Sei mesi.

Quel giorno di sei mesi fa, ero seduta sul sedile posteriore della macchina. 12 Novembre 2015. Era mattina presto e respiravo intensamente il profumo della pelle delle mie sorelle più piccole, quella più grande non era potuta venire.
Sembrava dovessimo partire tutti, clima generale di agitazione e adrenalina, una valigia nel bagagliaio e il cuore ancor più vuoto dello stomaco.

Ti lascio immaginare.

Una sensazione assurda che solo chi parte può conoscere.

Nascondevo una leggera paura. Leggera per modo di dire. Prevaleva la gioia e il senso di libertà, finalmente potevo spiccare il volo. Potevo volare cazzo e potevo farlo serenamente. Finalmente. Avevo l’approvazione della mia famiglia e vedevo la gioia negli occhi lucidi ma pieni di domande dei miei genitori.

Ricordo poco di quel viaggio in macchina. Era mattina presto e avevo dormito poco ma comunque avevo dormito. Sentivo un leggero dolore agli occhi come quando mi capita di essere stanca ed ero struccata, libera anche da quello. Via tutto. Una volta arrivati nel parcheggio dell’aeroporto di Malpensa, l’alba iniziava a colorare il cielo di rosa e arancione. Il sole nasceva in tutta la sua grandezza. Una magia, un richiamo dall’alto come a dire: “Io sono pronto a farti volare!”.

Ricordo che ero abbastanza insofferente. Avrei voluto scappare. Avrei salutato tutti velocemente per superare il prima possibile il momento del distacco. Mi destabilizzava molto di più della partenza. Ho sempre odiato questo genere di scene o comunque situazioni in cui è inevitabile dover dimostrare Amore alla propria famiglia. In questo devo aver preso da mio padre però alla fine dei conti ci sforziamo sempre. Se riusciamo a prendere lo slancio giusto siamo più dolci di una rossa mela caramellata.

BBBBONA.

Ora non vedo l’ora di tornare anche per superare questo blocco. Non vedo l’ora di mettermi alla prova. Ci proverò.

Dopo il check-in e una veloce colazione, arrivò il momento dell’arrivederci. Chissà a quando, ma comunque arrivederci. L’ho reso il più veloce possibile, simpatico e non troppo affettuoso. È stato forte.

Prima dei metal-detector, una vetrata trasparente mi separava da loro. Mio papà piangeva, mia mamma quasi. Mia sorella Elena ha appoggiato la mano al vetro, voleva toccarmi per l’ultima volta. Non ci siamo realmente toccate ma attraverso quel gesto ci siamo scambiate un sacco di amore, quello che avevo paura di dimostrare nel momento del CIAO cinque metri prima, giusto due passi più indietro. Quelli decisivi.

Ero ormai già sola, ero già partita. In una mano tenevo ancora la sua e nell’altra la carta d’imbarco e il passaporto.

Quando mia sorella ha toccato quel vetro che ci rendeva già così lontane, mi si è chiuso lo stomaco ma ho comunque risposto con un bel sorriso. L’ho dovuta incoraggiare per l’ultima volta, ho dovuto rassicurarla con una risposta, prima della partenza verso le mille domande. Volevo dirle “A presto amore!” ma non potevo. Non sapevo se sarei tornata e quando, non conoscevo nulla del posto e dell’esperienza che mi aspettava, la mia testa viaggiava curiosa verso mondi lontani e l’idea di non poter toccare più quella manina, mi lacerava il cuore.

Quando l’aereo stava per partire quella è l’ultima foto che ho guardato prima di spiccare il volo.

Il decollo.

Non potevo parlare e mi veniva da piangere. In un secondo ho ripensato a tutti i saluti prima della partenza. Cene, aperitivi, sorprese e regali. Ero soddisfatta, avevo abbracciato tutti. Con fatica ma l’avevo fatto.

Ho letto “Ciao amore, buon viaggio!❤️“, ho sentito in me l’energia di un vulcano e in lei una donna già in grado di capire. Una piccola donna già matura e capace di chiudere silenziosamente in un piccolo cassetto la sofferenza del vedermi partire, augurandomi un buon viaggio con un cuore rosso. Che bellezza.

Sono passati sei mesi da quel giorno. Non ho più toccato quella piccola mano ma è anche grazie a lei se ne ho potute toccare tante altre.

Mese sei finisce.

Mese sette inizia.

Erica, anzi Atmosferica.

La luna per un momento.

È tempo di scritture e aggiornamenti! Non è vero?
Mi rendo conto di essere stata parecchio sfuggente nell’ultimo periodo, ho scritto di mancanze e amori ma non della mia vita qui. Dentro e fuori.
Beh, se vuoi un breve aggiornamento, posso dirti che l’esistenza sta scorrendo sotto i miei piedi e sopra la mia testa alla velocità della luce. Forse è per questo che ho deciso di fermarmi per qualche giorno, almeno con la scrittura. Avevo e ho bisogno di qualcosa di fermo per un momento.

Il tempo passa in fretta, ho forte necessità di metabolizzare questo scorrere inarrestabile di minuti, secondi e giorni.

Mesi.

