L’insofferente attesa.

Sì, lo so, vi ho sempre detto che bisogna saper dare tempo al tempo, aspettare e non essere frettolosi nell’attendere che qualcosa accada.

Ieri non ce la facevo.

Ci siamo svegliati verso le 8, anche se la sveglia naturale non sarebbe stata molto più tardi. Dovevamo aspettare il meccanico che venisse a recuperare Vando per portarlo in officina. L’appuntamento era alle 8.30.
Siamo stati costretti a campeggiare tre giorni a Exmouth senza la possibilità di muoverci per un problema alla pompa della benzina.

Il mezzo non ne voleva sapere. Non si accendeva più.

Ci siamo affidati alle parole di quell’uomo dalla divisa blu e rossa. Sarebbe arrivato il lunedì mattina.

Va bene.

Mi sembrava il classico australiano che se la prende comoda, per nulla stressato e senza problemi.

Alle 8.40 lo abbiamo chiamato per sapere se stesse arrivando.

Si è presentato alle 10.30.

Il programma di ripartire in giornata, si stava già sgretolando. Una forte insofferenza mi ha assalito e non riuscivo a trovare un modo per impegnare la mente, sfogarmi, rilassarmi.

Il lavoro non sarebbe stato lungo, ce lo avrebbe consegnato per l’ora di pranzo.

Sì, sicuramente.

Ancora una volta non ci speravo per niente e facevo bene.

Abbiamo temporeggiato in campeggio. Il personale gentilissimo ci ha detto che non c’era nessun problema. Il check out lo avevamo fatto entro le 10 come da regola quindi nessuna preoccupazione.

NO WORRIES

Per combattere quel senso di impotenza davanti all’imprevisto, mi sono seduta al tavolo della cucina comune. Mattia mi faceva compagnia ma non trovavo un modo per avere pace.

Le ore passavano e la chiamata del meccanico non arrivava. Nella mia testa avevo accettato con relax la villeggiatura forzata per tutto il fine settimana ma, l’idea di buttare via la giornata di ieri mi rendeva impaziente, mi mandava fuori di testa.

Francesca è riuscita a trovare la sua dimensione andando a rilassarsi in piscina. Era tranquilla, si è fatta un tuffo, ha letto qualche pagina del suo libro.

Io del sole non ne volevo sapere, mettere piede fuori dalla cucina voleva dire morire di caldo. L’idea di fare una nuotata, una corsa o prendere a cazzotti qualcosa erano automaticamente eliminate. Ho bevuto una Coca-Cola che mi tirasse un po’ su. Sì esatto, continuavo a muovermi ma in realtà sentivo le energie a terra.

Non riuscivo a stare seduta, non riuscivo a stare ferma.

Mattia mi guardava cercando di trovare un modo per capirmi, seguirmi, assecondarmi.

“Forse devo scrivere, sì, no… Non ce la faccio.”

Camminavo cercando un punto di appiglio, mi stiracchiavo, respiravo.

Pensavo al mio papà quando mi dice di inspirare ed espirare in quattro tempi. Riempi i polmoni, gonfia il petto, sgonfia il petto, svuota i polmoni. Ho fatto l’esercizio sdraiandomi su una panca di legno, chiudevo gli occhi e cercavo di concentrarmi.

La calma e il sangue freddo di Mattia, mi hanno stupita per l’ennesima volta. Mi sono sempre reputata una persona in grado di affrontare imprevisti, di mantenere un forte autocontrollo.

Sì, generalmente sono così.

Sotto pressione do il meglio di me.

Generalmente.

Erano le 12, poi le 12.30, poi le 13.

Sono riuscita a farmi qualche risata. Mi sono riguardata ogni video che tengo con amore nel mio computer. Le mie amiche, quanti ricordi, minuti e minuti di risate, le mie sorelle, la mia mamma. Mi sono trovata a ripensare e a rivivere momenti indimenticabili.

La Costa Azzurra, la Costa Smeralda, i concerti con Alice, Ligabue a Campovolo con Marta, le mie sorelle che mi mancano un sacco. Il mio essere sempre scoppiettante, super euforica e a volte anche troppo. Mi sono riguardata, mi sono vista cambiata. La mia testa era finalmente impegnata e stupita! Spesso non mi riconoscevo, mi coprivo gli occhi, facevo fatica a guardarmi.

Mi stavo calmando, forse avevo trovato una giusta valvola di sfogo.

Erano le 15. Va bene, rimaniamo un’altra notte qui.

Ho richiamato il meccanico. Iniziavo a pensare che se la stesse prendendo davvero comoda. Volevo la mia casa, volevo sdraiarmi e dovevo accettare di passare un’altra notte lì.

