Milano – 13719 km.

Hello!!

Eccomi oggi con tante cose da raccontarvi. Non so se questi articoli più descrittivi che emozionali vi appassionano, ma ogni giorno cerco di attenermi il più possibile alle sensazioni ed esperienze delle 24 ore che mi separano dall’articolo precedente.

Insomma, come avrete capito, scrivo poesie quando mi sento poetica, descrivo le nostre gite quando mi sento inviata speciale e lascio scorrere tutto nel modo più naturale. Non penso mai prima di lasciarmi andare nella scrittura, anzi, vi dirò che quando ripercorro nella mente aneddoti da raccontare, non trovo facilmente le parole che invece sono lì ad aspettarmi quando scrivo.

Che sensazione di magnifica pienezza!

Vi dicevo che ieri è stata una giornata molto intensa. Uno stato di insofferenza ha aperto le danze a inizio giornata, ma fortunatamente sono riuscita a smaltirlo nel giro di poche ore.

Come prima tappa, abbiamo scelto la Chocolate Factory. Dovete sapere che questa regione, oltre che per la produzione  di buon vino, è famosa per il cioccolato. Il fatto che ci fossero assaggi liberi, ha attirato subito la nostra golosità. Arrivati sul posto, un mega-store di cioccolato in tutte le forme e salse si è aperto dietro quella porta. Cioccolato bianco, al latte e fondente era pronto per il test all’interno di grandi ciotole di acciaio e sì, abbiamo fatto il pieno. Al costo di 11 dollari ci siamo comprati una confezione di plastica trasparente che conteneva tre invitanti dolcetti: nocciole, anacardi e mandorle ricoperti di cioccolato al latte.

Vi ho fatto venire l’acquolina in bocca?

Noi siamo due golosoni senza eguali, il che non è sempre cosa buona e giusta.

🙂

Un paesino sulla costa, a pochi chilometri, offriva la visita al molo più lungo dell’emisfero australe. Questa particolarità ci ha subito attratti. Quasi due chilometri di passeggiata, 25 minuti di percorrenza all’andata e altrettanti al ritorno.
Pagato l’ingresso di 3 dollari, una lunga palafitta in legno e cemento, si estendeva davanti a noi.

image

La fine lontana, ragazzetti si divertivano con tuffi dove l’acqua era più alta, ma comunque dal fondale trasparente. Dopo un migliaio di metri l’acqua si è fatta nera e la mia mente ha iniziato a spaziare come al solito. Immaginavo imponenti alghe sui fondali, grandi pesci e anche squali. La passerella era talmente lunga che due binari permettevano al trenino rosso di trasportare anziani, bambini troppo piccoli o chi non volesse/potesse camminare.

image

Arrivati alla fine, mi sentivo orgogliosa come uno scalatore che raggiunge la vetta più alta. Un cartello diceva che eravamo distanti dalla riva 1841 metri e raccontava anche di quanto fossero lontane le più grandi città del pianeta. La segnaleticaa indicava anche la direzione da prendere, nel caso si avesse avuto l’intenzione di partire per un viaggio immaginario.

New York – 18 874 km a destra, tutto dritto verso l’orizzonte.

Paris – 14 300 km a sinistra, tutto dritto all’orizzonte.

Una lavagnetta nera, invitava ogni turista a scrivere la distanza dalla propria città.

My Home Milano – 13 719 km

Che brivido!

Ho mandato la foto alla mia famiglia, avendo calcolato la distanza, mi sentivo tanto lontana quanto vicina. Un mix di emozioni. Forse avrei voluto iniziare a correre sulla superficie del mare per raggiungerla, ma la tempestività con cui potevano rispondere ai miei messaggi, ha subito calmato e colmato la sensazione di oceanica mancanza e distanza.

Forse il mio papà ha capito che avevo bisogno di sentirlo vicino. Verso sera, io e Mattia stavamo cucinando due abbondanti porzioni di penne rigate con tonno e fagioli.

Un altro momento di malinconia mi ha travolta. Avrei voluto offrirne un po’ alla mamma, al papà e alle mie tre sorelle.

Ho mandato la foto della grande pentola stracolma di pasta con il seguente invito:

“Abbiamo esagerato con le porzioni, se ne volete un po’, ce n’è per tutti!”

Il mio grande papà mi ha stupito un’altra volta.

“In quale campeggio siete che vengo a mangiare la pasta!? Però devo ripartire subito!

image

Con un fotomontaggio mi ha fatto sentire la sua vicinanza.

Papà sei mitico.

Erica, anzi Atmosferica.

 

Lake Cave.

La grotta del lago, Lake Cave.

Arrivati a Margaret River verso l’ora di pranzo, il brutto tempo persisteva e una pioggerellina invisibile e insistente creava un’atmosfera autunnale.

I vigneti incontrati sulla strada erano fermi, nessuna possibilità di lavoro all’orizzonte. È stato strano vedere così tante aziende agricole totalmente deserte. Curate alla perfezione ma deserte.

Nell’articolo di ieri vi ho parlato di Margaret River come una regione piena di curiosità e posti da vedere. Bene, siamo qui anche per questo ovviamente.