Sono immersa fino all’ultimo capello nella mia realtà che presto diventerà di qualcun’altro. Già, sto pensando a questo.
Un giorno molto vicino un’altra persona prenderà il mio letto e il mio lavoro, godrà della splendida vista del tramonto e del sole da questo balcone e conoscerà i miei coinquilini, i miei colleghi, i miei attuali amici. Sarà una persona o magari saranno due, tre. Magari quattro. Chi può dirlo.
La teoria del non attaccamento e il sempre più volante spirito che regnano il mio mondo, non portano a dispiacermi troppo per quel che lascerò ma mi caricano di energia per il nuovo che giorno dopo giorno scoprirò. Tutto sarà con me e se cambierò di nuovo vita, tutto rimarrà nella mia precedente strada che ha portato alla presente crescita. Alla rinascita.
È tutto con me, dentro di me. Sto osservando i miei cambiamenti anche più recenti. Erica, anzi, Atmosferica non è la stessa che è arrivata a Sydney quasi due mesi fa. Sydney non è la stessa che l’ha accolta inizialmente. È particolare sentire il cambiamento della città che sta al passo con quello della persona. È bello lasciarsi trasformare da una realtà di passaggio e da una vita momentanea ma comunque autentica. L’Australia quante facce ha cambiato, la gente quante cose mi ha detto, insegnato. Un’isola che sembra un altro mondo, in un momento ti trascina nell’abisso e poi subito dopo ti fa guardare in alto. Il cielo.

Mi sento in un momento.

Il momento.

Una frazione di tempo che mai ritornerà e sto respirando un fresco vento autunnale che, come già ti avevo detto, tanto autunnale non è. Mi sento in primavera, massima fioritura e colori accesi.

L’estate la sento, si avvicina.

La mia vita qui prosegue alla grande. Tra alti e bassi come è normale che sia, tra giornate di pioggia e giornate di sole, tra alcuni sconosciuti e altri sconosciuti che rimarranno tali, tra nuove prospettive e vecchie fotografie.
Tutto corre ma tutto rimane.
Come dire…

…è tutto in una fotografia di un momento. Una fotografia che parla del passato.

Stasera la luna mostra uno spicchio sottilissimo della sua tondeggiante forma, è bianca e molto luminosa. Qualche nuvola in corsa copre quel poco che si vede, per qualche secondo, per un momento. Mi sento un po’ così, tanto piena e tanto vasta, tanto grande ma tanto lontana, nascondo una notevole fetta e lascio per un momento uscire la mia luce dalla parte più stretta, difficile. Incomprensibile.
So bene che non sono facile ma forse è questo il bello no?
Lascio a te la libertà di immaginare quel che non si vede e quel che non si sente. Pensalo come vuoi ma deve essere bello. Ok?

Se vuoi puoi essere la nuvola che corre, puoi diventare il cielo nero che mi accoglie o andare ad esplorare la mia fetta più segreta. Per un momento riservata. Dai concedimelo per questa volta.
Prova a pensare al non detto, al lato buio e quello meno conosciuto.

Per un momento in sospeso.

Presto lo scoprirò, e capirai insieme a me quel che mi aspetta.

Sono o non sono la penna che scriverà il mio viaggio?

Molto presto numerosi colpi di scena e altri momenti di vita e di passaggio.

Erica, anzi Atmosferica in viaggio.

MOM.

Oggi ti vorrei ringraziare perché hai scelto di fare il lavoro più difficile ma più ricco, quello meno retribuito in termini di denaro ma pieno di amore e valore.
Hai scelto di essere mamma non di una, non di due, non di tre, ma ben di quattro figlie.
Bambine.
Donne.
Grazie a te.

Ogni volta che dico di avere tre sorelle la gente sgrana gli occhi e puntualmente dice la stessa frase:

“Quattro femmine? Povero il tuo Papà con cinque Donne in casa!”

..non è più così comune incontrare famiglie numerose che contano così tante Donne ma non è nemmeno così scontato avere una mamma come te.
Perché nessuno lo dice questo?
Non ci pensa nessuno?
Per questo sei speciale e sono sicura che Papà è felice di avere una Donna come te al suo fianco. Un Uomo speciale che ha scelto te, la perla più preziosa.
Quando parlo di te, esprimo tutta la gratitudine che provo nel cuore perché se oggi è pieno di semplicità e voglia di volare, è Grazie a te. Dico a tutti che mi somigli, mostro una tua foto di quando avevi la mia età per sentirmi dire…
“Ma siete identiche!”

Quanto sono orgogliosa di somigliarti…
…Quanto?
Il tempo passa lo so, forse da questo sei un po’ spaventata ma vorrei rassicurarti, Mamma. Il tempo scorre ma tu sei sempre un fiore.

Grazie perché mi hai regalato tre sorelle fantastiche ma prima di questo, hai scelto un uomo meraviglioso per sprigionare e creare tutta questa vita.
Forse non ci pensi mai ma solo ventisette anni fa, tutto questo non esisteva. Tutte noi eravamo ad aspettare la tua chiamata, Elisa era nella sacca della cicogna, volava tra le stelle e si lasciava dondolare fidandosi ciecamente del suo destino. Della cicogna.
Beh… Ha fatto bene.
Grazie vita, Grazie Cicogna, Grazie Mamma!