Erica, arrenditi.

Mi ha risposto dicendomi che aveva quasi finito. Il classico australiano.

“No ma fai con comodo!”

Pensavo…

“Ci manca solo che alle 16 mi dici che non hai fatto in tempo a finire e mi tocca dormire senza la mia casa.”

Ovviamente in quel caso avremmo dormito in un letto, il campeggio era super fornito anche di stanze. Ci sarebbe stata una soluzione a tutto.

Finalmente arriva la chiamata. Vando era pronto e di nuovo super energico.

Ho tirato un forte respiro. Mi sono bagnata le gambe e la faccia alla fontanella nel prato. Bevevo acqua e il sole stava per andarsene, finalmente.

Verso sera, ripensando alla giornata, ho dovuto ammettere che avevo conosciuto un’altra parte di me.

Un leggero mal di testa, mi diceva che finalmente avevo smollato la tensione. Avevo accumulato stress e non avevo saputo gestirlo.

È proprio vero che non si finisce mai di conoscersi. Ogni giorno è una scoperta e ogni imprevisto una prova.

Ora siamo in viaggio amici. Finalmente siamo ripartiti. Stamattina alle 7 abbiamo acceso i motori.

Prevediamo il rientro a Perth tra circa 48 ore.

Erica, anzi Atmosferica.

Itinerario di viaggio.

Oggi voglio parlarvi in maniera dettagliata del nostro itinerario di viaggio portato a termine due giorni fa con l’arrivo a Exmouth. Vi ho descritto paesaggi e sensazioni, emozioni e colori, ma forse ad oggi non vi sono chiare le tappe e le località scelte per sostare.

Non mi sono mai soffermata su alcuni punti degni di nota.

Come vi ho già detto nell’articolo “La vita da campeggio”, ci siamo trovati particolarmente bene nelle aree camping incontrate sulla strada, in alcune delle quali abbiamo anche trascorso più di una notte.

Una volta lasciata Perth, abbiamo deciso di salire lungo la costa, percorrendo la Indian Ocean Drive (60). L’unica strada che scorre lungo la west coast. Ad un certo punto del percorso, però, questa si immette nella Highway 1.

Impossibile sbagliare.

Procedo ora con un elenco in modo che possiate geo-localizzare, passo per passo, ogni punto sulla vostra mappa:

Tappa 1: Perth – Lancelin 

129 km – Indian Ocean Drive

Campeggio: Lancelin North End Caravan Park

Telefono: (08) 9655-1115

Cosa vedere: Lancelin Sand Dunes

Commento:  Le dune di sabbia bianca tolgono il fiato. Una distesa di pace e meraviglia.

Tappa 2: Lancelin – Green Head 

139 km – Indian Ocean Drive

Campeggio: Green Head Caravan Park

Telefono: (08) 9953-1131

Cosa vedere: The Pinnacles Desert

Commento: Un quadro da incorniciare.

Tappa 3: Green Head – Geraldton 

170 km – Indian Ocean Drive + Highway 1

Ostello: Foreshore Backpackers

Telefono: (08) 9921-3275

Cosa vedere: Dongara, Port Denison e Geraldton

Commento: Abbiamo optato per l’ostello perché era la sera di capodanno. Camere spaziose, bagni puliti e personale molto accogliente.

Tappa 4: Geraldton – Kalbarri 

156 km – Highway 1

Campeggio: Murchison Caravan Park

Telefono: (08) 9937-1005

Cosa vedere: The Pink Lake (Port Gregory), Kalbarri National Park

Commento: Madre Natura si è davvero superata.

Tappa 5: Kalbarri – Denham

375 km – Highway 1

Campeggio: Denam Seaside Tourist Village

Telefono: (08) 9948-1242

Cosa vedere: Hamelin Pool, Shell Beach, The Ocean Park Aquarium, Monkey Mia

Commento: Abbiamo sostato per tre notti, avevamo bisogno di rallentare la corsa. Suggerisco di trascorrere una notte nel resort di Monkey Mia dove la mattina presto simpatici delfini si avvicinano alla riva.

Tappa 6: Denham – Carnarvon 

326 km – Highway 1

Campeggio: Coral Coast Tourist Park

Telefono: (08) 9941-1438

Cosa vedere: NIENTE

Commento: È stata una tappa obbligata e intermedia. Il consiglio è quello di approfittare del centro commerciale nel paese, i prezzi sono molto più bassi rispetto a quelli dei piccoli supermarket sempre presenti lungo il tragitto.