Una volta fatto il check-in al campeggio, abbiamo curiosato sui numerosi depliants esposti in reception. Le quattro grotte disposte a pochi chilometri l’una dall’altra sulla costa, hanno subito attirato la nostra attenzione.

“Andiamo qui! Cave Lake!”

Già solo la foto aveva dell’incredibile ma volevamo vedere con i nostri occhi.

Una ventina di minuti di strada tra vigneti su sfondo grigio e foreste.

Alle 14.30 iniziava il tour guidato. Una simpatica signorotta bionda ci ha portati a scoprire quella meraviglia sotterranea raccontandoci passo per passo ogni curiosità. Due centinaia di gradini ci hanno portato giù ma non ancora sotto terra.

La guida ha introdotto la visita presentandosi e parlandoci della storia della grotta. Con stupore ho potuto apprendere che la scoperta di quello spazio nascosto, risale a pochi anni fa. Nel 1897 due amici si sono avventurati tra le insenature delle rocce con delle torce, solo 5 anni dopo la Lake Cave è stata aperta al pubblico, nel 1902.

Mi sono quasi sentita fortunata a far parte di quel pubblico.

La voglia di scendere ancora più giù era forte. Dopo alcune raccomandazioni, abbiamo proseguito il percorso.

Attenzione alla testa quando scenderete dalla prossima rampa di scale.

Superato quel punto non mancherà lo spazio.

Vietato toccare le rocce.

Ok, andiamo.

Una volta giunti alla successiva piattaforma in legno, già si vedeva una parte della grotta. Roccia bianca umida sopra la testa, formava stalattiti. La guida ha acceso le luci che seguivano il lato di una passerella. Quelle stesse luci permettevano di vedere l’acqua e di realizzare la grandezza degli spazi.

La passerella era illuminata fino ad un certo punto. Era chiaro che il percorso guidato, aveva la finalità di far concentrare noi turisti su quella prima parte. Era evidente che la grotta continuasse e che ci fossero altre piattaforme in legno ad attenderci.

Delle goccioline fredde mi colpivano la testa facendomi ogni volta sobbalzare. L’atmosfera di mistero mi creava uno stato di tensione.

Ma volete sapere una cosa?

Quelle gocce di acqua, vivevano tra le rocce della grotta da dieci anni.
Essendoci un tempo piovoso, mi veniva spontaneo pensare che fosse acqua piovana.

E invece no.

Acqua piovana di dieci anni fa che dopo tutti questo tempo, ha bellamente deciso di cadere sulla mia testa.

Pazzesco.

Dopo brevi spiegazioni, mantenendo sempre un tono di voce tranquillo, la guida ci aspettava al successivo spiazzo.image

Sporgeva dalla parete la roccia del drago. Stalattiti e stalagmiti si erano spinte a formare una forma umida che rappresentava a tutti gli effetti i lineamenti di un mostro delle caverne.

Mi sono concentrata per un momento e in effetti sì, era anche abbastanza inquietante. La mia immaginazione è arrivata anche a farlo muovere.

Erica, è fatto di roccia. Rilassati.image

Un’altra parte di grotta, illuminato il terzo pezzo di passerella, nascondeva una parete estremamente attiva. Le gocce d’acqua cadevano con una frequenza notevole fino a formare una stalagmite a forma di cervello.

The brain.

Sì, magari non riuscite ad immaginarla. La cosa che dovete fare è spaziare con la fantasia. Goccia dopo goccia, l’acqua si era sedimentata fino a formare una forma tonda, tridimensionale ovviamente. La caratteristica che faceva pensare al cervello era la superficie. Si erano formate delle ondine, delle pieghe naturali che rimandavano alla superficie cerebrale.
Un altro motivo per cui quella parte di roccia fosse chiamata così, era sicuramente il fatto che fosse l’unica tutt’ora attiva.

Un’altra formazione impressionante era quella delle colonne. Stalattiti (dall’alto) e stalagmiti (dal basso), si incontravano a metà strada dando origine a vere e proprie colonne portanti o sospese sopra il livello dell’acqua.image

Giunti all’ultimo step, la guida ha acceso tutte le luci che fino a quel momento avevano segnato la nostra strada. In un secondo momento ha illuminato solo il drago: da quella prospettiva sembrava ancora di più un vero mostro.

Poi ha spento tutto.

Un’emozione incredibile. Il buio pesto ci ha avvolto e la sua voce di sottofondo ci spiegava che quando la grotta è stata scoperta era così, totalmente al buio. Un uomo lì sotto, senza la luce, si troverebbe totalmente disorientato nel giro di venti minuti.

Ha smesso di parlare.

Io mi sentivo disorientata dopo trenta secondi. Non avrei mai mosso un passo senza la luce nonostante sapevo che la piattaforma in legno fosse abbastanza grande.

Spero di essere riuscita a portarvi laggiù insieme a me.

Erica, anzi Atmosferica.

Altro giro, altra corsa.

Un po’ come quando bisogna scegliere un ristorante per la cena, decidere se mangiare carne o pesce, assaporare un bicchiere di vino rosso o di vino bianco, ci siamo trovati stamattina a valutare se spostarci 200 chilometri verso nord-ovest (Margaret River) o se dirigerci 350 chilometri a sud-est (Albany).