Grazie Mamma perché mi hai fatto crescere piena della tua stessa energia, mi hai donato la tua creatività e il tuo sorriso, mi hai regalato occhi chiari come i tuoi e insieme a loro i tuoi colori.
Grazie Mamma per aver posato le tue mani calde sul mio petto quando sentivo di stare male, grazie per avermi portato la colazione a letto anche quando stavo bene.
Grazie mamma per avermi regalato quel paio di scarpe che tanto desideravo e per aver assecondato qualche mio capriccio anche se non lo meritavo.
Grazie mamma per la tua solarità, la tua forza e la tua energia, grazie per tutte quelle volte che hai saputo capire quando ti ho mandata via.
Grazie Mamma perché sei Madre Natura, mi hai donato tre sorelle magiche piene di talento e tu le incoraggi ad esprimerlo senza paura.
Ogni giorno.
Lo vedo. Lo sento.
Vi sento.
Grazie mamma per quando mi stiri il vestito che mi serve, per quando trattieni i tuoi nervi senza lasciar trasparire il tuo buio. Io ho sempre visto luce.
Grazie anche per quando me ne parli, quando ti confidi ricercando quel che ho di te in me, perché si Mamma, non dimenticare mai che noi siamo quattro specchi per te.
Le tue quattro figlie.
Ognuna di noi, riflette qualcosa di tuo e della tua splendida bellezza.
Una bellezza sempre giovane.

Cara mamma, chiederò a qualcuno di raccogliere un fiore per te.
Vedrai…
Vorrei che mi sentissi vicina, sopratutto oggi che è la tua festa.
Mamma mia!!!
Cara mamma, annusa il mio fiore e senti il mio calore.
Ok?

Intanto io riguardo questo video che avevo fatto pensando a te.
Era una distesa di sabbia bianca, ero sola con il mare e lo ascoltavo mentre mi parlava di te.

Il Tuo Granellino. Per sempre.

Condividere è vivere.

Sono giornate piene di sorprese e ringrazio ancora una volta la vita perché mi sta offrendo quel che desidero.

Chiedi e ti sarà dato, anche oggi concordo. Anche oggi ci credo.

Cara Mammina, mi devi scusare se sono stata sfuggente nelle ultime ore ma incontri interessanti e dell’ultimo minuto mi hanno catturata. Ho parlato e ho avuto la possibilità di testare la mia crescita, mi sono confrontata e ho sentito di essere cambiata. Ho ascoltato e non sai come mi piace prestare attenzione nell’apprezzare chi ha da dirmi qualcosa. È solo condividendo emozioni e racconti che posso arrivare a qualche conclusione concreta, ad un’affermazione per me stessa. Su me stessa. A capire cosa si è mosso e smosso, a seguire la mia trasformazione. Mammina com’è difficile.

Avevo bisogno di passare del tempo con Elena, un’amica conosciuta a Perth durante i primi due mesi in Australia, incontrata di nuovo a Pemberton durante il lavoro in Farm e poi ancora qui, a Sydney. Pur seguendo strade diverse, abbiamo scelto le stesse tappe e gli stessi punti di sosta. Pazzesco non trovi? Qui stiamo conducendo vite diverse e separate, amici non in comune ma qualcosa di simile tra noi c’è. Dovresti vederla quando ride!
È leggera, aperta!
È così che ogni tanto passiamo qualche oretta insieme per raccontarcela, ci rilassiamo e respiriamo un po’ di aria di casa e di mare.
Lei è di Trento e non sai quanta gioia mi trasmette. Mi piace perché riconosce bellezza nelle piccole cose, in un prato verde, nel sole, in un cappuccino o in un gelato. È deliziosa come un biscotto al cioccolato. Ogni tanto si guarda attorno e si emoziona.
Quando riusciamo a conciliare i nostri orari lavorativi, ci sdraiamo al parco o in spiaggia e condividiamo tempo e vento, freddo e caldo.

Oggi invece, ho rinunciato volentieri al mio appuntamento fisso con lo Yoga per incontrare Nicolò. Sì Mammina, proprio lui!
Una conoscenza mai approfondita in Italia, nonostante vivessimo nella stessa realtà, oggi si è inevitabilmente fatta spazio tra i palazzi e la baia di Darling Harbour per farci incontrare. Dalla Brianza a Sydney, da così lontano a così vicino. Un appuntamento era obbligatorio.
Per forza!
Mammina mi sono sentita assai strana quando ho iniziato a parlare con lui. In un momento mi sono resa conto che era il primo volto “amico” che vedevo da quando sono partita. Gliel’ho anche detto e credo mi abbia capita perfettamente.
Lui è in Australia da due mesi ma penso che stava provando la stessa strana sensazione.

Ho visto in lui una persona già vista e semi-conosciuta in Italia e mi sono sentita diversa. Credo che qui, ho imparato ad andare oltre. Ci sono stati tanti ostacoli e forzate barriere nella realtà vissuta fino a prima della mia partenza, dove entrare in contatto con certe persone era o è quasi impossibile perché appartenenti a “gruppi”, “compagnie” diversi.
Una vera merda oserei dire.
Deve finire questa storia.
È limitante.
Abbiamo passato un paio di ore piacevoli e ci siamo fatti qualche risata fantasticando sul nostro futuro in Italia. Un grande dilemma che affronteremo con potente e pronta energia. Siamo carichi.

Grazie Nicolò, ci vediamo nei prossimi giorni! È stato piacevole  scoprire simpatia e timidezza, semplicità e racconti divertenti dietro a quegli occhiali specchiati come le vetrate di questi mille palazzi che chissà cosa nascondono.