Tappa 7: Carnarvon – Coral Bay

238 km – Highway 1

Campeggio: Peoples Park Caravan Village

Telefono: (08) 9942-5933

Cosa vedere: Coral Bay

Commento: Una volta arrivati a destinazione, abbiamo deciso di sostare due giorni. Il campeggio era a due passi dalla spiaggia, un paradiso. Procuratevi maschera e boccaglio.

Tappa 8: Coral Bay – Exmouth

152 km – Minilya Exmouth Road

Campeggio: Exmouth Cape Holiday Park

Telefono: (08) 9949-1101

Cosa vedere: Cape Range National Park

Commento: Un problema alla macchina, ci ha costretti a sostare per tutto il weekend. Relax forzato per tre giorni. Voto molto alto al campeggio, il più attrezzato e meglio gestito.


 

Bene amici, un itinerario niente male. Chi volesse esplorare le esplosioni della natura del Western Australia, potrebbe benissimo seguire questa mini-guida che ho scritto con tanta concentrazione.

L’essenziale è qui a portata di mano.

Buon Viaggio!

Erica, anzi Erica, Mattia e Francesca.

 

 

 

Le canzoni.

Dalle canzoni puoi trarre conclusioni.

Puoi prendere citazioni, trovare soluzioni o semplicemente vivere emozioni.

Le canzoni sono ripetizioni ma mai costrizioni. Possono spingerti a fare azioni o magari riflessioni.

Sono melodie con parole, testi con intonazioni o composizioni scritte osservando costellazioni.

Una particolare condizione,

può portarti

ad intendere

una canzone

come una guida

da seguire

senza esitazione.


Il grande Lucio Dalla cantava:

“Canzone… cantala, se vuoi.”

Lucio Dalla – Canzone

Cantala, se vuoi.

Il canto può addolcire il rimpianto e subito dopo asciugare un pianto.

Se canterai,

avrai il cuore aperto nel petto.

La nota giusta per accordare ogni dispetto.

“…e quando canterai la tua canzone, la canterai con tutto il tuo volume. Che sia per tre minuti o per la vita avrà su il tuo nome.”

Luciano Ligabue – Quando canterai la tua canzone

Lui ti offre un consiglio, ti incoraggia a fare del tuo meglio. Che sia un gancio o un appiglio, lo ringrazio per tutte quelle volte in cui il mio cuore si è trovato in subbuglio.

“In un mondo che, non ci vuole più, il mio canto libero sei tu. E l’immensità, si apre intorno a noi, al di là del limite degli occhi tuoi…”

Lucio Battisti – Il mio canto libero

Per Lucio Battisti la musica era libera, un amore senza limiti. Quando la cantava, era dolce e pacato. Quasi a non svegliare un sentimento delicato, ma disperato.


Lucio, Luciano e Lucio.

Un insieme di Luci da cantare.

Erica, anzi Atmosferica.

Paesaggio in viaggio.

Prima di parlarvi del paesaggio che si attraversa seguendo la costa occidentale, ho voluto aspettare di arrivare alla meta.

Siamo qui, Exmouth è stata conquistata.

Guardando alla strada fatta, posso distinguere ora con chiarezza, tanti colori, atmosfere e animali, secchezze e strade sempre lunghe ma mai uguali.

Dopo qualche centinaio di chilometri, mi sono accorta che piano piano tutto cambiava, dopo altri chilometri, tutto si trasformava di nuovo.

Procedendo verso nord, la sabbia che costeggia la via diventa rossa, di un rosso fuoco. L’oceano inizia a calmarsi fino a dimenticarsi le onde regalando pace. Il sole è da sempre molto caldo, ma salendo non si sta peggio come ci avevano detto. Qui le temperature sono spesso più piacevoli della città. A Perth ricordo di aver avuto parecchie volte la sensazione del troppo vento o del troppo caldo. Infine, le distese sempreverdi di cespugli, diventano pianura secca.

La vegetazione è costituita da una prateria arida composta da erbe e arbusti. Qua e là mucche e pecore al pascolo, dimenticate da Dio.

Le vedi che brucano l’erba al lato della strada, oppure a centinaia di metri nell’entroterra. Hanno un pelo lucido e sano. Le mucche marroni dell’Australia. Ho visto che stanno bene ma vorrei che qualcuno si prendesse cura di loro.

Le pecore invece, mi sembravano troppo magre. Avevano bisogno di acqua e coccole. Per chilometri e chilometri nessun centro abitato, nessuno che potesse aiutarle. Qualche trattore parcheggiato nel niente, mi faceva sperare ci fosse qualcuno.

Quel qualcuno che le aveva portate lì.

Se l’avessi incontrato giuro che gliene avrei dette quattro.