Per noi è diventato normale dover macinare ogni giorno queste distanze.

Non l’avrei mai detto ma sì, lo sto dicendo.

Se penso a quante volte ho percorso centinaia di chilometri in Italia, mi rendo conto che è successo solo in occasione delle vacanze estive, oppure per fugaci week-end quando la voglia di toccare la costa ligure era tanto convinta da non badare allo stress del viaggio.

Qui invece solo pochi bivi fanno rallentare la corsa e lo stress non è un nostro problema. Una volta che ci mettiamo in strada, inizia ogni giorno un viaggio anche interiore continuamente stimolato dai paesaggi e dai testi di canzoni rappate o più tranquille.

Ieri siamo arrivati a toccare Manjimup, a sud di circa 150 chilometri da Donnybrook, la meta iniziale.

La grande perturbazione continua ad accompagnarci ed è strano anche questo.

Non credete?

Questo grande cielo, quando si arrabbia sembra ancora più grande. Mi viene inevitabilmente da pensare al tempo atmosferico in Italia. Quando in una città piove, capita che in un’altra distante anche solo 50 chilometri ci sia il sole.
Qui, il maltempo ci sta seguendo da due giorni, anzi no, sta semplicemente coprendo una vastissima area.

Piove, fa freddo e vi dirò che tra poco recupero un paio di calze.

Piedi freddi.

La giornata di ieri, è stata comunque una scoperta. Dalle porte di Donnybrook una Farm dietro l’altra. Ci siamo fermati alle prime due e le parole delle due bionde ragazze con cui abbiamo parlato, sono state chiare:

“La raccolta inizierà tra un paio di settimane.”

Piante di mele e pere disposte su lunghe file perfettamente allineate, vigneti immensi coprivano aree pianeggianti o piccole colline con terreno leggermente in pendenza. Ho visto campi di ulivi, prugneti, animali al pascolo come mucche marroni e maculate, pecore e cavalli.

Dicevo che sono state per noi scoperte, abbiamo finalmente visto con i nostri occhi come si presentano le tanto rinomate Farm. Molto semplicemente sono case, spesso belle case, che controllano piantagioni di diversi tipi, affiancate l’una all’altra. L’attività di ognuna era ferma.

Farm ferme.

🙂

Grandi cartelli scritti a mano, segnalano dalla strada la vendita di frutta per chi volesse fare rifornimento. Per noi sono stati solo segnali di un possibile lavoro.

Bene, dopo aver constatato che l’attività inizierà con l’arrivo di febbraio, abbiamo deciso di spostarci.

Margaret River è una meta turistica posizionata sulla costa a sud di Perth. Dalle previsioni meteo abbiamo visto che la perturbazione si spinge fino a lì e da guide informative, abbiamo letto che è il periodo per la raccolta dell’uva.

Se anche lì non troveremo fortuna, sfruttiamo comunque l’occasione di restarci qualche giorno per godere delle famose bellezze di quei posti.

Siamo tranquilli e pieni di ottimismo e pazienza cari amici lettori, grazie a Vando ci sentiamo invincibili.

Erica, anzi Atmosferica.

Il confine.

Stamattina ore 8.30 ho alzato la mascherina che uso da qualche giorno per non svegliarmi con la luce puntata negli occhi. Sì è stato il regalo di Jason per il mio compleanno. Una simpatica mascherina di Tiffany con tanto di brillantini, legata ad un’immagine cartonata del volto dell’attrice. Non avrebbe potuto avere idea migliore! Stavo già pensando di comprarmela per evitare di costruire ogni sera tende artigianali con asciugamani e felpe.

Dicevo… Ho levato la mascherina e il cielo a ovest era limpido e azzurro. Il tempo di preparare Vando per il viaggio e si stava già comprendo. Da est avanzavano grandi nuvoloni grigi e il freschino non mi ha permesso di liberarmi della felpa.

Se fino a cinque minuti prima l’idea era quella di andare in gita a Penguin Island, è bastata quella visione unita ad un brivido di freddo per cambiare programma.

“Mattia!? Direi di ribaltare le nostre intenzioni. Niente Penguin Island… Direzione Donnybrook alla ricerca di lavoro. Che ne dici?”

“Concordo pienamente!”

Bene, come al solito non c’è stato bisogno di grandi discussioni per trovarci d’accordo.

Ci siamo preparati, abbiamo dato un’occhiata all’olio per controllare fosse al giusto livello e via… Vando era pronto. Noi pure.

Dopo aver fatto tappa Cappuccino Take-Away e aver rubato 10 minuti di connessione Wi-Fi al bar per controllare la strada con calma, siamo partiti.

Ora siamo in viaggio.

J-Ax ci sta dando un po’ di carica e canto per stemperare un po’ la tensione.

Sì perché mi sento abbastanza agitata. Sto per l’ennesima volta uscendo dai confini della normalità o della routine di viaggio. Mi sento come se stessi andando ad un colloquio di lavoro senza sapere con chi dovrò parlare.