In ultimo, cara Mammina, ti voglio raccontare di Marion. Lei è francese e lavora con me da una decina di giorni. Mi rendo conto di come l’inglese fluisce senza paranoie e senza blocchi con lei. Sono sciolta. Bella connessione. Ci correggiamo a vicenda se incappiamo in errori banali o madornali e mi piace anche esibirmi con qualche frase in francese. Le sparo all’improvviso, mi vengono talmente bene che lei ci rimane male ogni volta! Ride!
Dice che ho una buona pronuncia. Lei vive a Lyon e la sua passione sono i cavalli. È qui da soli due mesi e ne ha passate di belle.
Dovresti sentire i suoi racconti!
Mi ha anche confessato di essere arrivata a Sydney con soli 200 dollari e che ha vissuto giorni di panico alla ricerca disperata di un lavoro.
Ora è tutto risolto ma l’Australia senza una lira, deve essere tosta.
Lontananza, mancanza, inglese, le ore di fuso, solitudine e zero soldi.
Il delirio!

Beh Mammina. Condivisioni importanti, che ne dici? Mi sento viva e super energica. Sono sempre più consapevole di aver bisogno di semplicità e che a casa ne ho tanta che mi aspetta. Sono sempre felice di scriverti e scusami se ultimamente ti sto facendo sentire la mia mancanza ma quando ti parlo, devo e voglio ricercare la dovuta calma che meriti.

Ti amo!

Erica, anzi Il Tuo Granellino.

Ti presento Beatrice.

Ti vorrei parlare di lei anche se non sarà facile. Per scrivere di Beatrice devo fare uno sforzo notevole perché per me lei è un qualcosa di difficile da descrivere a parole. È una scatola piena di fotografie, uno stereo a tutto volume, una luce accecante, una notte insonne e un pianto isterico, è un gioco di colori, uno stile, un’arte e una personalità, una passione e la voglia di stare bene. Una semplice voglia di stare bene. È un segreto. Un piccolo tesoro.

Mi lega a lei una crescita e un amore profondo, siamo romantiche e stronze allo stesso modo e quando non riesco a guardarmi dentro, ci pensa lei. Io faccio un po’ lo stesso, sempre con grande impegno e affetto.
Due giorni fa ho visto la sua faccia, le sue espressioni e il suo sorriso, il suo viso mi mancava da matti. Vederla dietro ad uno schermo è stato bello ma allo stesso tempo brutto. Avrei voluto esserle più vicina. Questa evoluta tecnologia accorcia le distanze ma ti fa sentire sempre e comunque terribilmente impotente. Mannaggia.

È micidiale come la lontananza stia rafforzando empatia e connessione tra noi, anche dopo periodi di lungo silenzio. Frastuoni muti, lunghi e pesanti come mattoni sulle spalle, ci hanno separato nel corso degli anni ma il filo non si è mai spezzato. Un’amicizia unica e vitale che con una parola la definirei Complicità.
Non sai quante volte ci siamo trovate a ridere in mezzo ad altre persone che ci guardavano allibite, che non capivano il motivo della nostra irrefrenabile risata. La classica che ti fa venire male alla pancia e lacrime agli occhi, hai presente?
Ecco.

Uh, quante che ne abbiamo passate.

Qualcuno direbbe…
“Ma che ne sanno l’altri!”

Siamo cresciute insieme tra le scuole elementari e le scuole medie, eravamo piccole ma avevamo già grandi sogni.
Il principale era quello di amare ed essere amate  ma siamo consapevoli che non basterà una vita per realizzarlo del tutto. Siamo sempre piene e vuote. Sempre.
Alle scuole superiori i primi fidanzatini si sono intromessi tra noi ma ci bastava guardarci per tornare al punto dell’ultimo incontro, o forse del primo.

Ricordo ancora quando alla scuola elementare, le parlavo all’uscita sotto al portico. Ricordo come volevo tanto diventare sua amica ma soprattutto la più importante.

Quando suonava la campana ci davamo appuntamento e qualche volta passavamo il pomeriggio insieme condividendo la faticaccia dei compiti a casa. Non eravamo in classe insieme, lei era una classe dopo la mia.
Il suo prato era verde e immenso, la sua mamma aveva i capelli ricci e rossi e ci piaceva un sacco mangiare Nutella e scrivere le famose dediche sul diario. Quanti ricordi, se ci penso si apre un ventaglio di immagini e aneddoti.
Chissà che ricordi ha lei.
Sicuramente diversi. Sicuramente uguali.

È stato quello il periodo cruciale della nostra crescita. Ne sono sicura. Proprio lì abbiamo costruito ed escogitato un nodo da marinaio, il nostro segreto. Sicuro e incomprensibile agli altri.
È per questo che sono legata a lei come a nessun altro. Senza di lei, non sarei quella che sono.
Se non ci fosse stata lei, avrei avuto un’altra amica, un altro giardino, un altro sorriso e un altro tavolo dei compiti. Avrei avuto altre dediche sul diario, altre fotografie e altri gusti nel mangiare e nel vestire. Avrei avuto un’altra vita e molto probabilmente non sarei qui. Sì perché se anche in molte cose siamo diverse, ci siamo comunque ispirate a vicenda, consigliate e suggerite.
Ci siamo sempre aiutate e stimolate.