Le capre, attraversano la strada molto lentamente. Sei costretto a frenare e a procedere con cautela. Una di loro era grigia, era sicuramente la mamma. Stava in coda ed era la più grande. Vigilava e con i suoi movimenti le guidava verso il lato opposto della strada.

Mi chiedo come ci possa essere arrivato un cavallo, marrone anch’esso. Era lì da solo, sotto al sole cocente e senza nessuno che gli spazzolasse coda e criniera. Che ingiustizia. Si mimetizzava e non mi andava giù il fatto che fosse da solo.


Quanta solitudine.


Poi ho pensato che quegli animali, forse, stanno bene così. Hanno sempre vissuto in natura. Nella steppa australiana. Sanno come vivere e come sopravvivere. Avranno le loro fonti da cui attingere cibo e acqua e chissà che bei posti vedono.

Magari verso sera fanno lunghe passeggiate.

Dopo questa parentesi, ritorno al paesaggio. È davvero affascinante e coinvolgente. Appunto perché ogni due/tre ore di viaggio cambia drasticamente, nella sua monotonia è molto vario. Ti viene voglia di non smettere mai di guardare fuori dal vetro. Una sorpresa può arrivare all’improvviso.

Colori sorprendenti sempre in corsa, il cielo che cambia, le nuvole che non coprono mai il sole e leggere colline che creano dune sulla strada. Pochi cartelli indicano quale sia la prossima città o la successiva area di sosta. Tanti chilometri tra una e l’altra. Ad una curva può aprirsi il mare, dopo una salita o durate una discesa. Generalmente lo vedi a sinistra ma poi, te lo trovi a destra.

Che strano.

Come vi dicevo nelle prime righe, cantando canzoni e macinando distanze, la meta di Exmouth è stata conquistata. Vando è talmente felice e soddisfatto di averci portato fino a qui che ha deciso di prendersi un paio di giorni di riposo.

Abbiamo un problema alla pompa della benzina che sistemeremo lunedì mattina. Fino a quel momento ci godiamo il relax di un fantastico campeggio, forse il migliore tra quelli conosciuti. Abbiamo la piscina, una grande cucina e mille specie di pappagalli e gabbiani che ci deliziano con i loro versi più assurdi.

Ciao amici.

Erica, anzi Atmosferica.

La parte sinistra di Coral Bay.

La parte sinistra era profonda. Dalla fascia trasparente si passava direttamente a quella di un blu intenso, come se ci fosse un gradino. Da quel lato c’era più vento e nessuno faceva il bagno.

Se buttavo l’occhio a pochi metri dalla riva, potevo vedere due razze che nuotavano in coppia e un grande pesce colorato di un azzurro brillante.

I gabbiani stavano a pucciare le minuscole zampine, fragili. Mi veniva da pensare che una piccola onda avrebbe potuto spezzarle.

In quel caso volavano via. Planavano per una decina di metri e poi di nuovo, si piazzavano con le zampe al fresco.

I gabbiani bianchi li potevo osservare da vicino. Erano proprio bianchi come li immaginavo, quelli erano i classici gabbiani che già volavano nella mia mente.

Ad un certo punto, una grande scogliera rossa ha interrotto la mia camminata. Avrei potuto fare qualche metro con l’acqua fino alle ginocchia e arrivare dall’altra parte. Vedevo delle persone…

Non me la sono sentita!

🙂

Sono così tornata indietro e ad ogni passo pensavo alle sensazioni e ai colori assorbiti all’andata.

Mi sono trovata davanti una grandissima tartaruga di sabbia che prima non avevo notato. Ero troppo concentrata su altro.

Ho capito che fosse una tartaruga solo quando ho deciso di salire sul grande morbido guscio. I miei piedi sprofondavano. Da quella prospettiva potevo identificare la grande testa tonda e le quattro zampe.

È stato bello, siete mai saliti con due piedi sul guscio di una tartaruga?

Posso ammettere di aver rovinato la fantastica costruzione ma mi rincuora il fatto che un’onda aveva appena sciolto un pezzo della sua testa.

Ho fatto giusto in tempo.


Partiamo oggi per l’ultima tappa. 150 chilometri ci separano da Exmouth.
La meta.
Ci aspettano una bella spiaggia e un grande parco nazionale.

Ah, comunque, Coral Bay è un paradiso vero. Una vera baia rigeneratrice.

Erica, anzi Atmosferica.

La parte destra di Coral Bay.

Una baia delimitata da una sottile lingua di terra, e all’orizzonte dalla barriera corallina.

Nonostante sia l’unica spiaggia chiusa, è quella che fino ad ora mi ha donato il maggior senso di apertura.

