qui senza prima aver elaborato e confessato ogni mio piccolo o grande messaggio.

Dicevo che riesco a percepire altre dimensioni. Mi capita di sedermi su una panchina per osservare, per capire. È proprio lì che sto bene. Mi rilasso e mi sento quasi trasparente. Vedo la gente passare e faccio pensieri su di loro, su chi potrebbero essere. Guardo così Sydney e la sua vita, facendo mio ogni stimolo positivo che posso catturare da figure erranti o statiche come questi grandi palazzi.

Mi sto specchiando, mi sto analizzando e chiedo scusa se sto avendo bisogno di tempo. Abbiate pazienza.

Il tizio che mangia un pezzo di focaccia troppo velocemente, mi fa pensare a quando non mi gusto il cibo per la fretta di finire. La donna che cammina a passo spedito con tailleur e scarpa elegante, mi fa pensare che vorrei diventare così. Una donna elegante. Il giovanotto che canticchia stonato con la musica nelle orecchie, mi fa pensare che la vita è anche quello, può sembrare stonata fuori ma essere una splendida melodia dentro. La mamma e la figlia che mangiano un gelato gustoso passeggiando per negozi, mi fanno pensare alla mia, mi manca. L’artista di strada che sta in ginocchio sull’asfalto dando vita ad un’opera d’arte di gessi colorati, mi fa pensare che la vita è anche questo, un bellissimo quadro dipinto con fatica.

IMG_6785

Tutto è uno specchio, Sydney è uno specchio.

Erica, anzi Atmosferica.

Il libro della vita.

Oggi vorrei affrontare il tema della “Lontananza”.

Vorrei parlare del potere chiarificatore che sta avendo sulla mia persona, sulla mia mente, sulla mia anima. La decisione di partire e portarmi così distante da Casa, è stata sicuramente una scelta pensata che sapevo mi avrebbe dato tanto, scavato dentro e fatto capire quali sono le persone importanti, quali le esperienze che mi hanno davvero fatta crescere, che mi hanno cambiata e resa più consapevole.

Il viaggio è una ricerca, un cambiamento cercato e un punto di svolta. In un breve periodo di vita, in un lasso di tempo stabilito o quasi, la persona che parte diventa un’altra, l’anima che si evolve si trova a non rispecchiarsi più in ciò che era e tutti i nodi vengono al pettine. Ma proprio tutti!

Il viaggio ti mette di fronte agli ostacoli fino a quel momento ignorati per paura o pigrizia, ti aiuta a creare due grandi insiemi chiamati “Vero” e “Falso”, oppure “Importante” e “Non importante”, e poi ancora “Primario” e “Secondario”.

Portandomi lontana migliaia di chilometri, ho riempito questi grandi sacchetti e collocato nel posto giusto persone, ricordi, esperienze e pensieri. Sono riuscita soprattuto a capire chi sono io e cosa vorrei da questa vita, per cosa vorrei combattere e a cosa vorrei puntare per arrivare un giorno a sentirmi una persona soddisfatta. Orgogliosa.

La “Lontananza” è una lente di ingrandimento. Ho posizionato nella scatola dell’ “Importante” delusioni e dispiaceri perché è solo grazie a questi che sono oggi più consapevole e positiva, coraggiosa e Donna. Ho gettato tante persone nel “Secondario” e tante inutili promesse nel “Falso”.

La cosa certa è che ad ogni bivio, andrò nella direzione del “Vero”, dell’ “Importante” e del “Primario”. Non farò più scelte poco pensate o avventate, non regalerò nulla a chi non merita e non mi ostinerò a cercare verità nel “Falso”.

Il “Secondario” sarà sempre presente anche perché senza quello non esisterebbe il “Primario” ma ciò che è sicuro, è che ora ho la lucidità di identificarlo e di metterlo in secondo piano. L’ “Importante” farà da linea guida nelle Amicizie, nei Valori, nella Famiglia e nel Sacrificio. Quello è essenziale per comprendere il “Vero” e il “Primario”.

Sono grandi insiemi in cui ognuno può trovarci dentro qualsiasi persona, decisione, sentimento o emozione. Deve avvenire tutto con estrema semplicità e naturalezza, altri due atteggiamenti fondamentali per una buona riuscita. Una buona vita.