Ora le vorrei dire che sono grata a lei e alla nostra amicizia. Sono grata alla vita. In questi giorni vuoti di amore e carezze, di abbracci e baci…ma pieni di altro, sto apprezzando e coltivando legami lontani che l’esistenza mi ha regalato.
Lei è uno di questi.

Mi permetto di dirti di pensare sempre che tutte le attenzioni che ricevi e tutte le persone che hanno un pensiero per te, non sono scontate. Sono un regalo delicato e fragile che devi trattare con cura. Non lanciarle al muro, non fare finta di non vedere, non pensare sia tutto dovuto, non ferirle.
Quello è oro, tesoro. Prima capirai il vero valore, prima scoprirai la magia dell’amore. In tutte le forme.

Quando tornerò da Beatrice le prenderò la mano e le dirò che non vedevo l’ora di sentire il suo profumo. Mi ha detto che l’ha cambiato. Chissà che buono!
Le starò vicino sempre ma se sarà il caso, la guarderò da lontano.

Ma un po’ più vicino.

Beatrice si sta evolvendo in tutta la sua bellezza e passione. Lei ama la moda, il mondo fashion ed è molto brava a fare il suo lavoro. Dovresti vederla!
È brava a vestire le persone spaesate e senza gusto, sa consigliare e essere d’aiuto.
Per questo avrà molto successo e io glielo auguro un sacco.

Ora ti racconto una cosa:

Una collega di Beatrice, sta per lasciare Milano per tornare in Sicilia dove ha una buona opportunità lavorativa.
Elisabeth, appassionata di arte, mi ha colpita perché ha avuto la creativa idea di descrivere Beatrice con un quadro. Che spettacolo. L’ha voluta salutare così, con un’emozione che segna una partenza e un arrivederci.
Una descrizione riflessa, una verità, una conoscenza.
Ti lascio con le parole di Elisabeth e ti faccio vedere il quadro scelto per lei (“Con la rosa tra le labbra” di Ettore Tito).

È tanto orgogliosa Beatrice di quel pensiero e mi sono emozionata un po’ anche io.

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“Guardala…lei scapigliata, spensierata e allo stesso tempo piena di pensieri, con la sua rosa in bocca come quella tua sul braccio. Il suo profilo fresco e quel suo fare quasi infantile da bimba, quel gesto di mettere la rosa in bocca come a dire “Me ne frego!”
A chi secondo te doveva essere assegnato quel quadro?”

Cara Elisabeth, secondo me proprio a Beatrice.
Basta poco per renderla felice…
Ed è per questo che mi piace.

Erica, anzi Atmosferica.

Respira e ascolta.

Fermerei il tempo per avere la calma di spiegarti come mi sento. Ora.
Tra dieci minuti già mi sentirò diversa perché il tempo passa, l’energia fluisce e nulla si può fermare.

Voglio descriverti cosa sento quando esco da una lezione di Yoga. Sento la pancia vuota, la testa libera, mi sento leggera e aperta. Capisco solo ora quelli che dicevano che trovavano la loro dimensione in questa disciplina, quelli che ne parlavano coinvolti e motivati, quelli che io guardavo con aria titubante.
Parevano su un altro pianeta.

Sì perché ho sempre reputato lo Yoga una pratica stupida e statica. Anche io l’ho sempre visto come uno sport che più che stimolare i muscoli, stimolasse il sonno.
Ho scoperto, invece, che i protagonisti sono proprio i muscoli che lavorando cercano equilibrio tra energia e forza.
L’equilibrio devi cercarlo tu in realtà, devi mettere il tuo corpo nella condizione di adagiarsi, di fermarsi, nonostante le posizioni siano tutt’altro che semplici e la gravità ti tira costantemente verso il basso. Lì poi, con il respiro e la concentrazione devi restare in quel punto. Dipende tutto da te.

Una nuova passione?
Può darsi.

Sicuramente la vita mi ha offerto la possibilità di capire lo Yoga, in un momento in cui tutto era fermo.
Io ero in movimento ma tutto il resto fermo. Immobile.
Pensieri pesanti, respiro poco sciolto e corpo sempre in tensione. Piattezza emotiva, un momento difficile e duro, la città schiacciava ogni spinta e la forza veniva a mancare.
Ho provato ad avvicinarmi a lui, mi chiamava e ho accettato il suo invito. Ero pronta e l’ho capito.

Mi ha fatto comprendere che è importante ascoltare il proprio corpo, mi ha fatto sudare, mi ha fatto espellere tossine ed energie negative, mi ha liberato l’anima e mi ha fatto venire ancor di più, la voglia di coltivare la più bella relazione d’amore. Quella con me stessa.

Muovo il mio corpo, libero le tensioni, mi concentro sul presente e sul respiro. Inspirazione ed espirazione, sono fondamentali. A volte anche con la bocca aperta. Quanto è bello buttare fuori tutto, così, con un respiro. Non che abbia imparato del tutto eh… Ancora adesso qualche volta mi dimentico di respirare.

Apnea.

Mi sono innamorata di me stessa e sono felice di trovare libertà e rinascita in una disciplina che potrò coltivare nel futuro dove vorrò, quando e con chi.

Ricordero per sempre, però, come e dove tutto ciò è avvenuto. Una magia che mi ha salvato, una chiamata che ho sentito chiara.