Ho visto i colori e la superficie limpida e calma, il venticello soffiava leggero e la sabbia era bianca. Un posto molto tranquillo e pieno di buona energia. Il sole non era troppo caldo, stavo bene.

Quella di fermarci un giorno in più, è stata una decisione unanime. Nonostante sia l’unico paesaggio confinato, è quello che ci ha regalato il maggior senso di libertà. Apertura mentale e libero flusso di sensazioni positive.

Te ne rendi conto quando una strana magia ti apre la mente, i pensieri si trasformano e ti viene voglia di alzarti e camminare.

Così ho fatto. Mi sono incamminata senza niente e senza dire niente. Non avevo niente tra le mani, non avevo niente ai piedi… Mi muovevo libera. Zero vincoli, zero barriere se non quella colorata dei coralli.

Mi è venuto naturale decidere di andare verso destra dove la spiaggia si trasformava in una scogliera dalle rocce piatte e poi di nuovo in spiaggia… E poi di nuovo in scogliera. La lingua di terra si allungava per 5 chilometri.

Mi piaceva sentire la roccia sotto ai piedi, le conchiglie incastonate mi sembravano piccole lumache in vita, i granchietti giocavano a nascondino e piccoli spazi insabbiati mi permettevano di fare qualche morbido passo.

Dopo la prima parte di roccia, una piccola spiaggia. Mi sono fermata. Guardavo il punto da cui ero partita da un’altra prospettiva, lo vedevo là, alla mia sinistra. Era lontano ma non troppo. Non avevo fatto fatica ad allontanarmi e sarei tornata indietro volentieri. Guardando l’orizzonte, le onde formavano una schiuma bianca sbattendo sulla barriera corallina. La baia e i suoi fondali creavano tre tonalità: trasparente, verde smeraldo e blu. Erano come tre fasce distinte.

Non so perché ma non sarei mai andata oltre la fascia trasparente.

Forse avevo paura degli animali. Vedere una razza sgusciare fuori dalla sabbia, è stato assurdo. Quasi mi sono spaventata! Era di un grigio metallizzato e di media grandezza. Non era grande e nera come la immaginavo.

Oggi magari deciderò di camminare verso sinistra. Mi libererò da quella parte. Il fatto di aver esplorato solo quella di destra, stamattina mi rende instabile, quasi sbilanciata.

Obbiettivo della giornata:

ritrovare l’equilibrio.

Erica, anzi Atmosferica.

La vita da campeggio.

Eccomi oggi con un articolo abbastanza tecnico con cui voglio parlarvi dell’essenziale, divertente, rilassante ma stancante, vita da campeggio.

Metto in conto il fatto che qualcuno di voi possa essere alla ricerca di informazioni, e stia navigando sul web per reperirne il più possibile in modo da organizzare il proprio viaggio.

Stiamo risalendo la costa ovest dell’Australia, siamo partiti il 28 dicembre da Perth, unica vera città del Western Australia e la nostra ultima tappa sarà Exmouth, un migliaio di chilometri più a nord.

Dormiamo in un Van, non mi piace dargli poca importanza tanto che ha acquisito sin da subito un suo nome proprio: Vando.

Ogni giorno risaliamo di circa 200 chilometri in modo da godere di ogni spettacolo lungo la strada con tutta calma e senza accumulare troppa stanchezza.

Attraverso i miei articoli di ogni giorno potete leggere i nomi delle tappe meritevoli, ora però, vi voglio dare informazioni dettagliate per affrontare al meglio le vostre soste in campeggio.

Direi che potrei procedere con un elenco puntato dal quale estrapolerete le informazioni a voi utili e potrete fare tesoro dei miei consigli:

  • Scaricate sul vostro smartphone l’applicazione: WIKI CAMPS AUSTRALIA. Indipendentemente da quale sia il vostro itinerario, sulla mappa dell’intera Australia potete vedere dove sono situate le aree camping e a quale distanza rispetto alla vostra posizione. Attraverso icone colorate, è semplice capire se il campeggio sia più o meno fornito (barbeque, acqua potabile, corrente, lavatrici, cucina, Wi-Fi e così via). Il numero di telefono non manca e nemmeno l’indirizzo. L’applicazione è a pagamento, costa circa 4 euro ma vi assicuro che è un ottimo investimento. Voto 10 a Wiki Camps Australia.
  • La cosa migliore da fare, una volta ripartiti verso la meta successiva, è quella di chiamare e verificare che ci sia disponibilità. Ci è successo di non chiedere in tempo e, una volta arrivati in loco, di non trovare posto. In quel caso siamo stati costretti a proseguire per altri 60 chilometri, dove l’applicazione identificava altri due campeggi.
  • La prenotazione telefonica è molto semplice e veloce. Alcuni campeggi chiedono il numero della carta per la conferma, altri vogliono solo sapere il numero delle persone, quante notti intendente fermarvi e se volete la presa della corrente. Bisogna ovviamente lasciare Nome e Cognome, dopodiché è fatta. Il consiglio è quello di chiamare prima di allontanarsi troppo dai centri abitati perché poi si rischia di non avere rete per qualche centinaio di chilometri.
  • Voglio assolutamente parlare della pulizia. Bagni spaziosi tenuti alla perfezione e mai maleodoranti. Cucine funzionanti e molto grandi attrezzate con fornelli, piastre, tostapane e forni a microonde. Il consiglio è quello di avere sempre con voi un piccolo fornello a gas, ma vi assicuro che lo userete in poche circostanze.
  • Le lavatrici funzionano con una moneta da uno/due dollari ma eventualmente c’è la possibilità di lavare i panni a mano in grandi lavandini e poi di stenderli in aree comuni. Procuratevi delle mollette! Il vento è sempre presente.
  • Il costo di uno spiazzo varia dai 30 ai 50 dollari di media. Dipende dal numero di persone e dalla posizione del campeggio. Se volete l’attacco esterno per la corrente, il costo aumenta di 4/5 dollari.
  • Sull’applicazione, vi dicevo che potete sapere sin da subito se è disponibile una rete Wi-Fi. Ecco su questo punto sarò severa visto che per me è essenziale per poter comunicare con voi 🙂 . Il servizio non è mai troppo efficiente e non copre tutta l’area del campeggio. Per questo motivo occorre posizionarsi in punti precisi per avere una connessione decente. A parte ciò, la rete 3G non manca mai.
  • Fate in modo di arrivare a destinazione entro e non oltre le 17. Con il buio non è semplice gestire cena e doccia, soprattutto se siete un gruppo formato da più di due persone. In campeggio il vostro bioritmo inizierà a seguire la notte e il giorno, la luce e il buio. Vi abituerete ad andare a dormire presto e a svegliarvi con la natura.
  • Un altro consiglio importantissimo: non risparmiate MAI sull’acqua. Spesso non è potabile o comunque il sapore e l’odore non sono invitanti. Se riuscite usate la vostra acqua anche per cucinare, per farvi il caffè o il thè.
  • Se campeggiate per più di una notte nella stessa area, potete sfruttare il frigorifero e il surgelatore. Due giorni fa finalmente mi sono potuta permettere un gelatino dopo cena o una tazza di latte a colazione.
  • Un’altra nota negativa è per l’attacco della corrente. Molto spesso è in posizioni che non permettono di inserire l’adattatore. Ad ogni modo potete usare le prese in cucina o nei bagni.

Mi sembra di avervi dato molte informazioni utili.

Cosa ne pensate?

Non avevo mai avuto esperienze in campeggio prima d’ora e devo dire che mi sta piacendo. Le risate nel mezzo della notte, le botte contro gli spigoli nel buio, la luce negli occhi la mattina e le chiacchierate davanti alla luce di una candela. È una vita essenziale, tre paia di pantaloni e tre magliette che girano, una trousse con shampo, bagnoschiuma e spazzolino, asciugamano, spazzola e infradito. Non serve molto altro.

Le temperature la notte si abbassano ma una felpa e un sacco a pelo, sono più che sufficienti. Le risate sono assicurate. Fate scorta di zucchero, sale, olio e aceto. Vi suggerisco piatti e posate di plastica, una pentola e un pacco di sorrisi.

Se qualcuno russa, cercate di farvi cullare dal dolce suono per prendere sonno. Abituatevi a dormire stretti e se la mattina la schiena chiede aiuto, stiracchiatevi per bene. Qui sulla costa ovest non ci sono troppe zanzare ma armatevi di zanzariera in modo da non dover interrompere il vostro sonno e trovarvi a parlare di ufo e alieni per un’ora aspettando di riprendere il sonno.

Dovrete viverla così, lo spirito deve esser questo.

Mi raccomando 🙂

Per chi volesse altre informazioni dettagliate, sono qui!

Oggi direzione Coral Bay! Ciao amici, ci sentiamo domani!

Erica, anzi l’Inviata Speciale.


Ps: nella foto potete vedere Vando pronto per la sua prima notte all’aria aperta. Era emozionato!

Zero aspettative. Zero scimmie.

Non avere troppe aspettative, è il modo migliore per godere di ogni bellezza.

Un incontro casuale, che sia con la natura o con una persona mai vista prima, se privo di aspettativa può trasformarsi in una grande sorpresa indimenticabile.

