Milano – 13719 km.

Hello!!

Eccomi oggi con tante cose da raccontarvi. Non so se questi articoli più descrittivi che emozionali vi appassionano, ma ogni giorno cerco di attenermi il più possibile alle sensazioni ed esperienze delle 24 ore che mi separano dall’articolo precedente.

Insomma, come avrete capito, scrivo poesie quando mi sento poetica, descrivo le nostre gite quando mi sento inviata speciale e lascio scorrere tutto nel modo più naturale. Non penso mai prima di lasciarmi andare nella scrittura, anzi, vi dirò che quando ripercorro nella mente aneddoti da raccontare, non trovo facilmente le parole che invece sono lì ad aspettarmi quando scrivo.

Che sensazione di magnifica pienezza!

Vi dicevo che ieri è stata una giornata molto intensa. Uno stato di insofferenza ha aperto le danze a inizio giornata, ma fortunatamente sono riuscita a smaltirlo nel giro di poche ore.

Come prima tappa, abbiamo scelto la Chocolate Factory. Dovete sapere che questa regione, oltre che per la produzione  di buon vino, è famosa per il cioccolato. Il fatto che ci fossero assaggi liberi, ha attirato subito la nostra golosità. Arrivati sul posto, un mega-store di cioccolato in tutte le forme e salse si è aperto dietro quella porta. Cioccolato bianco, al latte e fondente era pronto per il test all’interno di grandi ciotole di acciaio e sì, abbiamo fatto il pieno. Al costo di 11 dollari ci siamo comprati una confezione di plastica trasparente che conteneva tre invitanti dolcetti: nocciole, anacardi e mandorle ricoperti di cioccolato al latte.

Vi ho fatto venire l’acquolina in bocca?

Noi siamo due golosoni senza eguali, il che non è sempre cosa buona e giusta.

🙂

Un paesino sulla costa, a pochi chilometri, offriva la visita al molo più lungo dell’emisfero australe. Questa particolarità ci ha subito attratti. Quasi due chilometri di passeggiata, 25 minuti di percorrenza all’andata e altrettanti al ritorno.
Pagato l’ingresso di 3 dollari, una lunga palafitta in legno e cemento, si estendeva davanti a noi.

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La fine lontana, ragazzetti si divertivano con tuffi dove l’acqua era più alta, ma comunque dal fondale trasparente. Dopo un migliaio di metri l’acqua si è fatta nera e la mia mente ha iniziato a spaziare come al solito. Immaginavo imponenti alghe sui fondali, grandi pesci e anche squali. La passerella era talmente lunga che due binari permettevano al trenino rosso di trasportare anziani, bambini troppo piccoli o chi non volesse/potesse camminare.

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Arrivati alla fine, mi sentivo orgogliosa come uno scalatore che raggiunge la vetta più alta. Un cartello diceva che eravamo distanti dalla riva 1841 metri e raccontava anche di quanto fossero lontane le più grandi città del pianeta. La segnaleticaa indicava anche la direzione da prendere, nel caso si avesse avuto l’intenzione di partire per un viaggio immaginario.

New York – 18 874 km a destra, tutto dritto verso l’orizzonte.

Paris – 14 300 km a sinistra, tutto dritto all’orizzonte.

Una lavagnetta nera, invitava ogni turista a scrivere la distanza dalla propria città.

My Home Milano – 13 719 km

Che brivido!

Ho mandato la foto alla mia famiglia, avendo calcolato la distanza, mi sentivo tanto lontana quanto vicina. Un mix di emozioni. Forse avrei voluto iniziare a correre sulla superficie del mare per raggiungerla, ma la tempestività con cui potevano rispondere ai miei messaggi, ha subito calmato e colmato la sensazione di oceanica mancanza e distanza.

Forse il mio papà ha capito che avevo bisogno di sentirlo vicino. Verso sera, io e Mattia stavamo cucinando due abbondanti porzioni di penne rigate con tonno e fagioli.

Un altro momento di malinconia mi ha travolta. Avrei voluto offrirne un po’ alla mamma, al papà e alle mie tre sorelle.

Ho mandato la foto della grande pentola stracolma di pasta con il seguente invito:

“Abbiamo esagerato con le porzioni, se ne volete un po’, ce n’è per tutti!”

Il mio grande papà mi ha stupito un’altra volta.

“In quale campeggio siete che vengo a mangiare la pasta!? Però devo ripartire subito!

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Con un fotomontaggio mi ha fatto sentire la sua vicinanza.

Papà sei mitico.

Erica, anzi Atmosferica.

 

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