Sto bene grazie al mio corpo e al mio istinto. Sto bene grazie ad una scoperta che non è una città, non è una persona o un oggetto prezioso.
Sto bene grazie alla vita, al mio mondo e alla mia continua crescita interiore.

Sydney, in questo caso, è un contorno gustoso e anch’esso mai provato prima. Forse anche lei aiuta a rendere tutto speciale, anzi… Sicuramente.

Non sono i grattacieli possenti e non è lo spettacolo che vedo ogni sera dal balcone di casa. Non sono delle scarpe nuove che nel giro di pochi mesi saranno consumate e non è l’autunno in arrivo che presto finirà. Non sono le foglie che ancora non cadono o il freddo che freddo non è e forse non sarà mai.

È Sydney e io sono una viaggiatrice in sosta. È senz’altro il mare che sento urlare tra un respiro e l’altro, è quel posto che ogni volta che ci vado mi sembra magico. Ancor più della volta prima. Il mare con la luce e con il buio. Il mare e basta.
È la vita che è una grande opportunità ed è il mondo che va ascoltato perché ha molto da dire.

Erica, anzi Atmosferica.

Casa mia.

Sono andata alla ricerca di un po’ di storia. Ieri.
Non che io ne sia appassionata, ricordo che a scuola facevo una fatica allucinante a ricordare date, luoghi e nomi importanti. Mi facevo aiutare da mamma e zie, cercavo di trovare trucchi e connessioni per assimilare almeno le informazioni di base, quelle fondamentali. Ad oggi, credo di avere ancora lo stesso problema ma se mi trovo in una città e posso toccare con mano la storia…

…è tutta un’altra storia.
🙂

The Rocks è il quartiere più “antico” della città. Si trova all’ombra dell’ Harbour Bridge e assume caratteristiche totalmente diverse dal generale contesto di Sydney. Ero curiosa. Molto curiosa.

Ieri, dopo il lavoro, una passeggiata di venti minuti mi ha portato lì. C’era il sole e io avevo voglia di una piccola esplorazione prima del mio appuntamento con lo Yoga. Appuntamento fisso. Quello del mercoledì particolarmente, troppo brava l’insegnante. Mentre camminavo pensavo che il clima dovrebbe essere simile a quello della tua Primavera. Credo proprio che sia così. Forse qui fa un pelo più caldo.
Ancora vestita da lavoro, tutta di nero, mi sono appropinquata quindi alla scoperta di questo piccolo quartiere di cui ho sentito parlare. È il più “antico” di Sydney, strette vie ciottolate e edifici bassi lo caratterizzano. Una pace estrema tra quelle pietre e pochi turisti. Perlomeno pochi asiatici. Stranamente.
Forse è una parte della città che in foto non trasmette l’energia e la potenza di Sydney, non ci sono grandi costruzioni, ponti, grattacieli. Nulla di tutto questo.

Se vedi una foto di The Rocks, non crederesti mai che si trova a due passi dall’Opera House o dall’Harbour Bridge. Forse per questo, nessun “classico” turista è a conoscenza di quel posto senza tempo.

Mentre mi avvicinavo, il mio cuore ha iniziato a battere forte. Non so che mi è preso. La sorpresa, la curiosità, la novità. Mi sentivo turista, mi sentivo bambina nel grembo di una città che in fin dei conti mi sta coccolando. Sydney, mamma mia, quando ci penso mi vengono i brividi.
Per tutta la vita sarà parte di me e solo io saprò.
Ai primi ciottoli rossi del piccolo quartiere, mi sono emozionata. Mi sembrava di stare a casa, a Lecco o forse a Bellagio.
Non so spiegarti la sensazione di casa e di lago, ero sola ma non mi ci sentivo. Ero una viaggiatrice e captavo ogni particolare. Gli edifici sembravano antichi ma se li guardavi bene, erano nuovi. La via di piccole pietre incastrate, sembrava antica ma non lo era. Dico questo perché tutto è nato nel 1800.
Non volevo badare alla giovinezza di quel posto. Per una volta non ci volevo pensare. Catturavo immagini e silenzio, camminavo in salita e poi in discesa, scalinate tante e viuzze ad ogni angolo. Se alzavo lo sguardo, il possente Ponte era dietro a quelle case.
Invadente, vanitoso, troppo esuberante.
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Mi sentivo italiana e guardavo le vetrine. Pietre e minerali, gioielli artigianali e ristoranti particolari. Mi sentivo talmente italiana che quando ho girato l’angolo e mi sono trovata davanti quella piccola osteria apparecchiata con tovaglie a quadri rossi e bianchi, mi è venuta quasi la voglia di sedermi lì per un momento.

Si chiamava “Appetito”.

Ho fatto un altro giro e mi sono trovata sotto al ponte. Ho camminato ancora e sono tornata al punto di partenza. Una piazzetta tranquilla, un sole splendido.
Le persone che vivono lì, hanno scelto uno scenario diverso a due passi dal centro della città. Hanno scelto la piena Sydney ma lontana dal traffico.
Un buon compromesso.

A me,
nel frattempo,
manca casa mia.

Erica, anzi Atmosferica.

Non Mente ed è unica.

Ti piace?
È Bondi Beach.
La cosa strana e bizzarra è che questo scorcio mi ricorda la nostra Costiera Amalfitana.
La cosa che fa ancora più ridere è che io, sulla Costiera Amalfitana, non ci sono mai stata.
Ti rendi conto la mia testa dove va a finire?

