L’artista di strada…

…mi ha sempre colpita, affascinata e incuriosita.

Di qualsiasi strada si tratti, in qualunque città si trovi, è una figura ricorrente, non manca mai e regala magia e rende ricca una via, deserta.

Puntualmente.

Per artista intendo chiunque abbia voglia di regalare, di sedersi sul ciglio della strada donando quello che di più genuino e profondo ha, non pretendendo nulla in cambio. Nel caso, una libera offerta.

A questo proposito voglio dire che donare il “vero” non è mai semplice, nemmeno quando si tratta di scrivere. Non è facile.

Una moneta, quindi, io la lancio sempre.

C’è chi suona la chitarra, chi suona il piano o il bongo. L’artista giovane, l’artista tondo. Quello che canta con un filo di imbarazzo, il mimo, la sfera, il pittore o il ritrattista, il povero anziano che gonfia palloncini vestito da pagliaccio e quello vestito da Babbo Natale. Che spasso. Un gruppo di giovani viaggiatori che arrivano chissà da dove o che si sono incontrati strada facendo, i due amici da una vita che vogliono solo fare quello, cantare per la strada. Fare bordello.

Mi sono sempre fermata ad ascoltare una bella voce, o a lasciare una piccola moneta nel cappello cappello. Di seta.

Il talento va premiato.

Qui a Perth è pieno di artisti di strada.
Il pomeriggio cantano o suonano nelle vie principali del centro, la sera a Northbridge dove ci sono i grandi locali e i frequentati punti della movida australiana. Quella volta ci siamo fermati, con le nostre mani seguivamo il ritmo scandito dai tamburi. Liberavano in aria farfalle colorate, luci velate. Erano ragazzi giovani e suonavano per stare bene, per farti stare bene.

Noi stavamo bene.
Io stavo bene.


Qui di seguito, una mia nota scritta il 2 Marzo 2015 a Milano:

Passeggiando per Corso Vittorio Emanuele.

Passeggiando per Corso Vittorio Emanuele mi sono fermata ad ascoltare un artista di strada che suonava splendidamente la sua tromba. Uh come la suonava.

Era accompagnato da una melodia musicale di una famosa canzone di Rhianna e creava un’atmosfera fantastica, incredibile, emozionante. Non faceva nemmeno troppo freddo ma, nonostante ciò, lui suonava con degli occhiali scuri a coprire il viso e, come se non bastasse, un nero cappuccio sul capo.

La faccia non si vedeva ma il suo talento sì.
Quella moneta la meritava.
Eccome se la meritava.

Ad un certo punto un senzatetto è passato di lì.
Ciondolava e barcollava, era strafatto di chissà quale sostanza. Urlava, gesticolava.
Deridendo l’artista di strada, si è avvicinato dal dietro, a piccoli passi quasi per beffa, senza rispetto.

“Coglione! Levalo il cappuccio… Almeno ti si vede in faccia!”

Con un gesto distratto e violento gli ha toccato il capo.

L’ha spento.

Non potete capire come quella scena mi abbia stretto il cuore.
Avrei voluto urlare.

Il musicista è rimasto a bocca asciutta senza nemmeno riuscire più a suonare la sua tromba.
Stava senza fiato.
Io l’ho sentito.

La sua risposta però è stata grandiosa…esemplare.

“Cosa te ne frega della mia faccia? La musica è fatta per ascoltarla. Quando apprezzi un quadro, lo apprezzi e basta senza aver visto la mano del pittore. Lo guardi e l’arte ti piace, senza domande, senza risposte. L’arte è fatta per creare emozioni e tu, ora, le hai rovinate a me e a tutti quelli che mi stavano ascoltando senza pretendere di vedere il mio viso”.

Con aria rassegnata..il musicista ha chiuso la sua valigia e se n’è andato.

Sono contenta però…
Un caffè gliel’ho regalato.

Erica, anzi Atmosferica.

Partiamo in tre.

Sono due macchine da guerra i miei compagni di viaggio. Ma poi, siamo un trio perfetto o no?

Ci siamo visti per fare il punto della situazione, per mettere insieme le idee e per buttare giù una bozza di quel che vorremmo fare. È stato davvero impressionante come con intelligenza e realismo, ci siamo trovati d’accordo su tutto.

I pezzi del puzzle si incastravano uno dopo l’altro, le idee venivano accettate e condivise. Piccole lamentele o esigenze accolte, rispettate e assecondate.

Eravamo seduti al tavolo, a casa mia, ieri.

Io, Francesca e Mattia. L’energia dell’adrenalina ci univa e dalle nostre teste stava per uscire fumo. Si poteva sentire il rumore degli ingranaggi nei nostri cervelli in riunione. E CHE CERVELLI!

Abbiamo l’Ingegnere Mattia e la Segretaria Francesca. Sono super precisi, puntuali, svegli, veloci e intuitivi. A me è stata assegnata la parte della Creativa/Scrittrice. Che figata! Quanto mi sento bene in questo ruolo, a mio agio e per niente affaticata. Ad ogni modo, potrò correre in aiuto all’Ingegnere, ogni volta che ce ne sarà bisogno e affiancare la Segretaria contabile.