Donnybrook è un paese a sud di circa 200 chilometri ricco di aziende agricole tutte specializzate nel Fruit Picking (raccolta della frutta) e nel Fruit Packing (imballaggio della frutta). Ci presenteremo e chiederemo lavoro cercando il contatto diretto con il contadino o il responsabile in loco.

Ne so quanto voi.

Per la raccolta è giusto andare a cercare nel posto giusto durante la stagione giusta e sembra che ci siamo dentro in pieno.

Mele, avocado e pere dovrebbero andare per la maggiore in queste zone.

Per quanto riguarda il pernottamento, anche lì ci sono diverse alternative. Potremmo andare in campeggio, dormire in ostelli o in Working Hostel. Questi ultimi sono dormitori dove i gestori sono convenzionati con le Farm.

Della serie: “Tu dormi da noi pagando vitto e alloggio, e noi ti mettiamo in contatto con le aziende agricole dei dintorni.”

Avendo Vando, vorremmo evitare di spendere soldi per dormire in ostello. Lui è tanto comodo e confortevole. Non ci separeremo da lui molto facilmente.

Vi dicevo che sto di nuovo uscendo dai confini. Tutto nuovo. Lavorare la terra sarà un’esperienza diversa. Vedrò animali di ogni genere, conosceremo viaggiatori provenienti da ogni luogo.

I serpenti no, quelli preferirei non incontrarli.

Non so quanto ci metteremo a trovare un’occupazione, non so quanto sarà la paga. Sappiamo che dovrà aggirarsi intorno ai 20 dollari all’ora ma se verremo stipendiati a cottimo, allora lì dipenderà dalla nostra capacità e resistenza.

Vando corre sull’asfalto. Il cielo è colmo di gonfie nuvole che corrono insieme a lui. Il sole non c’è e abbiamo fatto bene a lasciare Rokingham senza aspettare un altro giorno.

Beh… Io sono carica e voi??

Concluderei con una citazione tratta da una serie televisiva che la maggior parte di voi avrà seguito con passione.


Ad un certo punto devi prendere una decisione.
I confini non tengono fuori gli altri, servono solo a soffocarti.
La vita è un problema e noi siamo fatti così.
Quindi, puoi sprecare la tua vita a tracciare confini, oppure puoi decidere di viverli superandoli.
Ma ci sono dei confini che è decisamente troppo pericoloso varcare.
Però una cosa la so: se sei pronto a correre il rischio, la vita dall’altra parte è spettacolare.

Dr. Meredith Grey (Ellen Pompeo)
dal film “Grey’s Anatomy” di Serie TV

Valentina.


Oggi ci siamo svegliati con un leggero freschino che solleticava i piedi. Il cielo è nuvoloso e non è la giornata giusta per l’escursione che avevamo in programma.

Felpa e pantalone lungo sono necessari per placare i brividi e un bel thè caldo per colazione, per riscaldare lo stomaco.

Siamo a Rockingham, un piccolo paese a 50 chilometri a sud di Perth. Nel tornare da Wave Rock non siamo nemmeno passati dalla città, decidendo di venire direttamente in campeggio.

La gita a Penguin Island quindi, slitta a domani sperando che il brutto tempo sia solo di passaggio. Dopo di che, procederemo con la ricerca del lavoro.

In foto vi mostro il paesaggio in viaggio attraversato al ritorno. Per chi avesse letto l’articolo di ieri, può ovviamente ritrovare colori, atmosfera e particolari descritti.

Non sembra anche a voi la savana?

Dai, lasciatemi fantasticare. Ve l’ho detto che non riesco a controllare la mia immaginazione! Forse nella savana l’erba è talmente alta che spesso non si vedono gli animali nascosti pronti all’agguato.
Beh, qui non è così! Questo foglio di erba secca è tenuto alla perfezione e qualsiasi figura in movimento, balzerebbe all’occhio.

On the way ho fatto anche un breve video, un minuto per farvi viaggiare insieme a me. Appena avrò una connessione Wi-Fi lo caricherò su YouTube e con il sottofondo di una bella canzone che sceglierò, potrete anche voi sentirvi i miei compagni di viaggio per 60 secondi.

Dai, però dovete ammetterlo che già adesso, state esplorando insieme a me. Io ce la sto mettendo tutta!

Impegno, passione e costanza.


Bello scrivervi dalla mia seggiolina pieghevole da campeggio. C’è una pace delicata e ognuno qui, mantiene un tono di voce basso, rispettando la quiete e la tranquillità dei vicini. Una bimba si aggira con la sua bicicletta verde-acqua davvero singolare. La sella blu cina è allungata come quelle da circo usate per le acrobazie e il manubrio alto. Le ruote e i pedali sono bianchi.

Passa davanti a me con la faccia da furbetta e mi guarda vanitosa mostrandomi il suo mezzo assai particolare e la sua bionda bambola che tiene con un braccio.

Quello sguardo buono ma estremamente convinto, mi fa ripensare alla mia amica Valentina. Anche la sella blu cina, mi rimanda inevitabilmente ad una poesia che ho scritto qualche giorno fa pensando a lei, la mia amica. Lei che ama vestire di blu, non facendo mancare mai particolari accessori intonati.