Un po’ come quando ero in viaggio e mi si stendeva davanti la secca e infinita steppa australiana.
La mia mente vedeva la savana, leoni e giraffe, zebre e tigri.
La cosa bella è che non sono mai stata nemmeno nella savana. L’ho vista è vissuta in qualche cartone animato, una ventina di anni fa. Facciamo quindici dai.
Per il resto, è tutto nella mia immaginazione.

È tutto qui dentro.

A me piace.
Mi invento associazioni e somiglianze.
Anche quando conosco una nuova persona, nel giro di pochi minuti il mio cervello la abbina ad una che già conosco. Il modo di gesticolare, la forma del naso, la risata, la camminata, lo sguardo, il modo di commentare e la forma dei piedi.
Vai a capire…
Anche lì.

La mente di per se è un mondo incomprensibile, ma la mia deve esserlo all’ennesima potenza. Facciamo al cubo, dai.

Mente di Erica = (mondo incomprensibile)³

Un’equazione apparentemente semplice ma che nemmeno il più bravo dei matematici potrebbe risolvere. Sì perché la mia mente la conosco solo io, nessun altro. Ne tantomeno è possibile verificare quell’uguaglianza che oltre ad identificare la mia mente, delinea un mondo incomprensibile elevato al cubo. Impossibile.
Sono diventata gelosa di lei, la proteggo e la tutelo. La faccio crescere e l’accudisco, promettendole ogni giorno di lasciarla libera di esprimersi.
Lei mi ringrazia offrendomi molta creatività, servendomi su piatti d’argento testi e parole, associazioni strane come quelle di cui ti parlavo poco fa e tanti pensieri lunghi e profondi.
Abbiamo un buon rapporto. Non devo metterle vincoli ne paletti, non devo essere oppressiva e stressante, non devo dirle di pensare sempre alle stesse cose o a monotoni pensieri che le danno pesantezza.

Se mi comporto bene, ogni giorno mi regala emozioni. Mi fa ridere, mi fa piangere e mi carica di motivazione. Mi stimola, mi fa ragionare e quando mi voglio divertire, me lo fa fare con intelligenza. Mi rende simpatica, comprensiva, aperta al nuovo e predisposta al dialogo.

Se però non rispetto i patti, diventa cattiva.
Inizia ad allontanarsi da me, mi lascia sola e spesata. Disorientata, persa. Non mi guida e non mi sostiene, non mi da niente.
Poche sono le volte in cui mi sono sentita abbandonata ma le ricordo bene, chiaramente.
Si è ribellata perché non l’ho ascoltata, non l’ho capita, non l’ho protetta, non l’ho assecondata, non l’ho seguita ma soprattutto non le ho dato il tempo di cui necessitava.

Lei conosce il tempo. Lei è saggia e paziente.

Ora credo che abbiamo trovato un buon compromesso, un punto di equilibrio. La sento pacifica e serena, mi fa dormire bene la notte e mi fa ridere, tanto!
In questi giorni di temperature pazze e imprevedibili, una leggera sinusite mi sta facendo tribulare. Fortuna che c’è lei! Mi dice che devo riposare, mi devo curare ma senza preoccuparmi. Non è nulla di grave. Passerà.

Così dice!

Ascoltiamola!

🙂

Sono felice di averla come amica, lei è unica, potrebbe somigliare solo a se stessa e potrebbe ricordarmi nessun’altra se non lei. Fa parte di me e solo la pazzia me la potrebbe portare via. Una maledetta pazzia.

Io le sono infinitamente grata e poi è sincera, su di lei posso sempre contare. Tra le due, la bugiarda potrei essere solo io.

O no?

Perché la Mente, non Mente.

🙂

Dai… Fattela una risata.

Erica, anzi Atmosferica.

#tobecontinued

Poi arriva quel momento in cui ti guardi in una fotografia ed è come se ti guardassi dentro.
Ti vedi con occhi pieni di luce e un rosso sorriso appena accennato che vorrebbe quasi parlare, ma rimane chiuso.
Quelle guanciotte che hai sempre giudicato goffe, sono diventate inseparabili compagne di risate e quei capelli al color naturale, sono nuovi, di poche fotografie.
Delle ultime o forse di quelle cancellate.
Ti piace guardare chi sei diventata e ti ami così, senza limiti.
E insomma ti vedi diversa, trasformata, forse più donna, forse più saggia e sicuramente selvaggia, forse ti vedi più cosciente di chi sei ma soprattutto, di chi sarai.
Non parlo di lavoro e vita professionale, non parlo di carriera e di piramide sociale, parlo di Amore, Anima e Voglia di Volare.
Parlo anche di Spirito perché quello è essenziale.
Forse ti vedi nuovamente felice oppure sei felice nel vederti nuova.
Una cosa del genere insomma.
Una supernova.
Un’esplosione stellare, un’eclissi lunare.
Un gioco di parole, un gioco di emozioni e vibranti sensazioni.
Radiazioni.
Ringrazio la vita e il mio coraggio per avermi spinta fin qui.
Non so nemmeno io perché ho scelto questo posto, perché proprio una terra così lontana che a volte vuole solo toglierti il fiato.
Farti mancare l’aria.
Forse avevo bisogno di sentire mancanza e lontananza, di capire quanto distante sarei potuta andare per poi scoprire, quanto di nuovo nel mio cuore ci fosse da esplorare.
Sto provando tutto questo.
Ho vissuto tutto questo.
Ho sentito la forza dell’oceano tirarmi in basso, un forte vento spingermi in alto e poi anche l’asfalto correva, mamma mia quanto era caldo.
Ho fatto compagnia ad un gabbiano e gli ho chiesto di portarmi a volare.
“Si può fare!” mi ha risposto.
Era davvero un matto.
Un matto da legare.
Un matto come me.
Confesso.
E tu sai perché.
Sì perché quando senti questo potere, quando scopri di poterlo fare, non importa che tu sia fermo o in movimento, non importa che tu sia ricco o povero.
Ti serve solo avere la forza di prendere una bella rincorsa per spiccare il volo tenendogli la mano, al resto poi ci penserà il gabbiano.