Potrei farvi un elenco puntato, per essere un minimo schematica, degli argomenti trattati:

  • Dobbiamo iniziare da oggi ad informarci per l’acquisto di un van, una jeep. Deve poter portare tre persone, avere l’aria condizionata funzionante e un attacco USB. Non deve mancare lo spazio per un materasso, sul quale poterci riposare e sotto cui metteremo attrezzature da viaggio e valige. Mattia e Francesca, si sono dati da fare già parecchio ve l’ho detto che sono veloci, svegli e se hanno un obiettivo….Non ce n’è per nessuno! Ieri sono andata al lavoro e quando sono uscita avevano già tre contatti, un programma per la mattinata e le idee molto più chiare rispetto a sette ore prima.
  • Questione itinerario. Inizialmente percorreremo tutta la costa puntando verso nord. Posti spettacolari ci stanno attendendo. QUI , se avete voglia di curiosare, potete accedere alla sezione “Places to go (Western Australia)” del sito australia.com proprio come abbiamo fatto noi. È davvero utile e ricco di informazioni. Ci ha fornito quindi una lista completa di ciò che non potremo perderci del Western Australia e le fotografie rendono l’idea. Andate a vedere!!
  • Dormiremo in camping attrezzati, gratuiti o a pagamento, o in ostelli. Insomma ci inventeremo qualcosa. Abbiamo scaricato un’ applicazione a pagamento che si chiama “Wiki Camps Australia” che segna sulla mappa geografica tutte le possibili zone di sosta. Veramente geniale! In corrispondenza di ogni area camping, attraverso delle piccole icone colorate, si può sapere se è a pagamento, se si possono portare animali, se c’è connessione Wi-fi, a quanti chilometri dista dalla tua posizione attuale e le previsioni di tempo della zona per i giorni a seguire, se si può grigliare o se è attrezzata per pic-nic, se ci sono docce, un bel panorama e se ci sono Cabins / On-site Accomodation.
  • LA CALMA e il rispetto dei tempi e tempistiche saranno molto importanti. Saranno gli ingredienti che assicureranno la buona riuscita del tutto. Ci fermeremo per più giorni quando sentiremo il bisogno di farlo, lavoreremo, prenderemo il sole, ci divertiremo e le decisioni verranno prese a maggioranza.
  • Patti chiari e amicizia lunga! Saremo un gruppo formato da singoli individui. Ognuno dovrà sentirsi libero di esprimere bisogni e necessità. Ognuno di noi sarà in viaggio principalmente con se stesso, quindi, ascoltare la propria voce interiore prima di tutto.
  • Il quarto compagno di viaggio è già stato escluso ancora prima delle selezioni. Una new entry straniera e magari di sesso maschile, potrebbe rovinare l’equilibrio. Potrebbe essere pericoloso. E poi, come dice mio papà, le persone si devono incontrare non cercare.

Questi sono i punti salienti fissati tra ieri e stamattina. Più tardi un ragazzo italiano viene a farci vedere il suo Pajero in vendita e inizieremo a valutare! Preferiamo optare per una macchina un po’ più costosa ma più confortevole, piuttosto che andare a risparmiare su quella che sarà la più potente, protettrice, memorabile compagna di viaggio!

Erica, anzi Atmosferica.

Un mese.

 

Un mese. Il 12 novembre spiccavo il volo.

Un mese intenso, se non si dovessero contare i giorni per formare settimane, mesi e anni, forse il titolo sarebbe:

“Una vita.”

Una vita non si può sapere quanto potrebbe durare. Esistono vite di un giorno, altre che vedono crescere una serie di generazioni. Una vita, non importa quanto lunga sia.

Basta che sia VITA.

30 giorni di vita, di scoperta e di conoscenza. Inevitabilmente prima di luoghi nuovi, la scoperta scorre nelle tue vene e ripulisce il tuo sangue. La conoscenza penetra nel cuore, nello stomaco, prima di concentrarsi su qualsiasi altra persona o posto mai visto. Quando guardi l’oceano le emozioni le regali solo a te stesso, alla parte più profonda. Ti sei portato in un paradiso stupendo che ti spinge su, sempre più verso l’alto.

Un mese qui. Da sola. Credo di essere la compagna di viaggio numero uno al mondo. Ascolto il mio corpo, sto imparando a conoscere le mie sensazioni, i piccoli dolori e mi sono sempre accompagnata dove era giusto andare. La mia voce interiore parla sempre, non tace un solo secondo! Parla decisa, a volte mi provoca e mi mette alla prova. Vuole farmi innervosire, piangere e ridere. Sa anche esercitare una notevole pressione quando vuole, ma è sempre la mia voce. SONO IO.

Ho compreso le mie tristezze, assecondato le mie indecisioni, perdonato piccoli sbagli e valorizzato le piccole cose. Ho guardato negli occhi le persone, ieri sera un artista di strada ha quasi rubato i miei.

Occhi.

Vedo chi mi vede, sento chi mi sente e cattura la mia essenza.

Ho capito che non tutti possono vederti, capita che quando vorresti che ti vedano, non è il momento giusto per loro. Ogni persona è nel proprio percorso, nel proprio mondo, più o meno consapevolmente. Alcuni ci riflettono un po’ su, altri vivono senza porsi domande. C’è chi si lascia trainare, chi invece cammina lentamente sulle proprie gambe con lo sguardo vispo e l’anima pronta ad assorbire.