Ve lo faccio leggere ovviamente. Buona lettura e soprattutto, speriamo che domani sia una giornata splendida.


VALENTINA…

…è come un fiore blu, ogni giorno aspetta la luce per crescere un po’ di più e quando arriva il buio, chiude i petali delicati formando un cuore, non so…una forma d’amore.

Quando arriva lei, arriva anche la pace. La contraddistingue la serenità, nonostante abbia dovuto fare i conti con alcune avversità. Con passo deciso e lo sguardo alto, nessuno fermarla potrà, perché solo lei sa quanta forza ha e quanta vita ancora costruirà.

La vedo cucinare nella sua casa accogliente, studiare formule nelle sue ore di calma apparente e poi, sul divano giocare con Tigro, l’animale che l’ha fatta sognare con qualche pallina e simpatia singolare.

Mi piace di lei il suo sorriso che si apre raramente, dovete sapere che ha degli occhi a volte, che mi pare un serpente. Con aria scherzosa ma severa, mi ammonisce sventolando la bandiera.

“Erica, mi raccomando… Sii sempre vera!”

Le piacciono cereali e insalate, cantare note stonate e quando la immagino bambina, la vedo così… Brava, seria ma birichina.

Valentina, è una grande lavoratrice! Studia, stira, lava e si programma persino la lavatrice. Sta dietro a tutto, nulla le sfugge, è furba, è attenta e quando ti ama è sempre vicina, sempre carica, molto amica…è Valentina.

Io la amo da impazzire. Da quando sono dall’altra parte del mondo, mi manca da morire.

La rivedrò, la bacerò e mai la lascerò. Faremo insieme tante cose, perché mi ama, mi rende migliore ed è blu, come quel fiore.

Erica, anzi Atmosferica.

Wave Rock.

Dalla foto potete intuire anche voi, quanto la natura si sia superata anche questa volta.

Mi sentivo sommersa dalle rocce, quelle striature di più colori davano l’idea del movimento, dell’onda. Ho provato a salire camminando sulla pendenza, trovandomi puntualmente a dover indietreggiare.

Mattia ha preso la rincorsa, riuscendo a salire di un paio di metri. Gli ho fatto una foto nella bocca dell’onda.

Lui la voleva da lì.

Io invece, mi sono arresa alla sua forza. La guardavo e mi lasciavo travolgere. Era possente e ho provato anche quella sensazione di impotenza che provo quando la forza dell’oceano mi vuole trascinare.

È difficile descrivere tanta stranezza.

Davanti alla potenza devi arrenderti, guardare, lasciarti assuefare e non pretendere di controllare, gestire o comandare.

Non c’è ragione da cercare.

Non puoi sempre pensare di immaginare e di prevedere i passi dell’universo. L’immaginazione va ad attingere comunque da realtà già viste e vissute. Non crea mai nulla di totalmente nuovo.

La natura può decidere di incurvarsi a formare un’onda anche se non si tratta di acqua, può colorarsi di rosa e formare un lago, può riunire miliardi di conchiglie in una sola spiaggia.

Tu devi stare a guardare.

Sì, e devi farlo in silenzio.

Wave Rock è un sito naturale in mezzo a innumerevoli chilometri quadrati di steppa. Continuando il breve percorso segnalato con delle frecce in legno, siamo arrivati in cima a quell’ammasso di roccia rossa e da lassù si poteva godere di una vista stupenda.

Mi sentivo un po’ il Re Leone quando guarda la savana dall’alto. Era impressionante come da lì potessi avere una visuale completa di tutto ciò che c’era intorno.

Mi sentivo una Regina.

“Ma qui non ci sono i leoni?”

…ho chiesto a Mattia.

“No, solo canguri!”

Mi ha risposto.

Mi sono fatta una risata andando oltre il reale, volevo a tutti i costi pensare che in quella distesa di erba bruciata, vi potessero vivere anche tigri, leoni, ghepardi e zebre.

E poi…

Io di canguri VIVI non ne ho ancora visti.

Sono ancora libera di lasciar galoppare la mia fantasia, popolando questa terra con decine e decine di animali qui mai vissuti.

La vista da lassù potete immaginarla come un quadro che raffigura una distesa di diversi colori chiari e scuri, verde, marrone, giallo, arancione e bianco. Ogni sezione di colore, su quel dipinto, ha una forma geometrica ed è separata da linee nette.

Finisce un colore, ne inizia un altro.

Al centro dei campi, costruzioni cubiche di fieno mi facevano capire che qualcuno si era preso cura del terreno. Lo notavo anche dal segno lasciato dai trattori, lunghe strisce a colori alterni.

Marrone chiaro,

marrone scuro,

marrone chiaro,

marrone scuro.

Erano ben identificabili le aree appena state soggette ad incendi. Erano tante. In quel caso erano bianche, con tronchi neri spezzati e rami senza vita disidratati.
Alcuni alberi però, forse i più giovani, avevano resistito. Avevano avuto più forza. Non avevano più la corteccia a proteggerli ma solo lo strato subito sottostante. Facevano impressione perchè quella nuova corteccia in fase di rinascita, brillava. Era di color bronzeo e con i raggi del sole rifletteva una luce particolare, luccicante.