Può lasciare il segno.

Ogni novità, solo per il fatto che non ci è dato conoscerla prima di quel momento, è di per sè qualcosa di straordinario.

Non ordinario.

Quei pellicani sono stati per me una sorpresa straordinaria.


Abbiamo campeggiato per tre giorni a Denham, una piccola località situata sulla frastagliata penisola di Shark Bay. Non vi nascondo che un’intera giornata l’ho voluta trascorrere nel dolce far niente, nel relax più totale immersa nelle mie scritture che tanto sto amando.
Ieri il programma è stato quello di spendere l’intera giornata nel famoso resort di Monkey Mia.

No, di scimmie nemmeno l’ombra.

ZERO

SCIMMIE

🙂

Questa piccola oasi è famosa in tutto il mondo ed è meta di numerosi turisti. Si affaccia nel bacino che si crea tra la penisola di Shark Bay e la costa. In questa parte protetta, tra le insenature della costa peninsulare, trovano il loro habitat naturale delfini, tartarughe, pellicani e razze.

Non avevo aspettative.

Arrivati a Monkey Mia, situata a 26 chilometri a nord-est rispetto a Denham, abbiamo pagato l’ingresso 10 dollari a testa per l’intera giornata e parcheggiato il povero Vando in una grande area di terra battuta. Purtroppo per lui, non c’era mezzo metro quadrato d’ombra.

“Bene, andiamo a vedere un pò…”, mi sono detta.

All’entrata, per arrivare dall’altra parte era obbligatorio il passaggio all’interno di un piccolo negozio. Classico dei musei e dei centri turistici, vendeva piccoli oggetti, gadget e porta fortuna.

Ho passato il tutto senza interessarmi molto, ero curiosa di vedere cosa si nascondeva dietro quella casetta in legno di media grandezza che mi separava dal mare.

Sulla spiaggia di sabbia fina, un gruppetto di pellicani si rilassava. Sono rimasta colpita. Mi sono avvicinata. C’era quello che stava in piedi e si guardava intorno con aria attenta, l’altro che se ne stava accovacciato a riposo con gli occhi chiusi formando una palla ovale di pelo, quello che stava seduto ma con occhi vispi mi guardava.

Avevano grandi becchi, lunghi! Sproporzionati rispetto al corpo! Ho visto che uno di loro lo apriva credo per sbadigliare. Mi ha fatto impressione e per imitarlo ho simulato l’apertura con le mie braccia un po’ come quando si canta ai bimbi la canzoncina de “Il coccodrillo come fà…”

Ridevo…

AHAHAHAHAHAH 🙂

Ho visto anche una tartaruga. Nuotava placida sotto il molo di legno sul quale mi sono seduta con i piedi a penzoloni. Si muoveva senza muoversi, come se fosse trainata da un filo invisibile. La dolcezza con cui nuotano le tartarughe è davvero impressionante. Scivolano nell’acqua senza il minimo sforzo.

Non avevo aspettative.

I delfini non li ho visti, le razze nemmeno.

È stato bellissimo, straordinario.

Niente di ordinario.

Erica, anzi Atmosferica.


Ps: guardate il cielo nella foto. Nuvole di un grigio molto scuro, avrebbero voluto nascondere l’alto azzurro intenso e il sole.

Avrebbero voluto…

Shell Beach.

Era una spiaggia di conchiglie salate. Piccole e bianche, a punta o rotonde.
Erano milioni, miliardi o forse infinite.

Una distesa candida che facevo fatica a credere fosse reale.

Shell Beach, la spiaggia delle conchiglie.

Il sole batteva a picco sopra la mia testa, erano le due del pomeriggio, il momento più caldo della giornata, ma volevo resistere.
Protezione sulla faccia e, come al solito, litri di acqua.
Generalmente le temperature calde e insopportabili si alternano ai 30 gradi ventilati ma non era quello il caso.

Dicevo che quella spiaggia, in mezzo al niente, si bastava. Non aveva bisogno di null’altro per sembrare una meraviglia senza confini.

Per arrivare alla riva, una serie di dune, mi facevano perdere per un momento la visuale del mare. Quando sembrava fosse l’ultima, ne arrivava un’altra.

Su e giù, su e giù.

Sole troppo caldo. Sì, mi stava cuocendo.

Volevo bagnarmi la testa, dovevo mettermi una protezione ancora più alta.

“Mattia? Mettiamo la 100?”

Erica resisti.

Finalmente alla riva, abbiamo scoperto l’orizzonte. L’acqua era cristallina, molto bassa e calda. Per più di cento metri, potevi camminare verso l’infinito senza che il livello superasse la metà del polpaccio. Per questo motivo era calda.