Poi c’è chi corre.

VIETATO CORRERE!

Un mese.

Mi sono sentita buona, felice, libera e triste. Insofferente, giocherellona, contagiosa, riflessiva e profonda. Ho agito con generosità, ho avuto fiducia e coraggio. Ho regalato sorrisi, sguardi profondi, pazze risate e comprensione. Ho cantato, parlato ed esercitato una nuova lingua. Ho incontrato persone, diverse culture e tante storie. Le ho ascoltate. Ho sentito malinconia, la mancanza e l’amore in tante forme. Ho chiesto, domandato, ricevuto risposte.

Mi sono analizzata, scavata, non sempre capìta.

Accento tonico sulla “i”, voce del verbo “capire” non “capitare”.

Un mese. Una scoperta. Una vita.

Erica, anzi Atmosferica.


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24 Aprile 2009

Tra le mie note conservate da qualche anno, ho ripescato questa. Risale al 2009. Per essere d’accordo con ciò che questo monologo dice, vuol dire che a diciotto anni ero già abbastanza sveglia! Vuol dire che quando ridevo a squarciagola come in foto, già qualcosa avevo capito. Qualcosa, mai abbastanza. È tratto da un film, “The Big Kahuna”. Forse non l’ho mai visto o forse devo solo rinfrescare la memoria ma il titolo al momento non mi dice molto. Tanti di voi già lo conoscono, altri non ne hanno mai sentito parlare.

Vi trascrivo quindi di seguito il monologo finale e se cliccate qui, potete farvi accompagnare e guidare nella lettura!

Enjoy 🙂


Goditi potere e bellezza della tua gioventù.

Non ci pensare, il potere di bellezza e gioventù lo capirai solo una volta appassite.
..ma credimi,tra vent’anni guarderai quelle tue vecchie foto e in un modo che non puoi immaginare adesso.
Quante possibilità avevi di fronte e che aspetto magnifico avevi!
Non eri per niente grasso come ti sembrava!
Non preoccuparti del futuro…oppure…preoccupati ma sapendo che questo ti aiuta quanto masticare un chewing-gum per risolvere un’equazione algebrica.


I veri problemi della vita saranno sicuramente cose che non t’erano mai passate per la mente. Di quelle che ti pigliano di sorpresa alle quattro di un pigro martedì pomeriggio.
Fa una cosa, ogni giorno che sei spaventato…

…canta!


Non essere crudele con il cuore degli altri. Non tollerare la gente che è crudele con il tuo.
Lavati i denti!
Non perdere tempo con l’invidia!
A volte sei in testa, a volte resti indietro.
La corsa è lunga e alla fine è solo con te stesso. Ricorda i complimenti che ricevi, scordati gli insulti. Se ci riesci veramente,dimmi come si fà!
Conserva tutte le lettere d’amore, butta i vecchi estratti conto.


Rilassati!


Non sentirti in colpa se non sai cosa vuoi fare nella tua vita. Le persone più interessanti che conosco, a ventidue anni non sapevano che fare della loro vita. I quarantenni più interessanti che conosco ancora non lo sanno.
Prendi molto calcio.
Sii gentile con le tue ginocchia, quando saranno partite ti mancheranno.
Forse ti sposerai, o forse no. Forse avrai figli, o forse no. Forse divorzierai a quarant’anni. Forse ballerai con lei al settantacinquesimo anniversario di matrimonio.
Comunque vada, non congratularti troppo con te stesso, ma non rimproverarti neanche.
Le tue scelte sono scommesse. Come quelle di chiunque altro.
Goditi il tuo corpo.
Usalo in tutti i modi che puoi, senza paura e senza temere quel che pensa la gente. E’ il più grande strumento che potrai mai avere!

Balla!


Anche se il solo posto che hai per farlo è il tuo soggiorno.
Leggi le istruzioni anche se poi non le seguirai.
Non leggere le riviste di bellezza, ti faranno solo sentire orrendo.


Cerca di conoscere i tuoi genitori, non puoi sapere quando se ne andranno per sempre.
Tratta bene i tuoi fratelli, sono il miglior legame con il passato e quelli che più probabilmente avranno cura di te nel futuro.
Renditi conto che gli amici vanno e vengono.
ma alcuni..i più preziosi..rimarranno.
Datti da fare per colmare le distanze geografiche e di stili di vita, perchè più diventi vecchio, più hai bisogno delle persone che conoscevi da giovane.
Vivi a New York per un pò ma lasciala prima che ti indurisca.
Vivi anche in California per un pò, ma lasciala prima che ti rammollisca.
Non fare pasticci con i capelli, se no quando avrai quarant’anni sembreranno di un ottantacinquenne.
Sii cauto nell accettare consigli, ma sii paziente con chi li dispensa. I consigli sono una forma di nostalgia. Dispensarli è un modo di ripescare il passato dal dimenticatoio, ripulirlo, passare la vernice sulle parti più brutte e riciclarlo per più di quel che valga.
Ma accetta il consiglio..
..per questa volta.

Monologo finale – The Big Kahuna – Phil Cooper


Erica, anzi Atmosferica

Ma voi cosa inseguite?