Avevamo sentito qualche giorno fa di incendi divampati in queste zone. Le temperature sono alte e la siccità la senti sotto la pelle.

Mi ha fatto effetto vedere che il fuoco si sia spinto velocemente fino al ciglio bloccando sicuramente la viabilità dell’unica strada. Quando ci immaginiamo un incendio, lo vediamo comunque circoscritto ad un area, ad un bosco.

Qui no.

Quando inizia a bruciare, rischia di non fermarsi mai. Non ho idea di quanta acqua sia servita e quanti vigili del fuoco siano intervenuti per bloccare il divampare delle fiamme.

Ho l’idea solo di quel che ho visto.

Un’idea che poche ore fa, non avrei mai potuto pensare di avere.

Aprite la mente e siate pronti a viaggiare.

Erica, anzi Atmosferica.

McDonald’s.

Pensavate di vedere un’immagine che raffigurasse acqua cristallina, orizzonti infiniti e sabbia bianca?

Credevate per caso di godere per l’ultima volta della vista dei grattacieli di Perth?

Vi sbagliavate.

Oggi McDonald’s è la parola chiave.

In questi tre giorni trascorsi in città, di spiagge incantevoli non ne ho viste ovviamente. Sapete bene che il mare dista una decina di chilometri dal centro della città. Per raggiungerlo, conviene prendersi una giornata di relax e ci si arriva in una ventina di minuti con i mezzi.

Comunque, l’intenzione non era quella di vedere l’oceano. Abbiamo fatto il pieno nelle due settimane di viaggio sulla costa.

…E che pieno! Che mare! Che gioia!

Più si sale verso nord, più il vento si attenua e il mare diventa calmo e di un colore mozzafiato. Consiglio a chiunque sia a Perth, di non sottovalutare l’idea di esplorare la costa ovest. È piena di bellezze naturali e nel breve raggio di 1000 chilometri. Non si tratterebbe di un tragitto troppo lungo e faticoso.

Italiani! Anche voi… Se avete una ventina di giorni di ferie, tenete in considerazione il mio consiglio.

Vacanzina on the road sulla costa del Western Australia. Vi potrei suggerire in due parole una bella tabella di marcia: atterrate a Perth, state tre giorni in città anche per regolarvi con il fuso, noleggiate una macchina, salite lungo la costa per 4/5 giorni e poi… Giro di boa! Potete distribuirvi le tappe come meglio credete e sta a voi decidere se farle tutte all’andata, come abbiamo fatto noi, o se tenere qualcosa per il ritorno.

Mi sto dilungando ma è una questione che potrebbe interessare qualcuno.

Tornando a noi, vi stavo spiegando che abbiamo temporeggiato in città per tre giorni solo per fare delle commissioni. Ho salutato Jason con un GRANDE ARRIVEDERCI e per il resto, stare lì, è stato solo abbastanza traumatico.

Caldo infernale, ostello troppo grande, troppa confusione.

Non sono più abituata! AIUTO!

Pensando a quale poteva essere la cura per ogni stress causato dalla city, ieri sera è arrivata l’illuminazione:

ANDIAMO A SFONDARCI AL MCDONALD’S

Non me l’ero mai gustato tanto.
Alla cassa io e Mattia sembravamo due bambini impazienti. Non abbiamo badato a storie di diete e calorie.

Sentivamo solo lo stomaco brontolare e il fisico che chiedeva energia dopo quella giornata di caldo infernale.

Ce lo siamo goduto e non ci siamo fatti mancare il McFlurry al caramello per chiudere in bellezza.

Che bontà.

Una vera bomba.

Sì è conclusa così la giornata di ieri.


Ora siamo in viaggio.

Destinazione Wave Rock.

300 chilometri verso l’interno.

Rocce alte 20 metri a forma di onda oceanica ci faranno chiedere ancora una volta quanto sia divertente e bizzarra la natura.

Erica, anzi Atmosferica.

Ri-partiamo in due.

Buongiorno Amici.

Si aprirà da domani un altro capitolo di viaggio. Direi il terzo. Identifico il primo con l’arrivo e la permanenza a Perth, il secondo con il viaggio fino a Exmouth con Mattia e Francesca, e il terzo?

Domani si riparte, si ricomincia.

La voglia di esplorare e viaggiare, ci sta tirando verso sud. Partiremo da Perth in mattinata e dopo due tappe intermedie da turisti, procederemo alla ricerca di un lavoro nelle farm (aziende agricole).

Ri-partiamo in due. Francesca ha preso la decisione di fermarsi in città, dove vuole iniziare la “Sua esperienza australiana” senza nessun tipo di vincolo o legame. Inizierà da oggi a crearsi un suo percorso coraggioso e degno di stima, vuole mettersi alla prova e con grande determinazione ha avuto la prontezza di dire:

“Io mi fermo!”