La “Lontananza” si può sperimentare in diversi modi. Non sta scritto da nessuna parte che sia sinonimo di “Chilometri”. Ci si può sentire lontani anche quando si è vicini, ci si può allontanare anche stando fermi. Il trucco sta tutto nell’ascoltarsi e capire quando è il momento di farlo. È importante ad un certo punto, fare i conti con quella che è la sfera più intima di ognuno di noi, è nascosta, è difficile e insidiosa. È importante andare a scavare, mettendo in stand-by tutti i condizionamenti esterni, influenze negative.

Parlando di me, posso dirvi che ero arrivata a un punto in cui non riuscivo più a distinguere il “Vero” dal “Falso”, mi trovavo a fronteggiare continuamente situazioni in cui solo dopo averci messo il cuore, capivo di averle sopravvalutate. Regalavo a chi non meritava e non davo abbastanza a chi mi chiedeva amore. L’ “Importante” si confondeva con il “Non Importante”, quest’ultimo faceva ombra in molte situazioni e non sopportavo critiche, consigli e opinioni in contrasto con le mie. Volevo fare tutto di testa mia, raramente ascoltavo chi vedeva dal fuori e giudicava “Secondario” qualcosa per me in quel momento “Primario”.

Ho voluto segnare un punto netto nella mia storia. Ripartire da zero. Non sono scappata, tutta la mia vita è comunque ancora scritta nel mio libro e passo dopo passo, capitolo dopo capitolo, mi sono presa il tempo per rileggere tutto, per elaborare da lontano, per giudicare i miei comportamenti e le mie decisioni nel tempo. Ho riletto tutto con molta calma, ho trovato errori di punteggiatura, frasi senza un senso e discorsi lasciati a metà. Ho corretto tutto con una bella penna rossa, ho voluto interpretare le frasi sconnesse da tutto il resto e mi sono ripromessa di concludere quei discorsi. Le Amicizie le ho cerchiate in verde. Sono poche. Quelle giuste.

Alcuni paragrafi hanno meritato una lettura più profonda. Le parole andavano oltre, il significato era solo mio e forse sarà per sempre tale. Ho capito che è giusto avere dei segreti, purché facciano parte del “Vero”, dell’ “Importante” o del “Primario”. Custodirò le mie verità nel cuore e deciderò di confidarle solo a chi saprà leggere la mia essenza.

Un giorno, dopo una grande delusione amorosa, il mio papà mi ha detto una cosa:

“Tu sei come una perla preziosa, chiusa nella tua conchiglia. Sarai tu a decidere quando schiudere le tue protezioni. Mi raccomando però, dovrai decidere di donarti solo a chi sarà consapevole del tuo valore e del gioiello che avrà tra le mani.”

Erica, anzi Atmosferica.

Associazioni Libere.

Oggi mi voglio psicanalizzare con il metodo delle Associazioni Libere. Lo conoscete? È stato Freud a descrivere questa teoria, secondo cui, la Libera Associazione consiste nell’esprimere ogni concetto, ricordo, pensiero che passa per la mente, senza comandarlo, senza direzionarlo. Questo metodo suggerito dal caro e vecchio filosofo, l’ho sempre applicato e trovato utile, nei momenti in cui la testa scoppiava, la stanchezza mi indeboliva o la rabbia mi accecava.

Intendo così oggi, rendervi partecipi della mia auto-analisi. Potrei andare per punti perché sicuramente non seguirò un filo logico.