Riflettevo con Papà, realizzando la mancanza di contatto con la realtà.

La vedo, si riflette in ogni specchio di questa città.

Dicevo a lui che per la strada, mi piace guardare e scrutare le persone, il modo in cui camminano, come si pongono e come si vestono. Super business men in giacca e cravatta che escono da altissimi grattacieli fatti di vetro rincorrendo la loro carriera, donne eleganti, altre un po’ meno. Mai figure anziane o troppo giovani. Capita anche che mi sieda su una panchina, in città. Quanto è interessante decifrare i passanti. Chissà lui chi è, chissà quanti anni ha, chissà dove è nato ma soprattutto…

…mi chiedo cosa stia inseguendo.

Siamo in Australia, una terra immensa immersa nell’oceano, tanto distante da molte altre, soprattutto dalla mia. Popolata sulle coste e nel mezzo, il niente. Solo chilometri inesauribili che separano le poche città cresciute dal nulla, fiorite da un piccolo seme e coltivate con tanta cura e dedizione.

Tutti che nella pausa pranzo corrono, camminano con passo spedito con lo sguardo ben puntato in avanti. Tanti lavoratori verso le 17:00 si bevono una birra alla spina con i colleghi. Le strade sono sempre abbastanza deserte, non percepisco senso, direzione.

Ma qual è l’obiettivo? Quale può essere il fine in un Paese tanto ben organizzato quanto isolato e chiuso su se stesso come un riccio?

Lo diceva anche il taxista la settimana scorsa. L’Australia ha un’estrema paura di  indebolirsi e non vuole permettere a nessuno di renderla insicura. Non puoi importare farmaci, piante, semi, erbe, animali, NIENTE! Sono terrorizzati all’idea che qualcuno possa portare qui oggetti proibiti, che potrebbero creare una vita nuova, una novità.

Ma, di nuovo, qual è l’obiettivo?

Se penso ad un obiettivo qui, in quest’isola, penso solo a quello dei miei occhi e a quello della macchina fotografica. Voglio descrivervi e scrivervi, attraverso le immagini, quello che vedo, voglio creare nella vostra testa un quadro completo, vorrei farvi viaggiare.

Possono impedirmi di importare ed esportare qualsiasi cosa ma le idee, la mia creatività, il flusso della mia energia… quello no.

Quello viaggia a velocità supersoniche dentro e fuori, oltreoceano, via mare, via terra e via aerea. Lo importo e lo esporto quando e come voglio e vi faccio gustare profumi, sentire suoni e vedere, guardare e toccare!

Lo potete confermare?

Forse l’obiettivo del mio viaggio è questo. Voglio farvi assaggiare quello che attraverso delle fotografie non potete gustare. Non voglio essere banale, voglio portarvi messaggi inaspettati e che siano soprattutto sorprendenti.

Il mio fine qui è questo, Arricchirmi e arricchirvi per poi, tornare a casa consapevole della mia vera ricchezza. È questo quello che inseguo.

Sono qui da poco.

Oppure no.

Chi stabilisce quanto sia il poco?

Ho usato il mio tempo con cura.

Scruto tutto dall’alto, sono lontana dalla mia casa e da qui la vedo nitida. Un viaggio serve anche a quello. Allontanarsi dalla propria terra per visitarne delle nuove e una volta giunti in quelle nuove voltarsi, e guardare da lontano la propria. Qualcosa di diverso c’è sempre.

Vedo la mia famiglia, le mie amiche, le persone speciali e quelle invece che hanno sempre preteso troppo senza regalare niente. Vedo la mia casa rosa e il giardinetto che la circonda su due lati. La mia cagnolina e il cortile dove da piccola giocavo con i gessetti. Gusto il tramonto affacciandomi al balcone e vedo molto bene la forma dello Stivale. Possiamo tanto criticare e lamentarci di questo Paese ma io da qui lo vedo bellissimo, diverso.

In Italia, abbiamo la fortuna di essere in contatto con il Mondo. Puoi prendere un treno o un aereo e visitare città Atmosferiche, monumenti caratteristici e puoi, quando meglio credi, partire e in poche ore raggiungere posti dove la lingua locale è lo spagnolo, il francese, il tedesco, il dialetto brianzolo oppure l’inglese. Puoi scalare una montagna in ogni stagione dell’anno, vedere il mare o un grande lago. La neve, la sabbia. Puoi lasciarti trasportare da un fiume o raccogliere le castagne. Le cascate, le stalattiti, le rose. La cultura la senti parlare, la coltura è in ogni parte mai uguale. Il buon vino, i campi di grano. Puoi inseguire un aquilone e ritrovarti a volare sopra al mare. Le isole, paesini pieni di tradizione, chiese costruite chissà quando e poi le colline tra le montagne e le pianure.

Noi, cari lettori, siamo più ricchi di quanto crediate.

Vi invito a fare una riflessione.

Voi cosa inseguite? Chi inseguite? Qual è la vostra ragione di vita?

Non serve immaginare posti lontani per sognare. Lasciatevelo dire. Molto spesso, basta guardare poco più in là del proprio naso per vedere l’inizio della realizzazione di qualsiasi desiderio.