Non è detto che il viaggio debba essere sinonimo di movimento. Io per prima, una volta arrivata in città, ho iniziato un lungo viaggio soprattutto dentro me stessa, che mi ha portato a navigare nella la mia anima sin dal primo giorno.

Ovviamente rispettiamo la sua grande scelta, augurandole fortuna e positivi traguardi.

Ri-partiamo, dicevo, in due.

Io e Mattia, ci troviamo ad oggi complici e compatibili nel guardare al nostro imminente futuro. Vogliamo affidarci alla forza di questo filo invisibile che ci tira verso sud e possiamo farlo grazie alla grande opportunità che abbiamo di scegliere liberamente.

Inizierà da domani una nuova esperienza, la voglia di volercela fare ci rende ottimisti lasciando poco spazio a piccole preoccupazioni o forze negative. L’ingegnere è molto preciso come vi avevo già detto e quando si tratta di perseguire obiettivi, lo vedo più motivato che mai.

Ci spalleggiamo, ci sosteniamo, ci divertiamo e partiamo. Lo facciamo con l’idea di non precluderci niente, cercando sempre di comunicare e ad ogni step di valutare. Non posso sapere ora che succederà.

Dopo due tappe di cui vi parlerò nei prossimi giorni, inizieremo la ricerca del lavoro. Abbiamo recuperato i nomi dei paesi più densi di farm, utilizzando il grande mezzo del web. È la stagione perfetta per la raccolta di mele, pere ed avocado e partendo da Donnybrook, i paesi papabili rimarranno Manjimup e Busselton dove a partire da fine Gennaio, la raccolta si intensifica.

Appena arrivata in Australia, l’idea delle farm non mi sfiorava minimamente. Per richiedere il prolungamento del visto per un secondo anno, è necessario lavorare nelle aree regionali per 88 giorni. Attenzione, non bisogna per forza andare a zappare la terra. Ci sono altre mansioni che rientrano tra le attività compatibili per richiedere il secondo visto.

Noi non andremo a lavorare con l’intenzione di pensare al secondo anno in Australia. È abbastanza spiccata e decisa la voglia di tornare in Italia.

Vogliamo, però, sfruttare questa opportunità per guadagnare bene e a contatto con la natura. Abbiamo voglia di metterci in gioco e continuare a correre insieme a Vando. Ci sporcheremo le mani, sarà faticoso e il caldo insopportabile.

Giorno per giorno vi saprò dire e raccontare le sensazioni da contadina, oppure chissà magari lavorerò in un’azienda che produce formaggio.

Mai dire mai.

Concluderei con una grande citazione, suggerita da Mattia:


Va e vinci Uomo!

La vita è tensione infinita.

È volere implacabile e tremendo.

La vita è inseguire un traguardo che si sposta sempre più avanti.

Chi sono questi vitalisti?

Questi randagi eterni?

Sono ricercatori, intemperanti,

concentrati sui misteri del mondo.

Non si accontentano, vogliono vedere cosa c’è al di là dell’Orizzonte.

Oltrepassano confini ma non sono turisti,

Sono scopritori di anime.

L’infinito come limite?

No, vogliamo di più.

Aldo Rock


No, vogliamo di più.

Erica, anzi Atmosferica.

25.

VENTICINQUE.

VENTI
PIÙ
CINQUE

Credo proprio che da questo momento, non ci sia più nulla su cui scherzare! Sono donna, oggi più che mai mi sento grande.

L’augurio che mi faccio è quello di coltivare sempre la mia parte più genuina e vera. Non servono troppe parole, potete intuire quanto sia strano ma pieno di significato questo compleanno.

Ricorderò sempre che al compimento dei 25, mi trovavo in Australia. Ricorderò che ero felice e sulla strada giusta, un pelo malinconica ma piena di vita.

Non scorderò le persone che hanno fatto i calcoli per il fuso e mi hanno mandato gli auguri appena dopo la mezzanotte.

Non ci speravo molto!

E invece…

HAPPY BIRTHDAY FROM ITALY!

Gli auguri sono arrivati inaspettati anche dai miei compagni di avventura. Il messaggio puntuale di Mattia, i baci e gli abbracci di Francesca e Alessia. Non sono mancati gli auguri dai cinque compagni di stanza e Gianpietro, invece, mi ha offerto i suoi Tim Tam al caramello, chiamandomi a rapporto nella cucina comune dell’ostello dove abbiamo dormito stanotte.

Gianpietro ore 00.24:
“Auguri!!! Vieni in cucina!”

Erica ore 00.25:
“Grazie!!! No dai sono a letto!”

Gianpietro ore 00.25:
“Non so se hai capito… Ho detto vieni in cucina!”

Erica ore 00.25:
“Ahahaha! Ok arrivo!”

…..

Sono scesa dal letto a castello, sono uscita dalla stanza e nel giro di due passi ero in cucina. Mi aspettava con un pacchetto di biscotti che custodiva golosamente nel suo ripiano del frigorifero.

“Dobbiamo festeggiare!” Mi ha detto…

Finalmente mi sono gustata questi famosi biscotti. Tim Tam di ogni gusto hanno sempre attirato la mia attenzione nel reparto dolci del supermercato.

Non ho mai voluto cedere.

