Ed eccoci che oggi mi presento con un articolo bello sostanzioso. Devo assolutamente parlarvi della giornata trascorsa sulla piccola isola della quale, con il sedere in sella di una bicicletta, ho potuto godere ogni spettacolo.
La giornata è partita abbastanza presto. Treno per Freemantle (ricordate?) e dopo una ricca colazione, traghetto fino a destinazione. Circa 25 minuti di tragitto in mare, giornata splendida, Mattia aveva paura di soffrire le onde tanto che lui ha pensato bene di non ingerire niente prima di arrivare a “Rotto” e Francesca era curiosa e in trepidazione.
Quelle immagini che scorrevano sullo schermo davanti a noi, facevano venire la voglia di prendere un Jet privato e arrivare sull’Isola prima di tutti e tutto. Altro che traghetto.
Non vedevamo l’ora!
Un posto da sogno.
Noleggiate le biciclette e i caschi (obbligatori) al costo di 30 dollari (più 50 di cauzione), siamo partiti per le stradine deserte ma ben battute che ci avrebbero fatto fare il giro. La partenza non è stata affatto entusiasmante. Eravamo perennemente assediati da manciate di mosche che ci infastidivano, si appiccicavano ovunque ma soprattutto in faccia, vicino alla bocca.
Con una mano tenevo il manubrio e con l’altra sventagliavo via le mosche. Non era semplice nei punti di leggera salita e non riuscivo a godere del panorama paradisiaco.
Mentre prendevo fiato, ho ingerito una mosca.
Tutte proteine?
Ok, ma che schifo!
Quelle stavano rovinando tutto.
Ci siamo fermati dove un paio di fotografie erano d’obbligo e poi con calma abbiamo ripreso la via. Dopo un’oretta e mezza di pedalata nervosa, abbiamo deciso di fermarci in una caletta da sogno. Il mare era calmo, cristallino. In lontananza le onde sbattevano contro la barriera corallina e senza violenza proseguivano fino a riva. L’acqua era gelida ma un toccasana, il sole picchiava sopra le nostre teste e la sabbia era bianca, fina.
Lo abbiamo realizzato all’improvviso.
Le mosche non c’erano più.
Francesca le mosche non ci sono più.
Mattia le mosche non ci sono più!
Ci siamo rilassati nella pace delle onde leggere e ci siamo lasciati coccolare dalla morbida sabbia. Ora sì, tutto era perfetto. Ciò che vedevo trovava piena corrispondenza nella sensazione del mio corpo.
Meraviglia.
Dopo un paio di ore abbiamo ripreso a pedalare. Avevamo decisamente ricaricato le pile e le mosche erano solo un lontano ricordo. Probabilmente erano attirate dall’odore della crema solare, forse da qualche particolare colore dei nostri vestiti, oppure le ore più calde della giornata le rendono così, appiccicose.
17 chilometri di fantasia, no… di fantastica realtà.
I colori prevalenti del blu, verde e marrone erano splittati in migliaia di tonalità ciascuno. Ogni poco la voglia di scattare era forte, le piccole salite abbastanza lunghe e in pendenza erano seguite da piacevoli discese in cui tirare il fiato e respirare a pieni polmoni.
Tra una pedalata e l’altra, potevi notare tra gli alberi e i cespugli sul ciglio della strada piccoli gruppi di Quokka. Sono marsupiali della grandezza di un grosso gatto domestico, non sono per niente intimoriti dall’uomo e spesso sono loro ad avvicinarsi. Il fatto che sia una specie protetta in via di estinzione, rende Rottnest Island una delle mete più adatte per incontrare questi piccoli animali erbivori e per questo motivo molto turistica.
Dopo i chilometri di meraviglia, eravamo pianamente soddisfatti della pedalata. Me la sono goduta. Ci siamo anche lasciati scaldare dal ritmo di un po’ di musica, e negli ultimi chilometri penso sia stata indispensabile per affrontare le ultime salite.
Quando le mie gambe volevano cedere, le facevo ballare. Quando la mia testa si voleva fermare, la facevo cantare.
🙂
Ero stanca.
Grazie mamma per avermi comprato le casse bluetooth JBL.
Riconsegnate le biciclette, ci siamo rilassati sul prato, all’ombra di un grande albero. Un piccolo Quokka è anche venuto a salutarmi anche se poi non si è rivelato molto amichevole. Vi ripropongo volentieri il video.
Fatevi una risata.
Al ritorno la barca ballava, eccome se ballava!!
Mattia manteneva la concentrazione sul rap di Fedez e provava ad immaginarsi in un altro posto, magari su un aereo. Non lo so dove stava provando ad andare nella sua testa.
Ogni tanto lo guardavo e gli facevo “Pollice in su” per capire se stesse bene.
Lui rispondeva con “Pollice in su” quindi stava bene.
So solo che il traghetto ballava tanto. Molto.
Volete sapere quando ho capito che stava cercando di teletrasportarsi in un’altra dimensione?
Quando ha esclamato:
“Ma quanto balla? Sembra di stare in barca!”
Tra me e Francesca un’occhiata d’intesa ci ha fatto scoppiare in una FRAGOROSA risata.
È stata una bellissima giornata.
Erica, anzi Atmosferica.
PS: le foto le trovate sulla pagina Facebook 🙂 .