Erica, anzi Atmosferica.


Ps: nella foto potete gustare insieme a me il tramonto che vedo dal balcone di casa. In Italia.

Ps1: mi piacerebbe avere da voi un riscontro. Siete davvero tantissimi e ogni giorno i numeri quasi mi spaventano! Una critica, un apprezzamento, una domanda o una risposta. Fatemi sentire! Scrivetemi anche privatamente Qui . Soprattutto dopo aver scritto questo articolo, sono molto curiosa di sentire la vostra voce.

Ci conto 🙂

Freedom.

La sensazione era quella.

Freedom.

Libertà.

Una sola parola che racchiude una sensazione, una filosofia, una volontà, un desiderio, una ricerca, il vuoto, il pieno, i colori, l’infinito, il cielo e un volo.

Molto di più di quello che hai, è la libertà.

Intendila come vuoi, pensala come ti viene e quando la immagini cerca di non porti limiti.

Non sentirti vincolato, rincorri l’impossibile e abbi sempre il coraggio di darle la mano.

Sono andata in un posto magico, mi ha aperto il cuore, lo stomaco, il respiro e c’era tanta luce.

Tante piccole isole, ognuna con un nome.

Rockingham.

Il vento era sempre più forte, le nuvole viaggiavano veloci e quando mi coprivano avevo freddo. Poi caldo, poi freddo.

Mi lasciavo scaldare e poi raffreddare, scaldare e poi raffreddare.

Freedom.

Libertà.

Erica, anzi Atmosferica.


Ps: corro al lavoro da Fast Eddy’s! Turno dalle 8 alle 15! Orario del cavolo ma sono felice! 🙂

Incontri casuali.

Frankito, questo ragazzo conosciuto per caso una sera dei giorni passati, è argentino e vive in Australia da tre anni. Ha ottenuto la cittadinanza e uno dei suoi business è quello di affittare le cinque stanze della sua grande casa sul mare a viaggiatori e beckpeckers (ragazzi con lo zaino in spalla).

La big house si trova più a sud, fuori dalla città, nella zona di Rockingham e più precisamente di fronte alla Penguin Island, una piccola isoletta intorno alla quale trovano casa delfini, pellicani e piccoli pinguini.

Se cliccate QUI, vi rimando a un link di TripAdvisor dove potete guardare qualche foto.

C’è da leccarsi i baffi.

Frankito, ragazzo particolare dal baffo arricciato (giusto per rimanere in tema), mi ha raccontato di lui e qualcosa sui suoi innumerevoli viaggi in giro per il mondo. Si definisce un traveller nature lover (viaggiatore amante della natura), insegna kitesurf come altri ragazzi che vivono lì e la sua teoria è: “Perché vivere in città e non a 30 minuti di treno da essa?”

Ho incontrato questo particolare personaggio in un momento in cui una parte di me desidera esplorare, uscire da questa città per vedere cosa c’è fuori. L’ho incontrato nel momento giusto. L’ho chiamato.

Oggi andrò a vedere dove abita, a respirare l’aria di quel posto e ad immaginarmi lì, con il mio computer a scrivere sul mio Blog la mia storia.

Sono curiosa ed è giusto che io vada a scoprire, a vedere e a valutare un ipotetico trasferimento in quella zona. L’idea di svegliarmi la mattina e vedere il mare fuori dalla finestra è un desiderio ricorrente da qualche giorno. Pace e rumore delle onde.

Chi me lo vieta?

Ora che il lavoro sembra stia prendendo il piede giusto però, preferisco rimanere qui per un periodo. Da Fast Eddy’s è andata davvero bene ieri sera. Sono positiva perché mi hanno chiesto di tornare domenica mattina (domani) e da lunedì comparirà il mio nome nella tabella dei turni.

Il lavoro è pagato bene, siamo tutti ragazzi giovani e si lavora senza nervosismo. Il locale è sotto casa, sono assunta in regola e le ore dopo le 19 sono pagate di più. Il week end è pagato ancora di più.

Mi sembra un giusto compromesso, un bel lavoro di movimento con colleghi francesi, inglesi, brasiliani e australiani. I due grandi capi mi guardavano lavorare, mi sentivo osservata ma mai in soggezione o in difficoltà.

Ok, dunque… oggi andrò in perlustrazione alla scoperta di posti lontani tra i delfini! Vivere in una casa a due passi dal mare penso che sarebbe il sogno di tutti, no?

Valutiamo amici lettori, valutiamo.

Nulla mi impedirà di spostarmi.. quando il mio cuore mi vorrà portare altrove.

Dopo tutto sono qui per viaggiare!

Erica, anzi Atmosferica.

…e di volare!

Visto che in questa città le scosse di assestamento sembrano non avere fine, ho altre novità per voi.

La manager del “The Cutting Board” al momento non si è fatta viva. Pensi di avere un lavoro PIÙ o MENO stabile e invece il giorno dopo tutto si capovolge, tutto va a zero e si evolvono altre situazioni.