Insomma, proviamo:

  • Sono appena tornata da una mattinata di lavoro. Mi sono improvvisata postina pedonale e ho macinato 22.88 chilometri. Il cielo azzurro e il silenzio che mi avvolgevano tra quelle isolate vie residenziali, mi sono serviti. Mi hanno fatto del bene. Ad un certo punto il dolore delle vesciche faceva rumore, il nervoso mi metteva ombra e sono arrivata a casa infastidita e stanca.
  • Stamattina alle sette e trenta, ho ricevuto una videochiamata da casa. La mia famiglia era al completo per festeggiare il compleanno di Elena, le zie mi mandavano baci e mi salutavano quasi impacciate. Si sa, sono quelli i momenti in cui vorresti dire tante cose ma ne dici mezza. Mi sono sentita lì, nel salotto di casa mia, con tutti loro a cantare “Tanti Auguri” alla mia amata sorella diciassettenne. È stato bello, un buon inizio di giornata.
  • Per la prima volta oggi ho preso i mezzi. Un treno stamattina e un bus oggi pomeriggio. Sono efficienti, puliti e puntuali. Grazie all’applicazione che ho scaricato sul telefono (Opal Travel), è possibile calcolare il tempo del percorso e le diverse opzioni. Ottimo! Ora posso iniziare a spaziare con tranquillità. Andrò dove mi porta il cuore!
  • Dopo quattro giorni di pioggia e freddo, a Sydney è tornato il sole. Un’altra luce riscalda la città e il mio umore ne risente assolutamente. E parecchio!
  • In questi giorni mi capita di fare pensieri brutti. Proprio brutti. Chiedo continuamente alla mamma se va tutto bene, se stanno tutti bene. Mi travolgono ansiose paure e non riesco a capire per quale motivo. Tutta la mia famiglia deve essere in splendida forma. Questo è poco ma sicuro. Chiaro?
  • Ieri sera, la brutta notizia dell’attentato a Bruxelles mi ha scosso terribilmente. Il pensiero è andato subito alla mia amica Francesca la quale sarebbe potuta essere lì per lavoro. Il cuore ha iniziato a battere forte e come al solito, il senso di lontananza e impotenza mi ha travolta. Fortunatamente lei ha avuto la prontezza di rispondere al mio messaggio, altrimenti sarei sprofondata in mille cattivi pensieri. Mi chiedo se arriverà mai il giorno in cui “umanità” sarà sinonimo di “unione”. Arriverà mai? Vorrei che le persone che decidono di farsi esplodere tra la folla o peggio ancora, piazzano bombe all’orario di punta, capiscano il significato della vita, del dono. Troppi casi di orribile egoismo stanno uccidendo il mondo e avere queste notizie da Casa, dall’Europa, mi fa tremare.
  • Più tardi andrò a sciogliere le gambe affaticate nella piscina del palazzo. Siamo super attrezzati qui. Al piano terra, se sei munito di chiave magnetica, puoi usufruire di piscina, sauna e accedere alla palestra discretamente attrezzata. WOW!
  • Oltre all’inglese inizio a capire francese e portoghese. Questi matti coinquilini, non si stanno sforzando molto di parlare in una lingua comune a tutti e questa sarà la mia prossima segnalazione al gruppo. Pauline, si interessa molto a me e le piace parlarmi. Sono contenta di riuscire a creare il nostro momento giornaliero per dialogare anche solo cinque minuti. Lei ha un inglese molto francese, ma è quello il bello no?
  • Questa cosa delle Associazioni Libere, è stata un’idea fantastica. Ecco i principali pensieri che frullano nella mia testolina e buttando fuori tutto, mi sento molto più leggera. Quasi leggerissima!
  • Volevo dirvi anche che l’idea del rientro in Italia, inizia a prendere forma. Prima però, farò una tappa. (Sorpresa). Sto progettando e pianificando le mie partenze e i miei arrivi. Sto cercando di non pensare troppo, però, alla partenza più importante di tutte. Il ritorno è la vera sfida. La vita. La vita vera. Dovrò inventarmi e reinventarmi, sfondare muri, bussare a porte chiuse e sarà quello il momento decisivo. Sarà quella la vera partenza. Sarà difficile ma possibile.

🙂

Quanto sono leggera!

Vi sentite pesanti, confusi, indecisi, irritati, insofferenti?

Prendete una penna e scrivete. Se preferite parlare, parlate! Fate ordine nei pensieri, cercate cause e conseguenze, non tenete tutto dentro e non trascurate ciò che ormai è parte di voi e delle vostre emozioni. La scelta di trattenere, potrebbe essere distruttiva e potrebbe implodere in un grande vuoto incolmabile.