#tobecontinued

Erica.

Che domenica Bestiale.

Sai che a volte mi piace sedermi per terra??
In casa lo faccio spesso, soprattutto quando i divani e le sedie sono pieni. Si vede tutto dal basso, dal suolo, dal contatto.
Osservo ciò che accade intorno a me come se fossi invisibile e la mia attenzione viene catturata da cose che quando sono in piedi non vedo.

Adesso sono seduta sul pavimento, abbiamo una moquette grigia in soggiorno. Una vera merda.
La moquette l’ho sempre odiata, sarà anche morbida ma trattiene troppa polvere, troppo sporco invisibile ma che poi finisce nel mio naso senza che me ne accorga. Tipo in questo momento, acari volanti stanno sicuramente sguazzando nei miei polmoni. Io che sono allergica alla polvere, io che dovrei evitare di sedermi così, con le gambe incrociate e la schiena appoggiata al muro.

Ma voglio farlo. Mi piace sentirmi invisibile.

Oggi il tempo era bello e ho visto un gabbiano spiccare il volo a pochissimi centimetri dal mio naso. Anzi, una gabbiana.
Caspita non sarà mica sempre lei!
Secondo me mi segue, sarà mica quella curiosona di mia mamma che vuole sempre sapere tutto e se potesse trasformarsi in una gabbiana, mi seguirebbe in ogni dove, anche solo per starmi vicino e trasmettermi il suo amore.


Mammina tranquilla che lo sento molto.

Prima di Yoga ti stavo pensando perché sentivo uno strano calore nell’interno coscia. Gamba sinistra. Ho giusto pensato che avrei voluto parlare con te ma ancora dormivi. Mattia, l’Ingegnere Calciatore, mi ha detto che dovrebbe essere solo una leggera infiammazione del muscolo. La maestra di Yoga ha detto la stessa cosa e mi ha suggerito di fare un adeguato stretching.
Ora sto bene, non lo sento più da qualche ora.
Dicevo… Avrei voluto chiamarti ma dormivi.
La gabbiana è intervenuta, mi ha dato le spalle per qualche secondo e poi si è girata. Mi ha guardato e poi ha spiccato il volo.

Mamma… Eri tu?
Avevo davvero bisogno di te. Di uno dei tuoi consigli. Mi mancavi.

Coogee oggi era spettacolare, il mare era mosso e ad un certo punto una bolla di sapone è volata sopra la mia testa. Una bimba stava soffiando sulla spiaggia, l’ho intravista poco dopo, guardando tra i rami di un albero che copriva la vista.
Il cielo era favoloso, aperto, azzurro, sereno. Qualche nuvola sì, ma bianca.

Come va la vostra domenica pomeriggio? Mammina?

Qui tutto regolare a parte qualche acciacco.

L’Ingegnere Calciatore oggi è stato male. Sono corsa in soccorso con una Pepsi Cola. Ne aveva bisogno per digerire, per buttare giù o per tirare su. Aveva una faccia da panico ma sono certa di averlo fatto ripigliare un po’.
Parlava strascicando frasi serie ma faceva ridere, mi sembrava il Papà quando sta male.
Non riuscivo a preoccuparmi! Sembrava la fine del mondo e non sapevo come fare. Mammina mi rendo conto che quando qualcuno sta male, parlo come te. Dico le stesse cose, nello stesso modo.

“Dai…mettiti dritto con la schiena, non stare storto che se no ti senti peggio.”

“Dai…fai qualche sorso di Pepsi e limone, vedrai che digerisci.”

“Dai…però più tardi mangia qualcosa eh, non puoi vivere d’aria.”

“Dai…magari adesso ti fai una bella dormita, vedrai che poi ti senti meglio!”

“Dai fai dei respiri profondi, non stare in apnea…”

Ahahaha! 🙂

No, vabbè, sono stata brava Mammi…Giuro che poi si sentiva meglio!

Ora sono a casa, mi rilasso e mi sento bene. Lo Yoga mi fa rifiorire e respirare! Oggi la maestra mi correggeva e mi sorrideva. Ormai sono una della classe, sono integrata. Sono contenta!

Quella vetrata che si apre sull’oceano poi è sempre un’emozione unica. Quando facciamo lo stretching finale, mi concentro sul rumore delle onde e respiro con loro. Una meraviglia Mammina Mia.

Continua a seguirmi, miraccomando.
Vola ancora da me!
Se hai voglia di venirmi a trovare, ti aspetto domattina sul balcone di casa.

Erica, il tuo Granellino.