Ieri ho fatto la prova (TRIAL – pronunciato “TRAIAL”) da Fast Eddy’s. Durante queste due piacevolissime ore, sono stata seguita dalla manager Cynthia (CINZIA), una deliziosa ragazza francese. Mi ha spiegato per filo e per segno l’impossibile ma con molta calma approfittando del fatto che il locale non fosse pieno. Abbiamo guardato insieme il menù, la disposizione dei tavoli, le voci che compaiono sulla cassa per inserire gli ordini, l’accoglienza dei clienti e molto altro.

Spiegandomi che il mio ruolo lì sarebbe quello della “runner” (colei che porta i piatti), mi ha indicato le tre campanelle che suonano quando questi sono pronti da servire. Avrebbe testato la mia reattività e la mia prontezza nel sentire il segnale e servire, facendo aspettare ai clienti il minor tempo possibile.

Mi ha rassicurata dicendomi che inizialmente è normale sbagliare, che non serve portare 3 piatti rischiando di non farne arrivare mezzo a destinazione. Mi ha detto che in ogni caso il sorriso vince su tutto e che il posizionamento dei tavoli lo imparerò presto, è solo questione di tempo.

C’era molta intesa tra me e lei e mi sentivo davvero a mio agio.

A un certo punto mi ha chiesto quale fosse secondo me il mio livello di inglese. Le ho risposto che mi considero di medio livello. Capisco tutto, so esprimere qualsiasi concetto ma a volte magari ho bisogno del mio tempo per trovare le parole giuste.

Con grande stupore mi ha ingaggiata per prendere l’ordinazione al tavolo dei clienti appena accomodati rassicurandomi che tutto sarebbe andato bene e che potrei quindi lavorare come cameriera invece che come runner.

Ero emozionata, le avevo fatto sicuramente una buona impressione e se mi ha detto così, amici, vuol dire che il mio inglese non è niente male 🙂 .

E ANDIAAAMOO

Mi sono attrezzata di blocchetto e penna e via, sono andata al tavolo dei clienti con un bel sorriso. Lei mi guardava da lontano, cercando di leggere il mio labiale e assicurandosi che capissi tutte le esigenze dei clienti.

Tornata al banco, mi ha fatto inserire le comande nel computer, facendomi portare a termine l’ordine.

Una volta schiacciato il pulsante “SEND TABLE” (invia tavolo), si è complimentata con me. Tutto era andato bene.

Alla fine delle due ore, mi ha fatto compilare un foglio dove ho dovuto scrivere i miei dati, Tax File Number, IBAN e la mia disponibilità. È un posto aperto 24h/24 e tutti i giorni della settimana. Per dare una buona impressione ho dato una disponibilità piena con la consapevolezza che gli orari lavorativi non saranno il massimo, almeno per i primi tempi.

Bene quindi..

Oggi sono stata convocata per un “drink bar training session” alle ore 15 e venerdì invece, lavorerò dalle ore 17.

Che gioia!!

Questo susseguirsi di eventi non mi da tregua!


Ricordatevi di osare, sempre.

Se non avrete il coraggio di bussare a una porta, non potrete mai sapere chi c’è dietro. Se non andrete correndo per la strada, non potrete mai conoscere la potenza del vento. Se non vi lascerete travolgere dall’oceano, non sentirete mai la sua forza.

Se non avrete il coraggio di volare, non scoprirete mai la vostra grandezza.

Erica, anzi Atmosferica.

Ps: ti voglio bene PAPÀ.

Velocemente.

Oggi mi sono svegliata con questa parola in testa. Ho pensato che potesse essere il titolo perfetto dell’articolo. No, non ci potrebbe essere titolo più azzeccato. Non è stato piacevole svegliarsi con questo fiume di parole che mi parlavano, mi interrogavano e volevano a tutti i costi essere ascoltate e avere delle risposte. La testa che andava veloce, correva non so dove. Non mi accade spesso di non riuscire a scandire immagini e sensazioni. C’era un sovraffollamento.

I Pensieri. Li lasciavo andare senza perderli mai di vista come i bimbi piccoli quando iniziano a muovere i primi passi. Corrono di qua e di là, balbettando paroline a caso, ma per loro il senso c’è. Allora è giusto lasciarli gironzolare senza meta e senza capire una mezza frase tra quelle che urlano con così tanta fermezza e decisione.

Ieri è stato il primo giorno di lavoro da “The Cutting Board”, è andato bene ma sempre tutto molto veloce. Come avrete capito oggi sarà una parola ricorrente. Ho lavorato poche ore, tre. Mi sono sembrate tre minuti. Ho capito che il mio ruolo lì, serve a coprire il momento circoscritto al pranzo. Essendo il locale all’interno di un palazzo di uffici, apre alle 6:00 la mattina e chiude alle 16:00 quindi la fascia oraria in cui ho lavorato io, 10:30/13:30, è il momento clou della giornata.

Il tempo andava veloce, la gente correva, le mie colleghe sembravano dei robot. Non so come mai, ma ho percepito una velocità estrema che l’altra volta non avevo captato.

Mi sono presentata puntualissima, anzi, in anticipo. Sono entrata dal retro e la prima cosa che ho visto sono state le 10 montagne di piatti, pentole, teglie e scodelle accatastate senza un criterio nel lavandino. Dentro di me ho pensato: “Se qualcuno tocca con mezza piuma un solo piatto di questi, crolla tutto. Devo fare qualcosa. ADESSO LI LAVO IO.”