Forza! Liberatevi!

Erica, anzi Atmosferica.

 

Happy Birthday My Darling.

Festeggiare il tuo compleanno da qui, non è per niente semplice. Sento una tristezza che mi appiattisce in questa giornata di pioggia e sole. Non voglio trasmetterti brutti pensieri, semplicemente voglio farti i miei auguri più sinceri scrivendoti anche del mio stato d’animo.

Diciassette anni di conquiste.

Sei una potenza e molte volte te l’ho ripetuto. Credo che dirti quanto sia orgogliosa di te e dei tuoi traguardi, sia importante e non scontato. Quando ripenso ai miei diciassette anni, rivedo in una ragazzina ancora incosciente e inconsapevole di tante cose. Non avevo cognizione di me ed ero piuttosto avventata nel prendere decisioni. In questo sei avanti anni luce e mi chiedo come sia possibile sentirti dire certe cose che per me erano impensabili alla tua età. Mi ammonisci, mi fai ragionare, mi guidi e sai essere di grande supporto.

Hai una tenacia e una determinazione che spaccano il mondo e quando ti prefiggi obiettivi, sei la numero uno nel raggiungerli senza troppi sforzi. Sai organizzare e organizzarti e sai distinguere le priorità da tutto il resto.

Vuoi una cosa? Vai e te la prendi.

Fai fatica? Sopporti e resisti.

Hai le idee chiare, forse non sai ancora chi sei, ma su questo non devi avere fretta perché sei sulla strada giusta per scoprirlo. La tua danza, i voti positivi a scuola e la luce nei tuoi occhi, sono tutte prove del tuo valore e della tua crescita continua e inarrestabile.

Quando ti lasci prendere dagli attacchi di nervosismo, ti capisco. Voglio dirti che quelli sono normali e faranno sempre parte della tua quotidianità fino a quando deciderai di condurre una vita impegnata e piena di grandi sfide, come stai facendo. Sei anche altruista, ti piace aiutare e metterti al servizio di chi ha bisogno. Questo ti rende ancora più speciale e sappi che aumenta esponenzialmente il tuo valore di piccola donna dal grande cuore.

Sei energia e carica, sei musica e simpatia, sei espressione e determinazione, sei magia e matematica, sei solare e rassicurante, sei grande!

Porca miseria, mi sembra ieri…

…ripenso a quando cercavi di imitare il mio modo di parlare, di gesticolare e di vestire. Amo questa foto proprio per questo. Mi seguivi in ogni espressione, mi amavi, mi ami. Sempre. Reclamavi un giro con me per negozi o una cena a tu per tu con la tua sorellona. Mi vengono in mente numerose scene in cui mi mostravi ai tuoi amici piena di soddisfazione.

Mentre dicevi “Lei è mia sorella!”, i tuoi occhi si riempivano di gioia e mi facevi sentire l’amore che provavi per me. Mi mostravi come se fossi il tuo trofeo, la tua medaglia d’oro, una vittoria, una fortuna.

Oggi sento un legame molto forte, ci unisce la famiglia e l’amicizia, la confidenza e il nostro sguardo. La fortunata sono io perché so di avere la certezza che sarai mia per sempre e farò il possibile per renderti felice quando tutto il mondo sembrerà crollare.

Quando sono partita, la più grande tristezza era la consapevolezza di perdermi un periodo sostanziale e trasformante della tua crescita, sapevo di andare dove non avrei potuto sostenerti nelle tue battaglie quotidiane e capirti nelle tue crisi esistenziali e adolescenziali.

Quante ne ho superate! Tranquilla è tutto normale!

Spero di riuscire a trasmetterti anche da qui il grande amore che provo per te. Un giorno speciale come questo, deve regalarti la felicità di essere un anno più grande, ma anche la razionale calma. Non avere fretta di crescere perché ogni cosa avrà il suo tempo.

Io ti mando un abbraccio oceanico. Aspetto impaziente il giorno dell’abbraccio vero in cui realizzerò quanto tu sia cresciuta ma non quanto tu sia grande.

Questo già lo so.

Happy Birthday My Darling.

I love you.

❤️

Erica, la tua sorellona.