Quando non conosci il sapore, non puoi diventarne dipendente. Ho sempre resistito.

Mi ricorderò per sempre di Gianpietro e dei suoi Tim Tam.

Erano nove, quattro e mezzo a testa.

Mi ha offerto anche dell’acqua naturale.

Uno tirava l’altro.

Erica ore 00.46:
“Grazie di cuore.”

Erica, anzi LA VENTICINQUENNE.

Due mesi.

Inizia il terzo mese in Australia.

Mi piacerebbe fare il classico bilancio di fine mese, un resoconto. Vorrei tirare le somme per la seconda volta, insieme a voi.

La cosa strana è che anche oggi sto viaggiando verso Perth. Due mesi fa atterravo esattamente in queste ore e non potevo immaginarmi niente.

Un salto nel buio.

Sono curiosa di vedere l’effetto che mi farà vedere la città da lontano. Quei grattacieli che tanto non mi piacevano, dopo questo viaggio potrebbero darmi sensazioni diverse.

Forse mi farà bene trascorrere qualche giorno a Perth, forse non vedrò l’ora di ripartire di nuovo.

Due mesi di continua trasformazione e viaggio ininterrotto. Dentro e fuori. Verso nord e ora verso sud.

Una lunga corsa su questa striscia di cemento che separa distese infinite di natura, una continua scoperta di ciò che mi appartiene e che non pensavo potesse mai essere parte integrante di me.

Ho conosciuto un’Erica più simpatica del solito, più ansiosa del previsto e molto avventuriera. La taciturna Atmosferica e quella molto espansiva.

Per il resto solo grandi conferme. Confermo la mia solarità e il mio entusiasmo. Calma e sangue freddo. Sono sempre io, vitale, gioiosa, sempre sorridente e molto riflessiva.

Due mesi di lontananza da Casa. Inizialmente mi mancava, ora ancora di più. Guardando tutto da lontano, vedo tutto più nitido. Ho sempre più chiaro chi sono e chi voglio essere.

In questa vita vorrei fare grandi cose, ho dei piccoli progetti e idee sempre pronte a stupirmi.

Voglio comunicare e vivere di questo. Voglio regalare quello che ogni giorno sento abbondare nel mio cuore, nella mia anima. Voglio donare sorrisi e storie.

Non vorrei smettere mai di farlo.

Voglio vivere a pieno questa esperienza che ricorderò per il resto della vita. Un giorno, quando sarò grande, la racconterò con le farfalle nello stomaco ed emozione. Mi sto espandendo, mi sto moltiplicando e qui c’è tanto spazio.

L’Australia è grande.

Posso crescere a dismisura.

Momenti di silenzio mi stimolano. Penso a cose che potrei fare che mai, e dico mai, avrei sognato di pensare.

Ricordo, una settimana fa, mi sono vista che parlavo a ragazzi giovani. Uno degli impegni che potrei prendermi, potrebbe essere quello di andare a trasmettere motivazione ai più piccoli, vorrei che tutti abbiano il coraggio di sperimentare, di uscire dagli schemi imposti dalla società o magari da un’educazione ferrea. I giovani devono viaggiare prima di avviarsi pretendendo di conoscersi.

Non serve essere ricchi per potersi permettere una ricchezza interiore.

Chiunque può perseguire i propri obiettivi, come meglio crede. È giusto considerare più strade.

Questo lo devo comunicare. La sento un pò come una vocazione.

Un’altra idea è quella di mettere insieme, un giorno, alcuni dei miei articoli, forse tutti o forse quelli per me più importanti.
Potrei scrivere un libro.

Perchè no.

Vorrei anche fare tesoro delle magnifiche fotografie che ritraggono spettacoli colorati. Sì, potrei chiedere a chi ha il talento della pittura, di realizzare dei quadri. Poi vorrei raggrupparli in una grande sala, e vederli tutti esposti in una mostra.

Che ne pensate?

Queste idee sbocciate nella mia testa, si svilupperanno. So che se me ne prenderò cura, potrò farle crescere e annusarne il profumo una volta fiorite.

La cosa certa è che quello che sto scrivendo rimarrà. È scritto e rimane qui per chiunque voglia leggere. Mi sono presa questo impegno senza fatica, sto liberando la mia passione.

Finalmente.

L’idea di lavorare nel grande mondo della comunicazione, organizzare eventi e continuare una strada coerente con le mie precedenti esperienze lavorative. Quella è sempre viva dentro me.

Quando riesci ad uscire dai confini di ciò che consideri normalità, puoi riscoprirti o ancora di più, puoi conoscerti davvero. Puoi anche convincerti che davvero sei quel che credevi oppure puoi trovarti costretto a ripartire da zero.

Due mesi. Qualche settimana di ambientazione, un mese di lavoro come cameriera, l’inglese è migliorato, venti giorni di viaggio e ora, per la seconda volta ritorno a Perth.

E ora?

Scopriamolo insieme.

Erica, anzi Atmosferica.


Quel gabbiano bianco stava lì. Le folate di vento non lo spostavano di un millimetro. Lui voleva stare su quelle pietre ad osservare l’infinito.