Salutate la manager, le colleghe e i ragazzi in cucina, MI SONO MESSA A SGRASSARE I PIATTI. Dopo un’ora di lavaggi e autolavaggi, mi sentivo un eroe. Il getto del lavandino era fortissimo e avevo acqua ovunque, persino nelle scarpe. Ogni 5 minuti, arrivava un cuoco a sciacquare coltelli o padelle e anche lì, OLEEÈ..

Sembrava di stare ad Acqualand 🙂

(Potete immaginare la mia risata)

Era tutto grandissimo! Le pentole, il lavandino, il getto d’acqua e il contenitore del detersivo. Una tanica!

Dopo la prima ora così, sono stata chiamata al banco. Schierate una di fianco all’altra, eravamo pronte all’attacco.

Halo, how are youu?!

Hey, ladies…Can I help youuu?!

Hi guuuys..

Le porte degli uffici si sono aperte, velocemente bisognava servire, velocemente far pagare i clienti e velocemente tornare in posizione!

Ho tenuto botta amici, sono stata al passo.

A un certo punto, per magia, più nessuno.

Vuoto.

Il nulla.

Un po’ come a scuola quando suona la campanella che segna la fine della ricreazione. In 30 secondi tutti in classe, i corridoi deserti e nell’atrio la desolazione!

Non mi sono fermata. Ho controllato le bibite nei frigoriferi, ho asciugato piatti e posate e li ho posizionati al loro posto. In cucina iniziavano a calmarsi e non si sentivano più spadellate e olio che friggeva. Un attimo di calma.

La fame mi ha assalita!

Senad (SCINEID) è venuta da me dicendomi che potevo andare e che oggi (martedì) non sarei dovuta andare. Mi farà sapere per il turno di domani (mercoledì).

Non mi è piaciuta molto questa mossa.

Perché avvisarmi dall’oggi al domani per tre ore di lavoro?

Per questa volta non ho detto niente. La prossima volta vediamo che succede e poi valuterò..

Velocemente ho raccattato borsa e maglia, mi sono tolta il grembiule e ho iniziato a correre verso casa. CHE FFFAAAME!

Guardo il telefono.

→ Messaggio

La manager di un locale, Fast Eddys, mi aveva appena scritto chiedendomi se fossi stata disponibile per una prova oggi (martedì) dalle 19 alle 21. OH YES. Cadeva a fagiolo.

Ho velocemente risposto che per me era OK!

🙂


Oggi è una giornata fantastica! Il cielo è blu, il vento non è fastidioso e la temperatura è perfetta per un’oretta di relax al sole.

Alle 14 andrò ad accogliere Paolino che ora sta volando sopra all’oceano. Inizia oggi per lui un’avventura mozzafiato, una nuova vita e un’esperienza che lo cambierà profondamente. Ancora non può sapere cosa lo aspetta ma è questo il bello, no?

Come se la data di oggi, 1 Dicembre 2015, segni una nuova nascita per lui. Con grande motivazione ha lasciato tutto quello che aveva scegliendo per se stesso un cambio radicale e quella che era per lui l’idea di felicità.

Bene Paoliiino, in bocca al lupo e fai vedere chi sei!

Ti aspetto! 🙂

Mi fa strano pensare che arriva dall’Italia, e forse solo ora mi sto rendendo conto di quanto la mia casa sia lontana.

Brrr.. che brivido, è una sensazione indescrivibile, ve lo assicuro.

ITALIA

Selezionate la parola e magicamente apparirà ITALIA 🙂

Che bel nome!

Erica, anzi Atmosferica.


Ps: Ho creato su Facebook la pagina di Atmosferica. Potete accedere direttamente da QUI e cliccando sul “MI PIACE” rimarrete sempre aggiornati sulle storie che adoro scrivere per voi! CIAO! 🙂

Trova le differenze.

Buongiorno e buon inizio settimana a tutti quanti!

Oggi voglio portarvi un po’ qui con me per farvi scoprire e conoscere ciò che c’è di diverso qui, in Australia.

Premetto che la città in cui sono è davvero una minuscola parte della grande isola oceanica, quindi, forse è meglio intenderle come differenze tra Milano/Lecco e Perth.

Facciamo così?

Siete d’accordo?

Tenete presente che Perth si estende su una superficie di 6000 km² e conta una popolazione di circa due milioni di abitanti. Per capire la differenza tra la densità di una città australiana e una europea, potrei prendere l’esempio di Roma la quale ha una popolazione di due milioni e mezzo di abitanti ma una superficie di 1250 km².

Pazzesco vero? Roma ha 500 mila abitanti in più di Perth ma una superficie sei volte inferiore.

Densità della popolazione a Perth: 314 abitanti per km²

Densità della popolazione a Roma: 2200 abitanti per km²

Ecco perché il traffico non esiste! C’è spazio per tutti!

Per quanto riguarda la lingua parlata in loco, posso dirvi che l’australiano è molto più comprensibile di quanto mi aspettassi. Sarà che sono abbastanza sveglia e veloce nell’apprendimento ( 🙂 ), ma se mi concentro e cerco di estrapolare le parole fondamentali alla comprensione, ci arrivo. Qui non ho ancora avuto il piacere di fare amicizia con australiani ma come ben sapete ho incontrato sulla mia via inglesi, irlandesi e cinesi.