Era calma. Onde inesistenti. Caratteristica predominante delle spiagge qui nei dintorni.

Francesca ha iniziato a camminare, la vedevo allontanarsi e farsi sempre più piccola. Io ho trovato un punto di pace a pochi metri dalla riva. Mi sono sdraiata a pancia in giù e non ero completamente sommersa.

A parte qualche voce di turisti francesi, tutto era in pace. Non guardavo verso l’orizzonte, ero parallela rispetto a lui e Mattia era a pochi metri da me. Per qualche minuto seduto, per altri sdraiato.

Silenzio.

Mi sono raccontata delle storielle sulla vita, giocando con le piccole conchiglie incastonate nella sabbia. Mi sono rilassata e non sentivo più il caldo. Stavo bene.

Francesca tornava. Camminava, camminava, ma non arrivava mai. Si stava avvicinando a noi ma era sempre lontana.

Scavando con la mano, ho scoperto la sabbia sotto le conchiglie. Era color creta, un grigio scuro, nettamente in contrasto con il bianco brillante.

Stringevo manciate di conchiglie tra le mani e le portavo fuori dall’acqua. Le guardavo, le scrutavo e ad ogni manciata, speravo di addocchiarne una diversa, speciale.

Non sapevo quanto tempo fosse passato, forse mezz’ora, forse dieci minuti. Per l’ennesima volta ero piena, sazia di acqua e natura.

Sale e conchiglie.

Storie e racconti.

Iniziavo a pensare di averne abbastanza quando Mattia mi dice:

“Io sarei a posto…”

“Anche io…”

Avevamo ascoltato il silenzio.

Avevamo imparato abbastanza.

Erica, anzi Atmosferica.

Attivate l’Amore.

Una mattinata tranquilla, riflessiva e meditativa, mi ha chiesto di riflettere sull’Amore.

Ho deciso così di isolarmi, trovare un piccolo angolo di pace, dove abbandonarmi alla quantità di Amore, Verità e Purezza che questo cammino mi sta continuamente regalando.

Guardo con Amore posti meravigliosi, paesaggi incantevoli dai colori impensabili. Scatto fotografie, respiro profondamente a pieni polmoni, mi prendo il tempo necessario per godere di una bella sensazione o del sapore dell’acqua salata.

Rido. Rido tantissimo.

Spesso senza un chiaro motivo.

Ma rido. Lascio fluire ogni energia.

L’Amore mi sta aiutando a raccontare parole silenziose che gridano con forza la loro voglia di vivere.

Di uscire.

Oggi mi sento così.

Profonda e calma.

Mi sto fermando, ho bisogno del mio tempo e del mio spazio. Momenti di solitudine sento siano la giusta compagnia.

Vi invito a leggere lentamente:

Per mantenere attivo il flusso dell’Amore, oggi, trova il tempo di concentrarti ogni volta si presenti l’occasione, sui differenti profumi dell’Amore nel tuo Cuore. Quando li noti, il semplice atto di mettere attenzione all’Amore, aiuta a renderlo un’intima parte di te.

I profumi dell’Amore, includono, come segue: apprezzamento, gratitudine, diletto, affetto, idillio e attrazione personale.

Se apprezzi quanto deliziosa sia la mattinata, prenditi un momento per sentirlo e dì a te stesso: ” Questo è Amore!”.

Quando ti rallegri per una telefonata di un amico o per il sapore di un pranzo delizioso, dì a te stesso: “Questo è Amore. Queste non sono cose da niente!”

L’Amore è per sua natura gentile e molte esperienze sono infuse d’Amore anche se siamo entrati nell’abitudine di rendere l’Amore un’emozione grande e forte…

…può anche esserlo ma, provare gratitudine per una parola cortese, è altrettanto tenero quanto un idillio.

Quando cominci a notare questi profumi d’Amore, la tua consapevolezza si espande naturalmente, quindi, diventa più facile fare quei gesti di amorevole gentilezza e compassione che sono espressione del tuo vero “SÈ”.

Tutto comincia nella consapevolezza

specialmente l’Amore universale

di cui è imbevuta

l’intera creazione.

Namastè.

Deep Chopra – “Il potere delle energie vitali”


Camminavo sul pontile in legno di Hamelin Pool.

L’ennesimo paradiso.

Una piscina naturale dal dolce nome.

Nel tragitto da Kalbarri a Shark Bay, è stata una tappa meritevole.

Ora…

Attivate l’Amore e potrete percepire il silenzio delle mie parole.

Erica, anzi atmosferica.