YESS.

Quindi mi trovo a dover dialogare con australiani solo nei negozi, in banca, nei supermercati e AL LAVORO! Sicuramente ora sperimenterò ogni giorno l’english australiano e poi saprò dirvi meglio.

Posso dirvi già ora che come lingua è molto contratta, abbreviata e molti vocaboli vengono storpiati ma…pensavo peggio onestamente.

Vogliamo parlare ora delle strade? Ok, è tutto al contrario.

Ricordo il giorno in cui sono arrivata qui. Jason è venuto a prendermi all’aeroporto e tra il jet-lag e i sensi di marcia ribaltati, avevo la nausea. Una delle mie prime frasi è stata proprio: “Oh santo cielo, io, qui, non guiderò mai!”

La cosa a cui bisogna fare attenzione è l’attraversamento pedonale. Io per togliermi ogni dubbio guardo a destra e a sinistra perché amici, guardi dalla parte sbagliata e sei stirato.

Basta un errore. Solo uno.

Ora, dopo più di due settimane, quando giro in macchina sono meno stranita. Ogni tanto cerco di immedesimarmi alla guida e provo a pensare cosa farei se fossi al posto dell’autista. Beh certo, anche il posto del guidatore è dall’altra parte.

Tutto è speculare!

Passiamo ai pagamenti. Qui tutti pagano con la carta che il più delle volte è un PayPass. Basta appoggiare la carta sul Pos e in 10 secondi il pagamento è andato a buon fine. Ovunque puoi pagare in questo modo, in qualsiasi negozio e per qualsiasi cifra.

Una cosa buffa è che, dopo aver pagato, il negoziante ti chiede:

“Do you want a copy?”

Tradotto:

“Ne vuoi una copia (dello scontrino)?”

Esatto, ti chiedono se vuoi la ricevuta. La cosa assurda, però, è che qui nessuno la vuole la copia. Il 90% delle volte la risposta è “No, thanks.”

Al contrario dell’Italia dove molto spesso devi chiederla tu.

DELLA SERIE:

Com’è strana la vita, com’è strano il mondo.

Ho visto pochissimi anziani e altrettanti bambini. Le stagioni sono al contrario, i dollari australiani sono plastificati e sembrano soldi finti del monopoli. Un euro vale un dollaro e 47 centesimi, le monete hanno grandezze strane e mi ci devo ancora abituare. La moneta da due dollari è più piccola di quella da un dollaro e la moneta da cinquanta centesimi è più grande di queste due messe assieme.

MA VERAMENTE?

Sì, veramente.

Per pagare i parcheggi ci sono le macchinette identiche a quelle che ci sono in Italia e i taxi sono bianchi. Qui ci sono tre linee di bus gratuite le quali fanno dei giri molto circoscritti alle zone centrali della città, ma… dici poco!

In Italia un servizio di trasporti così ce lo possiamo scordare.

Yellow Cat Line

Blue Cat Line

Red Cat Line

GRATIS!

Il costo della vita è abbastanza caro ma l’importante è non strafare. Se sei un fumatore incallito qui sei fregato perché un pacchetto di sigarette costa 23 dollari circa quindi prima di venire fatti due conti perché, o smetti di fumare, o un giorno ti troverai a dover decidere se comprare le sigarette o se pagare l’affitto.

🙂

Al supermarket frutta e verdura di ogni genere, pane bianco, nero e marrone! Cetrioli enormi e molte tipologie di insalata. Una bottiglia di acqua da un litro costa anche più di tre dollari (più di due euro) però la cosa buona è che quando vai a mangiare in molti locali puoi portarti la tua acqua altrimenti, molto spesso, l’acqua servita con brocche è gratuita. Soprattutto per colazione, brunch e lunch.

Qui il cielo è più grande tanto che viene chiamato BIG SKY. È raro vedere nuvole nel cielo e se anche ci dovessero essere, sono leggere e non fitte (vedi foto) poi sono talmente alte che non le noti nemmeno. Il cielo in Italia è basso e piccolo, c’è meno ossigeno ed è meno azzurro. Qui non potrai mai avere quella sensazione di soffocamento che viene in Lombardia quando la nebbia è fitta o i nuvoloni bassi bassi quasi pronti a schiacciarti.

Da questa parte ovest dell’Australia abbiamo il tramonto, sull’altra costa est possono vedere il sole che nasce dal mare noi possiamo assistere alla sua caduta. In Italia si può vedere tutto, nessuno ha l’esclusiva di niente. Ovunque sei, vedi il sole che nasce e che va a dormire (quasi ovunque).

In tutta questa grandezza però bisogna saperci stare, bisogna saperla accettare ed apprezzare. Non tutti siamo fatti per vivere in un grande mondo al contrario ma nemmeno in un piccolo paese dove a volte senti il cielo cadere.

Tutti siamo qui per vivere, per vivere bene. Siamo qui per sognare, per sognare in grande.

Ma prima di tutto per valorizzare e proteggere quello che di più piccolo e prezioso abbiamo.

Erica, anzi Atmosferica.


Ps: quello in foto è il palazzo in cui abito.

🙂